1. L’Adriatico orientale
A chi naviga da Trieste all’Albania s’impongono una costa rocciosa, le molte isole, scogli, insenature, il profilo delle montagne spoglie. «C’est une autre Grèce, mais sans la position géographique de la Grèce», secondo il grande geografo Jovan Cvijić. Rispetto alla sponda adriatica occidentale, bassa, sabbiosa e con pochi approdi, quella orientale, sin dai tempi più lontani, è stata una via di scorrimento all’interno dell’Adriatico, la principale via di comunicazione tra l’Oriente e il cuore d’Europa, uno dei vettori più importanti del Mediterraneo.
L’Adriatico orientale è il terzo litorale più frastagliato del continente europeo, dopo la penisola scandinava (norvegese e svedese) e il litorale greco: si tratta di circa 6.300 chilometri di estensione calcolando le isole minori e minime; un’estensione impressionante se si considera che la costa mediterranea dell’Africa ha uno sviluppo di 5.830 chilometri, mentre la parte asiatica del Mediterraneo misura 2.600 chilometri. Regioni quali l’Istria e la Dalmazia, paesi come il Montenegro e l’Albania, città dalla riconosciuta personalità quali Trieste, Fiume e Ragusa rendono l’Adriatico orientale ciò che è. La marittimità, volendo intendere con questo concetto l’espressione di una peculiare dimensione economica e sociale, domina tra le popolazioni dei porti e delle isole e si rispecchia nelle culture marinare delle molte città minime. Una marittimità tra le più spiccate del Mediterraneo. Allo stesso tempo, le montagne sono onnipresenti, a ricordare la prossimità del continente.
I punti estremi dell’Adriatico orientale sono le foci dell’Isonzo a settentrione e le foci del fiume Butrinto in Albania, nonché la sezione settentrionale dell’isola di Corfù, al meridione. Solo perché qui l’Adriatico si salda con lo Ionio. Seguendo la costa si potrebbe proseguire fino al Peloponneso; si tratta del versante occidentale della regione balcanica, secondo le classiche interpretazioni geografiche. Il confine settentrionale dei Balcani segue da Est verso Ovest, secondo tradizione, i corsi dei fiumi Danubio, Sava e Kupa (Colpa); da quest’ultima si punta al golfo di Fiume. La collocazione dell’Istria, di Trieste e del Carso in questa o quella geografia nazionale, nella regione geografica italiana o nella regione balcanica, è stata a lungo dibattuta nel corso del Novecento. Oggi si parla piuttosto di alto Adriatico, di zona di congiunzione tra l’Europa centrale e il Mediterraneo. Ma c’è, come anticipato, il rinnovo di una visione regionale d’Europa fondata sulle circoscrizioni culturali, Kulturkreise. Per essa, la Mitteleuropa definitasi nei due ultimi secoli comprende Trieste, l’Istria, le attuali Slovenia e Croazia, con la Dalmazia: sarebbero queste le estreme propaggini dell’Europa centrale che affonda, è il caso di dirlo, nel Mediterraneo. Dunque né regione “culturale” italiana, né quella balcanica, o Süd-Ost Europa. Oppure tutto questo insieme. Il che complica la geografia storica e culturale dell’Adriatico orientale, che è indubbiamente e prima di tutto Adriatico, e quindi Mediterraneo, ma anche, almeno nella storia contemporanea, per tre quarti versante della regione balcanica, per
Fig. 1. L’Adriatico.
due terzi propaggine di un mondo culturale centro-europeo, per almeno un terzo confine dello spazio culturale italiano, per due terzi spazio nazionale e culturale croato; nonché litorale albanese e sbocco marittimo sloveno, bosniaco e montenegrino. E nel caso della Dalmazia, sei su otto di queste geografie vengono a sovrapporsi. Uno dei più complessi segmenti litoranei del Mediterraneo.
Una tradizionale ripartizione regionale distingue l’alto, il medio e il basso versante, su entrambe le sponde dell’Adriatico. Le linee divisorie corrono tra Ancona e Zara (tra alto e medio versante) e tra il Gargano e le Bocche di Cattaro (tra medio e basso versante). I tre settori della sponda italiana sono l’area che va dalla laguna di Grado fino a tutta la Romagna; Marche, Abruzzo e Molise anche denominate Medio Adriatico, l’antico Picenum; la Puglia intesa come basso versante. Sulla sponda opposta si parla di alto Adriatico tra l’Isonzo e il golfo del Quarnero (o Carnaro, o Quarnaro) con Fiume; segue una parte mediana, la Dalmazia comprese le Bocche di Cattaro, mentre il litorale montenegrino e quello albanese rappresentano il basso versante.
Come avviene in gran parte del Mediterraneo, i limiti continentali in tutto il litorale sono segnati da rilievi. Qui abbiamo il Carso, la catena delle Alpi dinariche, le montagne del Montenegro e dell’Albania e infine, più discostato, il Pindo. Il rapporto complementare litorale-interno estende le pertinenze dell’Adriatico orientale almeno in parte alle regioni poste a ridosso del litorale. Una profondità di 30 chilometri, pari ad una giornata di cammino, può essere intesa come il limite dell’influenza diretta del mare sul piano economico e sociale. L’hinterland è un susseguirsi di altre regioni storiche: il Friuli, il Goriziano, la Carniola, la Croazia propria, o ristretta (compresi Gorski Kotar e Lika), la Bosnia, l’Erzegovina, la Serbia storica (Rascia), l’Albania continentale, l’Epiro.
Ci sono, ovviamente, specificità. La storia politica e amministrativa di Trieste non è quella di Durazzo, anche se tra le due non mancarono similitudini, anche se a lungo gli aspetti strutturali rimasero invariati, nonostante le fluttuazioni demografiche ed economiche, nonostante gli stessi modelli di civiltà. Trieste divenne l’emporio adriatico di un impero. La politica economica, la vicinanza all’Europa centrale e la modernità fecero il resto. Nel 1914 per Trieste c’era un elenco telefonico grosso come un mattone, a fronte di 29 apparecchi in tutto il regno del Montenegro e in Albania anche meno. La modernità fu insomma drasticamente diversa tra il Litorale austriaco, innervato di ferrovie e urbanità, e il basso Adriatico. Le differenze tra l’Austria marittima e la Turchia adriatica verso il 1910 erano di gran lunga più marcate di quanto si osservava lungo la sponda italiana.
Abbiamo due o tre Italie, riprendendo una tematica cara a Giuseppe Galasso; ognuna riconoscibile nella storia dell’Adriatico occidentale, ognuna con proprie fattezze, da nord a sud, e vicende, almeno dal XII secolo in poi. All’opposto, il versante orientale del mare è stato contraddistinto dal dominio di potenze esterne alla costa. A lungo fu un litorale di grande rilevanza strategica. Per secoli, su gran parte della costa si sono imposti e susseguiti poteri egemoni: Bisanzio, Venezia, Asburgo. Altri soggetti, come l’Ungheria (assieme alla Croazia) e gli ottomani, hanno avuto il controllo su settori minori, non decisivi. La storia di questo litorale fu determinata da chi ebbe il potere politico sul mare (pure l’Austria-Ungheria lo ebbe, dal 1867 al 1918) e quindi sul litorale, rispetto all’entroterra tendenzialmente frammentato tra potentati di minore rilevanza oppure integrato, come insieme di periferie, nei contesti imperiali.
Nell’Adriatico, come altrove nel Mediterraneo, il sistema degli insediamenti urbani ha avuto un decisivo sviluppo in età romana. È della fine del primo secolo a.C. la fondazione di Aquileia e Tergeste, Pola, Zara e Salona, Durazzo e Apollonia. La collocazione di queste città, la loro relazione con le isole e con l’entroterra, la formazione di zon...