Salmodiando con Petrarca - Saggio
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Salmodiando con Petrarca - Saggio

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Salmodiando con Petrarca - Saggio

About this book

Il breve salterio petrarchesco, a carattere prettamente penitenziale, esprime in nuce la vita interiore del Poeta, profondamente segnata, forse in maniera particolarmente esagerata ed esasperata, da continue confessioni e richieste di perdono, onde evitare le pene dell'Inferno. Nei versi che compongono i sette salmi è dominante l'aspetto dell'amore misericordioso di Dio sempre pronto a proteggere i suoi figli dalle insidie del tentatore. Salmodiando con Petrarca s'impara a meditare e a pregare.

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Information

Publisher
Youcanprint
Year
2020
Print ISBN
9788892699687
eBook ISBN
9788831667548

PSALMUS I

1. Heu mi­chi mi­se­ro, quia ira­tum ad­ver­sum me con­sti­tui Re­demp­to­rem meum, et le­gem suam con­tu­ma­ci­ter ne­gle­xi.
C’è un dif­fu­so sen­so di col­pa nell’ani­mo del poe­ta, an­che se di or­di­na­ria am­mi­ni­stra­zio­ne, co­me del re­sto si può ri­scon­tra­re in qua­lun­que uo­mo sog­get­to al­la fra­gi­lità tra­smes­sa dai pro­ge­ni­to­ri.
Il fat­to è che a Pe­trar­ca, da­ta la sua po­si­zio­ne di cle­ri­cus e da­ta la fre­quen­ta­zio­ne del­la Cu­ria avi­gno­ne­se, ogni mi­ni­mo pas­so “fal­so” pe­sa co­me un ma­ci­gno nel suo vo­ler es­se­re un cri­stia­no esem­pla­re.
Il suo sta­to di po­vertà in­te­rio­re, do­vu­to al­la tra­scu­ra­tez­za del­la Leg­ge fa sca­te­na­re l’ira di­vi­na. Un qua­dro quan­to mai fo­sco, que­sto, in cui il mi­se­ro ap­pa­re soc­com­ben­te sen­za al­cu­na pro­spet­ti­va di re­den­zio­ne. Nei suoi mo­men­ti di so­li­tu­di­ne, spes­so vo­lu­ti, il poe­ta im­ma­gi­na di es­se­re giun­to al dies irae, al co­spet­to di un Dio se­ve­ro e ir­re­mo­vi­bi­le.
2. Iter rec­tum spon­te de­se­rui et per in­via lon­ge la­te­que cir­cum­ac­tus sum.
La con­fes­sio­ne si fa un po’ più aper­ta, dal­la qua­le si evin­co­no due ele­men­ti, ben­ché non an­co­ra ben spe­ci­fi­ca­ti: l’ab­ban­do­no del­la ret­ta via e, di con­se­guen­za, la sban­da­ta. Tut­to ciò non av­vie­ne ca­sual­men­te o per sba­da­tag­gi­ne, ma spon­te, con­sa­pe­vol­men­te, di pro­pria ini­zia­ti­va. Il No­stro pe­ni­ten­te la­scia la stra­da giu­sta per per­der­si in ter­re­ni im­pra­ti­ca­bi­li e pe­ri­co­lo­si. Il ri­chia­mo al­la sel­va oscu­ra e al­la di­rit­ta via dan­te­sche mi pa­re ov­vio o per lo me­no opi­na­bi­le, co­me an­che al suo men­to­re quan­to mai au­to­re­vo­le, Ago­sti­no, il qua­le, in fat­to di con­fes­sio­ne del­le pro­prie col­pe­vo­lez­ze, è pa­le­se­men­te schiet­to.
3. Aspe­ra que­li­bet et inac­ces­sa pe­ne­tra­vi; et ubi­que la­bor et an­gu­stie.
Qua­li sia­no sta­ti i luo­ghi aspri e inac­ces­si­bi­li nei qua­li è en­tra­to il poe­ta non è da­to sa­pe­re. Cer­ta­men­te si trat­ta di una me­ta­fo­ra, che ri­spec­chia la sel­va oscu­ra dan­te­sca e quin­di lo sta­to di pec­ca­to, cui ogni uo­mo va in­con­tro. Mi pia­ce sot­to­li­nea­re que­sta con­sa­pe­vo­lez­za, for­se esa­ge­ra­ta, del poe­ta nel sen­tir­si pe­ren­ne­men­te in col­pa, fi­no ad an­gu­stiar­lo e a pro­var­lo in ma­nie­ra se­ria.
C’è chi non si cu­ra del pro­prio sta­to spi­ri­tua­le e chi, in­ve­ce, av­ver­te con­ti­nua­men­te la pro­pria κένωσις, il pro­prio vuo­to spi­ri­tua­le, che vor­reb­be riem­pi­re e col­ma­re di be­ni di gra­zia du­ra­tu­ri.
4. Unus aut al­ter ex gre­gi­bus bru­to­rum, et in­ter lu­stra fe­ra­rum ha­bi­ta­tio mea.
Il pec­ca­to fa as­so­mi­glia­re più al­la be­stia che all’uo­mo, che è sta­to crea­to a im­ma­gi­ne di Dio. È ta­le il di­sor­di­ne pro­cu­ra­to dal­lo sta­to pec­ca­mi­no­so che l’uo­mo a un cer­to pun­to, in un mo­men­to di re­si­pi­scen­za, si sen­te co­me un ver­me na­sco­sto sot­to ter­ra o co­me una be­stia che, per pau­ra di es­se­re sbra­na­ta da al­tre bel­ve più for­ti di lei, vi­ve rin­ta­na­ta. Ri­tor­na il te­ma del na­scon­di­men­to a cui si è co­stret­ti quan­do non si è in sta­to di gra­zia. Il poe­ta si sen­te co­sì af­fran­to che or­mai la sua di­gni­tà è sva­ni­ta.
5. In an­xie­ta­ti­bus cum vo­lup­ta­te ver­sa­tus sum; et in sen­ti­bus cu­bi­le meum stra­vi.
Chi vi­ve nel di­sor­di­ne mo­ra­le tro­va una sor­ta di as­sue­fa­zio­ne e di com­pia­cen­za, per cui gli sta be­ne ogni si­tua­zio­ne. Il gia­ci­glio tra i ro­vi in­di­ca cer­ta­men­te una po­si­zio­ne sco­mo­da. Chi è adu­so al ma­le, di qua­lun­que in­ten­sità es­so sia, vi si ada­gia, ci pro­va una sor­ta di gu­sto e dif­fi­cil­men­te ne vie­ne fuo­ri, se non tro­va una for­za su­pe­rio­re che lo strat­to­ni e lo fac­cia ri­tor­na­re in sé. L’an­sietà uni­ta al pia­ce­re di­ven­ta co­me una dro­ga, la cui as­sue­fa­zio­ne por­ta al­la son­no­len­za, al­la pi­gri­zia spi­ri­tua­le e men­ta­le e al­la non cu­ra di se stes­si.
6. Et ob­dor­mi­vi in in­te­ri­tum; et spe­ra­vi re­quiem in tor­men­tis.
Che il poe­ta si ad­dor­men­tas­se o si ada­gias­se nel suo sta­to di or­di­na­rio pec­ca­to­re e spe­ras­se di ot­te­ne­re ri­po­so nei suoi ten­ten­na­men­ti in­te­rio­ri, non è cre­di­bi­le.
Ve­do in­si­to in que­sto ver­set­to un mes­sag­gio non tan­to ri­vol­to a se stes­so quan­to all’uma­ni­tà in­te­ra.
Pe­trar­ca ri­spec­chia l’al­ter ego da­vi­di­co, senz’al­tro con l’ec­ces­si­va pre­sun­zio­ne di as­su­mer­si un ruo­lo che, se non gli com­pe­te del tut­to, in par­te gli spet­ta, in quan­to or­di­na­to in sa­cris, aven­do ri­ce­vu­to gli or­di­ni mi­no­ri.
Ri­cor­dia­mo­ci quin­di che il poe­ta è un cle­ri­cus, per giun­ta un ca­no­ni­co del­la Chie­sa Cat­to­li­ca e co­me ta­le de­ve tra­smet­te­re un mes­sag­gio: non bi­so­gna ada­giar­si nel­la ro­vi­na, pe­na la mor­te dell’ani­ma, né spe­ra­re di ri­sol­ve­re i no­stri pro­ble­mi chiu­den­do­ci in noi stes­si, ma apren­do­ci a Dio, uni­ca no­stra spe­ran­za di sal­vez­za.
So­no pre­sen­ti in que­sto ver­set­to due cop­pie di ter­m...

Table of contents

  1. PREFAZIONE
  2. PSALMUS I
  3. PSALMUS II
  4. PSALMUS III
  5. PSALMUS IV
  6. PSALMUS V
  7. PSALMUS VI
  8. PSALMUS VII