All'ombra della Tian An Men
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All'ombra della Tian An Men

La vita quotidiana di una insegnante italiana in Cina alla fine degli anni Ottanta

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All'ombra della Tian An Men

La vita quotidiana di una insegnante italiana in Cina alla fine degli anni Ottanta

About this book

Luisa Chelotti ha insegnato italiano in una Scuola per il Turismo di Xi’an nel lontano 1988, vivendo a stretto contatto con i cinesi in una Unità di Lavoro e assistendo ai grandi eventi che hanno funestato il Paese lasciandole un ricordo indelebile.
La Cina contemporanea è profondamente cambiata, i grandi progetti di modernizzazione e l’alto livello tecnologico raggiunto hanno allineato il paese a quelli più avanzati. La trasformazione è avvenuta in poco più di trent’anni, ma senza una graduale maturazione e lasciando un grande vuoto culturale nei giovani, che non hanno idea di come vivessero i loro genitori o, forse, non vogliono saperlo...
Partendo da appunti del tempo, vergati su leggeri fogli di carta di riso, Luisa Chelotti riscrive la memoria di questa esperienza, raccontando la vita e le abitudini di un mondo diverso da quello occidentale. Il libro è corredato da fotografie dell’epoca che documentano, anche visivamente, il vissuto quotidiano in un ricco e variegato mosaico fatto di incontri, luoghi, situazioni, avvenimenti. “Il nostro alloggio”, “Compiere 14 anni a Xi’an, “Gli ospedali cinesi”, “Natale in Cina”, “Studenti e partito, un dialogo tra sordi”, sono solo alcuni dei capitoli che il lettore potrà trovare in questo libro, che restituisce una testimonianza preziosa e rara per conoscere la Cina di quegli anni e porla implicitamente a confronto con quella di oggi.

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Information

Settembre
Xi’an – ovvero vivere nel Medioevo
Da una settimana viviamo a Xi’an adattandoci lentamente ai ritmi cinesi. Finalmente è arrivata la bombola del gas e possiamo cuocere qualcosa alla nostra maniera, il digiuno di Alessandro stava diventando preoccupante. Fa ancora un gran caldo e l’asfalto emette vampe infuocate che entrano dappertutto rimbalzando nei cortili di cemento e sui muri degli enormi edifici di un grigio indefinibile, strettamente addossati gli uni agli altri dove una massa di gente vive seminuda sudando negli angusti appartamenti da cui escono di sera per cercare un po’ di refrigerio nei cortili. Nel nostro piccolo alloggio la ventola sul soffitto funziona a pieno ritmo.
Le lezioni non sono ancora iniziate ed abbiamo avuto pochi contatti con gli studenti che arrivano alla spicciolata giorno dopo giorno dai lontani villaggi. “Vuoi frequentare un corso di lingua cinese per stranieri, oppure una scuola speciale con i figli dei Capi del Partito?” chiedo ad Alessandro cercando di coinvolgerlo in qualcosa di collettivo che lo faccia stare con gli altri. Ma lo vedo così indifferente e apatico e la sua costante, malinconica risposta è ”Non so, vedrò”, che significa non mi interessa. Da solo, senza scuola né amici, trascorre la maggior parte del tempo disteso sul letto a scorrere giornali italiani ormai vecchi, ascoltando sempre le stesse cassette. Ci facciamo compagnia come due naufraghi aggrappati ad una zattera alla deriva, per cena mi fa trovare apparecchiata la tavola con una tovaglia rossa e le candele accese, sembriamo degli invitati di riguardo ad uno sfarzoso banchetto.
È già il 10 settembre e Zhang Lin, la mia collega professoressa di Relazioni Sociali, è arrivata tutta trafelata “Presto, presto, dovete vestirvi eleganti perché stasera ci sarà il banchetto per l’apertura ufficiale dell’Anno Scolastico e voi sarete gli ospiti d’onore”. In Cina le giornate nazionali da festeggiare sono parecchie e si ripresentano con cadenza mensile: la Giornata del Bambino, la Giornata delle Donne, la Giornata delle Forze Armate, l’Anniversario della Repubblica e in settembre la Giornata del Professore o apertura dell’anno scolastico.
Per ragioni organizzative la nostra Scuola tiene la sua festa presso un nuovo hotel, anch’esso appartenente all’azienda di Turismo della Provincia dello Shaanxi, che “offrirà” il banchetto inaugurale. Tutto è stato preparato con grandiosità e opulenza, grandi tavoli rotondi posti davanti al palco d’onore accolgono le Personalità, tutt’attorno sapientemente disposti a seconda della gerarchia si sgranano i tavoli minori. Camerieri in uniforme e guanti bianchi restano impalati in fondo alla sala pronti a scattare, ma per servire il banchetto ci vorrà ancora un po’ di tempo.
Il Presidente del Turismo apre la cerimonia e una serie ininterrotta di discorsi consentono ai dirigenti, ai vari rappresentanti del turismo e ai professori di esibirsi in pubblico, i cinesi si avvicinano al microfono con estrema naturalezza, abituati come sono fin da piccoli a presentarsi sul palco davanti a una folla di gente. Non c’è da stupirsi quindi se, anche in situazioni di grande ufficialità, qualche grosso personaggio si mette a intonare un pezzo d’opera o a raccontare una barzelletta. I discorsi sono d’obbligo e poiché piacciono solo a chi li pronuncia vengono seguiti da gente distratta e chiacchierona, pronta ad applaudire, impaziente solo d’iniziare a riempirsi la pancia. Finalmente il Capo politico della Scuola termina i convenevoli con queste parole:
“Sono molto onorato di presiedere anche quest’anno all’apertura dell’anno scolastico – e tutti applaudono ben sapendo quali intrighi abbia fatto per restare al potere – e saluto in particolare le persone che si sono adoperate per la riuscita di questa cerimonia. Rivolgiamo uno speciale applauso al Direttore dell’Hotel che ci offre il banchetto – applauso sfrenato – e ai cuochi che ci hanno preparato con cura particolare le loro specialità – piccole urla e risa – ma prima un ringraziamento alla Professoressa italiana che ha voluto dedicare un anno del suo tempo – e qui vorrei essere nella mente di ognuno per sapere se si pone la domanda di quanto io venga pagata – per preparare i nostri studenti a diventare abili Guide per i turisti italiani che verranno in futuro a Xi’an”.
Prima di poter iniziare il lauto banchetto vengo gentilmente sollecitata a dire due parole di ringraziamento per questo invito della Scuola a insegnare a Xi’an. Poi tutti prendono posto, professori, impiegati, bidelli, autisti, tutto lo staff della Scuola raggruppato secondo la loro posizione gerarchica. Al tavolo dei Capi, che formalmente continuano a sorriderci, sediamo anche noi due come pesci fuor d’acqua.
L’abbigliamento dei presenti è molto diversificato. I politici e gli insegnanti, che seguono fedelmente la linea più radicale, sono in divisa: pantaloni e giacca molto aderente di un grigio indefinibile in stile occidentale le donne e in stile maoista gli uomini, distintivo della scuola appuntato al petto. Le studentesse hanno cercato d’indossare qualche modello malamente copiato dai giornali di Hong Kong, mentre i maschi al massimo della frivolezza portano pantaloni neri e camicia bianca.
Xi’an è una città alquanto periferica rispetto alla Capitale da cui dista milleduecento chilometri e le novità arrivano con notevole ritardo, in particolare la moda che non trova molti clienti presso la sua popolazione di estrazione prevalentemente rurale. A Lu Ma, una piccola strada nel centro della città, è sorto da poco un libero mercato ricco di bancarelle in cui si possono acquistare jeans e magliette d’imitazione marcate Fila, Lacoste, provenienti dalla lontana e più progredita Canton.
Domani sarà il mio primo giorno di lezione. Il mio impegno scolastico di sole due ore al giorno si esaurisce al giovedì, ad esso devo aggiungere un’obbligatoria disponibilità a ricevere il collega Prof. Lin, che insegna la grammatica italiana agli studenti e che verrà da me a sciogliere tutti i suoi dubbi. Sulla cinquantina, tipico esempio di studioso, dall’aria sempre assorta e molto impacciata, con grosse lenti da miope, introverso e schivo, si sposta su un’antiquata bicicletta nera e un’inseparabile vecchia borsa di pelle. La sua conoscenza della lingua italiana scritta ha dell’eccezionale considerando che riesce a gustare sia i nostri scrittori del 1400, che quelli contemporanei, è infatti un buon traduttore e fra le sue opere annovera già un libro di Pasolini ma anche il Principe di Machiavelli mentre ora è fortemente impegnato con la Divina Commedia, un’impresa davvero mastodontica.
La sua attività letteraria è encomiabile e dimostra una notevole cultura dell’occidente, mi ricorda ciò che avevo letto riguardo alle prime traduzioni in cinese di alcuni romanzi stranieri famosi. Agli inizi del 1900 essi furono “tradotti” attraverso liberi racconti orali dettati ad alcuni scrivani da quei pochi cinesi colti, figli di famiglie borghesi, che avevano studiato in Europa.
Dal punto di vista didattico il prof. Lin è incredibilmente scrupoloso e bombarda gli studenti di esercizi di grammatica spesso troppo difficili. Pur convenendo che la sua conoscenza della lingua italiana scritta può essere ritenuta ottima, quella della lingua parlata è pressoché nulla ed infatti riesce a capire solo piccoli stralci di ciò che gli dico. Incuriosita, gli ho chiesto in che modo si sia accostato alla lingua italiana. “La mia famiglia apparteneva alla buona borghesia e possedeva delle fabbriche, mio padre, militare di carriera, venne inviato durante il governo del Guomintang all’Ambasciata cinese di Roma come Addetto Militare. A quel tempo avevo circa 4 anni e avevo iniziato a parlare un po’ d’italiano, poi al rientro in Cina ho continuato a praticarlo in famiglia, al Liceo ho studiato il latino, il tedesco e oggi sono pure un fautore dell’esperanto”.
La prima volta che si è presentato nella mia nuova casa mi ha porto timidamente un foglietto da firmare spiegandomi che deve riconsegnarlo al cancello d’uscita al guardiano controllore poiché tutti quelli che vengono a trovarmi devono dimostrare per quanto tempo e quante volte in una settimana hanno avuto contatto con un occidentale. Buffo è il fatto che questo controllo sarà sempre valido per il prof. Lin mentre non lo sarà mai per i miei studenti che invaderanno giorno e notte la nostra casa.
Il mio orario scolastico, come pure quello del Prof. Lin, considerato come me un “esperto esterno” e come tale super pagato, comprende solo otto ore di lezione da svolgere in quattro giorni settimanali. Lavoro considerato abbastanza faticoso che mi viene retribuito con uno stipendio di 700 yuan, cioè circa 100 $, equivalenti alla paga di sette professori cinesi e che è lo stesso per tutti gli “esperti” stranieri in servizio nelle diverse Università della Cina. Oltre allo stipendio mi è stata data l’abitazione e l’uso di due biciclette, nonché l’auto con autista per portarci una volta al mese in gita.
Nelle Università di Lingue Straniere, dove i docenti sono numerosi e vivono in alloggi speciali, vengono organizzati concerti e proiezioni di vecchi film e una volta al mese anche una gita in autobus. Io non godo degli stessi privilegi perché non vivo assieme agli altri occidentali che abitano nello “zoo” – come ho denominato il loro casermone super controllato – dove essi ripropongono i modelli di vita della patria lontana sottraendosi ad ogni contatto con la realtà locale. Pagati dalle Facoltà delle varie Università sono obbligati a restare tutti assieme in questi edifici speciali, a me per fortuna è stato consentito di vivere in mezzo ai lavoratori dell’Hotel dell’Ufficio del Turismo, cui appartengono gli alloggi, certamente in una situazione molto meno confortevole ma tanto più interessante.
La mia casa dista solo dieci minuti a piedi dalla Scuola dove le lezioni iniziano alle otto di mattina, solitamente arrivo al cancello quando gli altoparlanti stanno dando la sveglia comunitaria al ...

Table of contents

  1. Presentazione
  2. Il calendario cinese
  3. 1988 – ANNO DEL DRAGO
  4. Giugno
  5. Agosto
  6. Settembre
  7. Ottobre
  8. Novembre
  9. Dicembre
  10. Gennaio
  11. 1989 – ANNO DEL SERPENTE
  12. Febbraio
  13. Marzo
  14. Aprile
  15. Maggio
  16. Giugno
  17. Agosto
  18. Il libro
  19. L’autrice