Benessere a portata di mano
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Benessere a portata di mano

Massaggio e automassaggio a casa e al lavoro

Fabrizio Buratto

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Massaggio e automassaggio a casa e al lavoro

Fabrizio Buratto

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Avete fra le mani un libro che, con l'ausilio di 130 fotografie, illustra come dare benessere a voi stessi e a chi vi sta vicino mediante l'automassaggio e lo scambio di semplici massaggi. Bastano pochi minuti, sul lavoro e a casa, per prevenire o alleviare i malesseri più comuni: dolori alla cervicale, mal di schiena, insonnia e altri problemi correlati alle posture sbagliate o alla ripetitività dei gesti. Il benessere è a portata di mano, in gran parte dipende dalle nostre scelte: è un fattore culturale che, con la pratica, può diventare un'abitudine, come quella di allacciarsi la cintura di sicurezza.

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Information

Testimonianza 01
Il wellness aziendale: una modalità per condividere nuove consapevolezze con i colleghi
MAURIZIO LEONESI
tecnico della prevenzione, Ausl Imola
Nota biografica
Tecnico della Prevenzione (gli ex vigili sanitari per intenderci) dipendente dell’Ausl di Imola, da trent’anni si occupa di temi legati alla prevenzione delle malattie. Da una decina impegnato nella formazione dei colleghi e degli studenti dei Corsi Universitari con sede nel Plesso di Imola.
Pensa che nell’ambiente di lavoro un utilizzo del nostro animo e delle nostre attitudini migliorino il “fattore produttivo”.
L’Ausl di Imola di quanti dipendenti è composta? Quali funzioni svolgono e in che percentuale rispetto alla totalità del personale?
L’Ausl di Imola è composta da oltre 1700 dipendenti: circa 330 gli appartenenti alla dirigenza medico-veterinaria e sanitaria-tecnico-amministrativa; 900 tra infermieri e tecnici sanitari, oltre 200 operatori sociosanitari ed ausiliari, circa 180 amministrativi e 130 appartenenti ad altre tipologie.
In qualità di Tecnico della prevenzione, che idea si è fatto riguardo alla tipologia di interventi da mettere in pratica per migliorare la vita lavorativa dei dipendenti dell’Ausl di Imola?
Penso sia molto importante iniziare a considerare il fatto che passiamo molto tempo della nostra vita a lavorare.
E dunque si deve provare a sradicare la mentalità che in ospedale si deve solo curare gli altri o che negli uffici sono importanti solo le pratiche.
Lo spirito dei dipendenti è un fattore importante da valutare e tutelare.
“Fatti non foste per vivere come bruti...” penso debba valere anche nella vita professionale.
E dunque via libera agli automassaggi, alle meditazioni, allo yoga…
Nel corso degli anni quali approcci ha sperimentato? Quali hanno dato i risultati migliori?
Abbiamo sperimentato l’automassaggio, la gestione equilibrata dei conflitti che possono nascere con gli utenti, le camminate collettive.
Tutti approcci allo spirito delle persone e non solo alla loro psicologia. Trovarsi tutti assieme, anche per poco, per camminare, oppure nel proprio piccolo dedicare una decina di minuti all’automassaggio, fino “all’estrema” connessione tra guarigione a distanza e fisica quantistica o medicina vibrazionale e campo energetico.
Penso che il successo e dunque la voglia di frequentare i corsi sia già un grande risultato.
Secondo lei, quanto tempo dovrebbe dedicare la sua azienda alle pratiche di benessere affinché i risultati sulle persone siano soddisfacenti e permanenti?
Un termine preciso non esiste, a mio parere.
Vanno valutate situazioni, ambienti e mole di lavoro.
Si potrebbe, per tutti, avere comunque “una base”, da ripetere ogni anno.
Ha verificato se, a distanza di tempo, le persone mettono in pratica i consigli forniti durante le docenze e se, sul lavoro e/o a casa, continuano ad utilizzare almeno qualcuna delle manualità di automassaggio apprese?
Ho avuto modo di sentir parlare, ma a livello di voci corridoio, di utilizzo delle tecniche apprese.
Penso siano attività da promuovere in continuo per avere successo.
Il corso di automassaggio quali benefici ha portato alle persone che l’hanno frequentato?
Sicuramente la conoscenza che esistono delle pratiche innovative e diverse dal materassino con posizioni meditative.
Ma soprattutto che esistono tecniche utilizzabili mentre si lavora, seduti alla propria scrivania o in altre situazioni quotidiane.
Che feedback ha ricevuto dai partecipanti?
La voglia di sperimentare.
Ad esempio, una collega ha preso “coscienza” che siamo un tutt’uno, che la mente non è separata dal fisico ed ha iniziato un percorso di dimagrimento e movimento, con risultati molto positivi come il calo di peso.
Considerando che l’ha frequento lei stesso, cosa ha apprezzato del corso? Cosa si è “portato a casa”?
La possibilità di stare meglio con semplici gesti senza obblighi di orari, luoghi, abbigliamento.
Diversi studi internazionali dimostrano l’efficacia degli interventi di wellness aziendale sulla riduzione dell’assenteismo, degli infortuni, sul miglioramento della produttività e del clima aziendale. Perché c’è ancora una resistenza da parte di alcune aziende nel programmare questo tipo di interventi?
Forse perché nel percorso di formazione del management non esiste questo approccio alla gestione del personale e dell’azienda.
PERCHÉ L’AUTOMASSAGGIO
Effetti benefici
migliora la circolazione sanguigna e linfatica
aiuta a sciogliere le contratture muscolari
rende il respiro più regolare e profondo
ossigena meglio i tessuti e il cervello
aumenta i livelli di attenzione e di concentrazione
permette di “staccare” e dedicare tempo a sé stessi
abitua a non serrare i denti e a non irrigidire la mandibola
migliora la comunicazione non verbale
consente di adottare e mantenere posture corrette
Malesseri trattabili
dolori alla cervicale
torcicollo
mal di testa
mal di schiena
sensazione di intorpidimento alle dita delle mani
sindrome del tunnel carpale e altre patologie della mano
insonnia
fastidio agli occhi
senso di pesantezza e affaticamento
Vedremo, punto per punto, in che modo, con quali tempi e in quali contesti, possiamo praticare l’automassaggio alle varie parti del corpo, grazie all’ausilio di immagini esplicative.
Prima però, nel caso stiate leggendo queste righe su di uno smartphone, vi propongo un modo diverso di tenere in mano questa propaggine del nostro corpo che ancora non si è ben integrata con esso.
Come tenere in mano lo smartphone
figura 01
figura 02
La maggior parte di noi – facciamo prima a dire tutti – tiene in mano lo smartphone come nella figura 01, obbligando la cervicale ad una curvatura innaturale di circa 45 gradi.
Tale posizione implica almeno tre fattori di rischio:
1. il peso che le prime vertebre della cervicale devono sopportare è di circa 22 Kg: tanto pesa la testa, in media, quando la curvatura del collo è di 45 gradi. Se, invece, teniamo il capo in asse con la colonna vertebrale, la nostra testa pesa dai 4,5 ai 5,5 Kg;
2. il muscolo del diaframma è limitato nel suo movimento dalla compressione della cassa toracica;
3. la vista si sforza poiché la distanza fra lo smartphone e gli occhi è solitamente ridotta, con conseguente stress del nervo ottico.
È dunque buona cosa utilizzare una delle due braccia come supporto dell’altra e tenere lo smartphone il più possibile in asse con gli occhi (figura 02). In questo modo evitiamo di sovraccaricare la cervicale, respiriamo meglio e stressiamo di meno il nervo ottico. Vi pare poco?
Certo, dapprima dovremo ricordarci di assumere questa posizione; probabilmente qualche volta dimenticheremo di farlo, ma quando sarà diventata una buona abitudine, ci verrà naturale. E potremmo essere d’esempio a tutti coloro che, intorno a noi, saranno curvi sullo smartphone.
Mi è capitato più volte, specialmente in metropolitana, di cogliere sguardi fra l’interrogativo e lo stupito per il mio modo di tenere lo smartphone, mentre leggo o digito messa...

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