Bertrando Spaventa
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Bertrando Spaventa

tra unificazione nazionale e filosofia europea

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Bertrando Spaventa

tra unificazione nazionale e filosofia europea

About this book

La "riforma" della dialettica hegeliana e la "circolazione" del pensiero europeo scandirono il progetto culturale del filosofo e politico Bertrando Spaventa. Ma la sua biografia intellettuale – dalla giovinezza alle ultime riflessioni sul realismo e sulla metafisica – mostra una ricchezza per tanti versi inesplorata: la lettura dei grandi autori del Rinascimento, a cominciare da Giordano Bruno, il confronto con i filosofi italiani contemporanei, il contributo alla vita civile, costituiscono momenti essenziali per lo sviluppo del suo pensiero. In occasione del bicentenario della nascita (Bomba, 26 giugno 1817), alcuni dei suoi maggiori interpreti propongono con questo libro una ricostruzione dell'intero itinerario filosofico e civile di Spaventa.

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Claudio Tuozzolo

Spaventa nel “Marx possibile” di Croce e la riforma italiana di Hegel

1. Croce, Marx e il capitalismo contemporaneo
Nell’affrontare il tema della presenza di Spaventa nell’interpretazione di Marx elaborata da Benedetto Croce considererò in questa sede innanzitutto l’interpretazione “giovanile” di Croce. Intendo, infatti, portare l’attenzione ancora una volta sugli scritti crociani su Marx del periodo 1896-1897, scritti, da me già ripetutamente indagati, nei quali Croce delinea quello che io ho definito, sulla base di una indicazione crociana, un “Marx possibile”.
Tornerò più avanti su questa espressione per chiarirne, anche in questo contesto, il senso. Per ora, come premessa, credo utile sottolineare quali siano i tratti di fondo del Marx delineato da Croce nel biennio 1896-1897.
Si tratta di un Marx fondatore, da un lato (I), di un materialismo storico che è, in verità, «realismo storico antimetafisico»,931 dall’altro (II) di una «economia sociologica comparativa»932 che si concretizza nella teoria del plusvalore, che, secondo il giovane Croce, consiste in un «paragone ellittico» in grado di scorgere quel «fatto» (appunto il plusvalore = pluslavoro) che caratterizza la società capitalistica.933
Il Marx delineato dal giovane Croce è un Marx che si pone al di là della contrapposizione ideologica tra le due “fedi” che hanno caratterizzato il pensiero economico: il marginalismo (e dunque: l’economia pura e la scuola austriaca), da un lato, e il marxismo, dall’altro.
Si tratta, dunque, di un Marx “non marxista”. Per il Croce del maggio 1896, infatti, Marx avrebbe utilizzato gli strumenti della scienza economica (dell’economia pura) per concepire la teoria del plusvalore,934 e, in ogni caso, per il giovane Croce “marxista” tale teoria marxiana non è in contrasto con la teoria generale del valore individuata dagli economisti puri (con la tesi di Pantaleoni secondo cui, per usare le parole di Croce, «il valore di un bene è eguale alla somma degli sforzi (pene, sacrificii, astensioni, etc.) che son necessarii per la sua riproduzione»).935
Ora, come mi è più volte capitato di ribadire negli ultimi anni,936 ritengo particolarmente utile rimettere in campo questo Marx delineato dal giovane Croce perché si tratta appunto di un Marx non “ideologico” molto utile ad analizzare in modo “laico” il capitalismo contemporaneo.
Utilizzando la teoria del plusvalore nella forma di teoria del paragone ellittico è possibile, infatti, a mio avviso, svincolare l’indagine marxista da prospettive millenaristiche e “naturalistiche”, e, al contempo, è possibile mettere in evidenza che il «pluslavoro» è un «fatto» che caratterizza l’economia globalizzata contemporanea che dà vita a quella forma di capitalismo dominato dalla finanza (in cui ci troviamo a vivere) che, trasformando, fra l’altro, gli uomini in una “razza di indebitati”, a) mostra la sua profonda natura antiborghese, b) aggredisce contemporaneamente lavoratori e imprenditori, c) mette in crisi, a un tempo, la “persona”, il “lavoro” e la “proprietà”.937
Ora l’indagine della “nostra società capitalistica” (basata, fra l’altro, su quella idea di «soppressione (Aufhebung)» della proprietà privata all’interno del modo di produzione capitalistico delineata da Marx in alcune pagine del terzo volume del Capitale)938 può essere condotta utilizzando anche il Marx del giovane Croce che non rigetta la riflessione della cosiddetta “economia politica borghese”, ma al contrario utilizza l’economia pura=borghese elaborata da Maffeo Pantaleoni al fine di difendere la marxiana teoria del valore e del plusvalore.
Come ho già ricordato tale difesa si concretizza nella identificazione della teoria del plusvalore con il “paragone ellittico”. Marx, secondo Croce, individua il “plusvalore” comparando idealmente l’“idealtipo” società capitalistica con una diversa società idealtipica: la società lavoratrice (mercantile semplice) nella quale: 1. il capitale non è “appropriato” (ovvero non vi è la proprietà privata dei mezzi di produzione); 2. il lavoro (di conseguenza) non è una merce; e, quindi 3. la legge “valore = lavoro vivo” domina incontrastata.
Il “Marx possibile” delineato dal giovane Croce è, dunque, un Marx che paragona due “valori concreti”; un Marx, in fondo, “filosofo storico”, il quale assume una prospettiva storico-concreta distinguendo due modelli di società storicamente esistite o esistenti (ovvero determinando due concetti di società a partire dalla precisa individuazione della loro differenza specifica: la proprietà privata dei mezzi di produzione).
Ciò che caratterizza Marx, secondo il giovane Croce, è questa capacità di distinguere concretamente utilizzando concetti astratti (i tipi). È questa capacità di determinare concettualmente che Croce riconosce a Marx e al suo “realismo storico”, un “realismo storico” che il giovane Croce labrioliano difende energicamente nel biennio 1896-1897.
2. Lo hegelismo e il “Marx possibile”
È, dunque, il “realismo ...

Table of contents

  1. Risvolto
  2. Occhiello
  3. Frontespizio
  4. Colophon
  5. Indice
  6. Premessa
  7. La circolazione europea della filosofia italiana
  8. Unione o Unità d’Italia. Per una rilettura della storia patria
  9. Spaventa e la nuova immagine del diritto. Gli scritti del «Progresso» del 1851
  10. Bertrando Spaventa e padre Luigi Taparelli d’Azeglio
  11. Il Giordano Bruno di Spaventa
  12. La costruzione dell’identità nazionale e le interpretazioni del Rinascimento nello hegelismo napoletano*
  13. Spaventa e Gioberti
  14. Dal 1848 al 1861
  15. Il decennio di preparazione e l’ideologia italiana
  16. Discorrendo di De Sanctis e Betrando Spaventa
  17. Spaventa, De Sanctis e la filosofia di Hegel in Italia
  18. L’idea di progresso: da Melchiorre Delfico a Spaventa
  19. L’influenza di Jacobi nel pensiero di Spaventa
  20. La riforma della dialettica
  21. Fenomenologia, logica e sistema in Spaventa
  22. I due “cominciamenti”. Spaventa interprete di Hegel
  23. Bertrando Spaventa. Raffigurare la logica di Hegel
  24. La metafisica di Bertrando Spaventa tra logica e psicologia
  25. Spaventa e la dialettica hegeliana. Una riforma da riformare?
  26. Spaventa nel “Marx possibile” di Croce e la riforma italiana di Hegel
  27. L’influenza sulla cultura italiana del Novecento
  28. Le edizioni di Spaventa. Vicende e prospettive
  29. Filosofia e politica nell’epistolario di Bertrando Spaventa
  30. Spaventa nel marxismo italiano
  31. Spaventa, Labriola e il problema della mediazione
  32. Giuseppe Capograssi e i fratelli Spaventa
  33. Gli autori