Capitolo 1
Definizioni e quadro normativo
Fabrizio Consorti
Introduzione
Questo manuale origina dalla constatazione che l’Università italiana – e in particolare le scuole di Medicina – stanno attraversando da circa trent’anni una fase di notevole cambiamento. L’evoluzione degli elementi culturali, specie quando riguardano strutture profonde del pensiero socialmente condiviso, è un processo complesso, che richiede tempi lunghi e si produce in modo non lineare, attraverso fasi di apparente inerzia o addirittura di regressione verso il passato, seguite da improvvise accelerazioni verso nuove configurazioni e nuovi sistemi di concetti. Da secoli la filosofia si interroga sulle cause di questo divenire storico e le risposte sono state molto diverse e non sempre nel segno dell’idea di “progresso continuo”, concetto chiave di una visione sia idealista sia positivista della realtà. Tuttavia, al di là delle differenti scuole di pensiero, sembra accettato che tra i meccanismi che danno forma e al contempo esprimono i cambiamenti figurino le pratiche discorsive, cioè l’insieme di attività sociali attraverso le quali vengono prodotti e condivisi i significati. Sono pratiche discorsive in questo senso, ad esempio, i testi scritti delle leggi o degli articoli di riviste o di libri, i discorsi pubblici, le lezioni universitarie, i comunicati sui social media, le immagini, i film: insomma, qualsiasi produzione culturale in senso ampio, attraverso ogni tipo di linguaggio, destinata a dare significato al mondo che ci circonda.
Il lettore non si faccia ingannare da questo esordio: il manuale è uno strumento molto pratico al servizio della didattica dei corsi di laurea in Medicina, ma – come è noto – non c’è niente di più pratico di una buona teoria. L’impostazione generale del manuale è perciò quella di un costante riferimento agli orizzonti teorici che sostengono le pratiche didattiche, affinché l’opera del docente e del tutor non sia la mera applicazione di tecniche di cui non si conoscono i fondamenti, ma l’uso consapevole e competente di metodi basati su teoria e su prove empiriche di efficacia. In tale ottica, questo capitolo introduttivo sarà destinato a esaminare in maniera sintetica l’evoluzione del discorso sui concetti di didattica pratica e di didattica professionalizzante in due collezioni di testi: le disposizioni di legge che hanno modificato l’ordinamento del corso di laurea in Medicina negli ultimi 30 anni e gli articoli pubblicati sulla rivista Medicina e Chirurgia, organo ufficiale della Conferenza Permanente dei Presidenti di Corso di Laurea in Medicina (CPPCLM). Il capitolo non riporta una discourse analysis vera, in senso tecnico, ma vuole mostrare come siano cambiati i contenuti e le modalità di rappresentazione dei temi in oggetto negli ultimi anni. Il capitolo sarà completato da un riferimento al core curriculum nazionale e all’elenco delle abilità che la Conferenza consiglia come fondamentali.
Leggi e regolamenti
L’intera scuola italiana, inclusa l’Università – secondo l’autorevole giudizio di Vertecchi [1] – è ancora fortemente influenzata dalla riforma Gentile del 1923, di stampo decisamente idealistico e che vedeva quindi la preminenza del pensiero sulla prassi e sul sapere tecnico. L’acquisizione di conoscenza teorica è sempre stato considerato un obiettivo della massima importanza, nella convinzione che il comportamento – anche quello professionale – si sarebbe poi improntato sull’idea. La stessa organizzazione di questo libro prevede che i primi due capitoli pongano le premesse teoriche fondamentali a ciò che segue e la naturalezza con cui viene percepita tale successione dei contenuti testimonia quanto profondamente sia radicata questa idea nella cultura italiana. Non è questo il capitolo in cui discutere tale convincimento, ma il lettore può trovare molti argomenti di riflessione nel capitolo successivo, dedicato ad alcuni degli orizzonti teorici più rilevanti per la progettazione e conduzione di attività pratiche e professionalizzanti: iniziare un percorso di formazione dalla teoria è una scelta lecita e attestata dalla tradizione, ma non è l’unica possibile, soprattutto in un momento storico in cui lo Stato e la società chiedono ai corsi di laurea in Medicina di sviluppare negli studenti non solo una solida base culturale, ma anche una competenza professionale immediatamente spendibile.
La prima svolta legislativa avviene con il D.P.R. 95/1986, che trasforma il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia in corso a numero programmato con tempo pieno dello studente. Nella nuova Tabella XVIII si legge che il corso di laurea «comporta non meno di 5500 ore di attività didattico-formativa (teorica e teorico-pratica, comprensiva questa dell’attività pratica guidata, dell’attività seminariale e di quella tutoriale)». Si introduce il concetto di didattica per obiettivi formativi e di apprendimento teorici, pratici e comportamentali (sapere, saper fare, saper essere), si richiede l’integrazione didattica fra più docenti nei Corsi Integrati. I crediti rappresentano ancora le ore di lavoro del docente e ciò significa che non esiste ancora la possibilità di distinguere il lavoro di apprendimento dello studente fra attività teoriche e pratiche. Sono previste attività seminariali, laboratoriali e per piccoli gruppi, non regolamentate ma affidate alla discrezione dei singoli corsi di laurea.
La nuova Tabella XVIII viene revisionata due volte nel volgere di pochi anni, fino al secondo provvedimento fondamentale, il D.M. 509/1999, che introduce per la prima volta il concetto di “crediti professionalizzanti”, insieme a molte altre novità, che rendono questo provvedimento il primo che punta realmente a una didattica centrata sullo studente. Vale la pena di riportare integralmente qui di seguito uno stralcio di alcune delle definizioni stabilite dall’articolo 1.
Si intende:
l) per credito formativo universitario, la misura del volume di lavoro di apprendimento, compreso lo studio individuale, richiesto ad uno studente in possesso di adeguata preparazione iniziale per l’acquisizione di conoscenze ed abilità nelle attività formative previste dagli ordinamenti didattici dei corsi di studio;
m) per obiettivi formativi, l’insieme di conoscenze e abilità che caratterizzano il profilo culturale e professionale, al conseguimento delle quali il corso di studio è finalizzato;
n) per ordinamento didattico di un corso di studio, l’insieme delle norme che regolano i curricula del corso di studio, come specificato nell’articolo 11;
o) per attività formativa, ogni attività organizzata o prevista dalle università al fine di assicurare la formazione culturale e professionale degli studenti, con riferimento, tra l’altro, ai corsi di insegnamento, ai seminari, alle esercitazioni pratiche o di laboratorio, alle attività didattiche a piccoli gruppi, al tutorato, all’orientamento, ai tirocini, ai progetti, alle tesi, alle attività di studio individuale e di autoapprendimento.
Il credito è divenuto quindi la misura del lavoro di apprendimento, stabilito in 25 ore, in accordo alle norme europee e sono esplicitamente indicate molte forme diverse di insegnamento/apprendimento. I crediti complessivi sono 360 nei 6 anni e 60 di essi sono obbligatoriamente da acquisire in attività formative svolte a partire dal terzo anno di corso e finalizzate alla maturazione di specifiche capacità professionali. Questo concetto è sostenuto da quanto si stabilisce all’articolo 3, comma 4:
«4. Il corso di laurea ha l’obiettivo di assicurare allo studente un’adeguata padronanza di metodi e contenuti scientifici generali, nonché l’acquisizione di specifiche conoscenze professionali».
Rimane preliminare la padronanza di metodi e contenuti teorici, ma viene citato esplicitamente l’obiettivo di creare professionisti. Negli anni successivi il D.M. 270/2004 riprende le definizioni dell’art. 1 del D.M. 509 e modifica in modo non sostanziale l’ordinamento, in cui ormai le attività professionalizzanti hanno un posto inamovibile. La Legge 240/2010 (nota anche come legge Gelmini) riforma profondamente il sistema di governance degli Atenei, ma non introduce modifiche sostanziali nell’ordinamento. Tuttavia, crea l’attuale sistema di Autovalutazione, Valutazione e Accreditamento (AVA), gestito dall’Agenzia Nazionale per la Valutazione dell’Università e Ricerca (ANVUR). Ora sono gli indicatori stabiliti dall’Agenzia che spingono ulteriormente la necessità di innovazione didattica. Infatti, ad esempio, l’Indicatore R3.B nelle Linee Guida 2017 dell’ANVUR recita:
«Il Corso di Studio promuove una didattica centrata sullo studente, incoraggia l’utilizzo di metodologie aggiornate e flessibili e accerta correttamente le competenze acquisite».
Se ora volessimo rapidamente riassumere l’evoluzione del discorso circa la didattica pratica e professionalizzante nelle leggi italiane relative ai corsi di laurea in Medicina, potremmo osservare come si sia passati, in soli circa 30 anni, dal timido accenno alla “attività pratica guidata” del D.P.R. 95/1986 alla necessità cogente di accertare le “competenze acquisite”, stabilita dall’ANVUR. Trenta anni non sembrino un tempo lungo: come ricordato all’inizio di questo capitolo, i tempi dei processi culturali e sociali non sono certo quelli di una generazione umana. Questo processo si è avviato per un insieme di elementi inerenti il sistema sociale italiano, in connessione quanto meno con il resto d’Europa. Fra gli elementi che stanno spingendo al cambiamento possiamo citare la mutata visione sociale dei medici e del sistema delle cure [2], che richiede il superamento del modello paternalista di rapporto medico-paziente, e l’enorme spinta che è venuta dal Processo di Bologna dell’Unione Europea. Per guidare in maniera adeguata e consapevole questa evoluzione, la formazione metodologica e riflessiva alla funzione didattica dell’intero corpo docente dell’Università italiana è impresa indispensabile e non più procrastinabile. Vedremo nella prossima sezione del capitolo che la riflessione dei Presidenti di Corso di Laurea in Medicina italiani ha seguito lo stesso percorso: dalla formazione isolata alle attività pratiche, verso la consapevolezza che esse debbano essere solidamente integrate nel costrutto complessivo di competenza professionale, in cui è illusorio pensare di poter separare la conoscenza teorica dalle prassi tecnico-professionali, relazionali ed etico-deontologiche.
Gli articoli di Medicina e Chirurgia
Sono stati selezionati gli articoli pubblicati sulla rivista Medicina e Chirurgia fra gli anni 2009 e 2016, che rispondevano alle caratteristiche di avere un focus, anche solo parziale, sulla didattica pratica o professionalizzante e di essere report di atelier o forum, cioè del tipo di incontri della Conferenza in cui si svolge attività per piccoli gruppi. L’interesse era di osservare e analizzare l’elaborazione tematica compiuta dai partecipanti, benché essa sia filtrata attraverso il resoconto operato dagli autori degli articoli. Sono stati selezionati 9 articoli [3-11] e sottoposti ad analisi tematica del testo, con individuazione delle unità di significato e successivo processo di astrazione e categorizzazione, per giungere infine all’individuazione di temi, intesi come filoni di significato sottostanti e trasversali alle diverse categorie di contenuto. Un tema trasversale può essere quindi considerato come l’individ...