Breve storia del Cattolicesimo
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Breve storia del Cattolicesimo

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Sebbene lo scritto non sia che una "breve" storia della fede cattolica condensata nello spazio di duemila anni, nondimeno è sorprendentemente ricco di avvenimenti, che si rincorrono uno dietro l'altro, concedendosi solo delle piccole, indispensabili pause; cosa che permette all'Autore di situarsi discretamente da parte; almeno quel tanto da acconsentire che il lettore possa interloquire a tu per tu con i nudi fatti della storia in una ponderata e fruttifera riflessione.

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Information

APPROFONDIMENTI

A). I primi cristiani

In­tor­no al 111 d.C. Ca­io Pli­nio Ce­ci­lio Se­con­do – det­to Pli­nio il Gio­va­ne per di­stin­guer­lo dal­lo zio adot­ti­vo, Pli­nio il Vec­chio – eb­be da Tra­ia­no l'in­ca­ri­co di go­ver­na­to­re del­la pro­vin­cia del­la Bi­ti­nia, in Asia Mi­no­re; di qui man­ten­ne con l'im­pe­ra­to­re una fit­ta cor­ri­spon­den­za, che ave­va co­me og­get­to so­prat­tut­to il go­ver­no del­la pro­vin­cia. Il car­teg­gio for­mò il de­ci­mo li­bro del­le sue Epi­stu­lae, pub­bli­ca­to po­stu­mo: tra le let­te­re più no­te e in­te­res­san­ti – e una del­le più im­por­tan­ti, da­to l'ar­go­men­to che trat­ta – vi è quel­la che ha per og­get­to i cri­stia­ni e i prov­ve­di­men­ti da adot­ta­re a lo­ro ri­guar­do, e che te­sti­mo­nia del con­flit­to in at­to tra que­sti e lo sta­to ro­ma­no. Pli­nio sol­le­va al­cu­ni in­ter­ro­ga­ti­vi in me­ri­to al com­por­ta­men­to e al­le azio­ni da in­tra­pren­de­re nei con­fron­ti dei cri­stia­ni, ciò che fa pre­sup­por­re la man­can­za di una le­gi­sla­zio­ne spe­ci­fi­ca in me­ri­to ema­na­ta a Ro­ma: co­me go­ver­na­to­re di una pro­vin­cia Pli­nio go­de di un'am­pia di­scre­zio­na­li­tà nei con­fron­ti de­gli in­di­vi­dui ac­cu­sa­ti di cri­stia­ne­si­mo e può eser­ci­ta­re il di­rit­to di vi­ta o di mor­te sui sog­get­ti che non so­no cit­ta­di­ni ro­ma­ni. Mes­so al cor­ren­te l'im­pe­ra­to­re sul­la pras­si adot­ta­ta nel per­se­gui­re i cri­stia­ni, di­stin­guen­do tra i va­ri ca­si, egli con­sta­ta la lar­ga dif­fu­sio­ne del­la "su­per­sti­zio­ne" ma si di­chia­ra ot­ti­mi­sta quan­to al­la pos­si­bi­li­tà di stron­ca­re il fe­no­me­no.
Ca­io Pli­nio all’Im­pe­ra­to­re Tra­ia­no:
Si­re, è per me una re­go­la di sot­to­por­ti tut­te le que­stio­ni sul­le qua­li ho dei dub­bi. Chi in­fat­ti po­treb­be me­glio di­ri­ge­re la mia in­cer­tez­za o istrui­re la mia igno­ran­za?
Non ho mai par­te­ci­pa­to a in­chie­ste sui Cri­stia­ni: non so per­tan­to qua­li fat­ti, e in qua­le mi­su­ra, si deb­ba­no pu­ni­re o per­se­gui­re. E con non pic­co­la esi­ta­zio­ne [mi so­no chie­sto] se non vi sia­no di­scri­mi­na­zio­ni a ca­gio­ne dell'età, o se la te­ne­ra età non deb­ba es­se­re trat­ta­ta di­ver­sa­men­te dall'adul­ta; se si de­ve per­do­na­re a chi si pen­te, op­pu­re se a co­lui che è sta­to co­mun­que Cri­stia­no nul­la gio­va abiu­ra­re; se vie­ne pu­ni­to il so­lo no­me [di Cri­stia­no], an­che se man­ca­no at­ti ne­fan­di, o le ne­fan­dez­ze con­nes­se a quel no­me.
Frat­tan­to, ec­co co­me mi so­no com­por­ta­to con co­lo­ro che mi so­no sta­ti de­fe­ri­ti qua­li Cri­stia­ni. Do­man­dai a lo­ro stes­si se fos­se­ro Cri­stia­ni. A quel­li che ri­spon­de­va­no af­fer­ma­ti­va­men­te ri­pe­tei due o tre vol­te la do­man­da, mi­nac­cian­do il sup­pli­zio: quel­li che per­se­ve­ra­va­no li ho fat­ti uc­ci­de­re. Non du­bi­ta­vo, in­fat­ti, qual­sia­si co­sa fos­se ciò che es­si con­fes­sa­va­no, che si do­ves­se pu­ni­re al­me­no ta­le per­ti­na­cia e in­fles­si­bi­le osti­na­zio­ne.
Al­tri, pre­si dal­la stes­sa fol­lia, poi­ché era­no cit­ta­di­ni ro­ma­ni, li mi­si in no­ta per man­dar­li a Ro­ma. Ben pre­sto, co­me ac­ca­de in si­mi­li ca­si, mol­ti­pli­can­do­si le de­nun­ce con il pro­se­gui­re dell'in­chie­sta, si pre­sen­ta­ro­no pa­rec­chi dif­fe­ren­ti ca­si. Fu pre­sen­ta­ta una de­nun­cia ano­ni­ma con­te­nen­te i no­mi di mol­te per­so­ne. Co­lo­ro che ne­ga­va­no di es­se­re Cri­stia­ni o di es­ser­lo sta­ti, se in­vo­ca­va­no gli dei se­con­do la for­mu­la che io ave­vo im­po­sta, e se fa­ce­va­no sa­cri­fi­ci con in­cen­so e vi­no din­nan­zi all'im­ma­gi­ne tua, che ave­vo fat­to re­ca­re per ta­le in­ten­to in­sie­me al­le sta­tue de­gli dei, e inol­tre ma­le­di­ce­va­no Cri­sto, tut­te co­se che, mi di­co­no, è im­pos­si­bi­le ot­te­ne­re da co­lo­ro che so­no ve­ra­men­te Cri­stia­ni, io ho ri­te­nu­to do­ves­se­ro es­se­re ri­la­scia­ti. Al­tri, il cui no­me era sta­to fat­to da un de­nun­cia­to­re, dis­se­ro di es­se­re Cri­stia­ni e poi lo ne­ga­ro­no; lo era­no sta­ti, ma poi era­no ces­sa­ti di es­ser­lo, al­cu­ni da tre, al­tri da più an­ni, al­cu­ni per­fi­no da vent'an­ni. An­che tut­ti co­sto­ro han­no ado­ra­to la tua im­ma­gi­ne e le sta­tue de­gli dei, e ma­le­dis­se­ro Cri­sto.
D'al­tra par­te, es­si af­fer­ma­va­no che tut­ta la lo­ro col­pa o il lo­ro er­ro­re era­no con­si­sti­ti nell'abi­tu­di­ne di riu­nir­si in un de­ter­mi­na­to gior­no, avan­ti l'al­ba, di can­ta­re fra lo­ro al­ter­na­ta­men­te un in­no a Cri­sto, co­me a un dio, e di ob­bli­gar­si, con giu­ra­men­to, non a per­pe­tra­re qual­che de­lit­to, ma a non com­met­te­re fur­ti o bri­gan­tag­gi o adul­te­ri, a non man­ca­re al­la pa­ro­la da­ta, né a ne­ga­re, se in­vi­ta­ti, di re­sti­tui­re un de­po­si­to. Com­piu­ti i qua­li ri­ti, ave­va­no l'abi­tu­di­ne di se­pa­rar­si e di riu­nir­si an­co­ra per pren­de­re il ci­bo, or­di­na­rio pe­ral­tro e in­no­cen­te. Per­fi­no da que­sta pra­ti­ca ave­va­no de­si­sti­to, do­po il mio de­cre­to, con il qua­le, se­con­do i tuoi or­di­ni, ave­vo vie­ta­to le ete­rìe.
Ho ri­te­nu­to tan­to più ne­ces­sa­rio di strap­pa­re la ve­ri­tà, an­che me­dian­te la tor­tu­ra, a due schia­ve che ve­ni­va­no det­te aiu­tan­ti. Ma non ven­ni a sco­pri­re al­tro che una su­per­sti­zio­ne ir­ra­gio­ne­vo­le, smi­su­ra­ta.
Per­ciò, so­spen­den­do l'in­chie­sta, ri­cor­ro a te per con­si­glio. L'af­fa­re mi è par­so de­gno di ta­le con­sul­ta­zio­ne, so­prat­tut­to per il gran nu­me­ro dei de­nun­cia­ti: son mol­ti, in­fat­ti, di ogni età, di ogni ce­to, di am­be­due i ses­si, co­lo­ro che so­no o sa­ran­no po­sti in pe­ri­co­lo. Non è sol­tan­to nel­le cit­tà, ma an­che nel­le bor­ga­te e nel­le cam­pa­gne, che si è pro­pa­ga­to il con­ta­gio di que­sta su­per­sti­zio­ne. Mi sem­bra pe­rò che si pos­sa con­te­ner­la e far­la ces­sa­re.
Mi con­sta sen­za dub­bio che i tem­pli, or­mai qua­si di­ser­ta­ti, co­min­cia­no a es­se­re di nuo­vo fre­quen­ta­ti, e le ce­ri­mo­nie ri­tua­li, da tem­po in­ter­rot­te, ven­go­no ri­pre­se, e ovun­que si ven­de la car­ne del­le vit­ti­me, che fi­no a ora tro­va scar­si ac­qui­ren­ti. Don­de è fa­ci­le de­dur­re qua­le fol­la di uo­mi­ni po­treb­be es­se­re gua­ri­ta, se si dà lo­ro la pos­si­bi­li­tà di pen­tir­si.
Tra­ia­no a Pli­nio:
Mio ca­ro Se­con­do, tu hai se­gui­to la con­dot­ta che do­ve­vi nell’esa­me del­le cau­se di co­lo­ro che a te fu­ro­no de­nun­cia­ti co­me Cri­stia­ni. Per­ché non si può isti­tui­re una re­go­la ge­ne­ra­le, che ab­bia per co­sì di­re va­lo­re di nor­ma fis­sa. Non de­vo­no es­se­re per­se­gui­ti d’uf­fi­cio. Se so­no sta­ti de­nun­cia­ti e ri­co­no­sciu­ti col­pe­vo­li, de­vo­no es­se­re con­dan­na­ti, pe­rò in que­sto mo­do: chi ne­ghe­rà di es­se­re Cri­stia­no, e ne avrà da­to pro­va ma­ni­fe­sta, cioè sa­cri­fi­can­do ai no­stri dèi, an­che se sia so­spet­to cir­ca il pas­sa­to, sia per­do­na­to per il suo pen­ti­men­to.
Quan­to al­le de­nun­ce ano­ni­me, es­se non de­vo­no aver va­lo­re in nes­su­na ac­cu­sa; per­ché de­te­sta­bi­le esem­pio e non de­gno del no­stro tem­po.
Pli­nio il Gio­va­ne, Car­teg­gio con Tra­ia­no, tra­du­zio­ne di L. Ru­sca e E. Fael­li, Riz­zo­li, Mi­la­no 1994.

B). La Chiesa cattolica

La Chie­sa cat­to­li­ca (dal la­ti­no ec­cle­sia­sti­co ca­tho­li­cus, a sua vol­ta dal gre­co an­ti­co καθολικός, ka­tho­li­kòs, cioè "uni­ver­sa­le") è la Chie­sa cri­stia­na che ri­co­no­sce il pri­ma­to di au­to­ri­tà al ve­sco­vo di Ro­ma, in quan­to suc­ces­so­re dell'apo­sto­lo Pie­tro sul­la cat­te­dra di Ro­ma. I suoi fe­de­li ven­go­no chia­ma­ti cri­stia­ni cat­to­li­ci.
È for­ma­ta da 24 Chie­se sui iu­ris, la Chie­sa la­ti­na a oc­ci­den­te e 23 Chie­se di ri­to orien­ta­le, che so­no in co­mu­nio­ne con il Pon­te­fi­ce.
Il no­me ri­chia­ma l'uni­ver­sa­li­tà del­la Chie­sa fon­da­ta a par­ti­re dal­la pre­di­ca­zio­ne di Ge­sù Cri­sto e dei suoi Apo­sto­li, co­sti­tui­ta dal "Po­po­lo di Dio" a sua vol­ta for­ma­to da "tut­te le na­zio­ni del­la ter­ra", la qua­le vie­ne di­chia­ra­ta sus­si­ste­re in mo­do per­fet­to nel­la Chie­sa cat­to­li­ca vi­si­bil­men­te or­ga­niz­za­ta, e nel­la co­mu­nio­ne dei bat­tez­za­ti (non mac­chia­ti dai pec­ca­ti di ere­sia o di apo­sta­sia) sen­za tut­ta­via ne­ga­re, al­me­no a par­ti­re dal Con­ci­lio Ecu­me­ni­co Va­ti­ca­no II, la pre­sen­za di ele­men­ti di san­ti­fi­ca­zio­ne e di ve­ri­tà nel­le al­tre Chie­se cri­stia­ne se­pa­ra­te da es­sa con le qua­li ri­tie­ne in­ve­ce di do­ver per­se­gui­re un'azio­ne ecu­me­ni­ca e il ri­co­no­sci­men­to di va­lo­ri spi­ri­tua­li pre­sen­ti nel­le al­tre re­li­gio­ni.
La for­mu­la la­ti­na sub­si­stit in, im­pie­ga­ta dal­la Lu­men gen­tium, fu og­get­to di mol­te­pli­ci in­ter­pre­ta­zio­ni e suc­ces­si­va­men­te chia­ri­ta nel suo si­gni­fi­ca­to au­ten­ti­co dal dia­lo­go fra la Con­fe­ren­za epi­sco­pa­le spa­gno­la e la Con­gre­ga­zio­ne per la dot­tri­na del­la fe­de.
Tra le Chie­se cri­stia­ne, se­con­do le sta­ti­sti­che, la Chie­sa cat­to­li­ca con­ta il mag­gior nu­...

Table of contents

  1. IL CONCILIO DI GERUSALEMME
  2. PREMESSA
  3. IL CRISTIANESIMO
  4. IL CATTOLICESIMO
  5. APPROFONDIMENTI
  6. DATE DEI CONCILI ECUMENICI