La mobilità sociale nel Medioevo italiano 5
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La mobilità sociale nel Medioevo italiano 5

Roma e la Chiesa (secoli XII-XV)

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La mobilità sociale nel Medioevo italiano 5

Roma e la Chiesa (secoli XII-XV)

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I contributi che compaiono nel volume evidenziano bene, anche attraverso l'analisi di alcuni percorsi individuali, come nella Roma dei secoli XII-XV molti esponenti del clero locale siano riusciti a giovarsi in varia misura dei vantaggi offerti loro dal ruolo di centralità che la città aveva assunto come sede della cristianità.Mettendo a frutto il capitale economico, culturale, sociale e simbolico del quale disponevano, essi compirono la propria ascesa sociale e la riverberarono sulle proprie famiglie, riuscendo in molti casi a garantire ai discendenti ruoli e status di alto livello per più generazioni. Lo stesso riuscirono a fare molti esponenti del clero provenienti dallo Stato pontificio e da più lontano, attratti a Roma proprio dalle opportunità offerte dalla città dei papi.

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Andreas Rehberg

Indicatori dell’ascesa sociale del clero canonicale e sinergie nella formazione di ecclesiastici e laici a Roma (secoli XIV-XV)*

Gli studi sul rapporto tra la città e il suo clero nel Medioevo sono assai diffusi.88 Il clero di Roma nel tardo Medioevo appare multiforme e molto gerarchizzato, ben integrato nella società romana,89 e si presta bene per studi di campo e ricerche in materia di mobilità sociale,90 anche se le fonti certamente non sempre abbondano. Più privilegiati dal punto di vista documentario appaiono i tre maggiori capitoli di canonici secolari a Roma che si erano costituiti presso le basiliche patriarcali di San Giovanni in Laterano, San Pietro e Santa Maria Maggiore da considerare le istituzioni più ambite per chi voleva fare una carriera nell’ambito ecclesiastico della Città Eterna. Questi capitoli si erano formati nei secoli XI e XII abbandonando la più rigida vita monastica presso le basiliche romane.91 Come è ormai accertato in vari studi e come vedremo anche nella presente esposizione, erano però non solo le principali famiglie romane a sfruttare questo canale di ascesa sociale, ma anche personaggi provenienti dagli strati popolari e addirittura forestieri a cercare di entrare in queste istituzioni prestigiose.92 Disponiamo ormai delle evidenze numeriche93 che dimostrano l’avanzamento di canonici provenienti dagli strati delle nuove élite di Roma studiate ormai da diversi decenni (vi torneremo subito). L’esclusiva dei romani, con il tempo, cominciò a erodersi anche in seguito a interventi dei pontefici che rilasciarono – specialmente per il capitolo di San Pietro – lettere di provvista94 in favore di forestieri spesso attivi presso la Curia romana. Dato che i canonici della basilica vaticana con 30 membri costituivano la più grande comunità di canonici a Roma (il capitolo del Laterano contava 18 canonici e quello di Santa Maria Maggiore 16),95 non sorprende che per essi si registri la maggiore richiesta da parte dei non romani.
Il presente contributo in due parti vuole approfondire due aspetti legati alla mobilità sociale al centro del presente volume. Nella prima parte saranno esemplificati alcuni indicatori di questo paradigma in alcuni profili di personaggi rappresentativi per i newcomers della società romana del Tre e Quattrocento. La seconda parte si soffermerà su un elemento chiave dell’ascesa sociale, e cioè sull’importanza di una adeguata educazione per questi chierici.96 È nota l’importanza delle carriere universitarie per i chierici romani che puntavano in alto fino ad aspirare al cardinalato.97 Vorrei concentrarmi però su un aspetto finora meno studiato a Roma, e cioè la circostanza che una parte del clero rinunciò al suo status e passò di nuovo allo stato laicale (laicatio).98 Grazie alla formazione solida che questi ex chierici (avviati alla carriera ecclesiastica di solito in giovane età) avevano ricevuto all’interno dei loro capitoli, essi alzavano non solo il livello culturale delle élite dell’Urbe ma formavano, a quanto pare, anche una interessante cerniera fra l’ambiente laico ed ecclesiastico romano. Per illustrare meglio il fenomeno raccogliamo nell’appendice i dati prosopografici di questi chierici romani laicizzati nel Trecento – spesso noti come «clerici coniugati» – finora riscontrati nelle fonti.
1. Gli indicatori dell’ascesa sociale di un canonico romano
Senza dubbio la presenza di un membro della propria famiglia all’interno di una importante chiesa collegiale di Roma costituiva una distinzione sociale significativa. Mi servo dei criter...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Occhiello
  3. Frontespizio
  4. Colophon
  5. Indice
  6. Premessa
  7. Il cardinalato come motore dell’ascesa sociale a Roma nei secoli XII e XIII
  8. Dinamiche di Curia e ascese sociali (secoli XIII-XIV). Esempi e riflessioni
  9. Indicatori dell’ascesa sociale del clero canonicale e sinergie nella formazione di ecclesiastici e laici a Roma (secoli XIV-XV)
  10. Istruzione, mondo ecclesiastico e mobilità sociale. Osservazioni sul baronato romano (secoli XIII-XIV)
  11. Non solo carità. Confraternite e mobilità sociale a Roma alla fine del Medioevo
  12. Mobilità sociale e assistenza dotale a Roma (secoli XV-XVI)