Cosangeles
eBook - ePub

Cosangeles

Paride Leporace

  1. Italian
  2. ePUB (mobile friendly)
  3. Available on iOS & Android
eBook - ePub

Cosangeles

Paride Leporace

Book details
Book preview
Table of contents
Citations

About This Book

Ornella Muti si volta e citando il vero nome di Jo Pinter gli chiede: “Ma tu di dove sei?” “Di Cosangeles. Calibriornia.
A trenta chilometri da San Francisco di Paola”. “Eravamo grattisti, siamo diventati mafiosi. Era vita da malavita”
Franco Pino Non può essere che la casa di Paolo De Stefano, il boss dei boss. Fascista convinto, fece scappare Freda da Catanzaro. Dicono che i Nuclei Sconvolti l’abbiano seppellita a Potame in una cassa, con una bottiglia di Dom Perignon e venti grammi di manali, e che tutto sarà aperto quando il Cosenza per la prima volta riuscirà ad andare in serie A. La voce era corsa come un lampo tra Kennedy, la Matriarca, il bar Manna e il Gatto nero. Si sfidano con le Porsche sul Ponte di Mancini. Era stato il popolo ad intitolarglielo in vita senza attendere la toponomastica ufficiale...

Frequently asked questions

How do I cancel my subscription?
Simply head over to the account section in settings and click on “Cancel Subscription” - it’s as simple as that. After you cancel, your membership will stay active for the remainder of the time you’ve paid for. Learn more here.
Can/how do I download books?
At the moment all of our mobile-responsive ePub books are available to download via the app. Most of our PDFs are also available to download and we're working on making the final remaining ones downloadable now. Learn more here.
What is the difference between the pricing plans?
Both plans give you full access to the library and all of Perlego’s features. The only differences are the price and subscription period: With the annual plan you’ll save around 30% compared to 12 months on the monthly plan.
What is Perlego?
We are an online textbook subscription service, where you can get access to an entire online library for less than the price of a single book per month. With over 1 million books across 1000+ topics, we’ve got you covered! Learn more here.
Do you support text-to-speech?
Look out for the read-aloud symbol on your next book to see if you can listen to it. The read-aloud tool reads text aloud for you, highlighting the text as it is being read. You can pause it, speed it up and slow it down. Learn more here.
Is Cosangeles an online PDF/ePUB?
Yes, you can access Cosangeles by Paride Leporace in PDF and/or ePUB format, as well as other popular books in Médias et arts de la scène & Narration. We have over one million books available in our catalogue for you to explore.

Information

Fuga da Cosangeles

Sembrano combattersi nei corpi nudi. Sono invasi dal furore creativo che agita la passione carnale. Ma non è un letto scosso. Le effusioni erotiche mescolano desiderio e annullamento, una sorta di febbre della voluttà condivisa. Le forze reciproche si confondono.
Una Porsche con i vetri appannati. Dietro, Jo Pinter, la polvere di stelle di un mondo in bilico tra caos e gioia. Forse che sì forse che no.
Egli aveva la sfrontatezza e il robusto virgulto del trentenne che non vuol chiedere mai. Un corpo vivo e atletico che uno scrittore futurista avrebbe potuto descrivere dipinto coi colori della fortuna e della vittoria. Paoletta, 16 anni, lo adora appassionatamente, gli accarezza i pettorali e i bicipiti che sembrano di mogano, infila la lingua in quella bocca molto sensuale. Lei ha la mossa felina nei fianchi, le labbra fresche come le ciliegie di maggio, gli occhi spalancati.
Dopo l’orgasmo pacificatore, Pinter sentì come un passo nascosto. Non era il vento, né una volpe. L’unico lupo era lui.
Paoletta esce dall’abitacolo in cui si è consumato l’amplesso e si lamenta rivestendosi: “Ci puoi fare le corse cò sta macchina, ma per scopare è più scomoda di un sgabuzzino”. Jo se ne frega della lamentela e punta le luci di una 127. Sono i carabinieri. Li ha mandati il padre di Paoletta. Il generale di brigata dell’Esercito a Cosenza. La figlia frequenta uno con il doppio dei suoi anni dalla reputazione molto ambigua. Frequentatore di bische con un passato da insegnante di teatro, un presente da attore, modello sfigato, croupier dei tavoli di ’ndranghetisti per alzare i soldi con cui pagare la Porsche.
S’infila i vestiti da campionario per la sfilata da Emporio Armani del suo amico Walter allo Sporting club, il tempio baccanale di Cosangeles che alterna serate night con Fred Bongusto che avrebbero deliziato Paolo Sorrentino e feste à la page, che da ragazzino riusciva a frequentare saltando da una finestra perché privo di tessera sociale che i massoni locali sottoscrivono a fior di centoni.
Sostiene Tony Pagoda che la distrazione è la massima invenzione dell’essere umano per continuare a tirare avanti. Per fingere di essere quello che non siamo. Adatti al mondo. E Jo era poco adatto al suo mondo. Ma vi si adattava.
Da dentro lo Sporting esplode il suono di “Love unlimited” di Barry White e Jo Pinter pensa che quella schitarrata sia tutta per la potente marmitta della sua 911. Anche lui si sente potente con la ragazza più cool del villaggio. Carabinieri e madame sai che pettegolezzi sulla figlia del generale che sta con un ambiguo personaggio più sregolatezza che genio. L’ipertrofico Io di Jo deambula: “Nessuno capisce che in realtà scopiamo e basta, lei sta con me perché le piace dar scandalo, ma se scopassi male la darebbe ad un altro e sicuramente già ci sta pensando, probabilmente lo avrà già fatto”.
I due amanti prendono strade diverse. Lei si dirige verso la platea per raggiungere la madre con le amiche ingioiellate. Oggi le definiremmo milf super sexy e potrebbero far parte di un’associazione senza statuto e dal gran divertimento.
Jo entra sparato nei camerini. Lo sguardo di Walter è un misto d’incazzato rimprovero per il ritardo e di sollievo per vedergli addosso il completo con cui deve sfilare. Quando si avvicina, Walter gli sussurra mentre gli sistema il giubbotto aquilato: “Vedi che in sala ci sono Michelone e Vecchiareddra. Gli hai restituito i soldi? Non è che armano qualche zimeca da spettacolo?”. I soldi, ovviamente, il Pinter non li aveva restituiti, figurarsi gli interessi che si devono sempre in quell’ambiente. Erano due milioni di lire vecchio conio. Michelone, un po’ di mesi addietro, era arrivato a Kennedy con la sua Kawasaki Z 1300 (una leggenda cittadina, abbastanza vavusa, raccontava che delle 7 vendute in Italia ben 3 sfrecciassero dentro Cosangeles) e aveva mostrato due calzini da tennis pieni di soldi: “È arrivata la cioccolata, chi la vuole?”.
Jo non aveva resistito e si era preso un calzino con i due testoni di contenuto. Ora spiava la sala, ma all’occhio non gli sfuggiva che tra notabili e belle fighe di Jet set da provincia, defilati a nord est del salone ad un tavolo circolare uguale a certe scenografie di Scorsese, siedono Vecchiareddra e Michelone con un secchiello di ghiaccio che gela un bianco di Salaparuta.
“Ccìvò ra faccia cumu u culu, arriva cura Porsche, spansuma champagne e attià mancu ti paga l’interessi”.
“A Porsche ull’ha pagata, u champagne è tuttu a caricu i Walter, ma mò ma ruttu u cazzu”.
Tra le luci sfavillanti dello Sporting e le chiacchiere agè di matrone e professionisti con figli vitaioli, si bisbiglia il dialogo mascagno di Vecchiareddra e Michelone.
Il primo è una sorta di spalla dei capi. Uno che acconsente quando il boss parla. Fedele esecutore di ordini, anche omicidi quando serve. Ma è anche uno “Ca mpoca a posta” come in questo caso nei confronti di Jo.
Pinter si è ficcato ancora una volta in un casino di non poco conto. Ma ha dalla sua una buona guarentigia. Lui è una sorta di extraterrestre in mezzo a quel mucchio selvaggio di malavitosi che si contendono città e ampi dintorni con una guerra sanguinaria che lascia a terra morti ammazzati.
È uno che s’ispira a David Bowie e che con la testa sa di essere in una trama di un film di Scorsese con slang cosangelino. In città gli ambienti si sono mescolati. La nipote del procuratore della Repubblica ha sposato un capomafia, le comitive composte da studenti universitari e crosche di rapinatori sono ormai una consuetudine.
In questo mondo contaminato Pinter è di casa nella malavita locale. Nel vero senso della parola. Infatti è spesso a casa di Michelone, il creditore dei due milioni.
Intrattiene e conquista la famiglia del mafioso, a partire dalla mamma che cucina divinamente. Jo narra da Omero dei poveri. Facezie, cazzate, aneddotica dai set cinematografici che ha frequentato, le conquiste sessuali nell’aristocrazia romana da Jackie O. A casa di Michelone apprezzano molto questa gestione della confidenza.
Ma Michelone, imputazioni per omicidio, uomo di paranza, non può consentire che gli si brucino due milioni sotto al naso. E soprattutto non può apparire di essere un caggio agli occhi del sottoposto Vecchiareddra.
Pinter ha bisogno di tempo per saldare il suo strafottuto debito.
Ed è sulla passerella della sfilata che Pinter attua il colpo di genio. Con addosso il griffato aquilotto, Jo avanza e arriva alla fine della passerella guardando dritto verso Michelone e il suo giannizzero con nomea di vecchia. Mentre dalle casse rimbomba “Wild boys”, con tecnica di recitazione Jo fa finta di stupirsi nel vedere quei due pezzi di malacarne in mezzo alla crema di Cosangeles.
Ci vuole un colpo di teatro. Jo si ferma, apre la zip del giubbotto, infila la mano che riappare con tre dita che mimano il gesto della P38. Ma non come quelli di Autonomia operaia che quel gesto lo avevano inventato griffando il ’77 come l’aquilotto di Armani ora marcava gli anni Ottanta. La mano-pistola Jo la punta in direzione di un poliziotto presente in sala che nessuno conosce con il suo cognome ma a tutti noto come Alan Sorrenti, per la sua impressionante somiglianza con l’interprete di “Figli delle stelle”. Pinter esclama il suo “boom” soffiando poi sulla punta delle dita. I due killers, come la maggior parte del pubblico, si sganasciano dal ridere. Si è creata la situazione giusta per apparare il fatto.
Jo esce dal camerino e si appropinqua verso il tavolino malavitoso. Si china verso Michelone, mentre Vecchiareddra guarda incuriosito: “Compà lo so, mi sto approfittando dell’amicizia, ma tu lo sai, la trascuranza è degli uomini”.
Un sorriso stempera la vicenda. Jo ha attinto al miglior repertorio dello slang malavitoso.
Nella malavita, ancora non atteggiata a ’ndrangheta imitata, le parole, se pur vuote, avevano senso e risolvevano persino conflitti. Ma quella filologia popolare che incrociava tradizione e contaminazione pop non sempre poteva essere un argine per scampare ad un pessimo finale di partita.
Pinter ha recuperato tempo prezioso. Ma ora lo aspetta una delle peggiori bische di Cosangeles e il suo ruolo quella sera è quello del croupier. Almeno così pensa. Non prevede un nuovo, tragico inconveniente provocato da precedenti mazzi di carte scivolati su un panno verde molto trafficato.
Pinter si avvia verso la Porsche giocherellando con le chiavi quando di sguincio sbuca un ragazzetto con gli occhi svegli e le scarpe da tennis Superga molto in voga in quel periodo. “Si tu Jo Pinter, vero?” “Sì a disposizione compà”. “Fiorello e Falanga ti vonnu parla’. Ami saglia n’attimu a Colle Triglio”. “E jamu ja, maniamuni” e Pinter meditabondo segue il ragazzo verso un’Alfetta.
Colle Triglio non è solo una godibile altura di Cosangeles con vista panoramica sul cuore della città vecchia, non ancora centro storico, in verità mai centro topografico della mappa urbana, ma solo centro sentimentale dei cosentini più veraci. Colle Triglio a quel tempo era ancora il toponimo che segnava il vecchio carcere e l’antico tribunale che aveva sentito le arringhe di Fausto Gullo e Luigi Fera. Un palazzaccio antico che aveva visto detenuti in rivolta sopra i tetti e l’avvocato don Luigi Cribari parlamentare per sedarla. Luogo di agguati a coltellate, con morti ammazzati e funerali con la vittima vestita in doppiopetto e anello d’oro al dito. Fucili di precisione che sparano da lontano per uccidere nella cella.
Jo sa che deve andare a parlare con qualcuno. I detenuti da quei finestrini si affacciano per farsi sbrigare mmasciate e commissioni. Una volta gli avevano chiesto di andare a riparare un Rolex lanciato in una bustina. Chi era troppo laterale legava lo specchietto ad un bastone per guardare il suo interlocutore.
Giunti sul piazzale, il ragazzetto scende, apre la portiera e insieme vanno sotto una finestra, dove sono riconoscibili due loschi figuri che si accompagnano ad un carrozziere di Scalea finito in casanza a Cosangeles per un giro molto sporco di auto rubate. Jo lo aveva affrontato in un tavolo di poker e il carrozziere privo di denaro aveva messo sul piatto una Balilla del 1936. Il valore della perdita replicava un milione e mezzo di saldo su quella contropartita. Il denaro si muove tra i giocatori per estro del destino. Con questo fardello, Jo ad un tavolo di baccarat aveva perso e aveva girato la vecchia ma fiammante Balilla per saldare il suo debito di gioco. Il creditore rifiuta e chiede contante. Si alza la palla per l’ingresso nella storia di un caro amico di Jo, ovvero Carletto, “Il re assoluto dei Bidoni”, uno degno di stare nel film di Fellini, che si offre di prendere la Balilla Amarcord e pagare il debito pinteriano. Il tipo vincente accetta e la macchina d’epoca va da Carlo, che nella migliore delle tradizioni, essendo bidonista non rispetta il suo impegno. Jo neanche pensava di dover dare i soldi al carrozziere, ed invece eccolo lì, dietro le sbarre della cella con due killer della peggiore specie a chiedere conto di un nuovo debito che si aggiunge a quelli precedenti.
Una brutta gatta da pelare, una gatta sul tetto che scotta a Colle Triglio. Al finestrone, a far da corazzieri al carrozziere scaleota, c’erano Davide Falanga il pistolero e Fiorello bocca di bacio. Due dei peggiori pezzi di malacarne su piazza cosangelina. Di pietra gli ammonimenti che giunsero a Pinter sul piazzale che qualche secolo addietro aveva visto issare l’albero della libertà da parte dei patrioti avversi ai sanfedisti.
Davide: “Dicialu puru aru compare tuo” (si riferiva a Carlo) Fiorello concluse in epigrafe con: “Jo, unu icchiù unu i menu i si tiempi uncivò nenti... fa veloce” Con lo stesso sorriso neutro, Francesco, il ragazzino che lo aveva portato a questo presentatarm, lo riaccompagna alla Porsche. Il dialettale di Fiorello, era stato un messaggio chiaro e diretto. C’è una guerra di mafia in corso. I morti non si contano a terra, anche innocenti, attento a come ti muovi che sei un cadavere che cammina e non sperare su quel bidonista di Carlo. “Uncivò nenti”.
Al volante Pinter mentre guida comincia a preoccuparsi seriamente. E rimugina mali pensieri: “Quei due non sono gestibili, sono due belve, non hanno stile, non hanno classe, non hanno humor... comincio a snervarmi, ma la cosa che non quadra è come mai hanno chiesto il cavallo di ritorno anche a Carlo. Lui è autorizzato a fare bidoni a chiunque e nessuno può interferire”.
Jo arriva alla bisca solcando una nuvola di fumo spe...

Table of contents

Citation styles for Cosangeles

APA 6 Citation

Leporace, P. (2021). Cosangeles ([edition unavailable]). Luigi Pellegrini Editore. Retrieved from https://www.perlego.com/book/2359483/cosangeles-pdf (Original work published 2021)

Chicago Citation

Leporace, Paride. (2021) 2021. Cosangeles. [Edition unavailable]. Luigi Pellegrini Editore. https://www.perlego.com/book/2359483/cosangeles-pdf.

Harvard Citation

Leporace, P. (2021) Cosangeles. [edition unavailable]. Luigi Pellegrini Editore. Available at: https://www.perlego.com/book/2359483/cosangeles-pdf (Accessed: 15 October 2022).

MLA 7 Citation

Leporace, Paride. Cosangeles. [edition unavailable]. Luigi Pellegrini Editore, 2021. Web. 15 Oct. 2022.