L'ombra di un silenzioso sconosciuto Covid 19
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L'ombra di un silenzioso sconosciuto Covid 19

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L'ombra di un silenzioso sconosciuto Covid 19

About this book

Alla fine era inevitabile...
Non poteva continuare così...
La Terra si è ribellata...
Un'ombra di un silenzioso sconosciuto è entrata nella nostra vita.
Non stai giocando è solo una inverosimile realtà.

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Information

Publisher
Youcanprint
Year
2020
Print ISBN
9788831667463

PRIMO TEMPO
l
ombra di uno sconosciuto silenzioso

In un tem­po lon­ta­no ma non trop­po un uo­mo sce­se dallau­to e vi­de un tem­po mol­to stra­no, nu­bi gri­gi con scor­ci di so­le che in mez­zo squar­cia­va­no co­me pan­na le sof­fi­ci den­si­tà. Co­sa sta­va suc­ce­den­do, co­sa sen­ti­va den­tro in un mo­men­to co­sì nor­ma­le del­la sua vi­ta?
Tut­to an­da­va be­ne, nien­te stor­to, tan­ti im­pe­gni alloriz­zon­te tan­ti so­gni (co­me sem­pre) tan­ti gran­di de­si­de­ri da rea­liz­za­re.
Ma no il cie­lo era stra­no trop­po stra­no e da sem­pre il cie­lo ri­spon­de­va al­le sue do­man­de e da­va sti­mo­li al­le gior­na­te. For­se pen­sa­te che sia me­te­reo­pa­ti­co, no so­lo che il cie­lo da sem­pre è la cor­ni­ce più bel­la del­la sua gior­na­ta e si fi­da sem­pre di lui.
Men­tre que­sti pen­sie­ri gli gi­ra­no in te­sta, guar­da sem­pre in al­to co­me se at­ten­des­se qual­co­sa o se aspet­tas­se qual­co­sa che scen­des­se da lì, aspet­to una sca­la o un ascen­so­re... No trop­po fan­ta­sti­co per at­ten­de­re qual­co­sa ve­ro?
Mai avreb­be pen­sa­to di sta­re lì fuo­ri dal­la sua au­to a guar­da­re il cie­lo e pen­sa­re den­tro di se: co­sa c’è di stra­no? Co­me mai un co­lo­re del cie­lo co­sì par­ti­co­la­re?
Ri­pre­se la mac­chi­na e si in­di­riz­zò ver­so il la­bo­ra­to­rio di ana­li­si. Il suo la­vo­ro è que­sto : vi­ro­lo­go del­la Co­vi­ci­ty. Il la­bo­ra­to­rio è po­sto in ci­ma ad una col­li­net­ta, po­sto fan­ta­sti­co si ve­de tut­ta la cit­tà di Wu.
Il la­bo­ra­to­rio è si­to allin­ter­no di un pa­laz­zo, la sua ca­rat­te­ri­sti­ca prin­ci­pa­le è il bu­gna­to ester­no a for­ma di pun­te di dia­man­te, che dan­no il no­me al pa­laz­zo. I cir­ca 8.500 bloc­chi di mar­mo bian­co ve­na­to di ro­sa crea­no pre­ge­vo­li ef­fet­ti pro­spet­ti­ci gra­zie al­la di­ver­sa con­for­ma­zio­ne del­le pun­te, orien­ta­te di­ver­sa­men­te a se­con­da del­la col­lo­ca­zio­ne in mo­do da cat­tu­ra­re al me­glio la lu­ce (ora ver­so ter­ra, ora cen­tral­men­te e ver­so l'al­to nel ri­sa­li­re dal­la par­te in­fe­rio­re del mo­nu­men­to).
All'in­ter­no pre­sen­ta un ti­pi­co cor­ti­le ri­na­sci­men­ta­le con chio­stro e un poz­zo di mar­mo; que­st'ul­ti­ma è ca­rat­te­ri­sti­ca pe­cu­lia­re dei giar­di­ni di que­ste zo­ne.
Il por­to­ne bian­co con una C stam­pa­tel­lo in­ci­sa so­pra ri­spec­chia” di lu­ce in una gior­na­ta dav­ve­ro gri­gia e tu­mul­tuo­sa.
Nel­la par­te de­stra un com­bi­na­to­re di­gi­ta­le è pro­prio quel­lo in un la­bo­ra­to­rio co­sì par­ti­co­la­re e il com­bi­na­to­re de­no­mi­na­to DAY fun­zio­na co­me una cen­tra­le an­ti­fur­to evo­lu­te. Ef­fet­tua nu­me­ro­si con­trol­li, per ga­ran­ti­re istan­te per istan­te il cor­ret­to fun­zio­na­men­to dell'im­pian­to di si­cu­rez­za; se la cen­tra­le ri­scon­tra una con­di­zio­ne di gua­sto o la pre­sen­za di un'ano­ma­lia di fun­zio­na­men­to at­ti­va il com­bi­na­to­re che in­via la se­gna­la­zio­ne al­la cen­tra­le di te­le­sor­ve­glian­za cui è col­le­ga­ta, in mo­do che l'ope­ra­to­re di tur­no pos­sa pron­ta­men­te in­for­ma­re l'in­stal­la­to­re.
La cen­tra­le di sor­ve­glian­za as­so­cia ad ogni uten­te - cen­tra­le an­ti­fur­to - col­le­ga­to un co­di­ce nu­me­ri­co cui cor­ri­spon­de una spe­ci­fi­ca ma­sche­ra di con­fi­gu­ra­zio­ne, che ab­bi­na ad ogni co­di­ce di rap­por­to in­via­to un ti­po di even­to oc­cor­so.
Do­po aver di­gi­ta­to il co­di­ce se­gre­to, la por­ta sa­lu­ta Buon­gior­no Doc Max”, en­tro in un lun­ghis­si­mo bian­co cor­ri­do­io, nel­le pa­re­ti ope­re in bian­co e ne­ro ri­per­cor­ro­no stu­di e suc­ces­si del la­bo­ra­to­rio. Mol­ti scien­zia­ti han­no la­scia­to il se­gno, un ri­cor­do, una fir­ma, su que­sti mu­ri e chis­sà per quan­to tem­po an­co­ra os­ser­ve­rò la lu­ce bian­ca dei fa­ret­ti a led espo­sti so­pra le ope­re. Eh sì quel­li guar­do più del­le ope­re stes­se che ri­cor­do be­ne, ognu­na di lo­ro ha un sen­so, ognu­na un per­cor­so, ognu­na u fi­ne.
Ar­ri­vo ad una por­ta blu not­te li­scia lì con una ma­ni­glia bian­ca apri e chiu­di” di quel­le con un pul­san­te per ca­pi­re ti­po una Me­ro­ni 2131 (trop­po spe­ci­fi­co eh???) quel­le ton­de con un pul­san­te. Pi­gio ma non si apre ri­pro­vo ma nul­la è du­ra non si apre. A que­sto pun­to pro­vo a suo­na­re un cam­pa­nel­lo ma nes­su­na ri­spo­sta. Bus­sò for­te al­la por­ta ma nien­te da fa­re.
Non pos­so ave­re idea di co­sa pos­sa es­se­re suc­ces­so, il la­bo­ra­to­rio fun­zio­na 24h e lì den­tro cera Ste­ve il mio ami­co ed il tec­ni­co Bob, la co­sa mi in­so­spet­ti­sce, pro­vo mo­do più sba­glia­to pos­si­bi­le.
Ver­so il 2020 an­co­ra si pen­sa­va che stud an­co­ra con il te­le­fo­no ma non mi dà se­gna­le li­be­ro.
Sia­mo nel 2045 e la Ter­ra è cam­bia­ta mol­tis­si­mo ri­spet­to a quel­lo che era una tren­ti­na di an­ni fa.
Una vol­ta la Ter­ra era go­ver­na­ta da­gli es­se­ri uma­ni che non sem­pre riu­sci­va­no a ri­spet­tar­la e ad amar­la.
A vol­te uti­liz­za­va­no il do­mi­nio che ave­va­no su di lei in mo­do sba­glia­to e trat­ta­va­no gli ani­ma­li e la na­tu­ra che ne fa­ce­va­no par­te co­me se fos­se­ro una co­sa di lo­ro pro­prie­tà e non co­me un be­ne pre­zio­so per tut­to lUni­ver­so da ri­spet­ta­re e tu­te­la­re.
Og­gi in­ve­ce tut­to è cam­bia­to.
Non so­no più gli es­se­ri uma­ni a con­trol­la­re il Pia­ne­ta per­ché qual­co­sa è sfug­gi­ta al lo­ro con­trol­lo.
Luo­mo ha sem­pre stu­dia­to nuo­ve tec­no­lo­gie e nuo­vi mez­zi di co­mu­ni­ca­zio­ne per fa­ci­li­tar­si la vi­ta e per mi­glio­ra­re la pro­pria con­di­zio­ne ma ades­so la tec­no­lo­gia, i com­pu­ter e i ro­bot si so­no ri­vol­ta­ti con­tro gli es­se­ri uma­ni e li han­no sot­to­mes­si al lo­ro vo­le­re.
Però la co­sa più gra­ve per noi es­se­ri uma­ni in que­sto mo­men­to non è tan­to il fat­to che sia­mo sot­to il do­mi­nio dei com­pu­ter, dei cel­lu­la­ri e di tut­to quel­lo che è tec­no­lo­gi­co.
Il ve­ro pro­ble­ma è che luo­mo ha usa­to la scien­za ed i nuo­vi mez­zi per gua­ri­re da al­cu­ne ma­lat­tie o cer­ca­re di uti­liz­za­re tec­no­lo­gie in gra­do di aiu­ta­re gli uo­mi­ni avreb­be mi­glio­ra­to la lo­ro esi­sten­za.
Si è ini­zia­to per esem­pio a pen­sa­re che se un uo­mo si fos­se am­ma­la­to di qual­co­sa sa­reb­be ba­sta­to mol­ti­pli­ca­re una par­te del pro­prio cor­po, an­che un pic­co­lo in­sie­me di cel­lu­le per gua­ri­re op­pu­re per so­sti­tui­re quel­le ma­la­te. Og­gi, co­me ci si po­te­va aspet­ta­re, la si­tua­zio­ne è sfug­gi­ta di ma­no a tut­ti que­sti scien­zia­ti che tan­to si im­pe­gna­va­no per co­strui­re clo­ni che tan­to si so­mi­glia­no in tut­to e per tut­to, han­no le stes­se abi­tu­di­ni, lo stes­so mo­do di par­la­re e di com­por­tar­si, gli stes­si at­teg­gia­men­ti.
Non c’è bi­so­gno nean­che che mi met­ta a de­scri­ve­re co­me tut­to que­sto sia ter­ri­bi­le per gli es­se­ri uma­ni.
Allini­zio si pen­sa­va che tut­ti que­sti dop­pio­ni sa­reb­be­ro po­tu­ti es­se­re sol­tan­to uti­li per­ché, per esem­pio, se ne po­te­va man­da­re uno a fa­re la spe­sa e lal­tro a la­vo­ra­re e ci sa­reb­be s...

Table of contents

  1. NOTA BIOGRAFICA
  2. PRIMO TEMPO - l’ombra di uno sconosciuto silenzioso
  3. SECONDO TEMPO - sparizioni “realtà o sogno”
  4. TERZO TEMPO - COVID 19 “dentro al gioco”
  5. QUARTO TEMPO - non è un gioco