DIARIO DI BORDO: un'esperienza in una classe di alfabetizzazione in italiano L2 per rifugiati politici
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DIARIO DI BORDO: un'esperienza in una classe di alfabetizzazione in italiano L2 per rifugiati politici

About this book

L'opera parla di un'esperienza d'insegnamento dell'italiano come lingua straniera avuta dall'autore durante un tirocinio con una classe di rifugiati politici. Contiene riflessioni sulle metodologie e gli strumenti per affrontare una sfida cosĂŹ impegnativa e sul difficile compito che l'insegnante ha per portarla a termine.

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Information

Un’esperienza sul campo

La mia esperienza d’insegnamento dell’italiano come lingua straniera è stata molto produttiva, perché mi sono confrontato con una realtà che conoscevo pochissimo.
Quello che più mi ha sorpreso è stata la forza di volontà dei ragazzi, i quali arrivavano da svariate parti dell’Africa.
Durante le lezioni, gli alunni erano sulla quindicina e il flusso di frequenza al corso si è mantenuto, in questo intervallo, costante.
Quello che mi è stato subito evidente, è stato il grande impegno della docente, la quale si sforzava non solo di spiegare le basi dell’italiano, ma lo faceva con molto trasporto, spesso utilizzando anche la mimica facciale per illustrare i contenuti delle proprie lezioni.
Patrizia Mattioli chiarisce, nel suo articolo, che “la comunicazione non verbale svolge importanti funzioni nel comportamento sociale dell'uomo. L'informazione fornita dalle parole viene a volte contraddetta o smentita dai segnali non verbali che la accompagnano e quando la comunicazione verbale non è possibile, le informazioni vengono trasmesse attraverso segnali non verbali.
Quando dobbiamo farci un'idea di una persona per esempio, facciamo riferimento, oltre a quello che dice, ai segnali non verbali che ci manda: il tono di voce, la mimica del volto, i movimenti, i gesti senza esserne del tutto consapevoli.
Le funzioni della comunicazione non verbale sono molteplici, e può essere considerata il linguaggio delle relazioni, attraverso di essa si segnalano il tipo di relazione in corso e i mutamenti qualitativi delle relazioni interpersonali; è il mezzo principale per esprimere e comunicare le emozioni. Il linguaggio del corpo dà indicazioni sull'immagine di sé e del proprio corpo e contribuisce alla presentazione di sé agli altri, fornisce elementi con cui interpretare il significato delle espressioni verbali”10.
In un percorso per analfabeti, dunque, la mimica viene ad essere molto importante, in quanto con l’espressività si possono superare i limiti dati dal parlare lingue diverse.
Il giorno 01/07/15 ho iniziato questo percorso e mi piacerebbe focalizzarmi su come i contenuti didattici venivano trasmessi dalla docente agli allievi.
Francesca Bernard, in un suo articolo, specifica che: “negli studenti adulti analfabeti, lo sviluppo della competenza orale richiede la messa in campo di azioni didattiche specifiche, che tengano conto delle difficoltà di memorizzazione degli apprendenti, dovute anche all'impossibilità di “scrivere per ricordare” quanto appreso da una lezione all'altra. Da qui la proposta di attività ludiche, i cui materiali didattici siano costruiti dagli stessi studenti attraverso il disegno, una forma di espressione che coniuga l'esercizio di abilità grafiche di base con un'intensa partecipazione emotiva facilitando la memorizzazione di parole e frasi significative associate ad immagini auto-prodotte”11.
Maria Montessori afferma che: “l’analfabeta è un extrasociale, un anormale, paragonabile ai sordomuti”12.
La definizione “extrasociale”, se legata all’analfabetismo, ci rimanda alla condizione di molti tra gli stranieri, i rifugiati e i richiedenti asilo da poco arrivati in Italia.
La Montessori scrive: “quello che gli manca è il linguaggio attraverso cui passano i rapporti sociali.
La persona che parla, disperdendo per l’atmosfera dei suoni articolati, non è sufficiente alla vera integrazione sociale.
Bisogna che la parola diventi permanente, si solidifichi sugli oggetti, si riproduca colle macchine, viaggi attraverso i mezzi di comunicazione, raccolga i pensieri di popolazioni lontane, e possa quasi esternarsi in modo da fissare le idee nel susseguirsi delle generazioni”13.
Dunque, un analfabeta è colui a cui manca il linguaggio scritto, e questa mancanza lo costringe a rimanere fuori dalla società.
La Montessori sosteneva che il passaggio dalla lingua parlata a quella scritta fosse essenziale tanto dal punto di vista psichico che da quello sociale per un individuo: l’apprendimento del segno corrispondente al suono genererebbe un impulso psichico.
Inoltre, per molti stranieri rifugiati politici o immigrati che parlano e scrivono lingue quali l’arabo, l’amarico, il tigrino, il cinese, l’apprendimento di una lingua quale l’italiano li costringe a un’autentica rivoluzione tanto dal punto di vista del segno quanto della fonetica.
In questi casi si può considerare la loro condizione vicina a quella di un analfabeta e diventa così necessario fare con loro tutti i passaggi obbligati per un corretto apprendimento dell’alfabeto, del segno e del suono così come Maria Montessori indica nel suo saggio “Metodo per gli analfabeti adulti”.
Maria Montessori traeva dall’esperienza con i bambini i principi pratici per costruire un metodo per insegnare a leggere e a scrivere anche agli adulti. Nello stesso tempo avvertiva però che era necessario adattarli a condizioni diverse.
Un metodo per l’apprendimento dell’italiano rivolto a persone migranti e rifugiati, che prenda spunto dai principi pratici dei metodi Montessori, deve però tener conto di almeno tre specifiche condizioni di partenza:
• a di...

Table of contents

  1. INTRODUZIONE
  2. Un’esperienza sul campo
  3. La costruzione di materiali didattici per l’alfabetizzazione in italiano L2
  4. CONCLUSIONI
  5. BIBLIOGRAFIA
  6. SITOGRAFIA