Il terrore rosso sulla Russia ortodossa
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Il terrore rosso sulla Russia ortodossa

(1917-1925)

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Il terrore rosso sulla Russia ortodossa

(1917-1925)

About this book

Sin dal colpo di Stato dell'Ottobre il regime sovietico mette in atto con assoluta fermezza il progetto di eliminare la religione, interrompendo brutalmente il processo di rinnovamento della Chiesa ortodossa, iniziato al tramonto del secolo precedente. Il volume ricostruisce gli anni terribili del comunismo di guerra, tema che richiama oggi l'attenzione degli studiosi, caratterizzati dall'uso politico della giustizia proletaria, dalla profanazione delle reliquie, dalla propaganda antireligiosa, dall'esproprio dei beni e dall'organizzazione di un movimento scismatico finalizzato alla frattura dell'unitĂ  della Chiesa. Il tributo di sangue versato nel folle tentativo di dare vita a una societĂ  senza classi e senza Dio fu impressionante. Nella seconda parte del volume l'autore esamina accuratamente la ricostruzione storiografica fornita dalla scuola sovietica, dagli esponenti dell'emigrazione russa, dagli studiosi occidentali e da quelli della Federazione Russa, mettendo in luce il disinteresse di numerosi storici e la reticenza e il negazionismo di altri.

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Information

Publisher
Jaca Book
Year
2020
eBook ISBN
9788816800625

Parte prima
I FATTI

1. PREMESSA

Credo che per sintetizzare l’opinione che Lenin ha della religione sia sufficiente richiamare quanto egli afferma in una lettera scritta a Maksim Gor’kij il 14 (27)1 Novembre 1913. Lo scrittore, nel suo racconto La confessione (Ispoved’) del 1908, aveva proposto l’idea di dar vita a una sorta di religione laica, in altre parole a un ateismo religioso, opinione condivisa anche da Anatolij Lunačarskij, il quale vede nella religione uno strumento per risolvere sul piano psicologico il disaccordo tra le leggi della vita e della natura2 e considera il socialismo scientifico come la più religiosa di tutte le religioni3. Altri pensatori del tempo condividono l’idea e per questo sono chiamati edificatori di Dio (bogostroiteli)4. Lenin rimprovera Gor’kij con queste parole:
Caro Aleksej Maksimovič5! Ma che razza di cose fate? È semplicemente orrendo (užas), davvero! […] Ogni idea religiosa, ogni buon dio (božen’ka) è necrofilia (trupoložstvo) […]. Ogni idea religiosa, qualsiasi idea su qualsiasi buon dio, persino qualsiasi civettare con il buon dio è una turpitudine (merzost’) inenarrabile […]. È la turpitudine più pericolosa, la “infezione” più ripugnante (samaja gnusnaja “zaraza”). Un milione di peccati, di porcherie, di violenze e di infezioni fisiche sono scoperti assai più facilmente dalla folla e pertanto sono assai meno pericolosi dell’idea di un buon dio, sottile, spirituale, agghindata con i più eleganti fronzoli ideologici6.
La Chiesa è accusata di sostenere l’autocrazia e per questo considerata come un’eredità del sistema politico che si vuole distruggere e la religione è dichiarata incompatibile con la concezione del mondo marxista-leninista. Ciò appare già nel programma del partito operaio socialdemocratico russo (RSDRP) del 19037, rimasto in vigore sino al 1919, anno in cui, nel mese di Marzo, all’VIII° Congresso viene approvato il Programma del partito che prevede la piena scomparsa dei pregiudizi religiosi attraverso l’organizzazione di un’ampia propaganda di educazione scientifica (naučno-prosvetitel’nuju) e antireligiosa, sottolineando, peraltro, la necessità di
rifuggire da qualsiasi forma di offesa dei sentimenti religiosi dei credenti, la quale conduce solamente al rafforzamento del fanatismo religioso8.
Al punto 13 si afferma che ogni comunista deve essere ateo e condurre tra i non iscritti al partito un’attiva propaganda antireligiosa. A proposito della scuola si afferma che
la scuola statale deve essere assolutamente separata da qualsiasi religione e ogni tentativo di propaganda controrivoluzionaria sotto l’apparenza di predicazione religiosa deve essere represso. Ma la Costituzione della Repubblica Sovietica riconosce una piena libertà di professione religiosa e il congresso rivolge l’attenzione all’assoluta inammissibilità di qualsiasi limitazione di questo diritto e anche di un’ombra di violenza in materia religiosa. Coloro che attentano alla libertà di fede e di culto dei cittadini di ogni professione devono essere assoggettati a severa sanzione9.
I medesimi principi vengono ribaditi nei programmi adottati successivamente10. Peraltro, come rettamente sottolinea la Miljakova, la politica bolscevica nei confronti della Chiesa sarĂ  assai piĂš radicale e distruttiva rispetto a quanto dichiarato nel programma del partito11.
La lotta antiecclesiastica si scatena subito dopo il rovesciamento del Governo Provvisorio: nei giorni 24-26 Ottobre (6-8 Novembre) il partito bolscevico organizza a Pietrogrado una rivolta armata: alle 10 del mattino del 25 Ottobre con il proclama Ai cittadini della Russia, scritto da Lenin, si dichiara il rovesciamento del Governo Provvisorio e il trasferimento del potere al Comitato rivoluzionario militare (VRK) del Soviet dei deputati degli operai e dei soldati. Alle due del mattino del 26 Ottobre reparti armati, dopo avere occupato tutti i punti strategici della città, irrompono nel Palazzo d’inverno e arrestano i membri del Governo Provvisorio. Tre ore dopo il II° Congresso dei Soviet di tutta la Russia dichiara:
Tutto il potere, in tutte le localitĂ , passa ai Soviet dei deputati degli operai, dei soldati e dei contadini, i quali debbono assicurare un effettivo ordine rivoluzionario12.
Il Congresso dei Soviet diviene l’organo supremo del potere statale e la Russia è denominata Repubblica Socialista Federativa Sovietica di Russia (RSFSR). Il Congresso istituisce il Comitato esecutivo centrale di tutta la Russia (VCIK), nel quale per un breve periodo vi sono i rappresentanti di diversi partiti, e il Soviet dei commissari del popolo (Sovnarkom o SNK), del quale fanno parte i soli bolscevichi; il Sovnarkom è anche chiamato Governo Provvisorio operaio e contadino, provvisorio perché investito di poteri sino alla convocazione dell’Assemblea costituente. Alla luce di questi fatti è improprio definire rivoluzione quello che in realtà è stato un coup d’état. L’Assemblea costituente, riunita il 5 Gennaio 1918 è sciolta all’alba del 6 Gennaio con un’azione di forza, dopo che i bolscevichi sono costretti a prendere atto di essere in minoranza, nonostante i rappresentanti dei partiti moderati fossero stati arrestati prima della convocazione13.
Da parte sua, la Chiesa russa14, animata da tempo da una diffusa ansia di rinnovamento15, riunita in Concilio dal 15 (28) Agosto 1917, tre giorni dopo il colpo di Stato comunista, delibera di porre fine al periodo sinodale imposto da Pietro il Grande nel 1721, ricostituendo il Patriarcato. I membri del Concilio indicano democraticamente con voto segreto il nome della personalità alla quale affidare la direzione della Chiesa: i tre candidati che ottengono il maggior numero di voti sono l’arcivescovo di Charkiv, Antonij (Chrapovickij), l’arcivescovo di Novgorod, Arsenij (Stadnickij), e il metropolita di Mosca, Tichon (Bellavin, Belavin). Il nome del patriarca Tichon è estratto a sorte dallo starec Aleksij il mattino del 5 (18) Novembre 191716.
1 Nella traslitterazione di alcune parole russe entrate nell’uso comune non ho seguito rigorosamente le regole IOS: così, invece di car’, ho scritto zar e invece di Sovet ho scritto Soviet; ho usato Presidium in luogo di Prezidium, stante l’origine latina del lemma. Nelle citazioni si riportano le lettere maiuscole e minuscole del testo originale. Nei titoli dei libri e nelle citazioni si riporta la traslitterazione adottata dagli editori, spesso diversa da quella scientifica da me adottata (ad es. Fedotoff e Fedotov, Pospelovskij e Pospielovsky, ecc.). Secondo la consuetudine russa si riportano le date del calendario giuliano, tuttora in vigore nella Chiesa ortodossa, e, in parentesi, di quello gregoriano, il quale ultimo è introdotto in Russia con decreto del 24 Gennaio (6 Febbraio) 1918. Si cancellano i giorni dal 1° al 13 Febbraio, così che si passa dal 31 Gennaio al 14 Febbraio, colmando la differenza di 13 giorni esistente tra i due calendari, cfr. decreto del SNK Dell’introduzione del calendario europeo occidentale, in «Sobranie uzakonenij i rasporjaženij Rabočego i Krest’janskogo pravitel’stva» (di seguito: «SU RSFSR»), 1918, 19, art. 289. Sino al 1° Luglio 1918 nei documenti è indicata la data del calendario gregoriano e in parentesi di quello giuliano, vigente in precedenza (art. 10). A titolo di curiosità merita ricordare che nell’autunno 1918 il Commissariato del popolo dell’istruzione (Narkompros) presenta alla Sezione scientifica la proposta di sostituire il computo degli anni non più con riferimento all’era cristiana, ma a quella socialista, cfr. Otdelenie Cerkvi ot gosudarstva i školy ot Cerkvi v Sovetskoj Rossii, Oktjabr’ 1917-1918. Sbornik dokumentov (di seguito: Otdelenie…Sbornik), a cura del protoierej Vl. Vorob’ëv, Izd. PSTGU, Moskva 2016, pp. 597-599.
2 Così in A. Lunačarskij, Religione e socialismo, con introduzione di V. Strada, Guaraldi, Firenze 1973.
3 Prosegue il Lunačarskij: E il vero socialdemocratico è un uomo profondamente religioso […] È l’uomo della religione del lavoro collettivo, cfr. Buduščee religii, in «Obrazovanie», 1907, 10, p. 23.
4 Jutta Scherrer, La crise de l’intelligentsia marxiste avant 1914: A. Lunačarskij et le bogostroitel’stvo, in «Révue des études slaves», 51 (1978), pp. 207-215. Agli edificatori di Dio si contrappongono i rappresentanti della corrente filosofica dei cercatori di Dio (bogoiskateli), sorta in Russia negli anni Novanta del XIX secolo, ostile al marxismo, che vagheggia un nuovo cristianesimo sulle orme del pensiero di Fëdor Dostoevskij e di Vladimir Solov’ëv. A questa corrente appartengono eminenti esponenti della cultura russa, come Nikolaj Berdjaev, Sergij Bulgakov, Dmitrij Merežkovskij, Vasilij Rozanov, Zinaida Gippius, Dmitrij Filosofov, Nikolaj Minskij (N.M. Vilenkin) e altre figure rappresentative dell’intelligencija, che hanno contribuito all’antologia Vechi, pubblicata nel 1909 (M.O. Geršenzon, N.A. Berdjaev, S.N. Bulgakov, A.S. Izgoev, B.A. Kistjakovskij, P.B. Struve, Vechi. Sbornik statej o russkoj intelligencii, Moskva 1909, reprint Novoe Vremja, Moskva 1990, edizione italiana: Vechi. La svolta, L’intelligencija russa tra il 1905 e il 1917, traduzione di A.U. Floridi, Jaca Book, Milano 1970 e 1990 con introduzione di S. Romano). Sull’atteggiamento di Lenin nei confronti dei bogoiskateli e dei bogostroiteli cfr. I.A. Kryvelev, Lenin o religii, Izd. Akademii Nauk SSSR, Moskva 1960, p. 72 e ss. Sull’argomento cfr. altresì A. Caricyn, Lenin v bor’be s bogostroitel’stvom, GAIZ, Moskva 1939 e M. Laskovaja, Bogoiskatel’stvo i bogostroitel’stvo. Prežde i teper’, Moskovskij rabočij, Moskva 1976.
5 Maksim Gor’kij è lo pseudonimo di Aleksej Maksimovič Peškov.
6 V.I. Lenin, Polnoe Sobranie Sočinenij (di eseguito PSS), a cura dell’Institut Marksizma-Leninizma pri CK KPSS, izdanie pjatoe, izdatel’stvo Političeskoj Literatury CK KPSS (Politizdat, di seguito: Izd. Pol. Lit.), Moskva 1967, in 55 volumi, tom 48, pp. 226-227. Merita qui sottolineare il tono sprezzante di Lenin; giustamente il Caprio rileva che Lenin sapeva ridurre ogni oppositore a caricatura, impedendo una vera comprensione delle posizioni in campo; la volgarit...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. INDICE
  5. Dedica
  6. Nota per la lettura dei nomi russi e ucraini
  7. Parte I: I FATTI
  8. Parte II: LA STORIOGRAFIA
  9. Bibliografia