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āHai visto il nuovo prof? Che figo, eh?ā
āBello, sƬ, ma con quellāaspetto bianchiccio milanese!ā
āPerchĆ©, lāaspetto bianchiccio non ce lāhanno anche i romani e i siciliani se non prendono il sole? Ma guarda tu che cavolo di ragionamenti!ā
āHanno detto che oltre alla letteratura ama molto il cinema. Pare che abbia anche scritto dei saggi su registi famosiā.
āDa dove hai attinto queste notizie?ā
āRadioserva funziona sempre, basta essere amici con i bidelli e sai tutto della scuolaā.
āE dicci, da che parte sta?ā
āNon ĆØ cheā¦? Milanese, saiā.
āA me sembra il contrarioā.
āHa lāaria di un damerino viziatoā.
āMa smettila con queste baggianate, mica i milanesi sono tutti frociā.
āNo, ma hanno una parlata dolciastra, da panettone motta innaffiato dal rosolio della nonnaā.
āDella baldracca di tua nonna che magari ancora funzionaā.
āMa guarda come sāintende di milanesi! Il soggiorno dagli zii sotto il Duomo le ha fatto fare esperienze innominabiliā.
āNon dire stronzate proprio tu che collezioni fotografie delle attrici in bikiniā.
āLo sapete che lei fa le vacanze a Rimini?ā
āAllora si spiega tuttoā.
āGuarda chi parla! Lei invece va a Milano Marittima. Racconta di quando ti sei innamorata del ragazzo del Liceo Parini e poi hai scoperto che cercava i ragazziā.
āE smettetela di fare le oche giuliveā.
āSenti la mammina giudiziosaā.
āTu fatti conoscere subito, cosƬ rovini tutta la classe. Cerca di non fare lāattrice da avanspettacolo, almeno per qualche giornoā.
āHo capito, sei gelosaā.
āSperiamo che non sia troppo rigidoā.
āDicono che i milanesi sono tutti di un pezzo, capiraiā.
āMa cerchiamo di studiare e vedrete che andrĆ bene anche con luiā.
āMa sƬ, non siamo allāOlimpicoā.
āMassimo! Non dire subito che odi lāInter e il Milanā.
āE tu non fare la smorfiosa per entrare nelle sue simpatieā.
āMa chi se ne frega! Ormai ci sbarcano tutti; che se ne farebbero di noi che siamo diventati i nonnetti del liceo?ā
āMa parla per te, bisnonna, io faccio come mi pareā.
Il cicaleccio si interrupe appena Giovanni entrò in classe. Gli occhi degli alunni, puntati sulla sua persona, sembrarono vivisezionarlo. Lāimpatto del primo giorno per Giovanni era stato sempre complicato, non riusciva a sciogliersi subito, ad essere confidenziale e garbato dal primo istante, aveva bisogno di carburare, di sentirsi amato e stimato per diventare sĆ© stesso e comportarsi con disinvoltura. Aveva avuto lo stesso problema anche da studente, alle elementari, alla media, al liceo, allāUniversitĆ . Fino a che non si era acclimatato, fino a che non aveva stretto un rapporto dāamicizia con il compagno di banco, non era riuscito a sorridere, a parlare senza preoccupazione, a lasciarsi andare. Aveva lāassillo di sbagliare, di dire parole fuori posto, di fare gesti strani. Le novitĆ lo irrigidivano, gli mettevano perfino soggezione, e perciò cominciava a parlare a stento, con cautela, misurando le parole, scegliendole. E ciò, naturalmente, lo rendeva incerto, quasi goffo. Si guardava intorno, guardava i muri, la finestra, il soffitto, la lavagna, la carta geografica ormai vecchia e impolverata appesa alla parete di lato, evitava di fermare lo sguardo sui ragazzi che aspettavano che dicesse qualcosa. Il silenzio stava per diventare imbarazzante, bisognava che si decidesse, che rompesse il ghiaccio, magari con qualche battuta banale, o almeno presentandosi. Se avesse ritardato oltre avrebbe fatto una figuraccia dalla quale poi non si sarebbe sollevato: i giovani conservano a lungo la prima impressione ricevuta, figuriamoci di un professore.
āBuongiorno, ragazzi, sono il vostro insegnante di italiano e latinoā¦ā.
āLo sappiamoā gridarono in coro.
āMi chiamo Giovanni Brocardi, sono di Milanoā.
āLo sappiamoā.
āBene, vedo che non avete perso tempo a indagare sul mio conto. Vuol dire che mi fermo qui. Mi chiedo come abbiate fatto a sapere tante notizieā.
Aveva parlato con tono bonario, ma forse con una sfumatura di irritazione e ciò bastò a creare il gelo. Non era un buon inizio, bisognava trovare una maniera diversa per farsi āadottareā, come gli piaceva dire.
Sorrise. Aveva un bel sorriso e il gelo, almeno in parte, si sciolse.
Si era vestito e pettinato con cura, aveva messo una cravatta di Missoni molto bella e una camicia verde che dava luce ai suoi occhi cerulei. Voleva piacere, accattivarsi la simpatia degli alunni, altrimenti sarebbe stata una guerra giornaliera e sapeva che le guerre tra alunni e professori vanno a finire sempre molto male.
Voleva continuare ad essere semplice, diretto, ma sembrava che le buone intenzioni si fossero coagulate in un nodo scuro che non riusciva a divincolarsi. Decise immediatamente di essere sincero, di confessare alla classe la sua difficoltĆ , senza nascondersi, era lāunica carta da giocare lealmente in quelle circostanze che si stavano facendo pesanti.
āPer me il primo giorno di scuola ĆØ difficile, perchĆ© nasconderlo? Non trovo mai le parole giuste per trasmettere i miei pensieri. Sintonizzarmi al primo impatto mi ĆØ quasi impossibileā.
Non fu contento delle frasi fatte con cui si era espresso; ancora un errore. Accidenti alle paure. Gli si presentò perentoria la madre in uno di quei momenti in cui non ammetteva le ragioni degli altri, in cui era ferma a difendere le proprie opinioni. Lo guardò per un attimo con stizza, nella quale sentƬ il rimprovero e lāinadeguatezza del suo atteggiamento. Lāimmagine se ne andò in fretta, ma servƬ a dargli vigore, a uscire dallāimbarazzo.
āRagazzi, dobbiamo trovare la maniera di capirci. BasterĆ essere attenti alle proprie necessitĆ e non nasconderleā¦ā.
Caterina si alzò di scatto:
āStia tranquillo, la seguiremo, abbiamo capito subito che lei ĆØ dalla nostra parteā.
Era intervenuta per farsi notare. Era la bella della classe, gli occhi verdi, luminosi, un fascio di capelli biondi che mandavano riflessi. Giovanni notò lāarmonia del suo viso, la rotonditĆ del seno, il lampo dello sguardo e abbassò gli occhi sul registro.
āVorrei conoscervi un poā, perciò vi chiamerò uno alla volta e non vi farò domande. Sarete voi, per cortesia, a dirmi ciò che vi pare della vostra vitaā.
āCome interroga? A caso o programmando?ā
āLo decideremo insieme ma credo sia sempre meglio verificare giorno dopo giorno per evitare accumuli di argomentiā.
AvvertƬ un certo disagio e subito aggiunse:
āNe riparleremo in seguitoā.
āVa bene, grazieā.
āOggi, pur essendo il primo giorno, dovremo stare insieme per quattro ore; mancano il professore di matematica e anche quello di inglese. Non ĆØ un ottimo inizio la grande abbuffata, ma ci permette di entrare un poā in confidenza. Naturalmente dopo che vi sarete confessati voi, mi confesserò io, con piena facoltĆ di farmi qualsiasi domanda, anche se ho notato che ormai sapete tutto della mia persona, e magari conoscete anche il mio scrittore preferito, la mia attrice preferita, e il mio segno zodiacaleā.
Le domande furono moltissime, soprattutto da parte delle ragazze; vollero sapere se fumava, se faceva uso di alcolici, se aveva mai preso droghe, se era sposato, fidanzato,...