Warren Buffett
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Warren Buffett

Dentro la mente del migliore investitore al mondo

Robert G. Hagstrom

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Warren Buffett

Dentro la mente del migliore investitore al mondo

Robert G. Hagstrom

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In Warren Buffett. Dentro la mente del migliore investitore al mondo Robert Hagstrom conduce un'analisi inedita sulla saggezza dell'oracolo di Omaha e sul suo pensiero. Celebre per i suoi esami approfonditi sui metodi di investimento di Buffett, in questo libro Hagstrom risponde a una domanda molto più ampia: da dove derivano quei metodi? Ripercorrendo le molteplici influenze sul pensiero del grande investitore, Hagstrom descrive una visione del mondo complessa e ricca di sfumature, che si riflette non solo nella pratica degli investimenti ma anche nelle altre sfere dell'agire umano. Lo stesso Buffett ha dato un nome memorabile a questa mentalità: la "Money Mind". Che cos'è di preciso una Money Mind? A livello basilare è un modo di pensare alle grandi questioni finanziarie, per esempio l'allocazione dei capitali. A un livello successivo è la mentalità necessaria per investire con successo nel dinamico mercato azionario di oggi, che richiede la volontà di imparare, la capacità di adattarsi e di non dar retta al rumore di fondo. A un livello ancora ulteriore è un ampio costrutto filosofico ed etico, che ci dice molto sulla persona a cui lo applichiamo: chi ha una Money Mind è una persona che ha ottime probabilità di avere successo in molti aspetti della vita, compresi gli investimenti. Questo non è un libro sul metodo. È un libro sul pensiero di Warren Buffett. Esamina una serie di correnti filosofiche – individualismo, stoicismo, razionalismo e pragmatismo – e i loro contributi alle decisioni di un investitore intelligente. Ripercorre inoltre l'evoluzione del value investing, spiega come si sviluppa una mentalità "business-driven" e descrive i tratti imprescindibili di una gestione attiva di successo del proprio portafoglio. In sintesi, è un libro che aiuta i lettori a comprendere i mattoni che edificano una Money Mind, affinché possano iniziare ad applicare gli stessi principi al servizio di una vita che abbia valore.

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Information

Publisher
Hoepli
Year
2021
ISBN
9788836000333

1

Il giovane Warren Buffett

Le leggende tendono a fiorire intorno a persone che hanno realizzato qualcosa di straordinario nella vita. In particolare siamo affascinati dagli aneddoti sulla loro infanzia: ci domandiamo se, a un’osservazione attenta, si possano scovare indizi sui motivi del loro successo.
Ci sono molti aneddoti su Warren Buffett, universalmente noto come il più grande investitore del mondo. Probabilmente li conoscete già quasi tutti.
Saprete che a sei anni vendeva caramelle, gomme e bibite da un tavolino sul marciapiede. Comprò un pacco da sei bottiglie di Coca-Cola al negozio di alimentari di suo nonno per 25 centesimi e vendette le singole bottiglie a cinque centesimi l’una: un rendimento del 20 per cento. L’anno successivo chiese a Babbo Natale un libro sulle obbligazioni. L’anno dopo voleva di più, quindi iniziò a leggere i libri di suo padre sul mercato azionario. A undici anni comprò le sue prime azioni. A diciassette, con un amico, comprò un flipper usato per 25 dollari e lo installò nella bottega di un barbiere nel vicinato. Con i proventi i due ragazzi ne comprarono altri due. Un anno dopo cedettero l’attività per 1200 dollari.
Ma c’è una storia che forse non sapete, ed è forse la più importante.
Nel 1941 l’undicenne Warren, scartabellando nella sede di Benson delle biblioteche pubbliche di Omaha, si imbatté in un libro dall’aria distinta con una vistosa copertina argentata: One Thousand Ways to Make $1000: Practical Suggestions, Based on Actual Experience, for Starting a Business of Your Own and Making Money in Your Spare Time [Mille modi per guadagnare mille dollari: consigli pratici, basati sull’esperienza, per fondare un’attività e fare soldi nel tempo libero] di F.C. Minaker, pubblicato nel 1936 dalla Dartnell Corporation. Com’era d’uso all’epoca, Frances Mary Cowan Minaker usava le iniziali per nascondere il fatto di essere una donna.
Pensate a un ragazzo che viveva a Omaha, in Nebraska, negli anni Quaranta. Non c’erano televisori, videogiochi, computer, smartphone. Sì, c’erano i programmi alla radio e di tanto in tanto un film al cinema in centro il sabato pomeriggio. Ma per la maggior parte delle persone, compreso Warren, l’intrattenimento si limitava alla lettura: giornali, riviste e libri.
Ora immaginate il piccolo Warren che corre a casa dalla biblioteca stringendo tra le mani il suo nuovo tesoro, e si precipita in casa, si butta su una poltrona, apre il libro a pagina 1 e si tuffa in un nuovo mondo, scoprendo come guadagnare soldi: un mondo che finora non conosceva.
Il libro di Minaker è lungo (408 pagine) e approfondito. Oltre a centinaia di suggerimenti specifici per la fondazione di nuove attività, offre lezioni chiare ed esplicite sulle abilità di vendita, il merchandising, le relazioni con la clientela e molto altro. Raccoglie molte storie di persone che hanno trasformato una buona idea in un buon business, a volte con straordinario successo.
Alcuni dei nomi ci sono familiari ancora oggi.
C’è la straordinaria vicenda di James C. Penney, il cui primo impiego fruttava appena 2,27 dollari al mese. Penney unì i suoi magri risparmi a quelli di altri due soci per aprire il primo negozio J.C. Penney il 14 aprile 1902. Quel primo anno l’incasso del negozio ammontava a 28.891 dollari, e la quota dei profitti spettante a James era poco superiore ai mille dollari.
Warren girò un’altra pagina e lesse la storia del ventitreenne John Wanamaker, che aveva convinto il cognato Nathan Brown a mettere insieme i loro miseri fondi per aprire un negozio di abbigliamento per signori nella loro città, Filadelfia. Davanti a loro c’era la prospettiva di una guerra civile. Dietro di loro c’erano le macerie della depressione bancaria del 1857 che aveva scatenato una grave disoccupazione e la rovina quasi completa dei produttori e dei venditori all’ingrosso.
Imperterriti, aprirono le saracinesche il 27 aprile 1861: otto anni dopo Wanamaker & Brown era il principale rivenditore di abbigliamento maschile negli Stati Uniti.
Sognando a occhi aperti, Warren continuò a leggere.
Quando arrivò a pagina 153, avrà certamente sorriso. Il Capitolo 6 parla di come avviare un business dal marciapiede davanti a casa: il giovane imprenditore lo faceva già da più di cinque anni. Il Capitolo 10 è pieno di idee per le attività di servizio, una delle quali consisteva nel piazzare tavoli da biliardo alimentati a monetine in negozi e taverne del quartiere. Con il senno di poi possiamo riconoscere una linea retta che conduce da quella storia al business dei flipper avviato da Warren sei anni dopo.
Nello stesso Capitolo 10, “Vendere i propri servizi”, troviamo un’altra storia che ha avuto un’influenza ancora maggiore sul pensiero di Warren. Ecco com’è andata.
Nel 1933, un uomo di nome Harry Larson stava facendo acquisti nel drugstore vicino casa quando qualcuno (non sappiamo di preciso chi) gli chiese quanto pesasse. Harry si girò e vide una bilancia a monetine; infilò il suo penny nella fessura e ottenne una risposta; poi passò al banco dei sigari. Nei pochi minuti in cui aspettò in fila, altri sette clienti decisero di provare la bilancia a monetine. Harry lo trovò interessante e decise di approfondire la cosa. Il proprietario del negozio gli spiegò che le bilance erano in leasing e che la sua quota del 25 per cento dei profitti corrispondeva a circa 20 dollari al mese (circa 384 dollari di oggi), mentre il restante 75 per cento andava all’azienda proprietaria della bilancia.
Quello fu l’inizio di tutto, come raccontò poi Harry a Minaker. Prese 175 dollari dai suoi risparmi, comprò tre macchine e ben presto iniziò a realizzare un profitto mensile di 98 dollari. “Un buon ritorno sull’investimento”, osservava compiaciuto. Ma fu la mossa successiva di Harry ad affascinare particolarmente Warren. “Ho comprato settanta macchine in tutto. […] Le altre 67 sono state pagate con i penny incassati dalle prime tre. […] Ho guadagnato a sufficienza per pagare le bilance e per avere anche un buon tenore di vita.”1
È questa – un penny alla volta – l’essenza della capitalizzazione. Spesso intendiamo il concetto di capitalizzazione solo in relazione agli interessi, e probabilmente conoscete tutti la celebre frase di Albert Einstein: “L’interesse composto è l’ottava meraviglia del mondo. Chi lo capisce lo guadagna, chi non lo capisce lo paga.” Ma il concetto in sé è più ampio e più potente: usare i profitti per generare altri profitti. Harry Larson lo comprendeva intuitivamente, e anche il giovane Warren Buffett.
Molti anni dopo, Warren ha usato l’esempio delle bilance e dei penny per descrivere il suo modo di pensare. “La bilancia era un’idea semplice. Avrei comprato una bilancia e avrei impiegato i profitti per comprare altre bilance: ben presto avrei avuto venti bilance e tutti si sarebbero pesati cinquanta volte al giorno. Ho pensato: ecco come si fanno i soldi. La capitalizzazione: cosa c’è di meglio a questo mondo?”2 È quel preciso modello mentale ad aver formato i contorni, l’architettura, di ciò che sarebbe diventata Berkshire Hathaway.
E così torniamo al libro di Minaker e alla sua profonda influenza su Warren Buffett. One Thousand Ways to Make $1000 si attiene allo spirito, se non alla lettera, del suo titolo: ho contato 476 suggerimenti per nuove attività. Molti di essi appaiono obsoleti nel nostro mondo ipertecnologico, ma molti altri danno prova di eccezionale lungimiranza. Ma per noi, oggi, il vero valore del libro risiede nei principi di fondo che presenta. Nel suo stile diretto, tipico degli insegnanti di scuola, Minaker espone i concetti basilari del rapporto con il denaro. In particolare, vuole che i lettori comprendano la mentalità, il temperamento essenziale di cui avranno bisogno per raggiungere i loro obiettivi finanziari. Presi nel loro insieme, questi passi sull’essenza del guadagno sono alcuni dei mattoni fondamentali che hanno contribuito a formare la Money Mind di Warren.
“Il primo passo per avviare un’attività e mettersi in proprio”, scrive Minaker, “è saperne qualcosa. […] Quindi leggete tutto ciò che viene pubblicato sul business che intendete avviare, per avvalervi dell’esperienza combinata degli altri, e progettate di iniziare da dove loro si sono fermati.” Ciò significa, insiste l’autrice, imparare tutto il possibile da entrambi i lati della questione: come avere successo e come non fallire. Leggere la storia di un’azienda, dice, è come sedersi nel salotto di casa di un uomo d’affari a parlare dei nostri problemi. “Solo chi pensa di sapere tutto ciò che c’è da sapere – e altro ancora – considera sciocco un simile scambio di idee”, scrive. Quel che è davvero sciocco, spiega, è spendere centinaia di dollari (o centinaia di migliaia al cambio di oggi, o persino milioni) per scoprire che la nostra idea non funziona, quando qualcun altro ci ha già provato e ne ha scritto, e può spiegarci “esattamente perché non è una buona idea.”3
Per aiutare i lettori nelle loro ricerche, Minaker include un’appendice di 35 pagine che elenca libri, riviste, periodici, dépliant e pubblicazioni del governo sul tema della fondazione e gestione di un’impresa. In tutto ci sono 859 diverse citazioni su come avere successo nel business che abbiamo scelto di avviare.
Warren ha imparato bene quella lezione. Nella sede di Berkshire Hathaway a Omaha, la stanza più grande del piano che ospita gli uffici dei dirigenti non è l’ufficio di Warren ma la biblioteca in fondo al corridoio. È tappezzata di schedari che traboccano di storie di aziende. In quei cassetti sono riposte tutte le relazioni annuali, passate e presenti, di tutte le principali aziende quotate in borsa. Warren le ha lette tutte. Da esse ha appreso non solo cosa funzionava e cos’era redditizio, ma soprattutto quali strategie di business hanno fallito e hanno fatto perdere soldi.
Il secondo passo per lo sviluppo di una Money Mind è molto semplice da formulare ma difficile da tradurre in atto per molte persone. Si può riassumere in una parola: agire. Ovvero, nell’efficace definizione di Minaker: “Il modo giusto per iniziare a guadagnare è iniziare.”4 Centinaia di migliaia di persone sognano di avviare un’attività, osserva l’autrice, ma non lo fanno mai perché restano impantanate. Aspettano che la situazione dell’economia migliori, o magari che si sblocchi la loro situazione personale, o semplicemente aspettano il momento giusto. Spesso ritardano “perché non riescono a vedere con chiarezza davanti a sé.” È un invito a essere consapevoli che il momento perfetto non è riconoscibile in anticipo, e aspettarlo è semplicemente un modo per nascondersi dietro la sicurezza del non far niente.
Un’altra manifestazione di questo fenomeno, osserva Minaker, sono le persone che si paralizzano perché passano troppo tempo a chiedere consigli agli altri. “Se chiedete consiglio a un numero sufficiente di persone”, avverte, “è quasi sicuro che finirete per non fare nulla.”5 Questo suggerimento sembra in contraddizione con il precedente (imparate il più possibile), ma in realtà è questione di buonsenso. Trovare l’equilibrio giusto tra istruirsi e sapere quando iniziare ad agire è, in effetti, un tratto fondamentale della Money Mind.
Chi ha studiato Warren Buffett riconoscerà certamente il consiglio di Minaker. Sì, Warren discute di grandi idee con il socio d’affari di una vita, Charlie Munger. Ma è anche vero che, se Warren ritiene che Berkshire stia per fare un buon acquisto, non passa tutto il giorno a parlare al telefono. Non indugia mai prima di prendere una decisione definitiva perché il mercato azionario sta salendo o scendendo, o le previsioni vedono i tassi di interesse in salita o in discesa. Se è una buona azienda a un buon prezzo, Warren agisce.
Oltre ai consigli, Minaker offre anche alcune perle di ispirazione. “Fondare una nuova attività è come essere il capitano di una nave che molla gli ormeggi ed esce dal porto: dobbiamo fare affidamento sulle competenze che abbiamo e sulla nostra capacità di giudizio”, scrive. Lo definisce l’aspetto che dà più soddisfazioni nella vita di un imprenditore.6
È facile immaginare il giovane Warren che constata la verità di quelle parole. Da quando aveva iniziato a vendere bibite e caramelle a sei anni, Warren era sempre stato il capo di se stesso. Era sicuro di sé e amava l’indipendenza. Quando si diplomò al liceo era già il sedicenne più ricco di Omaha. È probabile che fosse il “self-made teenager” più ricco del mondo. Ma non era ancora il milionario che si era vantato di poter diventare. Per arrivare fin lì, doveva continuare a studiare.
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Nel 1947 si iscrisse alla Wharton School of Finance and Commerce della University of Pennsylvania. Benché il padre lo spingesse a proseguire gli studi, Warren non era molto motivato. Gli sembrava di ottenere già buoni risultati e che il college fosse una perdita di tempo.
In ogni caso aveva già letto più di cento libri sul business e gli investimenti: cosa poteva insegnargli l’università?
Warren aveva ragione. Dopo due deludenti anni alla Wharton gli fu chiaro che ne sapeva più dei suoi professori sulla contabilità e sul business. Passava più tempo nelle società di intermediazione di Filadelfia a sviscerare il mercato azionario che non a studiare per gli esami. All’inizio del semestre autunnale del 1949, nelle aule, di Warren non c’era traccia.
Tornato a Omaha, si iscrisse alla University of Nebraska e prese una laurea di primo livello in un solo anno, frequentando quattordici corsi in due semestri. Per tutto quell’anno, e anche dopo la laurea, quasi ogni giorno lo si poteva trovare in biblioteca intento ad assorbire tutti i libri che riusciva a trovare sul business e gli investimenti.7
In quell’estate del 1950 trovò da qualche parte una copia di un libro di Benjamin Graham uscito da poco, L’investitore intelligente. Più delle altre centinaia di libri che aveva letto, considera questo come il libro che gli ha cambiato la vita.
Lo indusse a informarsi sulle diverse business school, e quella stessa estate scoprì che Benjamin Graham e David Dodd, coautori del classico testo Security Analysis, figuravano come docenti alla Columbia University. “Ho pensato però che fossero morti da tempo”, ricorda.8 Si affrettò a presentare domanda di ammissione alla Columbia e fu accettato. A settembre del 1950 era a duemila chilometri da Omaha, nel campus di New York.
Il primo corso che seguì fu “Finance 111-112, Investment management and Security Analysis”, tenuto da David Dodd.9 Prima di andare a New York si era procurato una copia di Security Analysis, e al suo arrivo alla Columbia lo sapeva già praticamente a memoria. “La verità era che conoscevo quel libro come le mie tasche. Conoscevo letteralmente quasi tutti gli esempi presenti in quelle settecento o ottocento pagine. L’avevo divorato”, ricorda.10
All’inizio del semestre primaverile del 1951 Warren non stava più nella pelle. Il corso successivo era tenuto da Benjamin Graham: un seminario che univa gli insegnamenti di Security Analysis a lezioni tratte dall’Investitore intelligente e le...

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