Sul fascismo
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Questa raccolta di scritti gramsciani, presentati in ordine cronologico, mette in luce l'evoluzione del pensiero dell'autore sul fenomeno fascista. Gramsci coglie progressivamente, quasi come una cronaca, i caratteri e il ruolo storico-sociale di quei fasci di combattimento, di quelle squadre d'azione che sulla scena italiana ed europea del dopoguerra costituivano agli occhi del movimento operaio un dato del tutto nuovo. Nell'interpretazione del nuovo, Gramsci si richiamò, fra i primi in Europa, al metodo di Marx. È la prima volta che un comunista si avvia su questa strada, verso una definizione del fascismo su cui più tardi, su scala europea e nell'ambito della Terza Internazionale, fioriranno dibattiti e si misureranno posizioni diverse.

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Spagna Testo largamente censurato nell'Ordine Nuovodel 1° maggio1919; ripubblicato col titolo:Un paese senza Stato, e con alcune integrazioni al posto dei brani censurati, sull'Avanti!, ed. piemontese del 6 maggio 1919. Tra parentesi quadre riportiamo i

La crisi in cui si dibatte la vita politica spagnuolas'èiniziata il 1° giugno 1917 col pronunciamentopretoriano dei Comitati (Juntas) di difesa militare, chedeterminarono lo scoppio di uno sciopero generale rivoluzionario,soffocato con la strage nell'agosto successivo.
I rapporti di classe si sono profondamente modificati in Ispagnaper effetto della guerra mondiale: si è formata una classenuova di proprietari, per lo spostarsi della ricchezza nazionalenelle mani dei nuovi ricchi, che hanno trafficato sulla miseria ela morte dei concittadini; si è esasperata la tensione socialeper il formarsi di una moltitudine di poverissimi, che mancanodella elementare sicurezza fisiologica del domani; si ècostituito un proletariato organizzato rivoluzionario energico edisciplinato, che risorge piú potente e piú audace daogni lotta.
Dall'agosto 1917 la Spagna è controllata e oppressa daiComitati militari, consigli irresponsabili di pretoriani cheoperano localmente, pensosi solo di mantenere intatti e accrescereprivilegi e immunità ottenuti in un momento di paura.
Lo Stato non ha piú alcun potere e alcuna funzione; ildominio della legge è soppiantato dall'arbitrio di rozzi ecrudeli uomini che si credono competenti in ogni scibile pervirtù della sciabola e dei galloni. I generali minacciano,approvano, biasimano l'opera dei governi che non riescono areggersi e ad esplicare una attività sistematica per questaingerenza continua e provocatrice che toglie ogni prestigio alleistituzioni ed ha abolito di fatto lo Stato: il parlamento, lamagistratura, la pubblica amministrazione sono state incorporatenell'attività generale del militarismo.
La vita collettiva della nazione è cosí uscita fuori,anche formalmente, da ogni legalità costituzionale eattraversa una fase sussultoria, che rende impossibile ogniprevisione delfuturo prossimo, che è distruzione di ricchezzae di vite umane, che è disordine crudele e caos barbarico. LaSpagna è un paese senza Stato; [essa è entrata in mododefinitivo, in quella fase oscura e catastrofica, caratterizzatadallo sciogliersi di ognivincolo sociale omogeneo e daldisfacimento di ogni disciplina politica unitaria, verso la qualesi avviano tutti gli aggregati capitalistici].
Le reazioni sociali a una tale «sistemazione» degliaffari pubblici sono state diverse e di varia natura. Icetiregionali della classe proprietaria iniziarono movimentiantidinastici, per l'autonomia della Guascogna e della Catalogna,che mascheravano malamente il desiderio degli armatori, deiproprietari di miniere e di aziende industriali (la Catalogna e laGuascogna sono le due zone piú ricche della Spagna) disottrarre al fisco dello Stato accentrato a Madrid lo scelleratofrutto delle forniture di guerra all'Intesa, di esonerarsi da ognitributo allo Stato, proprio quando lo Stato maggiormente avevabisogno dicespiti per l'amministrazione generale, di risanare, conprovvidenze e lavori pubblici, le ferite mortali inferte allasocietà spagnuola dalla speculazione sfrenata degliavventurieridell'industria e del commercio.
Cosí la classe proprietaria si decomponeper lo stimolo deifermenti particolaristici ed egoistici disgregando e sgretolando laproduzione e la vita politica mentre il proletariato, sul qualericadono pesantemente le conseguenze economiche del disordine, sicompone come personalità distinta, consapevolmente eenergicamente fattiva.
Lo spirito di classe si educa, il movimento sindacale attingeuna ampiezza e una pienezza spirituale sbalorditive, diventando laprima e la piú potente forza sociale organizzata edisciplinata nazionalmente della Spagna.
La «plebe» spagnuola, individualista come tutti gliaggregati umani che non hanno subito le esperienze dolorose dellosfruttamento intensivo dell'industrialismo, s'assoggetta neisindacati operai a una disciplina che stupisce e addolora gliammiratori letterati della Spagna romantica tradizionalegitani-mandole-tauromachie. In pochi mesi il proletariato spagnuoloha realizzato uno sforzo rude, la cui efficacia è rivelata dairecentissimi avvenimenti: lo sciopero generale è statoproclamato e attuato a Barcellona con una fulminea unanimitàche ha sorpreso e interrorito la classe proprietaria. Ma il fattopiú esemplare è stata l'istituzione della censura rossaoperaia come pegno di fraterna solidarietà fra i lavoratori.Appena il governo sospese le garanziecostituzionali e comunicòil catalogo delle quistioni che i giornali non potevano trattare,il sindacato dei tipografi decretò una contro censura einterdisse ai giornali di pubblicare notizie e giudizi che potevanospezzare la disciplina rivoluzionaria degli operai; i tipografi sirifiutarono di comporre le informazioni riguardanti ripreseparzialidi lavoro, atti di sabotaggio, di intimidazione governativa opadronale, repressioni poliziesche o militaresche ecc.; il decretosindacale sulla censura rossafu scrupolosamente rispettato anchedai tipografi disorganizzati dei giornali clericali.
Il movimento operaio, sviluppatosi per contraccolpi socialicosí repentini e anormali, si è organizzato e ha presoforma all'infuori dei tradizionali partiti sovversivi di Spagna:[esso è orientato decisamente verso il comunismo dei Consiglidegli operai e contadini e ha fatto proprio il linguaggio deibolscevichi russi (oltreNuestra palabra, i comunistispagnuoli pubblicanoEl sovieteElmaximalista).]
Questa formidabile spinta proletaria ha determinato nuovereazioni e nuovi orientamenti nella mentalità della classepossidente e nei ristretti gruppi politici che si succedonoininterrottamente al governo.
Pochi mesi fa la Catalogna borghese pareva tutta fieramenteunita contro il governo centrale, che si appoggiava sull'esercitocontro la minaccia separatista. Gli operai rimanevano indifferentisulla quistione dell'autonomia e il governo lusingò gli operaicon leggi sociali e cercò di punire quegl'imprenditori che,abusando e approfittando del disordine pubblico, contravvenivano aidecreti sul contratto di lavoro e licenziavano chi osasseprotestare.
[L'alta borghesia e gli industriali, interroriti dal montaredell'onda proletaria, si allearono perciò ai Comitati didifesa militare contro gli operai e il governo centrale.] Laborghesia stessa si armò. Già nell'agosto 1917 i membridel circolo piú aristocratico di Madrid avevano domandato alministro dell'interno la patente di «poliziottionorari».Oggi la borghesia si èarmata regolarmente, costituendo i corpidi milizia deiSomaten(«Stiamo attenti!») che,[in unione ai Comitati militari,] esercitano sul paese un poterearbitrario e terroristico che inceppa la produzione economica esvuota e paralizza l'azione dello Stato.
Il Parlamento era un fantasma; esso è rimasto chiuso quasisempre durante la guerra; nessun governo vitale poteva nascere daun Parlamento i cui 400 deputati si dividono in 22 cricchepersonali. L'azione parlamentare è stata sostituita dal regimedei decreti a getto continuo, che rimangono lettera morta per ilmarasma amministrativo [e il prevalere dei gruppi pretoriani e deiSomaten.
La mentalità del militarismo spagnolo è tutta dipintada questo episodio: il governatore militare di Madrid, generaleAguilera, chiamato dal presidente Romanones, quando la minacciadello sciopero generale incombeva sulla capitale, pose questecondizioni per ubbidire al capo dello Stato: «Ogni cartucciasparata deve significare un morto. Si batterà duramente, senzadistinzione di sesso. Si dovrà essere implacabili contro tuttii manifestanti, uomini e donne».] Il potere arbitrarioconcesso ai privati «difensori della proprietà» hasignificato nel mese [di febbraio l'uccisione a revolverate di trepiccoli contadini saliti in ferrovia senza biglietto.]
L'insanabile conflitto tra lo Stato regolare e lo Stato deicomitati militari e deiSomatensi è rivelato in tuttala sua gravità nella caduta del ministero Romanones el'assunzione al governo del ministero Maura-La Cierva. Ilgovernatore civile di Barcellona, signor Montanes, aveva fattoscarcerare gli organizzatori dei sindacati operai arrestati per losciopero generale. I comitati militari minacciarono di morte ilMontanes se non si dimetteva dalla sua carica dopo aver rimesso inprigione gli scarcerati. I comitati militari erano spalleggiati dalgenerale Milan Del Bosch, governatore militare, che inviò unaintimazione a Romanones, rimproverandolo di non avergli concesso ipieni poteri assoluti per mobilizzare gli operai e costringerli ailavori forzati. Il ministero Romanones si dimette: i pretorianidelle Juntas pongono il veto alla formazione di un ministero di cuifacciano parte il riformista Melquiades Alvarez e il liberale Alba;solo il ministero del sangue Maura-La Cierva èdi lorogradimento.
[Esso non può vivere nell'orbita costituzionale. Gode la«fiducia» delle forze irresponsabili, non gode la fiduciadel parlamento. Cosí il re ha concesso l'autorizzazione alloscioglimento delle Cortes: i comizi elettorali dovrebbero essereconvocati immediatamente. Ma non si può dire ancora se leelezioni avranno luogo; i rivoluzionari si asterranno e nonsarà un'astensione pacifica.]

L'Italia, le alleanze e le colonie Avanti!, ed piemontese, 10 maggio 1919. Non firmato.

La Lega delle nazioni doveva rappresentare, nel mito dellaguerra democratica, il superamento storico di ogni sistema diequilibrio ottenuto attraverso le alleanze parziali e le intesecordiali. Appunto perciò, contemporaneamente al trattatopreliminare di pace — nel quale la Lega delle nazioni apparveper la prima volta come personalità giuridica internazionaleattiva ed operante — è stato pubblicato un comunicatoufficiale che annunzia una alleanza militare tra gli Stati Uniti,la Gran Bretagna e la Francia.
La Germania verrà ridotta a una cosa vana senza soggettostatale; non avrà esercito, non avrà materiale bellico,sarà isolata dalla Francia da una vastissima zona senzafortificazioni, senza un apparato permanente difensivo e offensivo,non avrà sottomarini, avrà una flotta navale minima, nonavrà una flotta aerea. Eppure contro le«aggressioni» tedesche, la Francia non si crede tutelatasufficientemente; il presidente Wilson e Lloyd George credonoanch'essi che la Francia non sia tutelata sufficientemente eperciò si sono obbligati di proporre al Senato degli StatiUniti e al Parlamento della Gran Bretagna un impegno, ai terminidel quale gli Stati Uniti e la Gran Bretagna «voleranno»in aiuto della Francia in caso d'aggressione non provocata ediretta contro diessa da parte della Germania.
Per la sua portata, questo trattato di alleanza è di granlunga piú importante del trattato di pace; esso è anziilvero trattato di pace, in quanto assicura permanentementel'egemonia del blocco anglo-sassone nel mondo, che s'èaccaparrato, associandosi la Francia, una magnifica testa di pontein Europa. La divisione della preda avviene perfettamente secondolo schema della favola; l'«impegno» anglo-americano neriproduce la fase «quia nominor leo».
Risulta sempre piú evidentein quale tristissima posizioneinternazionale sia venuto a trovarsi lo Stato capitalista italiano.L'Italia è senza alleati. L'Italia è stata ridotta apupilla della Lega delle nazioni, cioè dell'Inghilterra, degliStati Uniti e della Francia. L'Italia haampliato la sfera della suasovranità nominale, ma ha perduto la sua sovranitàeffettiva di grande potenza.
L'Italia era «assurta» al rango di grande potenza, peril gioco d'equilibrio tra le grandi coalizioni militari eimperiali. Il re d'Italia aveva continuato la politica dei principipiemontesi: una continua altalena tra l'Oriente e l'Occidente, tral'Austria e la Francia. Cosí il Piemonte era riuscito arafforzarsi e ad estendere la sua sovranità fino alle Alpi, daNizza al Monte Bianco (Ginevra sfuggi per miracolo al giocopaziente ed audace), cosí era riuscito a diventare l'Italiacon Roma capitale, cosí continuò, con la Triplicealleanza e con gli accordi inglesi, a inserirsi in un giocopiú ampio, che avrebbe dovuto avere per teatro il mondo.
Il regno della concorrenza politica internazionale ètramontato, insieme alle altre forme di concorrenza (è questouno dei segni piú manifesti del disfacimento del sistemacapitalistico, al quale vengono meno le condizioni essenziali disviluppo storico e di vita): la vita internazionale èirrigidita in un monopolio di potenza: Inghilterra-Stati Uniti(Francia). Crollato completamente l'antagonistagermanico-austro-ungarico, è finita per l'Italia capitalistaogni possibilità di altalenarsi e quindi di svilupparsi comepotenza internazionale: per uno Stato capitalista ciò chesignifica la paralisi e la decadenza immancabile.

L'unità nazionale L'Ordine nuovo,4 ottobre 1919. Non firmato.

La borghesia italiana è nata e si è sviluppataaffermando e realizzando ilprincipio dell'unità nazionale.Poiché l'unità nazionale ha rappresentato nella storiaitaliana, come nella storia degli altri paesi, la forma di unaorganizzazione tecnicamente piú perfetta dell'apparatomercantile di produzione e di scambio, la borghesia italiana èstata lo strumento storico di un progresso generale dellasocietà umana.
Oggi, per gli intimi, insanabili conflitti creati dalla guerranella sua compagine, la borghesia tende a disgregare la nazione, asabotare e a distruggere l'apparato economico cosípazientemente costruito.
Gabriele D'Annunzio, servo smesso della massoneriaanglo-francese, si ribella ai suoi vecchi burattinai, racimola unacompagnia di ventura, occupa Fiume, se ne dichiara «padroneassoluto» e costituisce un governoprovvisorio. Il gesto diD'Annunzio aveva inizialmente un mero valore letterario: D'Annunziopreparava e viveva gli argomenti di un futuro poema epico, di unfuturo romanzo di psicologia sessuale e di una futura collezione di«Bollettini di guerra» del comandante GabrieleD'Annunzio.
Niente di straordinario e di mostruoso nell'avventura letterariadi Gabriele D'Annunzio: è possibile che in una classe, sanapoliticamente e spiritualmente perché coesa e organizzataeconomicamente, esistano dei singoli, pazzipoliticamenteperché dissestati, perché non inscrittiin una realtàeconomica concreta.
Ma il colonnello D'Annunzio trova dei seguaci, ottiene che unaparte della classe borghese assuma una forma imperniando la suaattività nel gesto di Fiume. Il governodi Fiume vienecontrapposto al governo centrale, la disciplina armata al poteredel governo di Fiume viene contrapposta alla disciplina legale delgoverno di Roma.
Il gesto letterario diventa un fenomeno sociale. Come in Russiai governi di Omsk, di Ekaterinodar, di Arcangelo ecc., in Italia ilgoverno di Fiume viene assunto come la base di una riorganizzazionedello Stato, come l'energia sana, che rappresenta il«vero» popolo, la «vera» volontà, i«veri» interessi, la quale deve scacciare dalla capitalegli usurpatori. D'Annunzio sta a Nitti come Kornilov a Kerenskij.Il gesto letterario ha scatenato in Italia la guerra civile.
La guerra civile è stata scatenata proprio dalla classeborghese che tanto la depreca, a parole. Perché guerra civilesignifica appunto urto dei due poteri che si disputano a manoarmata il governo dello Stato, urto che si verifica, non in campoaperto tra due eserciti ben distinti, schierati regolarmente, manel seno stesso della società, come scontro di gruppiraccogliticci, come molteplicità caotica di conflitti armatiin cui non è possibile, alla grande massa di cittadini,orizzontarsi, in cui la sicurezza individuale e dei beni sparisce ele succede il terrore, il disordine, l'«anarchia». InItalia, come in tutti gli altri paesi,come in Russia, come inBaviera, come in Ungheria, è la classe borghese che hascatenato la guerra civile, che immerge la nazione nel disordine,nel terrore, nell’«anarchia». La rivoluzionecomunista, la dittatura delproletariato sono state, in Russia,inBaviera, in Ungheria e saranno in Italia, il tentativo supremodelle energie sane del paese per arrestare la dissoluzione, perripristinare la disciplina e l'ordine, per impedire che lasocietà si inabissi nella barbarie bestiale inerente alla famedeterminata dalla cessazione del lavoro utile durante il periododel terrorismo borghese.
Poiché ciò è successo, poiché il gestoletterario ha dato inizio alla guerra civile, poichél'avventura dannunziana ha rivelato e dato forma politica a unostato di coscienza diffuso e profondo, se ne conclude che laborghesia è morta come classe, che il cemento economico che larendeva coesa è stato corroso e distrutto dai trionfantiantagonismi di casta, di gruppo, di ceto, di regione; se neconclude che lo Stato parlamentare non riesce piú a dare formaconcreta alla realtà obbiettiva della vita economica e socialedell'Italia.
E l'unità nazionale, che si riassumeva in questa forma,scricchiola sinistramente. Chi si meraviglierebbe leggendo domanila notizia che a Cagliari,a Sassari, a Messina, a Cosenza, aTaranto, ad Aosta, a Venezia, ad Ancona... un generale, uncolonnello o anche un semplice tenente degli arditi è riuscitoa far ammutinare dei reparti di truppa, ha dichiarato di aderire algoverno di Fiume e ha decretato che i cittadini della suagiurisdizione non devono piú pagare le imposte al governo diRoma?
Oggi lo Stato centrale, il governo di Roma, rappresenta i debitidi guerra, rappresenta la servitù verso la finanzainternazionale, rappresenta una passività dicento miliardi.Ecco il reagente che corrode l'unità nazionale e la compaginedella classe borghese; ecco la causa sotterranea che illumina ilfatto del come ogni atto di indisciplina «borghese», diindisciplina nell'ambito della proprietà privata, diinsurrezione «reazionaria» contro il governo centraletrovi aderenze, simpatie, giornali, quattrini. Se un tenente degliarditi fonda un governo a Cagliari, a Messina, a Cosenza, aTaranto, ad Aosta, ad Ancona, a Udine, contro il governo centrale,egli diventail perno di tutte le diffidenze, di tutti gli egoismidei ceti proprietari del luogo, egli trova simpatie, adesioni,quattrini, perché questi proprietari odiano lo Stato centrale,vorrebbero esonerarsi dal pagamento delle imposte che lo Statocentrale dovrà imporre per pagare le spese di guerra.
I governi locali, dissidenti sulla questione di Fiume,diventeranno l'organizzazione di questi antagonismi irriducibili;essi tenderanno a mantenersi, a creare Stati permanenti, comeè avvenuto nell'ex impero russoe nella monarchiaaustro-ungarica. I proprietari di Sardegna, di Sicilia, diValdaosta, del Friuli, ecc. dimostreranno che i popoli sardo,siciliano, valdostano, friulano ecc. non sono italiani, chegià da tempo aspiravano all'indipendenza, che l'operadiitalianizzazione forzata che il governo di Roma ha condotto, conl'insegnamento obbligatorio della lingua italiana, è fallita,e manderanno memoriali a Wilson, a Clemenceau, a Lloyd George... enon pagheranno le imposte.
In tali condizioni è stata ridottala nazione italiana dallaclasse borghese, che in ogni sua attività tende solo adaccumulare profitto. L'Italia è psicologicamente nelle stessecondizioni di prima del '59: ma non è piú la classeborghese che oggi ha interessi unitari in economia e in politica.Storicamente la classe borghese italiana è giàmorta,schiacciata da una passività di cento miliardi,disciolta dagli acidi corrosivi dei suoi interni dissidi, dei suoiinguaribili antagonismi. Oggi la classe «nazionale»è il proletariato, è la moltitudine degli operai econtadini, dei lavoratori italiani, che non possono permettere ildisgregamento della nazione, perché la unità dello Statoè la forma dell'organismo di produzione e di scambio costruitodal lavoro italiano, è il patrimonio di ricchezza sociale chei proletari vogliono portare nell'Internazionale comunista. Solo loStato proletario, la dittatura proletaria, può oggi arrestareil processo di dissoluzio...

Table of contents

  1. Lotta di classe e guerra
  2. Il riformismo borghese Avanti, ed. piemontese, 5 dicembre 1917. Non firmato.
  3. Cavour e Marinetti Il grido del Popolo, 16 marzo 1918. Non firmato.
  4. Nazionalismo rivoluzionario
  5. Un romanzo economico-politico
  6. Dilettantismo nazionalista
  7. Il regime dei pascià Avanti!,ed. piemontese,il 28 luglio 1918, in "Sotto la Mole".
  8. Covre Avanti!, ed. piemontese, il 19 marzo 1919, in "Sotto la Mole".
  9. Spagna Testo largamente censurato nell'Ordine Nuovodel 1° maggio1919; ripubblicato col titolo:Un paese senza Stato, e con alcune integrazioni al posto dei brani censurati, sull'Avanti!, ed. piemontese del 6 maggio 1919. Tra parentesi quadre riportiamo i
  10. L'Italia, le alleanze e le colonie Avanti!, ed piemontese, 10 maggio 1919. Non firmato.
  11. L'unità nazionale L'Ordine nuovo,4 ottobre 1919. Non firmato.
  12. Il potere in Italia Avanti!, ed. piemontese, 11 febbraio 1920. Non firmato.
  13. Gli spezzatori di comizi Avanti!, ed. piemontese, 5 marzo 1920, in "Sotto la Mole".
  14. La fase attuale della lotta Laseguente relazione fu presentata al Consiglio nazionale di Milano dai rappresentanti della sezione socialista e della federazione provinciale torinese e servì come base alla critica dell'opera e dell'indirizzo della direzio
  15. Giolitti al potere L'Ordine Nuovo, 12 giugno 1920. Non firmato.
  16. Previsioni Avanti!, ed. piemontese, 19 ottobre 1920. Non firmato.
  17. Cos'è la reazione? Avanti!, ed. piemontese, 20 novembre 1920. Non firmato.
  18. La forza dello Stato Avanti!, ed. piemontese, 11 dicembre 1920. Non firmato.
  19. Il popolo delle scimmie L'Ordine Nuovo, 2 gennaio 1921. Non firmato. Il titolo è tratto da una novella del primoLibro della giungladi Kipling.
  20. I becchini della borghesia italiana L'Ordine Nuovo, 7 marzo1921. Non firmato.
  21. Italia e Spagna L'Ordine Nuovo, 11 marzo 1921. Non firmato.
  22. Forze elementari
  23. Liberalismo e blocchi L'Ordine Nuovo, 14 maggio 1921. Non firmato.
  24. Socialisti e fascisti L'Ordine Nuovo, 11 giugno 1921. Non firmato.
  25. Sovversivismo reazionario L'Ordine Nuovo, 22 giugno 1921. Non firmato.
  26. Bonomi L'Ordine Nuovo, 5 luglio 1921. Non firmato.
  27. Il carneficee la vittima L'Ordine Nuovo, 17 luglio 1921. Non firmato.
  28. Insurrezione di popolo L'Ordine Nuovo, 23 luglio 1921. Non firmato.
  29. Colpo di Stato L'Ordine Nuovo, 21 luglio 1921. Non firmato.
  30. I due fascismi L'Ordine Nuovo, 25 agosto 1921. Non firmato.
  31. Tra realtà e arbitrio L'Ordine Nuovo, 26 agosto 1921. Non firmato.
  32. Legalità L'Ordine Nuovo, 28 agosto 1921. Non firmato.
  33. La lotta agraria in Italia L'Ordine Nuovo, 31 agosto 1921. Non firmato.
  34. I partiti e la massa L'Ordine Nuovo, 25 settembre 1921. Non firmato.
  35. Il sostegno dello Stato L'Ordine Nuovo, 13 novembre 1921. Non firmato.
  36. Un anno L'Ordine Nuovo, 15 gennaio 1922. Nonfirmato.
  37. La mano dello straniero L'Ordine Nuovo, 4 marzo 1922. Non firmato.
  38. L'esperienza dei metallurgici a favore dell'azione generale L'Ordine Nuovo, 23 maggio 1922. Non firmato.
  39. Le origini del gabinetto Mussolini La correspondance Internationale, 20 novembre 1922. Firmato A. Gramsci. Come per gli altri articoli pubblicati sulla Correspondance internationale (bisettimanale dell'Internazionale comunista pubblicaiin tre lingue a Be
  40. Il nostro indirizzo sindacale Stato operaio, 18 ottobre 1923. Firmato Antonio Gramsci.
  41. Che fare? La voce della gioventù, 1° novembre 1923. Firmato Giovanni Masci.
  42. Come va posto il problema.
  43. Ha la classe operaia la sua ideologia?
  44. L'inizio... dell'inizio!
  45. Parlamentarismo e fascismo in Italia La correspondance internationale, 28 dicembre 1923. Firmato G. Masci.
  46. Il fallimentodel sindacalismo fascista La correspondance internationale, 3 gennaio 1924. Firmato G. Masci.
  47. Italia eJugoslavia La correspondance internationde, 30 gennaio 1924. Firmato Masci.
  48. Il problema di Milano L'Unità, 21 febbraio 1924. Non firmato. È il primo articolo di Gramsci pubblicato nell'Unità, il cui primo numero era uscito il 12 febbraio 1924.
  49. Il partito popolare L'Unità, 22 febbraio 1924. Non firmato.
  50. Gioda o del romanticismo L'Unità, 28 febbraio 1924. Firmato Manalive.
  51. «Capo» L'Ordine Nuovo, 1° marzo 1924. Non firmato. Poi nell'Unità, 6 novembre 1924, col titoloLenin capo rivoluzionario, e firmato Antonio Gramsci.
  52. Le elezioni L'Ordine Nuovo, 1° marzo 1924. Non firmato.
  53. Fascismo e forze borghesi tradizionali Dalla lettera di Gramsci a Scoccimarro e Togliatti del 10 marzo 1924. Il titolo è del curatore.
  54. Il Vaticano La correspondance internationale,12 marzo 1924. Firmato G. Masci.
  55. Bonomi e i suoi amici L'Ordine Nuovo, 15 marzo 1924. Non firmato.
  56. Il Mezzogiorno e il fascismo L'Ordine Nuovo, 15 marzo 1924. Non firmato.
  57. Le elezioni in Italia Lacorrespondance Internationale,17 aprile 1924. Firmato G. Masci.
  58. La crisi della piccola borghesia L'Unità, 2 luglio 1924. Non firmato.
  59. Il destino di Matteotti Stato operaio, 28 agosto 1924. Non firmato.
  60. La crisi italiana Relazione al Comitato centrale del partito comunista del 13-14 agosto 1924. L'Ordine Nuovo, 1° settembre 1924. Firmato Antonio Gramsci. L'Unità,26 agosto 1924, col titolo La crisi delle classi medie.
  61. La caduta del fascismo L'Ordine Nuovo, 15 novembre 1924. Non firmato.
  62. Situazione politica
  63. Questione sindacale
  64. Questione Trotskij
  65. La legge sulle associazioni segrete Con questo discorso,pronunciato alla Camera il 16 maggio 1925, Gramsci intervenne contro il disegno di legge Mussolini-Rocco rivolto contro la massoneria e indirettamente contro i partiti antifascisti. Pubblicato nell'
  66. La nuova situazione Intervento al Comitato centrale del partito comunista del 9-10 novembre 1925. Il titolo è del curatore.
  67. Situazione politica
  68. Situazione sindacale
  69. Il fascismo e la sua politica DalleTesiapprovate dal congresso del partito comunista a Lione (gennaio 1926).
  70. La questione sarda e il fascismo Da un carteggio del luglio 1926. Il titolo è del curatore.
  71. Un esame della situazione italiana Testo che Gramsci sottopose a discussione preliminare prima di svolgerlo, come relazione, alla riunione del Comitato direttivo del Partito comunista del 2-3 agosto 1926 (APCI, 396/13-27). La prima parte fu pubblicata in
  72. Le due tendenze del fascismo
  73. Sovversivo DaPassato e presente, Roma, 1971, pp. 32-36.
  74. La questione dell'arditismo DaNote sul Machiavelli, Roma, 1971, pp. 90-92. Il titolo è del curatore.
  75. Giolitti e Croce DaPassato e presente, pp. 45-47.
  76. La favoladel castoro DaPassato e presente,pp. 88-91.
  77. Concordati e trattati internazionali DaNote sul Machiavelli, pp. 327-336.
  78. Ugo Ojetti e i gesuiti DaLetteratura e vita nazionale, Roma, 1971, pp. 191-194.
  79. Curzio Malaparte DaLetteratura e vita nazionale, pp. 214-217.
  80. Giovanni Cena DaLetteratura e vita nazionale, pp. 123-125.
  81. G. A. Fanelli DaGli intellettuali e l'organizzazione della cultura, Roma, 1971, p. 236-239.
  82. Autarchia finanziaria dell'industria Da Note sul Machiavelli, pp. 413-418.
  83. La composizione demografica europea Da Note sul Machiavelli, pp. 404-418.
  84. Popolarità politica di D'Annunzio Da Passato e presente, pp. 30-32.
  85. Il cesarismo Da Note sul Machiavelli, pp. 83-88.
  86. La questione italiana DaNote sul Machiavelli, pp. 255-257.
  87. La paura del kerenskismo Da Passato e presente, pp. 63-64.
  88. Paradigmi di storia etico-politica DaIl materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce, Roma, 1971, pp. 228-230.
  89. Sulla struttura economica nazionale DaNote sul Machiavelli, pp. 242-246.
  90. Caratteri italiani DaPassato e presente, pp. 27-28.
  91. Apoliticismo DaPassato e presente, pp. 28-30.
  92. Origine popolaresca del «superuomo» DaLetteratura e vita nazionale, pp. 157-161.
  93. Le idee di Agnelli DaIl materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce,pp. 324-327.
  94. Sindacato e corporazione DaPassato e presente, pp. 108-112.
  95. Gentile e la filosofia della politica DaNote sul Machiavelli, pp. 284-285.
  96. Taylor e l'americanismo DaNote sul Machiavelli, pp. 431-432.
  97. Azioni e titoli di Stato DaNote sul Machiavelli, pp. 439-442.
  98. Dichiarazioni al Tribunale speciale Testo della dichiarazione resa da Gramsci il 30 maggio 1928 secondo la ricostruzione di Domenico Zucàro: cfr.Il processone,Roma, 1961, pp. 182-183.
  99. Discussioni nel carcere di Turi Questa «esposizione» di Gramsci sul fascismo, della fine del 1930, è ricostruita in un rapporto di Athos Lisa, in cui è detto a conclusione, dopo il testo da noi riprodotto: «Ho fissato sommariamente affidandomi alla
  100. Discutiamo, se vi pare Da Stato operaio, 7 febbraio 1924, firmato G. Masci.
  101. Indice dei nomi