Capitolo 1
Prologo alla storia del beato Tommaso d’Aquino
dell’Ordine dei frati Predicatori. Necessità della fondazione dell’Ordine e suo elogio
Dio, che disse: “Splenda la luce fra le tenebre”1, in questi tempi, quasi alla sera del mondo, quando sembrava aver nascosto tra le sue mani la luce della sua conoscenza2, mosso a pietà della Chiesa, la fece risplendere dei raggi di una nuova luce; istruendo ancora i suoi fedeli con tanti dottori quasi quante sono le stelle con cui ha meravigliosamente illuminato il mondo.
La sapienza di Dio, infatti, cioè il Verbo del Padre, che si manifestò nella carne perché ogni uomo fosse illuminato nello spirito3, in una prima manifestazione rifulse anzitutto sugli Apostoli, tramite i quali furono gettate le prime fondamenta della fede uscite dalla bocca del Signore come pietre estratte dalla cava di tutta la Chiesa. Su queste fondamenta, simili a scudi d’oro resi sfavillanti dal sole di giustizia4, in una seconda manifestazione del Verbo divino rifulsero i dottori della Chiesa, vette altissime della divina speculazione.
Come imponeva la varietà degli errori e la verità ispirata della fede sollecitava, essi squarciarono il velo dei due Testamenti e ne restituirono una conoscenza chiara; scrissero infatti molti libri sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, altrettanti bastioni eretti a difesa degli assalti degli eretici. Con la stessa lungimiranza di Giuseppe5, dalle messi dell’Antico e del Nuovo Testamento, questi dottori raccolsero nei loro libri, come in un granaio, il grano ben vagliato della Parola di Dio. Essa però non era ancora pronta per i fedeli. Allora, perché i seminatori della divina semente potessero facilmente seminarla nel campo del Signore una volta estratta dai granai, Dio stesso provvide che il Verbo divino fosse affidato all’Ordine dei frati Predicatori in una terza manifestazione6.
Dall’occidente del mondo, in Spagna, là dove tramonta il sole materiale, questo Ordine fu fondato per volontà divina dal beato Domenico, a cui lo Spirito Santo aveva concesso di estrarre dagli angusti favi della Sacra Scrittura il miele della Parola di Dio7, e di donare ai fedeli, come il gheriglio della noce liberato dal guscio della lettera più dura, una comprensione più chiara delle cose più utili. Anche dai libri dei dottori gli fu dato d’attingere, come da granai traboccanti, il frumento più finemente setacciato, raccogliendo a sua volta, in altri scritti, le cose più utili, perché queste potessero più facilmente raggiungere i fedeli grazie a un insegnamento più chiaro.
Questo è l’Ordine delle stelle che restano fedeli al voto di obbedienza, che combatterono contro Sisara8, l’armata degli eretici; che risposero: Eccoci!9 al segnale della Chiesa che ordinava di distruggere la perversione dell’eresia e di diffondere una dottrina fine e luminosa10. A questo stesso Ordine, che ricevette la promessa di rimanere fino alla fine dei tempi –, e al suo fondatore, fu profetizzato: Il mio Spirito che riposa su di te e le mie parole che ho messe nella tua bocca non si allontaneranno mai dalla tua bocca, né dalla bocca della tua discendenza, da ora e per sempre11. La parola della predicazione, infatti, che finirà in questa vita alla fine del mondo, diventerà un canto di lode in quella futura. Perciò possiamo paragonare questo Ordine alla stella del mattino e della sera12: tra gli ordini mendicanti, infatti, all’inizio di questa illuminazione, è risultato primo nella sua fondazione come nella predicazione, e resterà l’ultimo proprio predicando a testimonianza della fede.
Capitolo 2
Annuncio13 della nascita di san Tommaso14
Era però necessario che tra le stelle di questo Ordine dei Predicatori, per divino volere brillasse un astro superiore a tutti gli altri quanto a dottrina; e così un dottore della Chiesa rifulse più luminoso di tutti gli altri. All’aurora di questa illuminazione egli apparve come splendida stella del mattino, e rimase come Vespero15, stella della sera, fino alla fine dei tempi, rischiarando il mondo con i suoi scritti che illuminano i fedeli.
Tale fu Tommaso d’Aquino, frate di questo Ordine, nato dal nobile lignaggio dei conti del casato d’Aquino nel Regno di Sicilia16, molto più insigne per nobiltà di costumi, vita e scienza, di quanto fosse illustre per la nobiltà dei natali. Per volontà divina, perché si sapesse in anticipo quanto luminoso sarebbe stato lo splendore che questo dottore dal futuro radioso, una volta nato, avrebbe effuso sul mondo, ne fu preannunciata la nascita ancor prima che sua madre sapesse di averlo concepito.
Ora, mentre donna Teodora, sua madre, di cui era nota la nobiltà dei costumi come dei natali17, si trovava nel castello di Roccasecca18, al confine con la Campania, un frate, chiamato Buono, ma ancor migliore per la sua condotta e la sua pietà – considerato come un santo dagli abitanti di quella regione, avendo vissuto a lungo da eremita insieme a molti compagni su questa Rocca19 –, le apparve in spirito e le disse: «Rallegrati donna, poiché sei incinta; partorirai un figlio e lo chiamerai Tommaso. Tu e tuo marito lo vorrete destinare al monastero di Montecassino, dove riposa il corpo del beato Benedetto, sperando di mettere le mani sulle ricchezze di quel monastero confidando nella carriera ecclesiastica di vostro figlio. Ma di lui Dio disporrà diversamente, perché sarà frate dell’Ordine dei Predicatori. Nel corso della sua vita brillerà così tanto in scienza e santità, che al mondo non si potrà trovare contemporaneo che lo possa eguagliare». La donna rispose: «Non sono degna di partorire un figlio simile, tuttavia Dio agisca secondo il beneplacito del suo volere»20.
In realtà, tutto avvenne come era stato profetizzato, e ben presto risultò evidente che la madre fosse incinta. Partorì con gioia un bambino a cui fu imposto il nome di Tommaso, proprio come era stato preannunciato nella visione, e non si poteva dubitare che tale annuncio si stesse davvero realizzando nel bambino.
Capitolo 3
Manifestazione di prodigi nell’infanzia del santo,
in particolare la custodia del corpo
E poiché i presagi della vita futura dovevano manifestarsi prodigiosamente già nel bambino, anche nella protezione del suo corpo, lui che si sarebbe sempre conservato nello spirito, non credo si debba tacere – e anzi anche questo verrà messo per iscritto – ciò che si racconta fosse avvenuto per volontà di Dio all’inizio della sua vita.
Una terribile tempesta si era abbattuta all’improvviso sul castello, quando un fulmine colpì la torre in cui dormiva la sorella di Tommaso21, che rimase uccisa insieme ai cavalli che erano nella stalla. La madre, preoccupata più per il bambino che per la figlia, accorse tremante al letto in cui il piccolo dormiva con la nutrice22. Trovandoli entrambi sani e salvi, rese grazie a Dio che a poco a poco iniziava già a realizzare nel bambino la sua promessa.
Capitolo 4
Il foglietto con il saluto alla Vergine gloriosa,
trovato miracolosamente, che il bambino stringeva in mano23
Penso sia opportuno richiamare spesso alla memoria, e consegnare indelebilmente alla scrittura, tutti gli avvenimenti della sua infanzia che sembravano presagi della futura grazia divina. Un giorno, sua madre andò ai bagni presso Napoli24, di cui era originaria25, portando con sé anche il figlio insieme alla nutrice e altre donne. Dopo che la nutrice l’ebbe fatto sedere al solito posto per il bagno26, il bambino raccolse spontaneamente un piccolo foglietto trovato lì miracolosamente. Ma quando questa, per poterlo spogliare, provò ad aprirgli la mano con cui stringeva il foglietto, il bambino si mise a strillare. Dispiaciuta, lo lavò, lo asciugo e lo rivestì, mentre lui teneva ancora il pugno chiuso; quindi lo riportò a casa insieme alla madre, ma il bambino teneva sempre la mano chiusa. Nonostante il piccolo continuasse a piangere, quando la madre riuscì ad aprirgli la mano, vi trovò quel foglietto, che nient’altro conteneva se non l’Ave Maria, cioè il saluto alla Vergine gloriosa.
Così, la divina Provvidenza ritenne fosse conveniente mostrare, già nel bambino, ciò che si sarebbe manifestato più tardi nel maestro, perché fosse chiaro quanta dottrina salutare avrebbe dispensato da adulto, lui a cui era stato concesso per la grazia dello Spirito Santo di trovare quel foglietto contenente il principio della nostra salvezza.
Da quel momento27, si radicò nel bambino una meravigliosa abitudine divinamente ispirata, non acquisita per la semplice ripetizione di azioni identiche. Tutte le volte, cioè, che per qualunque motivo avesse iniziato a piangere, la nutrice non riusciva a calmarlo con nessuno stratagemma, se non quando gli avesse messo in mano un foglietto. Egli allora lo afferrava e lo portava subito alla bocca, quasi a mostrare per divino volere, già da bambino, quanta silenziosa ruminatio28 della Scrittura dovesse precedere tutto ciò che avrebbe poi esposto nei commentari, e quanta dolcezza, una volta dottore, avrebbe sp...