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Meridiana 92: Migrazioni e fascismo
About this book
Il periodo tra le due guerre mondiali segna per l'Italia la fine dell'emigrazione di massa. Ma nell'arco di un trentennio i flussi migratori non si trasformarono solo nel senso di una riduzione del numero di partenti. A cambiare furono anche le traiettorie. Le nuove restrizioni stabilite dai paesi d'immigrazione e l'avvento del regime fascista ridisegnarono i percorsi degli emigranti italiani, limitandone fortemente il diritto alla mobilitĂ . Dopo aver raccolto in un primo tempo l'ereditĂ dei governi liberali, dalla fine degli anni venti Mussolini inaugurĂČ una nuova politica migratoria, in linea con la politica demografica del regime e rinsaldando il nesso fra emigrazione e politica estera. L'emigrazione, giĂ definita da Mussolini una «necessitĂ fisiologica» per gli italiani, divenne, ha scritto JoĂŁo FĂ bio Bertonha, «un male cui preferire la colonizzazione interna e quella dell'Impero». L'emigrazione degli italiani durante il fascismo Ăš stata ampiamente indagata dalla storiografia, invece il contributo che vi ebbero i meridionali presenta a tutt'oggi zone d'ombra. Eppure, come si vedrĂ in questo fascicolo di «Meridiana», il Sud fu tra i maggiori protagonisti dei nuovi orientamenti. Quanto, la crisi tra le due guerre e le restrizioni all'immigrazione, limitarono le possibilitĂ di espatrio delle popolazioni del Mezzogiorno d'Italia? Nei radicali cambiamenti intervenuti nella struttura dei flussi migratori, quale fu l'effettivo peso delle nuove politiche migratorie del regime? Una specifica ricaduta sui meridionali ebbe comunque il nodo complesso della nazionalizzazione fascista degli emigrati: quanto la loro identitĂ di italiani venne costruita dal fascismo e quanto invece vi sopravvissero tratti regionali e locali proiettati nelle «piccole patrie» sorte all'estero, a seguito dei nuovi insediamenti migratori?I contributi di questo numero intendono dare una risposta a questi interrogativi. Sono infatti analizzati i temi della continuitĂ delle catene migratorie tra Sicilia e Stati Uniti tra le due guerre nel contesto delle nuove politiche migratorie americane e italiane; la relativa «meridionalizzazione» dei flussi verso la Francia e l'impatto del fascismo sugli insediamenti migratori; le traiettorie delle migrazioni interne dei meridionali, evidenziando il rapporto fra chiusura delle frontiere americane e nuova mobilitĂ interna. La questione delle comunitĂ italiane all'estero Ăš poi affrontata focalizzando l'attenzione anche sulle relazioni fra politica estera fascista e riorganizzazione dei flussi migratori, osservando la situazione dei meridionali in Tunisia, ma anche gli spostamenti di manodopera meridionale nel Terzo Reich, iniziati alla fine degli anni trenta in parallelo con il consolidarsi dell'alleanza tra Mussolini e Hitler.
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Information
Table of contents
- Copertina
- Colophon
- Frontespizio
- Indice
- Introduzione, di Giovanna DâAmico e Manoela Patti
- Un ponte ancora aperto? Alcune note sullâemigrazione sicilianaverso gli Stati Uniti durante il fascismo, di Manoela Patti
- I migranti meridionali in Francia tra le due guerre mondiali, di Pietro Pinna
- Verso lâAfrica? Le migrazioni interne in periodo fascistae la (mancata) mobilitĂ coloniale dei sardi, di Valeria Deplano
- PiĂč a Sud del nostro Sud: spunti e problemi per lo studio dellâemigrazione italiana in Africa mediterranea tra le due guerre, di Salvatore Speziale
- Gli spostamenti di manodopera meridionale nel Terzo Reich attraverso gli esempi calabrese e siciliano, di Giovanna DâAmico
- Migrazioni interne al Meridione e politiche della mobilitĂ tra le due guerre, di Stefano Gallo
- SAGGI
- CRONACHE MERIDIANE
- Gli autori di questo numero
- Summaries