
eBook - ePub
Il Cybercapitale
Dalla macchina per filare senza dita alla macchina per pensare senza cervello
- 160 pages
- English
- ePUB (mobile friendly)
- Available on iOS & Android
eBook - ePub
Il Cybercapitale
Dalla macchina per filare senza dita alla macchina per pensare senza cervello
About this book
Se già Marx aveva considerato «la scienza come potere del capitale sul lavoro», con l'avvento della cibernetica e la crescita esponenziale della calcolabiltà l'incremento della capacità scientifica si è tradotto in un rafforzamento del controllo capitalistico sul lavoro che, ben lungi dal comportare un'occasione di liberazione gratuita, ha rafforzato lo sfruttamento e la ricattabilità dei lavoratori. Determinando così le condizioni che hanno permesso l'affermazione del neoliberismo. Nel volume questi processi sono analizzati in tutte le loro articolazioni anche attraverso il confronto critico con le interpretazioni che ne hanno dato i principali teorici contemporanei.
Frequently asked questions
Yes, you can cancel anytime from the Subscription tab in your account settings on the Perlego website. Your subscription will stay active until the end of your current billing period. Learn how to cancel your subscription.
At the moment all of our mobile-responsive ePub books are available to download via the app. Most of our PDFs are also available to download and we're working on making the final remaining ones downloadable now. Learn more here.
Perlego offers two plans: Essential and Complete
- Essential is ideal for learners and professionals who enjoy exploring a wide range of subjects. Access the Essential Library with 800,000+ trusted titles and best-sellers across business, personal growth, and the humanities. Includes unlimited reading time and Standard Read Aloud voice.
- Complete: Perfect for advanced learners and researchers needing full, unrestricted access. Unlock 1.4M+ books across hundreds of subjects, including academic and specialized titles. The Complete Plan also includes advanced features like Premium Read Aloud and Research Assistant.
We are an online textbook subscription service, where you can get access to an entire online library for less than the price of a single book per month. With over 1 million books across 1000+ topics, we’ve got you covered! Learn more here.
Look out for the read-aloud symbol on your next book to see if you can listen to it. The read-aloud tool reads text aloud for you, highlighting the text as it is being read. You can pause it, speed it up and slow it down. Learn more here.
Yes! You can use the Perlego app on both iOS or Android devices to read anytime, anywhere — even offline. Perfect for commutes or when you’re on the go.
Please note we cannot support devices running on iOS 13 and Android 7 or earlier. Learn more about using the app.
Please note we cannot support devices running on iOS 13 and Android 7 or earlier. Learn more about using the app.
Yes, you can access Il Cybercapitale by Enzo Modugno in PDF and/or ePUB format, as well as other popular books in Social Sciences & Business General. We have over one million books available in our catalogue for you to explore.
Information
I. Concetto
di Cybercapitale
1. Nuovi mezzi di produzione
Il pensiero scientifico messo a punto dal criticismo kantiano – che avrebbe dovuto liberare dal dogmatismo gli “uomini universali” dell’industrializzazione, come aveva annunciato e come ancora credono i “cyberutopisti” – si è invece ormai definitivamente reificato. Si è cioè cristallizzato in una struttura esterna, si è separato dall’ “uomo che pensa”, gli si è contrapposto come ratio estraniata, come condizione oggettiva materiale della produzione, come mezzo di produzione e prodotto di un cybercapitale che, accanto alla macchina “per filare senza dita”, possiede ora anche una macchina per pensare senza cervello: la cibernetica, che ha consentito al capitale di portare facilmente a compimento la matematizzazione del mondo, l’appropriazione capitalistica del sapere, la produzione capitalistica di conoscenze ridotte in algoritmi.
La scienza realizzata nella macchina non solo conferisce potere sul lavoro al capitale, ma si presenta per di più come opera sua (Marx, Capitolo VI inedito).
2. Nuovi lavoratori
Ma l’affermarsi di questo nuovo capitale va di pari passo col completo svuotamento, con l’alienazione, con la separazione del lavoratore da quella universalità delle conoscenze divenuta la ricchezza sociale che egli cerca di far sua – come sperano i “cyberutopisti” – ma dalla quale, invece, “viene ingoiato”.
Accumulata dal capitale, prodotta, scambiata, consumata produttivamente dalle nuove macchine, la conoscenza gli si contrappone in questa forma, come condizione della produzione che appartiene ad altri, dalla quale è stato separato e ridotto a sua appendice, a lavoratore subordinato. Dunque ciò che accade in fabbrica dove – secondo Marx – la divisione del lavoro fa violenza all’essenza umana dell’uomo e “l’individuo stesso viene diviso, atrofizzato e reso abnorme”, si ripresenta – secondo György Lukács – quando le “facoltà spirituali” separate, staccate dalla personalità complessiva, sono comprate e vendute sul mercato del lavoro e si trasformano in merce.
Questo processo storico non sarà rovesciato – e la conoscenza non sarà riappropriata – con una più avanzata riforma dell’istruzione o frequentando il web, ma con lotte per la disalienazione di questa nuova ricchezza sociale.
Il capitale dunque, che ha perfezionato con la cibernetica il potere di controllo su ogni attività umana, ha ridotto anche le nuove figure di lavoratori in salariati, condannandoli alla subordinazione e a un nuovo dogmatismo.
Questo lavoratore infatti trova ora incorporato nelle macchine un sapere già formato, sul quale non può e non deve intervenire, poiché diverrebbe un “fattore di disturbo” nel calcolo cibernetico: deve solo stargli “accanto” e ri-produrlo infinite volte. Il suo contenuto è sottratto alla sua esperienza, non può indagare il modo in cui si forma, non può guidare né controllare gli algoritmi che trascendono il suo mondo sensibile, che vengono “non si sa da dove, e sul credito di principi di cui non conosce l’origine” come scriveva Kant contro un altro dogmatismo. Questo sapere è prodotto “prima di lui e alle sue spalle”: un tempo dal parroco, ora dai supercreativi delle corporation. “una nuova religione di cui non conosciamo né origine né struttura”, secondo i ricercatori di Ippolita. “Finiamo tutti controllati, coccolati, spiati, minacciati, derubati” da “potenti macchine, gli algoritmi, nel cui interno è vietato guardare” scrive Nicola Zamperini. Il computer come “opera aperta” è stata un’illusione del secolo scorso che sopravvive contro ogni evidenza. Questi algoritmi non sono sistemi aperti e interattivi – come invece si ostinano a credere i “cyberutopisti”1 – sono sistemi chiusi, segreti, blindati, “dominati esclusivamente dalla logica del mercato”, come scriveva Franco Carlini.
Così il “mobile esercito di metafore”, che per Nietzsche era ancora una produzione spirituale, è diventato ora il vero motore della produzione capitalistica, la nuova ricchezza sociale, la nuova comunità che i knowledge worker cercano invano di far propria: perché liberare il sapere dai limiti del cervello umano è la specialità attuale del capitale. Il sapere è potuto diventare una merce prodotta capitalisticamente perché la sua reificazione ha preceduto le nuove forme di capitale, ne è stata un presupposto.
Il capitale ha potuto affermarsi ancora una volta perché ha trovato da un lato il sapere reificato, cioè separato dal lavoro intellettuale, portato all’esterno, cristallizzato in un apparato materiale, incorporato in una macchina; e d’altro lato, altrettanto separata dal sapere, una massa di lavoratori mentali dequalificati, più istruiti degli operai ma meno dei vecchi laureati, condannati alla mediocrità dei diplomi e alla liceizzazione delle università, cioè prodotti da un sistema formativo diventato ad ogni livello ciò che era un tempo la scuola di avviamento al lavoro.
Dunque i governi non si sono sbagliati quando, non permettendo più a nessuno di fermarsi alla quinta elementare, hanno però liquidato la formazione intellettuale come diritto di tutti, condannando tutti alla dequalificazione.
Ma perché si continuano a fare riforme che immiseriscono l’istruzione proprio quando le conoscenze sono diventate la parte più importante della produzione? Questo teorema dei governi, che stabilisce un nesso tra l’importanza crescente delle conoscenze e la qualità decrescente dell’istruzione, esprime in realtà l’essenza stessa delle trasformazioni del modo di produrre, e costituisce un tentativo di razionalizzazione capitalistica del sistema scolastico. Infatti il compito assegnato dal sistema produttivo all’istruzione pubblica non è quello di produrre nuove conoscenze, che si possono comprare più vantaggiosamente sul mercato mondiale, né quello di produrre supercreativi, (ne servono pochi e ci pensano le corporation), bensì quello più urgente dal punto di vista del capitale di produrre in massa il lavoratore mentale dequalificato, cioè una figura intermedia tra il vecchio operaio e il vecchio laureato. Così la formazione, che dovrebbe essere un diritto costituzionale, è stata liquidata dal prevalere planetario del pensiero ridotto a cosa, strumento, utensile universale, “puro organo degli scopi”, semplice accessorio dell’apparato economico. L’obbiettivo del movimento operaio di estendere a tutti la formazione che era riservata a pochi, si rivela impraticabile come la pretesa di quei socialisti ottocenteschi che volevano far diventare tutti capitalisti.
Ma a più riprese nuovi movimenti di massa hanno sottratto l’istruzione al monopolio dei pedagogisti del governo, facendone un importante terreno di scontro sociale.
È in gioco la felicità di conoscere che, ricorda Adorno, già Lutero e Bacone considerarono con sospetto. E che anche oggi piace poco ai ministri dell’istruzione. Il disciplinamento di questa nuova forza-lavoro diventa ben presto un compito urgente per le classi dominanti perché le lotte cominciate nel Sessantotto sono state la risposta, il conflitto sociale, la “révolte logique” degli strati sociali che hanno dovuto sopportare, privati di ogni rappresentanza politica, i costi della trasformazione del modo di produrre, che ha richiesto la produzione di nuovi mezzi di lavoro e di nuovi lavoratori.
I governi, dunque, hanno eseguito l’importante compito di produrre “piccoli scienziati”, come li ha definiti graziosamente la saggistica manageriale, che “non sono come gli scienziati veri ma hanno un vantaggio, sono tanti”.
È questa separazione che ha consentito al cybercapitale di affermarsi. È per questo che il compito affidato al sistema d’istruzione non è stato quello di produrre nuove conoscenze, né quello di produrre “scienziati veri”, bensì quello più urgente di produrre “tanti piccoli scienziati”, perché le macchine più avanzate possono essere introdotte solo se è presente in massa questo genere di forza-lavoro.
3. Marx, la filosofia del Novecento, il Sessantotto.
Per fondare materialisticamente un’indagine sulle trasformazioni produttive si dovrebbe dunque tener conto oltre che dell’opera di Marx, della critica del pensiero matematizzato, tema centrale della filosofia del Novecento, e delle lotte di massa cominciate nel Sessantotto contro la produzione, la trasmissione e l’appropriazione capitalistica del sapere: un nuovo livello dello scontro sociale che la filosofia e i movimenti hanno affrontato e che i partiti comunisti non hanno saputo vedere, determinando così una delle ragioni del loro declino.
4. “Marxismo occidentale”
La prima critica dell’economia della conoscenza può essere considerata quella di György Lukács che, riprendendo Marx in Storia e coscienza di classe, (1923), con una considerazione illuminante afferma che la scienza è un istituto del mondo borghese. Sostiene cioè che la reificazione prodotta dalla scienza coincide con la reificazione prodotta dal capitalismo, e che è “ingenuo e dogmatico” identificare la conoscenza logico-formale con la conoscenza in generale: è invece solo una sua forma storica che è servita al capitalismo per la sua ascesa ed è stata parte essenziale della sua genesi.
In quest’opera sono legate insieme, per la prima volta, due linee di pensiero: da un lato l’analisi della reificazione o “carattere feticistico della merce” condotta da Marx nel Capitale, fino ad allora totalmente ignorata dagli stessi interpreti Marxisti; d’altro lato la critica filosofica della scienza, fino ad allora considerata irrazionalismo spiritualistico. Due temi strettamente connessi che sono diventati decisivi, perché la scienza – scrive Lukács – considera gli oggetti separati dal processo complessivo, cioè li considera come cose e non anche come relazioni sociali. Sono rapporti tra persone ma appaiono come rapporti tra cose: è questa la critica del carattere feticistico della merce che Lukács ha saputo rilevare dal Capitale, primo tra i suoi interpreti perché Plekhanov, Lenin, Kautsky e il Marxismo positivistico della Seconda Internazionale non possedevano gli strumenti teorici per approfondirla.
Così i “fatti”, separati dalla realtà sociale vivente, isolati dalla totalità, diventano inattendibili, sono “il massimo feticcio teorico e pratico – scrive Lukács – del pensiero borghese” che perciò è incapace di indagare la questione dell’origine, e del superamento, della mercificazione, della reificazione, cioè delle forme nelle quali si manifesta l’essere in questo modo di produzione.
Con questo libro di Lukács la critica del feticismo entra finalmente nella storia del Marxismo teorico. E la critica filosofica della scienza, cioè la crit...
Table of contents
- INbreve
- Premessa Il Capitale di Karl Marx un secolo e mezzo dopo
- I. Concetto di Cybercapitale
- II. Fondamenti e premesse
- III. Quattro interpretazioni
- IV. Archeologia della merce conoscenza
- V. Produzione capitalistica di conoscenze: il caso del keynesismo militare
- VI. Marx, la critica della politica e le nuove tecnologie
- Appendice Un dibattito su internet
- Ringraziamenti