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About this book
Fra Quattro e Cinquecento, quando Torino si affermò come nuova capitale del ducato di Savoia, il complesso di famiglie che l'aveva amministrata per oltre due secoli – il vero e proprio corpo della città – si sgretolò nell'arco di pochi decenni, segnando un radicale cambiamento nella politica e nella società cittadina.La necessità di conservare il patrimonio unito per garantire continuità al ruolo politico della discendenza spinse molte famiglie ad adottare rischiose strategie di successione, privilegiando l'erede unico, l'indivisione dei beni e la coabitazione dei fratelli. Il prezzo fu l'indebolimento delle parentele e la rapida scomparsa di un'intera società politica, vittima della sua stessa strategia di sopravvivenza.
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Information
1. Cittadinanza e istituzioni a Torino fra Due e Quattrocento
Gli studi presi in considerazione nelle scorse pagine hanno mostrato come famiglia e parentela siano aggregati sociali fondati su residenza, patrimonio, successione e politica. La trasformazione della parentela è il risultato della combinazione di questi fattori, che determinano strutture e relazioni familiari: questo capitolo prende dunque in esame innanzitutto fonti e metodi adottati per ricostruire ognuno di questi problemi nel caso torinese. Le due parti seguenti sono dedicate all’analisi di parentela e cittadinanza a Torino osservate da due diverse prospettive fra loro complementari: in primo luogo in rapporto alla demografia torinese dei secoli XIV e XV; in secondo luogo in relazione alle strutture politiche, che determinano la selezione di una cittadinanza di livello superiore. La partecipazione politica identifica infatti le parentele più radicate nella società cittadina, di cui costituiscono la componente più stabile, pienamente inserita nelle reti di relazioni socio-economiche e coinvolta nell’amministrazione della città. La maggiore stabilità geografica delle agnazioni dell’élite non implica tuttavia un’immobilità dei loro assetti: più che da lignaggi che si riproducono verticalmente, l’élite è composta da aggregati parentali estremamente dinamici al cui interno si osservano fenomeni di mobilità sociale e politica ascendente e discendente. Il nodo chiave di questa ricerca sta pertanto nell’analizzare i processi di ricambio interno fra i rami delle parentele, intese come gruppi di potere identificati da un cognome comune.
1. Parentela e politica. Il quadro documentario fra secolo XIII e XV
La città di Torino, compresa dal 1280 nei domini sabaudi – inizialmente parte del principato di Savoia-Acaia e dal 1418 inclusa direttamente nel ducato di Savoia – è un comune ad autonomia limitata, con funzionari nominati e stipendiati dal principe che affiancano il consiglio di credenza e i magistrati comunali, riducendone l’autonomia operativa. Essa è inoltre l’unica sede vescovile del principato,87 centro di una diocesi che si estende oltre i confini politici sabaudi, comprendendo buona parte del Piemonte meridionale. Le fonti che gettano luce in vario modo sulle parentele torinesi fanno dunque capo a queste tre istituzioni – comune, principe e vescovo – con cui i cittadini si rapportano e all’interno delle cui amministrazioni ricoprono ruoli di diverso peso. A esse si aggiunge la documentazione notarile sparsa in numerosi fondi fra gli archivi del comune, degli enti ecclesiastici locali e di parentele signorili, in parte poi confluiti nell’Archivio di Stato.88
I fattori centrali che influenzano le relazioni e la trasformazione della parentela a Torino nel tardo Medioevo possono essere ricostruiti a partire da diverse fonti, tipologicamente analoghe a quelle prodotte negli altri comuni italiani.89 Le pagine che seguono forniscono una panoramica del modo in cui i problemi centrali della ricerca sono stati esaminati nella documentazione torinese: ciascuna fonte costituisce lo strumento privilegiato per indagare un aspetto specifico, ma il rapporto fra dinamiche economiche e politiche della parentela può essere ricostruito solo mettendo in relazione i dati ricavati dalla documentazione complessiva. L’incrocio dei dati ha consentito di ricostruire non solo la fisionomia dei gruppi parentali torinesi nel corso del tempo, ma soprattutto le relazioni interne a essi sul piano economico-sociale e i ricambi politici fra i rami.
1.1. La partecipazione politica
Lo studio del ceto dirigente torinese, che si è rivelato nel corso dell’indagine rappresentare l’élite cittadina in senso più ampio, ha preso avvio dalla selezione delle parentele sulla base della partecipazione al governo comunale e delle forme in cui l’attività politica si esplica fra Tre e Quattrocento. La serie documentaria principale prodotta dall’amministrazione comunale nei secoli XIV e XV – Libri consiliorum o Ordinati, secondo la definizione moderna – fa sì che le informazioni relative al ceto politico e al funzionamento del comune all’interno del più ampio contesto della dominazione sabauda siano nel complesso molto ricche, sebbene più lacunose nel primo Trecento per ragioni conservative.90
La serie dei Libri consiliorum del comune di Torino si è conservata a partire dal 1325, mentre prima di questa data si dispone unicamente di due elenchi dei membri del consiglio di credenza relativi alla metà del secolo XIII.91 È composta da 114 volumi, redatti fra 1325 e 1564 e conservati presso l’Archivio Storico della Città di Torino, e riporta le delibere del consiglio comunale, fornendo pertanto informazioni relative a ogni aspetto discusso in tale sede.92 Nell’ottica dello studio delle famiglie dell’élite i Libri consiliorum forniscono dati fondamentali rispetto al livello di partecipazione politica dei membri di ciascun gruppo parentale: la presenza nel consiglio comunale, il numero e la qualità di incarichi ricoperti costituiscono degli indicatori essenziali per valutare il peso politico degli individui e di conseguenza del loro ramo familiare, la rete di rapporti con il resto dell’oligarchia, il tipo di interessi politici, ma soprattutto economici che i singoli si trovano a gestire.
Le informazioni ricavabili dai Libri consiliorum sono molto varie e comprendono gli elenchi dei magistrati e agenti comunali – clavari, notai,93 extimatores e rationatores – eletti a cadenza trimestrale, le delibere di elezione dei nuovi consiglieri in sostituzion...
Table of contents
- Copertina
- Occhiello
- Frontespizio
- Colophon
- Indice
- Abbreviazioni
- Introduzione
- 1. Cittadinanza e istituzioni a Torino fra Due e Quattrocento
- 2. Le radici della parentela. Residenza e patrimonio
- 3. La parentela come risorsa
- 4. La disgregazione della parentela
- 5. La fine della società politica medievale
- Conclusioni
- Bibliografia