Il misogino e l'anoressica
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Il misogino e l'anoressica

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Il misogino e l'anoressica

About this book


“Un romanzo farneticante, surreale, barocco, sfarzoso, esagerato, che sembra scritto da un novello Cervantes, da uno scapigliato Sterne o da un giocoliere che si diverte a creare continui colpi di scena, tra cui quelle clamorose del trasferimento del professore Brocardi da un liceo di Milano a uno di Roma! e quella della studentessa che si reca a scuola con un carro funebre.
Una galleria di personaggi indimenticabili, la descrizione della Scuola ridotta a una sorta di cloaca, una Milano colta nella sua essenza ragionieristica, una Roma fotografata nella sua decadenza e nel suo fasto, e una Grecia smagliante, ricca di poesia.
Quel che accade però pagina dopo pagina è impossibile sintetizzarlo; il lettore non avrà neppure un secondo a disposizione per sbadigliare”. T. B. J.

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17

ā€œHai visto il nuovo prof? Che figo, eh?ā€
ā€œBello, sƬ, ma con quell’aspetto bianchiccio milanese!ā€
ā€œPerchĆ©, l’aspetto bianchiccio non ce l’hanno anche i romani e i siciliani se non prendono il sole? Ma guarda tu che cavolo di ragionamenti!ā€
ā€œHanno detto che oltre alla letteratura ama molto il cinema. Pare che abbia anche scritto dei saggi su registi famosiā€.
ā€œDa dove hai attinto queste notizie?ā€
ā€œRadioserva funziona sempre, basta essere amici con i bidelli e sai tutto della scuolaā€.
ā€œE dicci, da che parte sta?ā€
ā€œNon ĆØ che…? Milanese, saiā€.
ā€œA me sembra il contrarioā€.
ā€œHa l’aria di un damerino viziatoā€.
ā€œMa smettila con queste baggianate, mica i milanesi sono tutti frociā€.
ā€œNo, ma hanno una parlata dolciastra, da panettone motta innaffiato dal rosolio della nonnaā€.
ā€œDella baldracca di tua nonna che magari ancora funzionaā€.
ā€œMa guarda come s’intende di milanesi! Il soggiorno dagli zii sotto il Duomo le ha fatto fare esperienze innominabiliā€.
ā€œNon dire stronzate proprio tu che collezioni fotografie delle attrici in bikiniā€.
ā€œLo sapete che lei fa le vacanze a Rimini?ā€
ā€œAllora si spiega tuttoā€.
ā€œGuarda chi parla! Lei invece va a Milano Marittima. Racconta di quando ti sei innamorata del ragazzo del Liceo Parini e poi hai scoperto che cercava i ragazziā€.
ā€œE smettetela di fare le oche giuliveā€.
ā€œSenti la mammina giudiziosaā€.
ā€œTu fatti conoscere subito, cosƬ rovini tutta la classe. Cerca di non fare l’attrice da avanspettacolo, almeno per qualche giornoā€.
ā€œHo capito, sei gelosaā€.
ā€œSperiamo che non sia troppo rigidoā€.
ā€œDicono che i milanesi sono tutti di un pezzo, capiraiā€.
ā€œMa cerchiamo di studiare e vedrete che andrĆ  bene anche con luiā€.
ā€œMa sƬ, non siamo all’Olimpicoā€.
ā€œMassimo! Non dire subito che odi l’Inter e il Milanā€.
ā€œE tu non fare la smorfiosa per entrare nelle sue simpatieā€.
ā€œMa chi se ne frega! Ormai ci sbarcano tutti; che se ne farebbero di noi che siamo diventati i nonnetti del liceo?ā€
ā€œMa parla per te, bisnonna, io faccio come mi pareā€.
Il cicaleccio si interrupe appena Giovanni entrò in classe. Gli occhi degli alunni, puntati sulla sua persona, sembrarono vivisezionarlo. L’impatto del primo giorno per Giovanni era stato sempre complicato, non riusciva a sciogliersi subito, ad essere confidenziale e garbato dal primo istante, aveva bisogno di carburare, di sentirsi amato e stimato per diventare sĆ© stesso e comportarsi con disinvoltura. Aveva avuto lo stesso problema anche da studente, alle elementari, alla media, al liceo, all’UniversitĆ . Fino a che non si era acclimatato, fino a che non aveva stretto un rapporto d’amicizia con il compagno di banco, non era riuscito a sorridere, a parlare senza preoccupazione, a lasciarsi andare. Aveva l’assillo di sbagliare, di dire parole fuori posto, di fare gesti strani. Le novitĆ  lo irrigidivano, gli mettevano perfino soggezione, e perciò cominciava a parlare a stento, con cautela, misurando le parole, scegliendole. E ciò, naturalmente, lo rendeva incerto, quasi goffo. Si guardava intorno, guardava i muri, la finestra, il soffitto, la lavagna, la carta geografica ormai vecchia e impolverata appesa alla parete di lato, evitava di fermare lo sguardo sui ragazzi che aspettavano che dicesse qualcosa. Il silenzio stava per diventare imbarazzante, bisognava che si decidesse, che rompesse il ghiaccio, magari con qualche battuta banale, o almeno presentandosi. Se avesse ritardato oltre avrebbe fatto una figuraccia dalla quale poi non si sarebbe sollevato: i giovani conservano a lungo la prima impressione ricevuta, figuriamoci di un professore.
ā€œBuongiorno, ragazzi, sono il vostro insegnante di italiano e latinoā€¦ā€.
ā€œLo sappiamoā€ gridarono in coro.
ā€œMi chiamo Giovanni Brocardi, sono di Milanoā€.
ā€œLo sappiamoā€.
ā€œBene, vedo che non avete perso tempo a indagare sul mio conto. Vuol dire che mi fermo qui. Mi chiedo come abbiate fatto a sapere tante notizieā€.
Aveva parlato con tono bonario, ma forse con una sfumatura di irritazione e ciò bastò a creare il gelo. Non era un buon inizio, bisognava trovare una maniera diversa per farsi ā€œadottareā€, come gli piaceva dire.
Sorrise. Aveva un bel sorriso e il gelo, almeno in parte, si sciolse.
Si era vestito e pettinato con cura, aveva messo una cravatta di Missoni molto bella e una camicia verde che dava luce ai suoi occhi cerulei. Voleva piacere, accattivarsi la simpatia degli alunni, altrimenti sarebbe stata una guerra giornaliera e sapeva che le guerre tra alunni e professori vanno a finire sempre molto male.
Voleva continuare ad essere semplice, diretto, ma sembrava che le buone intenzioni si fossero coagulate in un nodo scuro che non riusciva a divincolarsi. Decise immediatamente di essere sincero, di confessare alla classe la sua difficoltĆ , senza nascondersi, era l’unica carta da giocare lealmente in quelle circostanze che si stavano facendo pesanti.
ā€œPer me il primo giorno di scuola ĆØ difficile, perchĆ© nasconderlo? Non trovo mai le parole giuste per trasmettere i miei pensieri. Sintonizzarmi al primo impatto mi ĆØ quasi impossibileā€.
Non fu contento delle frasi fatte con cui si era espresso; ancora un errore. Accidenti alle paure. Gli si presentò perentoria la madre in uno di quei momenti in cui non ammetteva le ragioni degli altri, in cui era ferma a difendere le proprie opinioni. Lo guardò per un attimo con stizza, nella quale sentƬ il rimprovero e l’inadeguatezza del suo atteggiamento. L’immagine se ne andò in fretta, ma servƬ a dargli vigore, a uscire dall’imbarazzo.
ā€œRagazzi, dobbiamo trovare la maniera di capirci. BasterĆ  essere attenti alle proprie necessitĆ  e non nasconderleā€¦ā€.
Caterina si alzò di scatto:
ā€œStia tranquillo, la seguiremo, abbiamo capito subito che lei ĆØ dalla nostra parteā€.
Era intervenuta per farsi notare. Era la bella della classe, gli occhi verdi, luminosi, un fascio di capelli biondi che mandavano riflessi. Giovanni notò l’armonia del suo viso, la rotonditĆ  del seno, il lampo dello sguardo e abbassò gli occhi sul registro.
ā€œVorrei conoscervi un po’, perciò vi chiamerò uno alla volta e non vi farò domande. Sarete voi, per cortesia, a dirmi ciò che vi pare della vostra vitaā€.
ā€œCome interroga? A caso o programmando?ā€
ā€œLo decideremo insieme ma credo sia sempre meglio verificare giorno dopo giorno per evitare accumuli di argomentiā€.
AvvertƬ un certo disagio e subito aggiunse:
ā€œNe riparleremo in seguitoā€.
ā€œVa bene, grazieā€.
ā€œOggi, pur essendo il primo giorno, dovremo stare insieme per quattro ore; mancano il professore di matematica e anche quello di inglese. Non ĆØ un ottimo inizio la grande abbuffata, ma ci permette di entrare un po’ in confidenza. Naturalmente dopo che vi sarete confessati voi, mi confesserò io, con piena facoltĆ  di farmi qualsiasi domanda, anche se ho notato che ormai sapete tutto della mia persona, e magari conoscete anche il mio scrittore preferito, la mia attrice preferita, e il mio segno zodiacaleā€.
Le domande furono moltissime, soprattutto da parte delle ragazze; vollero sapere se fumava, se faceva uso di alcolici, se aveva mai preso droghe, se era sposato, fidanzato,...

Table of contents

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