Essere in Cammino
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Essere in Cammino

About this book

Nell'arco della nostra vita ci viene insegnato che le nostre emozioni sono nocive per noi stessi, portandoci ad odiare quello che proviamo che sia esso rabbia, gelosia, paura, etc. Passiamo il tempo a nascondere dentro di noi quelli che crediamo essere "difetti incurabili" perché ci viene spiegato che tali emozioni sono sbagliate, invece di non identificarci in esse, e reagiamo di conseguenza portando sofferenza a noi e gli altri.

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Information

Publisher
Youcanprint
Year
2020
Print ISBN
9788831646338
eBook ISBN
9788831670203
Subtopic
Poetry


« È co­sì che vuoi fi­ni­re, Clau­dio, sot­to ai pon­ti? »
« Sì. »
« E poi? »
« E poi spe­ro fi­nal­men­te di tro­va­re te.»
« Ma tu mi hai già tro­va­to. »
« Sì, ok, vo­le­vo di­re che ci sa­rai so­lo tu. »
« Non pen­si sia una vi­ta un po' tri­ste so­lo
noi due? »
« Bé, for­se, pe­rò raf­for­ze­rei il con­tat­to con te. »
« Il con­tat­to con me lo raf­for­zi apren­do il cuo­re
al­la vi­ta. »
« Non ti al­lar­ga­re. Piut­to­sto dim­mi co­me per­ce­pir­ti.
So che co­sì fa­cen­do la pau­ra sva­ni­sce per­ché in te non
c'è pau­ra. »
« Ini­zia con il ve­der­mi den­tro di te. A sua vol­ta
ini­zie­rai a ve­der­mi an­che fuo­ri di te e la vi­sio­ne
cam­bie­rà.»

IN­TRO­DU­ZIO­NE
Le emo­zio­ni so­no sta­te il pun­to cen­tra­le del­la mia in­te­ra vi­ta. So­no sta­to ca­ta­pul­ta­to da un pen­sie­ro all'al­tro, su e giù co­me in ba­lia del­le on­de del ma­re, vi­ven­do di al­ti e bas­si. Sin da pic­co­lo, co­me mol­ti di voi, non ho avu­to una vi­ta sem­pli­ce e so­no cre­sciu­to in un con­te­sto fa­mi­glia­re do­ve l'amo­re e l'unio­ne non era­no pal­pa­bi­li, por­tan­do­mi ad iso­lar­mi da­gli al­tri. Que­ste dif­fi­col­tà man ma­no che cre­sce­vo si raf­for­za­va­no, ra­di­can­do­si den­tro di me e fa­cen­do emer­ge­re rab­bia, tri­stez­za e odio ver­so l'es­se­re uma­no. La mia vi­ta era un to­ta­le in­cu­bo, o al­me­no era co­si che la per­ce­pi­vo con gli oc­chi del bam­bi­no fe­ri­to. Cre­scen­do pe­rò, nei mo­men­ti di cal­ma mo­men­ta­nea, qual­co­sa den­tro di me ini­zia­va a por­si del­le do­man­de e a chie­der­si il per­ché di tut­ta quel­la rab­bia. Mi chie­de­vo il rea­le mo­ti­vo del­la mia na­sci­ta, chi ero e co­sa ero ve­nu­to a fa­re qui e se c'era uno sco­po per tut­ta la sof­fe­ren­za che pro­va­vo. Do­po il fal­li­men­to dell'en­ne­si­ma re­la­zio­ne ero di­strut­to dal do­lo­re e, stan­co di sen­tir­mi an­co­ra una vol­ta pre­da del­le emo­zio­ni, chie­si a Dio di aiu­tar­mi.
È sta­to al­lo­ra che ho ini­zia­to a no­ta­re che mi ar­ri­va­va­no dei mes­sag­gi sot­to for­ma di in­tui­zio­ni, im­ma­gi­ni che ri­spon­de­va­no al­le mie do­man­de, an­che se mi osti­na­vo a non dar­gli im­por­tan­za. In que­gli an­ni la rab­bia la fa­ce­va da pa­dro­na, ero co­sì as­sue­fat­to che non ve­de­vo, non vo­le­vo ve­de­re che esi­ste­va una for­za den­tro di me che mi sta­va già par­lan­do per aiu­tar­mi, in­di­can­do­mi la di­re­zio­ne.
Quan­do ini­ziai ad ac­cor­ger­mi sem­pre di più di que­ste in­tui­zio­ni, au­to­ma­ti­ca­men­te scat­tò in me un mec­ca­ni­smo di in­tro­spe­zio­ne. Mi chie­de­vo: “Chi mi fa ar­ri­va­re que­ste in­tui­zio­ni che mi in­di­ca­no esat­ta­men­te co­sa de­vo fa­re, co­sa ac­ca­drà?”. Al­lo­ra ho ini­zia­to a “te­sta­re”que­ste in­tui­zio­ni e quan­do mi ar­ri­va­va­no del­le im­ma­gi­ni sull'im­me­dia­to fu­tu­ro le met­te­vo al­la pro­va. Ad esem­pio, se do­ve­vo an­da­re a fa­re la spe­sa e mi ar­ri­va­va l'im­ma­gi­ne del ne­go­zio chiu­so io, scet­ti­co e cu­rio­so, ci an­da­vo lo stes­so e mi stu­pi­vo di tro­va­re il ne­go­zio chiu­so per dav­ve­ro. Mi­si al­la pro­va tan­te di quel­le vol­te que­ste in­tui­zio­ni che un gior­no do­vet­ti ar­ren­der­mi e ini­ziai se­ria­men­te a chie­der­mi da do­ve ar­ri­va­va­no que­ste im­ma­gi­ni, que­sta vol­ta, pe­rò, met­ten­do­mi in ascol­to del­la ri­spo­sta.
In quel pe­rio­do sen­ti­vo una gran­de at­tra­zio­ne per il Bud­d­hi­smo e i suoi in­se­gna­men­ti e co­min­ciai a fa­re ri­cer­che sull'ar­go­men­to. Fu mol­to fa­ci­le tro­va­re i te­sti e gli scrit­ti dei mo­na­ci bud­d­hi­sti che sem­bra­va­no da­re una ri­spo­sta al­le mie do­man­de: mi in­vi­ta­va­no ad ascol­ta­re il cor­po ed ac­cet­ta­re il mo­men­to pre­sen­te. Inol­tre, mi stu­pi­va il fat­to che per me fos­se co­sì sem­pli­ce ap­pren­de­re que­gli in­se­gna­men­ti, co­me se li aves­si già co­no­sciu­ti in pre­ce­den­za.
Pur fa­cen­do de­gli eser­ci­zi di pre­sen­za quo­ti­dia­ni sen­ti­vo co­stan­te­men­te un bloc­co al ples­so so­la­re che non vo­le­va an­da­re via. In­tui­vo che que­sto bloc­co era do­vu­to al­la mia chiu­su­ra e al­la pau­ra di la­sciar­mi an­da­re al mio Es­se­re. Stu­fo di que­sto bloc­co chie­si con umil­tà di nuo­vo aiu­to a Dio, di­cen­do: “Ti pre­go, aiu­ta­mi a ca­pi­re la cau­sa di que­sto do­lo­re, da so­lo non ce la fac­cio.”
Pas­sa­ro­no po­chi gior­ni quan­do eb­bi la ri­spo­sta vi­sio­nan­do su in­ter­net un vi­deo che par­la­va del­la par­te spi­ri­tua­le, chia­man­do­la “Spi­ri­to”. Sen­ti­vo una for­te spin­ta a con­tat­ta­re gli au­to­ri del vi­deo ma la pau­ra era for­te per­ché non sa­pe­vo a co­sa sa­rei an­da­to in­con­tro e la mia men­te era mol­to spa­ven­ta­ta. Quan­do mi de­ci­si a con­tat­tar­li, di­ver­si gior­ni do­po, sco­prii che avreb­be­ro te­nu­to un work­shop dal­le mie par­ti e quel­lo fu l'ini­zio di un per­cor­so che mi ha aiu­ta­to a con­tat­ta­re me­glio la par­te spi­ri­tua­le, cer­can­do un dia­lo­go con­ti­nuo con es­sa. Spi­ri­to, Dio, Sé Su­pe­rio­re o qual­sia­si no­me uno vo­glia dar­gli, è la gui­da che ab­bia­mo di­men­ti­ca­to di ave­re e a cui sia­mo chia­ma­ti a tor­na­re per com­pren­de­re chi sia­mo nel­la sua vi­sio­ne per­fet­ta. Nel mio ca­so so­no sta­to chia­ma­to a com­pren­de­re me stes­so e la sua vi­sio­ne at­tra­ver­so l'uso del­la scrit­tu­ra, uno strumen­to che mi sta aiu­tan­do nel pro­ces­so di sco­per­ta del mio ve­ro Es­se­re: Ani­ma.
Cre­scia­mo con un'idea fal­sa di noi stes­si sul­la qua­le co­struia­mo tut­ta o una buo­na par­te del­la no­stra vi­ta. Una per­so­na­li­tà che usia­mo e in cui ci iden­ti­fi­chia­mo non ca­pen­do che quel­la per­so­na­li­tà non ci ap­par­tie­ne e che ci tie­ne lon­ta­ni dal­la sem­pli­ci­tà e l'amo­re che so­lo Ani­ma ci può tra­smet­te­re. Da bam­bi­ni era­va­mo in to­ta­le unio­ne con es­sa, ma cre­scen­do ab­bia­mo di­men­ti­ca­to di gio­ca­re, ri­de­re e vi­ve­re la gio­ia di re­sta­re in­te­gri con noi stes­si sen­za per­ce­pi­re al­cu­na di­vi­sio­ne e nes­su­na iden­ti­fi­ca­zio­ne nell'ego, in­te­so co­me per­so­na­li­tà. Lo sco­po, se co­sì lo pos­so chia­ma­re, è quel­lo di ri­tor­na­re al­la no­stra es­sen­za e que­sto è pos­si­bi­le quan­do l'ego non ha più pre­sa su di noi. Tut­ti sia­mo in ba­lia del­la men­te, ci fac­cia­mo pi­lo­ta­re sen­za ren­der­ce­ne con­to per­ché pen­sia­mo di es­se­re noi quel pen­sie­ro, quell'emo­zio­ne o quell'azio­ne.
Nell’ar­co del­la no­stra vi­ta ci vie­ne in­se­gna­to che le no­stre emo­zio­ni so­no no­ci­ve per noi stes­si, por­tan­do­ci ad odia­re quel­lo che pro­via­mo che sia es­so rab­bia, ge­lo­sia, pau­ra, etc. Pas­sia­mo il tem­po a na­scon­de­re den­tro di noi quel­li che cre­dia­mo es­se­re “di­fet­ti in­cu­ra­bi­li” per­ché ci vie­ne spie­ga­to che ta­li emo­zio­ni so­no sba­glia­te, in­ve­ce di non iden­ti­fi­car­ci in es­se, e rea­gia­mo di con­se­guen­za por­tan­do sof­fe­ren­za a noi e agli al­tri.
Quin­di mi so­no ri­tro­va­to a do­ver os­ser­va­re la mia men­te e i miei pen­sie­ri sen­za do­ver­mi iden­ti­fi­ca­re con es­si. Os­ser­van­do sem­pli­ce­men­te dall'al­to, co­me se fos­si fuo­ri dal mio cor­po, ho com­pre­so che noi sia­mo sem­pli­ce­men­te l'os­ser­va­to­re, la par­te che non si iden­ti­fi­ca con la per­so­na­li­tà che ma­ni­fe­sta il di­sa­gio. Una vol­ta che so­no in os­ser­va­zio­ne ini­zio a por­mi del­le do­man­de che mi aiu­ta­no a sco­pri­re da do­ve na­sce il mio ma­les­se­re in­te­rio­re ed ho ini­zia­to a chie­der­mi se dav­ve­ro so­no io che fac­cio cer­ti pen­sie­ri o cer­te azio­ni.
Que­sto li­bro par­le­rà di co­me le per­so­ne so­no in ba­lia del­le pro­prie emo­zio­ni e di co­me que­ste ci ten­ga­no di­stan­ti dal­la ve­ri­tà. Par­le­rà an­che del­le mie dif­fi­col­tà nel cer­ca­re di ab­ban­do­na­re tut­ti gli sche­mi men­ta­li co­strui­ti nel cor­so del­la mia vi­ta, fa­cen­do­mi gui­da­...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Colophon
  3. Essere in cammino