Ā§ 104 Se ne distingue una forma debole masch. sing. S A L M F B
ā²”- (B
ā²«- dinanzi a sonora, semivocale e vocale tonica, cf.
supra Ā§ 91) <
pź£, fem. sing.
ā²§- (B
ā²- dinanzi a sonora, semivocale e vocale tonica, cf.
supra Ā§ 91) <
tź£, entrambi i generi plur.
ā²Ģ- <
nź£, da una piena B F S A
ā²”ā²-,
ĻÆ-,
ā²ā²-, frequente nelle varietĆ settentrionali; nel meridione ĆØ per lo piĆ¹ riservata a sostantivi che inizino per
ā²-, cf. S
ā²ā²ā²Ļ£ā² āle moltitudiniā. La forma debole puĆ² ricondursi a una riduzione del pronome dimostrativo S L M F
ā²”ā², B
ā²«ā²; S L M F
ā²§ā², B
ā²ā²; S L M F B
ā²ā² āquello, quella, quelli / -eā; mentre la forma piena pare correlata a S A L M F
ā²”ā²ā²-, B
ā²”ā²ā²-; S A L M F
ā²§ā²ā²-, B
ā²§ā²ā²-; S A M F
ā²ā²ā²-, B
ā²ā²ā²- āquesto, questa, questi / -eā. La forma
ā²”-,
ā²§-,
ā²Ģ-, precede sostantivi inizianti per vocale, per unāunica consonante o per semivocale: S
ā²”ā²ā²£ā²”, B
ā²«ā²ā²£ā²” āil vinoā; S
ā²§ā²ā², B
ā²ā²ā²ā² āla veritĆ ā; S
ā²Ģā²ā²ā²ā²§ā², B
ā²ā²ā²ĻÆ āi padriā. Qualora il sostantivo inizi con un nesso consonantico (anche consonante seguita da semivocale), le varietĆ meridionali impiegano la forma intermedia tra debole e piena
ā²”ā²-,
ā²§ā²-,
ā²ā²- (ignota a B):
ā²”ā²ā²ā²£ā²ā²©ā²£ āla ranaā
ā²§ā²ā²„ā²ā²± āla dottrinaā;
ā²ā²Ļ©ā²ā²ā²ā²©ā² āle stradeā, ma B
ā²§ā²«ā²£ā²± ālāinvernoā nonostante il nesso consonantico iniziale. Ove il primo elemento di simili nessi sia una semivocale, lā
ā² dellāarticolo si contrae con essa dando luogo a
ā²ā²©, o, nella lingua piĆ¹ tarda, a
ā²ā²©: *
ā²”ā²ā²ā²©ā²£ā²ā²§ >
ā²”ā²ā²©ā²£ā²ā²§ ārigoglioā, ma *
ā²”ā²ā²ā²©Ļ©ā²ā²£ >
ā²”ā²ā²©Ļ©ā²ā²£ āil caneā. Tale forma ĆØ richiesta anche dai grecismi inizianti per
ā²-,
ā²«-,
ā²-,
Ļ©ā²£- (gr.
įæ„-):
ā²§ā²ā²ā²©ā²„ā²ā² (gr.
ĪøĻ
Ļį½·Ī±) āil sacrificioā;
ā²”ā²ā²«ā²ā²ā²ā²©ā²„ (gr.
ĻĪæĪ½Īµį½»Ļ) ālāassassinoā;
ā²ā²ā²ā²±ā²£ā² (gr.
Ļį½½ĻĪ±) āle regioniā;
ā²”ā²Ļ©ā²£ā²ā²§ā²±ā²£ (gr.
įæ„į½µĻĻĻ) ālāoratoreā; come pure, di norma, dalle voci aperte da nesso consonantico preceduto da prostesi di grado vocalico minimo:
ā²£Ģā²”ā² ma
ā²”ā²ā²£ā²”ā² āil tempioā;
ā²Ģā²§ā² ma
ā²”ā²ā²ā²§ā² āil cospettoā. Un uso eccezionale della forma intermedia dinanzi a consonante o semivocale semplice si osserva in sintagmi cristallizzati esprimenti indicazioni temporali: S
ā²”ā²Ļ©ā²ā²ā²©, cf. per suo probabile influsso B
ā²”ā²ā²Ļ©ā²ā²ā²©, āil giornoā;
ā²§ā²ā²£ā²ā²ā²”ā² ālāannoā;
ā²ā²ā²ā²©ā²ā²ā²Ļ£ ā²Ģā²ā²£ā²ā²ā²ā²ā²„ āi tempi antichi (gr.
į¼ĻĻĪ±įæĪæĻ)ā. In B il plurale della forma debole, solo nei casi il sostantivo cui ĆØ premesso sia seguito da un genitivo, ĆØ
ā²ā²ā²-:
ā²ā²ā²«ā²ā²ā²©ā² āi cieliā ma
ā²ā²ā²Ļ«ā²Ļ«ā² ā²Ģā²«ā²£ā²±ā²ā² āi nemici dellāuomoā; ancora in parte misteriose le regole che vi governano lāuso di
ā²”-/
ā²«-
piuttosto
ā²”ā²-: solo puĆ² osservarsi lāuso della forma debole laddove segua specificazione introdotta da semplice
ā²-, mentre la forma piena si incontra laddove segua
ā²Ģā²§ā²-, cf.
infra Ā§ 265.6. In F si osservano usi apparentemente arbitrarĆ®:
ā²”Ļ£ā²ā²ā² ā²Ģā²ā²±ā²ā² āil figlio dellāuomoā, ma
ā²ā²Ļ£ā²ā²ā² āi figliā. Notevole il costante uso dellāarticolo in S
ā²”ā²ā²ā²©ā²§ā², B
āDioā; nei vocativi S
ā²”Ļ«ā²ā²ā²ā²„, B
ā²”Ļā²±ā²ā²„ āo Signoreā; S
ā²”ā²ā²ā²±ā²§ āo padreā; dinanzi a toponimi ed etnici:
ā²”ā²ā²„ā²£ā²ā²ā² āIsraeleā;
ĻÆā²ā²©ā²ā²ā²ā² āla Giudeaā;
āGerusalemmeā; B
ā²§ā²„ā²ā²ā²±ā² āSidoneā, ma sempre senza articolo S
ā²ā²ā²ā², B
ā²ā²ā²ā² ālāEgittoā; dinanzi ai nomi delle divinitĆ pagane: S
ā²”ā²ā²ā²©ā²„, B
ā²”ā²ā²ā²ā²©ā²„ āGioveā; S
ā²”Ļ©ā²ā²£ā²ā²ā²„, B
ā²”ā²ā²ā²£ā²ā²ā²„ āMercurioā; S
ā²§ā²ā²£ā²§ā²ā²ā²ā²„, B...