Diario 1937-1943
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Galeazzo Ciano

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Diario 1937-1943

Galeazzo Ciano

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I diari che Ciano scrisse nel periodo in cui fu Ministro degli affari esteri, per la loro minuziosità, rappresentano una fonte storica di primaria importanza.
Considerati in genere (a partire dallo studio di Mario Toscano) come vergati con una certa sincerità di fondo, descrivono la fase storica più critica del Novecento italiano, disvelando ragioni e motivi di molti fatti che ebbero capitale importanza. Grazie a questi dati è oggi possibile ricostruire ( con la massima utilità cronologica) gli avvenimenti del periodo visti dall'interno dell'apparato del regime fascista

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1938

GENNAIO

1 GENNAIO – In mattinata colloquio con Lady Chamberlain. Mi ha mostrato una lettera del cognato. Niente di nuovo tranne le solite recriminazioni sulla propaganda antibritannica della radio Bari e della stampa italiana e la riaffermazione di una buona volontà generica per trattare con noi. Vedremo...
Nel pomeriggio colloquio con von Hassel, che mi ha comunicato alcuni nuovi punti della trasmissione che Trautmann farà al Governo cinese per conto del Giappone. Si tratta piuttosto di chiarimenti. Ho colto l'occasione per dire a von Hassel che Trautmann non si porta bene con i nostri funzionari in Cina. Tiene a marcare una netta separazione. Evidentemente non è entrato nello spirito dell'Asse. Ciò non mi sorprende. È un funzionario di carriera, di media levatura e di cupo carattere. Ricordo quanto, nel 1932, fosse antinazista e come fosse seccato, nel 1933, quando Hitler andò al potere.
Stanotte, subito dopo la mezzanotte, un colpo di telefono mi ha avvisato a casa della presa di Teruel. Non potevo cominciare l'anno in modo migliore. I telegrammi di Frusci parlano di fuga disordinata dei rossi. Ho l'impressione che se si carica a fondo, si può cogliere un grande successo e forse arrivare al mare. Il che rappresenterebbe la fine della guerra. Ma ci sarà questo mordente?
Valle, ieri, partendo da Monte Celio, ha bombardato Barcellona. Durata del volo: sei ore. Perché non me lo ha detto? Mi ha promesso per la prossima volta.
2 GENNAIO – Ho avuto ieri un colloquio con Host Venturi per decidere la sorte del piroscafo "Ischia". Porta un carico di carri armati per i cinesi. È diretto a Hong Kong. Siccome per ragioni tecniche il piroscafo non può venire dirottato, abbiamo in un primo tempo informato i giapponesi della posizione e della velocità perché lo sequestrino. Non lo hanno voluto fare per tema di incidenti internazionali. Hanno lasciato a noi libertà di consegnare la merce. Ma il Duce, che "intende farsi dei giapponesi degli alleati militari contro la Gran Bretagna", mi ha fatto studiare il mezzo migliore per evitare lo sbarco. Abbiamo deciso di buttare la nave contro costa, nell'isola di Hainan. Venturi dice che la cosa è semplice. Il Duce ha approvato. Gli ordini in merito sono stati impartiti.
Berti, con i suoi primi telegrammi, smorza gli entusiasmi per la vittoria di Teruel e prevede ancora una forte capacità di resistenza in loco da parte dei rossi. Che sia iettatore?
Col Duce abbiamo esaminato l'agenda del prossimo Convegno di Budapest. Converrà richiamare austriaci ed ungheresi ad una maggiore solidarietà politica con noi. Questi due popoli come sono pronti a chiedere, così sono pronti a se dérober ogni qualvolta devono assumere una responsabilità in nostro favore. Mussolini ne è seccato. Stamani ha detto che quando la questione spagnola sarà liquidata inviterà Göring a nazificare l'Austria. Non amo gli austriaci, ma mi pare che convenga andar piano.
Sospeso l'incaglio dell'"Ischia" in seguito a colloquio con Ingianni, e con l'armatore Lauro, che, più esperti di Host Venturi, mi hanno prospettato tutte le complicazioni che potrebbero derivarne. Ne riparlerò al Duce.
3 GENNAIO – Colloquio con Perth, che ho verbalizzato. Mi pare che questo colloquio abbia una notevole importanza: significa che la Gran Bretagna non vuol chiudere la porta alle trattative. Dopo l'ultimo telegramma di Crolla ed i discorsi di Eden se ne poteva anche avere la sensazione. Se si potesse arrivare ad un accordo totale e duraturo, converrebbe marciare. Se no, no.
Ricevuto Ambasciatore del Giappone e Addetto navale per la questione dell'"Ischia". Lo sequestrino: noi non protesteremo. Ma affondarlo o incagliarlo darebbe luogo ad una polemica e forse ad uno scandalo internazionale che potrebbe riflettersi sulla nostra marina mercantile. Non mi sono sentito di consigliarlo al Duce. Se i giapponesi non lo sequestrano, arriverà ad Hong Kong. Non saranno cinquanta carri d'assalto a cambiare il corso della guerra in Estremo Oriente!
Ho dato le istruzioni a Mazzolini, in partenza per l'Egitto. Al di là dell'azione politico-diplomatica normale, deve studiare tutte le possibilità delle collettività italiane in caso di conflitto con l'Inghilterra. Alcune squadre d'azione ben decise, che agiscano di sorpresa, possono mettere in subbuglio le città, creare il caos nella zona, forse fare dei sabotaggi di carattere militare. Non deve né scrivere né telefonare. Venire in Italia, chiedere il congedo per motivi di famiglia.
Valle è venuto a vedermi per il comunicato del suo raid su Barcellona. L'Agenzia España segnala 60 morti. Berti telegrafa che l'offensiva su Teruel è finita.
Ho fatto il nome a Jacomoni di una delle ragazze Durini come moglie di Re Zogu. Insiste per sposarsi e vuole un'italiana. Ma qui è piuttosto screditato dopo i due precedenti e infruttuosi tentativi.
4 GENNAIO – Il Nunzio mi ha parlato del suo colloquio con Buffarini. Era molto allarmato. E del suo allarme, anche la Santa Sede ne ha risentito. Buffarini avrebbe detto che la situazione nei confronti dell'Azione Cattolica sta diventando peggiore di quella che fu nel 1931. Non avevo elementi per confermare o meno. Ma ho fatto al Nunzio il quadro dell'attività internazionale del Vaticano in questi ultimi tempi. Mi rendo conto delle difficoltà create dalla Germania, ma non devono esagerare nel flirt con i fronti popolari, e talvolta persino con i comunisti. Ciò può rendere più suscettibile il Duce anche nei confronti delle organizzazioni cattoliche. E la Santa Sede si deve ricordare che è l'Asse che si batte in Spagna contro il comunismo: in quella Spagna che ha conosciuto di recente le stragi dei religiosi ad opera dei rossi.
Inviato a Vienna e a Budapest uno schema di dichiarazione che impegna i due paesi danubiani ad una maggiore adesione all'Asse, alla politica anticomintern ed antilega. Il momento è buono. Gli ungheresi temono troppo un nostro ravvicinamento con la Rumenia per rifiutare. Il Duce però mi ha confermato che non intende fare un accordo con i rumeni se non c'è la luce verde di Budapest.
O' Kelly: vice presidente d'Irlanda. Modesto uomo, cortese e cordiale. Dice che il prossimo passo del suo paese sarà di proclamare la Repubblica d'Irlanda. Molto antibritannico. Gli ho detto che i nostri due paesi saranno sempre più vicini per ragioni positive e per ragioni negative.
Ho proposto al Duce, che ha accettato, di mandare Paolucci de Calboli in Giappone, a capo della missione del Partito. Ne sarà contento. È sempre stato antisocietario e anglofobo: farà buon ménage con i Japs.
5 GENNAIO – Il Duce mi ha riferito tre colloqui avuti ieri sera al teatro. Uno col conte Bethlen, che ho verbalizzato. Esprimeva particolarmente la preoccupazione magiara nei confronti della Germania. Ad una piccola Intesa che faccia perno su Berlino, gli ungheresi preferiscono ancora quella che gravita su Parigi. Mussolini lo ha assicurato che noi non ci intenderemo con i rumeni senza il preventivo placet ungherese. Bethlen ne è stato molto sollevato.
Poi ha parlato con von Hassel, il quale ha pianto sulla sua sorte ed ha intenerito il Duce che mi ha detto di intervenire nuovamente a Berlino e questa volta per salvare Hassel. Non è una parte che gioco volentieri. Hassel è un nemico e preferii molto quando il Duce mi ordinò di chiederne la testa. Comunque domani parlerò con Hassel, e poi vedremo.
Infine Perth: breve riassunto della posizione dei due Paesi e conferma del mio colloquio del 3 gennaio. Perth, ottimista, ha detto al Duce che l'anno in corso vedrà l'accordo: forse – a suo dire – lo vedremo i primi tre mesi. Se son rose... Ma l'alba non cinge ancora di rosa il cielo per consentire tanta fiducia nel futuro.
Ho visto Blondel, dopo il congedo. Mi ha detto che negli ambienti governativi c'è la buona disposizione, ma nel pubblico è cresciuta la diffidenza nei confronti dell'Italia.
Colloquio col Nunzio: l'ho rassicurato. Niente sarà fatto contro l'Azione Cattolica. Ho però confermato quanto dissi ieri circa il pericolo degli slittamenti a sinistra del Vaticano.
6 GENNAIO – Colloquio con von Hassel. Gli ho parlato con chiarezza. Gli ho detto quali ragioni di malcontento avevamo nei suoi riguardi: frasi pronunciate contro l'Italia, l'atteggiamento tenuto durante le trattative e la firma del Patto tripartito. Ha negato le prime, ed ha detto, per la seconda questione, che applicava istruzioni ricevute. Ha detto di essere stato sempre filo-italiano, quando tutti in Germania, partito compreso, erano contro di noi. Ha aggiunto di essersi sempre adoperato per cancellare dall'animo del popolo tedesco il ricordo del 1915. Però non chiedeva clemenza né pietà: se noi vogliamo intervenire a Berlino, possiamo farlo di nostra volontà ed iniziativa.
Credo che convenga lasciarlo andare al suo destino. Era un nemico prima, lo è oggi più che mai Se lo salvassimo sarebbe un nemico reso più aspro dalla riconoscenza. Poi non possiamo sconfessare Hess e Assia che hanno agito su nostra indicazione. Hassel passa ed Hess resta. Mi preme più il secondo.
Il Duce parlando di Garibaldi ha detto: "La sua fortuna era di essere un analfabeta. Se fosse stato alfabeta avrebbe letto Clausevitz ed avrebbe perso le battaglie!". Era di ottimo umore e amava il paradosso.
Mi ha ordinato di liquidare Parini per lo sperpero nella gestione della Die.
7 GENNAIO – Lungo colloquio col Re. Ha voluto parlarmi per i lavori da fare nel Palazzo in occasione della venuta di Hitler. Mi ha accennato alla restituzione di visita in Germania. Argomento scabroso. Il Duce non ama questa visita doppione della sua. Parlandomene, mi disse: "Questa è un'occasione nella quale la Monarchia si rivela una superstruttura inutile". Il Duce ha anche aggiunto: "I tedeschi mi amano anche per solidarietà di partito, ma non amano il Re perché ricordano che nel 1915 firmò lui la dichiarazione di guerra". Ho evitato di dare una risposta al Re: però la visita dovrà essere fatta. Protocollarmente, e per il prestigio del Re. Si può però ritardare. Il Re mi ha detto di diffidare dei tedeschi: nel passato Berlino è sempre stata la Cancelleria più infida. L'Austria era corretta. Ha lodato l'onestà personale degli uomini liberali: in tanti anni di regno solo due mancarono, un certo Maury e Nunzio Nasi. Ha criticato la costruzione delle grandi navi, cui non crede. Sono troppo esposte all'insidia aerea e sottomarina.
Il Duce mi ha detto di disinteressarmi di von Hassel. Bene. Ha ascoltato un rapporto di Anfuso sulla situazione in Spagna. Niente di nuovo: grande lentezza di movimenti da parte dei bianchi. Pare che Teruel non sia stata integralmente occupata perché i generali, raggiunto l'Arcivescovado, persero due ore in un pranzo col Vescovo.
Colloquio con Miroinescu, senatore romeno filo-italiano. Mi ha detto che il Governo Goga è un governo di transizione e di transazione rispetto a Codreanu: una specie di Governo von Papen. Ritiene possibile un modus vivendi con l'Ungheria.
Colloquio con Perth. In seguito alle voci che circolano di cessione del Giuba alla Germania, mi ricordava il trattato del 1924 che darebbe l'opzione alla Gran Bretagna. Ho qualificato tali voci assurde e ridicole. Anche lui, personalmente, la pensava così.
8 GENNAIO – Abbiamo parlato col Duce delle controproposte austro-ungheresi per il Convegno di Budapest. Come previsto cercano di sottrarsi ad ogni responsabilità nei confronti delle cosiddette "democrazie". In compenso cercano di infilare qualche frase che disturbi la Germania e impedisca il ravvicinamento rumeno. I Protocolli di Roma si rivelano sempre meno vitali: sono sempre privi di profonda vitalità gli accordi che hanno soltanto un contenuto economico. Le premesse dell'economia cambiano con troppa rapidità: talvolta di anno in anno. Nell'Europa centrale basta, ad esempio, l'andamento di un raccolto. Comunque a Budapest, vedremo.
Il Duce era inquieto per l'Impero: il Goggiam è in rivolta. I ribelli sono 15.000. I nostri presidî, assediati. Ci vorranno due mesi per soffocare il movimento e molte forze. Ne è responsabile, a detta del Duce, Pirzio Biroli, nonché l'impreparazione razziale degli italiani. Il contegno di molti dei nostri ha fatto perdere agli indigeni il rispetto della razza bianca.
Gervasi, della "Stampa Hearst", ha chiesto un prestito. Gli ho dato 20.000 lire. Naturalmente a fondo perduto. È sempre stato un amico. Però io preferisco corrompere col denaro i nemici, che intorbidare col medesimo la spontaneità degli amici.
Lungo colloquio con Starace-Buffarini per la sostituzione del Governatore Colonna. Pare che si debba cascare in G. G. Borghese. Rospo da ingoiare: il suo antifascismo è fresco. Ho fatto il nome di Costantino Patrizi. Un po' meglio...
9 GENNAIO – In viaggio per Budapest. Colloquio con Villani, dal quale traggo il convincimento che troverò un'atmosfera un po' intorbidata nei nostri confronti. Cercheremo di schiarirla. Le accoglienze alla stazione sono molto calorose, nonostante la tempesta di neve.
10 GENNAIO – La Conferenza ha per me avuto inizio con due colloq...

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