CAPITOLO 1
I certificati di investimento
I certificati, chiamati anche certificates, sono un prodotto finanziario, nato in Germania negli anni novanta e arrivato in Italia nei lontani primi anni 2000, e sopravvissuto allo tsunami finanziario del 2007-2008. Nel corso degli ultimi 6-7 anni stanno prendendo sempre più piede all’interno del portafoglio degli investitori italiani a una velocità che oggi appare inarrestabile. Come illustrato nella Tabella1.1 e nella Figura 1.1 elaborate su dati Acepi, ogni anno aumenta l’ammontare monetario collocato ma anche il numero dei certificati emessi e i volumi di scambio.
TABELLA 1.1 – I collocamenti di certificati a partire dal 2006.
Anno | Collocato |
2006 | 1.799,01 |
2007 | 2.766,16 |
2008 | 1.297,34 |
2009 | 2.716,48 |
2010 | 4.031,33 |
2011 | 2.772,41 |
2012 | 2.531,79 |
2013 | 6.327,27 |
2014 | 8.163,71 |
2015 | 10.646,80 |
2016 | 7.006,47 |
2017 | 7.671,12 |
2018 | 11.078,42 |
2019 | 17.165,62 |
2020 | 12.621,41 |
FIGURA 1.1 – L’andamento storico dei collocamenti di certificati in Italia.
A oggi i certificati sono un mondo in continua evoluzione, ogni anno nascono prodotti con strutture e caratteristiche nuove e possiamo affermare come non rappresentino una semplice moda del momento ma, al contrario, siano considerati dai risparmiatori e dai consulenti, come una nuova soluzione di investimento, destinata a essere sempre più presente nel corso dei prossimi anni nel portafoglio dei risparmiatori italiani.
I motivi di questo successo sono numerosi, come avrai modo di appurare nel corso dei prossimi capitoli, per cui, in questa sede, mi limito a citarti l’efficienza fiscale e la possibilità di recuperare minusvalenze, la duttilità che rende questo prodotto utile a ogni tipologia di investitore e per soddisfare ogni obiettivo finanziario, ma anche la capacità di generare rendimento e flusso cedolare, anche in questa fase storica che si caratterizza per i tassi a zero del mercato obbligazionario.
In questo primo capitolo ti aiuterò a prendere confidenza con le caratteristiche principali dei certificates mentre nei prossimi entreremo più nel dettaglio delle caratteristiche e degli aspetti operativi.
Procediamo quindi per gradi, partendo dal concetto base: che cosa sono i certificati di investimento.
CHE COSA SONO I CERTIFICATI DI INVESTIMENTO
I certificati di investimento sono strumenti finanziari strutturati e derivati, negoziati su mercati regolamentati, che vengono costruiti attraverso strategie composte con le opzioni e che, attraverso una gestione passiva, permettono di investire in un’attività finanziaria, chiamata sottostante, replicandone l’andamento, con o senza l’effetto leva.
Ciascuno dei certificates nasce quindi dalla combinazione e dall’unione di singole opzioni, che gli emittenti negoziano OTC (Over The Counter), e che, dopo essere state unite insieme, danno vita a un unico e nuovo strumento finanziario strutturato.
In pratica queste opzioni saranno utilizzate per costruire una strategia operativa che verrà cartolarizzata1 e negoziata in tempo reale su un mercato, come il SeDeX di Borsa Italiana o il Cert-X dell’Eurotlx.
Detto in altre parole, acquistare un certificato significa acquistare una strategia operativa, realizzata attraverso le opzioni, che, in base a come viene declinata, può permettere una forma di protezione del capitale oppure consente di assumere una posizione rialzista, ribassista o neutra sul mercato oppure può permettere all’investitore di ottenere un’entrata periodica (stacco di una cedola) oppure un generico rendimento a scadenza (bonus).
Come illustrato nella Figura 1.2, un certificato Bonus Cap, per esempio, è costruito attraverso una strategia che prevede di assemblare tre opzioni:
•l’acquisto di una opzione call;
•l’acquisto di una opzione put;
•la vendita di un’opzione call.
FIGURA 1.2 – La costruzione di un certificato Bonus Cap attraverso una strategia in opzioni.
Generalmente, appena l’investitore italiano sente la parola “strumento derivato” si blocca e tende a scartare a priori il prodotto finanziario.
Purtroppo, gli italiani hanno scarsa cultura finanziaria e nella loro mente la parola derivato è sinonimo di elevato rischio e di strumento da evitare come la peste perché potrebbe portare a perdere tutti i soldi investiti.
In realtà, la parola derivato identifica un prodotto finanziario la cui quotazione (prezzo) deriva dalla quotazione di un altro prodotto, chiamato sottostante, a cui è collegato, come per esempio un’azione oppure un indice azionario: questo significa, a titolo di esempio, che il prezzo di un certificato (strumento derivato) sul titolo Eni sarà direttamente collegato all’andamento del prezzo dell’azione Eni (sottostante).
Ti dirò di più, in origine gli strumenti derivati sono nati con la funzione di assicurazione per coprire un’operazione oppure un portafoglio dal rischio di ribasso del mercato finanziario.
Mi raccomando quindi: non farti prendere dall’irrazionalità e cancella dalla tua mente tutti i preconcetti negativi che hai sugli strumenti derivati.
Ti garantisco che nelle prossime pagine scoprirai uno strumento talmente affascinante ed efficiente di cui non potrai più fare a meno all’interno del tuo portafoglio. Non preoccuparti se in questo momento alcune parole o alcuni concetti non ti sono chiari, come il termine Cash Collect, si tratta infatti di termini specifici che ti descriverò nelle prossime pagine e che sarai perfettamente in grado di comprendere e di padroneggiare al termine del libro.
GLI ATTORI DEL MERCATO DEI CERTIFICATI
Quando un risparmiatore compra un certificato, acquista un prodotto finito e spesso non si chiede quali siano i passaggi, le logiche e gli attori che ne hanno permesso la genesi. In questa sede descriveremo sinteticamente qual è il processo che conduce dalla ideazione fino alla commercializzazione di un certificato di investimento. Dal punto di vista operativo, la creazione e la commercializzazione di un certificato coinvolgono numerose figure professionali, ciascuna di queste svolge un ruolo specifico e persegue un proprio obiettivo.
A) L’emittente
È la società che costruisce il prodotto e lo mette a disposizione degli investitori. Generalmente si tratta di una banca d’affari che ha come obiettivo quello di vendere e di generare utili derivanti dalle commissioni di emissione. La costruzione si svolge in tre passaggi, ciascuno dei quali prevede una figura specifica che lavora in modo direttamente collegato alle altre.
Il primo passaggio che conduce alla costruzione di un certificato consiste nell’analisi del mercato da parte dei sales, ossia degli addetti all’area commerciale che, essendo a contatto con gli investitori istituzionali, con i consulenti finanziari e con i risparmiatori, hanno il polso della situazione e delle esigenze dei clienti. Generalmente gli emittenti tendono a costruire prodotti “a colpo sicuro”, ossia costruiscono prodotti ad hoc per l’investitore istituzionale che li richiede per la propria clientela oppure che strizzano l’occhio alla moda del momento e che assecondano le esigenze e i desiderata degli investitori, che purtroppo non sono quasi mai razionali ma operano sull’onda dell’emotività del momento oppure delle performance passate di un determinato sottostante. Ovviamente non mancano casi di emittenti che si caratterizzano per la capacità di innovare e di creare strutture particolarmente interessanti, anticipando i bisogni dei risparmiatori.
Il secondo passaggio consiste nella costruzione vera e propria del certificato che è demandata alla figura dello strutturatore. Lo strutturatore è colui che si occupa dell’ingegneria finanziaria e che studia come assemblare le opzioni in modo da individuare la combinazione e la soluzione più efficiente per assecondare le richieste e gli spunti offerti dall’area commerciale. Lo strutturatore non necessariamente è una persona fisica, spesso si tratta di una piattaforma: gli emittenti più evoluti si sono dotati infatti di piattaforme tecnologicamente avanzate in grado di automatizzare il lavoro manuale dello strutturatore, velocizzando ed efficientando il processo di ricerca e selezione delle opzioni. Nel costruire il certificato lo strutturatore tiene conto sia delle opzioni che compongono la struttura, sia del costo della copertura (hedging) per cui lavora a stretto contatto con l’ultima figura chiave che è quella del trader.
Il terzo passaggio è demandato alla figura del trader che è colui che ha il compito di costruire e garantire la copertura del rischio (“hedging” in gergo tecnico) dei certificati quotati sul mercato e di fungere da specialist o da market maker. Il lavoro del trader è particolarmente delicato e complesso perché necessita di analizzare contemporaneamente tutte le variabili che determinano il prezzo del sottostante e del certificato, come la volatilità implicita e tutte le greche delle opzioni, in modo da individuare, giorno per giorno, la soluzione più efficiente per coprire il rischio operativo. Nella maggior parte dei casi il trader lavora con il supporto di una piattaforma tecnologicamente avanzata che gli fornisce le indicazioni di prezzo, rielaborando tutte le variabili del mercato in tempo reale.
Infine, in questo spazio è opportuno specificare come l’emittente abbia interesse che l’esito dell’operazione sia positivo per il risparmiatore, che altrimenti, dopo essersi scottato le dita, difficilmente tornerà ad acquistare nuovamente un certificato.
Questo significa che nessun emittente mette in essere manovre perché il certificato non paghi le cedole o il bonus oppure perché si verifichi l’evento barriera, in modo da rimborsare a scadenza un importo inferiore rispetto al valore nominale, come talvolta si legge su qualche sito o social network.
B) La rete distributiva
È l’intermediario finanziario che si occupa della distribuzione o collocamento, ossia che aiuta l’emittente a vendere il prodotto. Alcune banche emittenti hanno una propria rete distributiva, sulla qua...