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About this book
La commedia Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello fu rappresentata per la prima nel 1917, ma l'autore ne presentò una nuova edizione modificata e arricchita nel 1925 (riportata in questo libro). L'opera è incentrata sul tema, molto caro a Pirandello, dell'impossibilità di conoscere il "reale" di cui ciascuno può dare una propria interpretazione. In questa edizione il testo è stato lasciato - a parte alcuni pochi interventi filologici - rispettosamente intatto nella sua originale stesura "primonovecentesca".
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Information
Subtopic
TeatroATTO PRIMO
Scena Prima
Salotto in casa del Consigliere Agazzi. Uscio comune in fondo; usci laterali a destra e a sinistra.
La SIGNORA AMALIA, DINA, LAUDISI
Al levarsi della tela Lamberto Laudisi passeggerà irritato per il salotto. Sui quarant’anni, svelto, elegante senza ricercatezza, indosserà una giacca viola con risvolti e alamari neri.
LAUDISI Ah, dunque è andato a ricorrere al Prefetto?
AMALIA (sui quarantacinque, capelli grigi; contegno d’importanza ostentata, per il posto che il marito occupa in società. Lascerà tuttavia intendere che, se stesse in lei, rappresenterebbe la sua parte e si comporterebbe in tante occasioni ben altrimenti) Oh Dio, Lamberto, per un suo subalterno!
LAUDISI Subalterno, alla Prefettura; non a casa!
DINA (diciannove anni; una cert’aria di capir tutto meglio della mamma e anche del babbo, ma attenuata, quest’aria, da una vivace grazia giovanile) Ma è venuto a allogarci la suocera qua accanto, sullo stesso pianerottolo!
LAUDISI E non era padrone? C’era un quartierino sfitto, e l’ha affittato per la suocera. O ha forse l’obbligo una suocera di venire a ossequiare in casa
caricato, facendola lunga, apposta
la moglie e la figliuola d’un superiore di suo genero?
AMALIA Chi dice obbligo? Siamo andate noi, mi pare, io e Dina, per le prime da questa signora, e non siamo state ricevute.
LAUDISI E che è andato a fare adesso tuo marito dal Prefetto? A imporre d’autorità un atto di cortesia?
AMALIA Un atto di giusta riparazione, se mai! Perché non si lasciano due signore, lì come due pioli, davanti alla porta.
LAUDISI Soperchierie, soperchierie! Non sarà poi dunque permesso alla gente di starsene per casa sua?
AMALIA Eh, se tu non vuoi tener conto che cortesi volevamo esser noi, per le prime, verso una forestiera!
DINA Via, zietto, calmati, via! Saremo, se vuoi, sincere: ecco, ammettiamo d’essere state così cortesi per curiosità. Ma scusa, non ti sembra naturale?
LAUDISI Ah, naturale, sì: perché non avete nulla da fare.
DINA Ma no, guarda, zietto. Tu te ne stai costì, senza badare a ciò che fanno gli altri attorno a te. - Bene. - Vengo io. E qua, proprio su questo tavolinetto che ti sta davanti, ti colloco, imperturbabile - anzi no, con la faccia di quel signore lì, patibolare - che so, poniamo, un pajo di scarpe della cuoca.
LAUDISI (scattando) Come c’entrano le scarpe della cuoca?
DINA (subito) Ecco, vedi? Te ne meravigli! Ti sembra una stramberia, e me ne domandi subito il perché.
LAUDISI (restando con un sorriso freddo, ma presto ripigliandosi) Carina! - Hai ingegno tu; ma parli con me, sai? - Tu vieni a posarmi qui sul tavolino le scarpe della cuoca appunto per stuzzicar la mia curiosità; e certo - poiché l’hai fatto apposta - non puoi rimproverarmi se ti domando: - “Ma perché, cara, le scarpe della cuoca qui sopra?” - Dovresti ora dimostrarmi che questo signor Ponza - villano e mascalzone, come lo chiama tuo padre - sia venuto ad allogarci, ugualmente apposta, qua accanto, la suocera!
DINA E sia! Non l’avrà fatto apposta. Ma non puoi negare che questo signore vive in un modo talmente strambo da suscitar la curiosità naturalissima di tutto il paese. - Scusami. - Arriva. - Prende a pigione un quartierino all’ultimo piano di quel casone tetro, là, all’uscita del paese, su gli orti... - L’hai veduto? Dico, di dentro?
LAUDISI Sei forse andata a vederlo, tu?
DINA Sì zietto! Con la mamma. E mica noi sole, sai? Tutti sono andati a vederlo. - C’è un cortile - così bujo! - (pare un pozzo) - con una ringhierina di ferro in alto, in alto, lungo il ballatojo dell’ultimo piano; da cui pendono coi cordini tanti panieri.
LAUDISI E con questo?
DINA (con meraviglia e indignazione) Ha relegato la moglie lassù!
AMALIA E la suocera qua, accanto a noi!
LAUDISI In un bel quartierino, la suocera, in mezzo alla città!
AMALIA Grazie! E la costringe ad abitar divisa dalla figlia?
LAUDISI Chi ve l’ha detto? O non può esser lei, invece, la madre, per avere maggior libertà?
DINA No, no! che, zietto! Si sa che è lui!
AMALIA Ma scusa, si capisce che una figliuola, sposando, lasci la casa della madre e vada a convivere col marito; anche in un’altra città. Ma che una povera madre, non sapendo resistere a viver lontana dalla figliuola, la segua, e nella città dove anche lei è forestiera, sia costretta a viverne divisa, via ammetterai che questo no, non si capisce facilmente!
LAUDISI Già! Che fantasie da tartarughe! Ci vuol tanto a immaginare che, o per colpa di lei, o per colpa di lui - o pur senza colpa di nessuno - ci sia tale incompatibilità di carattere, per cui, anche in queste condizioni...
DINA ( interrompendo, meravigliata) Come, zietto? Tra madre e figlia?
LAUDISI Perché tra madre e figlia?
AMALIA Ma perché tra loro due, no! non sono sempre insieme, lui e lei!
DINA Suocera e genero! È ben questo lo stupore di tutti!
AMALIA Viene qua ogni sera, lui, a tener compagnia alla suocera.
DINA Anche di giorno, viene: una o due volte.
LAUDISI Sospettate forse che facciano all’amore, suocera e genero?
DINA No, che dici! Una povera vecchietta.
AMALIA Ma non le porta mai la figlia! non porta mai con sé, mai, mai, la moglie a vedere la madre.
LAUDISI Sarà malata quella poverina... non potrà uscire di casa...
DINA Ma che! Ci va lei, la madre...
AMALIA Ci va... sì! Per vederla da lontano! Si sa di causa e scienza che a questa povera madre è proibito salire in casa della figliuola!
DINA Può parlarle solo dal cortile!
AMALIA Dal cortile, capisci!
DINA Alla figliuola che s’affaccia dal ballatojo lassù, come dal cielo! Questa poveretta entra nel cortile; tira il cordino del paniere; suona il campanello lassù; la figliuola s’affaccia, e lei le parla di giù, da quel pozzo, storcendosi il collo così! figurati! E neanche la vede, abbagliata dalla luce che cola dall’alto.
Si sentirà picchiare all’uscio e si presenterà il cameriere.
CAMERIERE Permesso?
AMALIA Chi è?
CAMERIERE I signori Sirelli con un’altra signora.
AMALIA Ah, fa’ passare,
Il cameriere s’inchinerà e via.
Scena Seconda
I CONIUGI SIRELLI, La SIGNORA CINI, DETTI
AMALIA (alla signora Sirelli) Cara signora!
SIGNORA SIRELLI (grassoccia, rubizza, ancora giovine, parata con sovraccarica eleganza provinciale; ardente d’irrequieta curiosità; aspra contro il marito) Mi sono permessa di portarle la mia buona amica, signora Cini, che aveva tanto desiderio di conoscerla.
AMALIA Piacere, signora. S’accomodino.
farà le presentazioni
Questa è la mia figliuola Dina. Mio fratello Lamberto Laudisi
SIRELLI ( calvo, sui quaranta, grasso, impomatato, con pretese d’eleganza, scarpe lucide sgrigliolanti salutando) Signora, Signorina.
Stringerà la mano a Laudisi.
SIGNORA SIRELLI Ah, signora mia, noi veniamo qua come alla fonte. Siamo due povere assetate di notizie.
AMALIA E notizie di che, signore mie?
SIGNORA SIRELLI Ma di questo benedetto nuovo segretario della Prefettura. Non si parla d’altro in paese!
SIGNORA CINI ( vecchia goffa, piena di cupida malizia dissimulata con arie d’ingenuità) Una curiosità ne abbiamo tutte, una curiosità che... che mai più!
AMALIA Ma ne sappiamo quanto gli altri, noi, creda, signora!
SIRELLI ( alla moglie, come se avesse riportato una vittoria) Te l’ho detto? Quanto me, e forse meno di me!
poi volgendosi alle altre
La ragione per cui questa madre non può andare a vedere in casa la figliuola, per esempio, la sanno loro, qual è veramente?
AMALIA Ne stavo parlando con mio fratello.
LAUDISI Mi sembrate impazziti tutti quanti!
DINA ( subito, perché non si dia retta allo zio) Perché il genero, dicono, glielo proibisce.
SIGNORA CINI ( con voce a lamento) Non basta, signorina!
SIGNORA SIRELLI (incalzando) Non basta! Fa di più!
SIRELLI (premettendo un gesto delle mani, per raccogliere l’attenzione) Notizia fresca appurata or ora:
quasi sillabando
la tiene chiusa a chiave!
AMALIA La suocera?
SIRELLI No, signora: la moglie!
SIGNORA SIRELLI La moglie! la moglie!
SIGNORA CINI ( voce a lamento) A chiave!
DINA Capisci, zietto? Tu che vuoi scusare...
SIRELLI ( stupito) Come? Tu vorresti scusare quel mostro?
LAUDISI Ma non lo voglio scusare nient’affatto! Dico che la vostra curiosità (chiedo perdono alle signore) è insoffribile, non foss’altro, perché inutile.
SIRELLI Inutile?
LAUDISI Inutile! Inutile, signore mie!
SIGNORA CINI Che si voglia venire a sapere?
LAUDISI Che cosa, scusi? Che possiamo noi realmente sapere degli altri? Chi sono... come sono... ciò che fanno... perché lo fanno...
SIGNORA SIRELLI Chiedendo notizie, informazioni...
LAUDISI Ma se c’è una che, per questa via, dovrebbe stare a giorno d’ogni cosa; quest’una dovrebbe proprio esser lei, signora, con un marito come il suo, così informato sempre di tutto!
SIRELLI (cercando d’interrompere) Scusa, scusa...
SIGNORA SIRELLI Ah no, caro, senti: questa è la verità!
rivolgendosi alla signora Amalia
La verità, signora mia: con mio marito che dice sempre di saper tutto, io non riesco a sapere mai niente.
SIRELLI Sfido! Non si contenta mai di quello che le dico! Dubita sempre che una cosa non sia come gliel’ho detta. Sostiene anzi che, come gliel’ho detta io, non può essere. Arriva finanche a supporre di proposito il contrario!
SIGNORA SIRELLI Ma abbi pazienza, se vieni a riferirmi certe cose...
LAUDISI (riderà forte) Ah ah ah... Permettete, signora? Rispondo io a suo marito. Come vuoi, caro, che tua moglie si contenti delle cose che tu le dici, se tu - naturalmente - gliele dici come sono per te?
SIGNORA SIRELLI Come assolutamente non possono essere!
LAUDISI Ah, no, signora, sopporti che le dica che qui ha torto lei! Per suo marito, stia sicura, le cose sono come lui gliele dice.
SIRELLI Ma come sono in realtà! come sono in realtà!
SIGNORA SIRELLI Nient’affatto! Tu t’inganni continuamente!
SIRELLI T’inganni, tu, ti prego di credere! Non m’inganno io!
LAUDISI Ma no, signori miei! Non v’ingannate nessuno dei due. Permettete? Ve ne faccio la prova.
s’alzerà e si presenterà in mezzo al salotto
Tutti e due, qua, vedete me. Mi vedete, è vero?
SIRELLI Eh sfido!
LAUDISI No no; non lo dire così presto, caro. Vieni qua, vieni qua.
SIRELLI (lo guarderà sorridendo, perplesso, un po’, come se non volesse prestarsi a uno scherzo che non capisce) Perché?
SIGNORA SIRELLI ( spingendolo con la voce irritata) E vai là.
LAUDISI (a Sirelli che già si sarà appressato titubante) Tu mi vedi? Guardami meglio. Toccami.
SIGNORA SIRELLI ( al marito che esita c.s. a toccarlo) E toccalo!
LAUDISI (a Sirelli che avrà alzato una mano a toccarlo appena sulla spalla) Così, bravo. Tu sei sicuro di toccarmi come mi vedi, è vero?
SIRELLI Direi.
LAUDISI Non puoi dubitare di te, sfido! Torna al tuo posto.
SIGNORA SIRELLI ( al marito rimasto lì balordo davanti al Laudisi) È inutile che stia lì ...
Table of contents
- Copertina
- COSÌ È (SE VI PARE)
- Indice
- Intro
- COSÌ È (SE VI PARE)
- ATTO PRIMO
- ATTO SECONDO
- ATTO TERZO
- Ringraziamenti