Pensare nell'Islam
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Pensare nell'Islam

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Questo libro si occupa del pensiero islamico classico e del suo paradigma fondativo, l'idea dell'UnitĂ  e UnicitĂ  di Dio (tawbĂŹd), nelle sue implicazioni metafisico-ontologiche e in quelle cosmo-gnoseologiche. L'idea dell'assoluta UnitĂ  e UnicitĂ  di Dio, che Ăš stata e rimane il metro di paragone con cui confrontare il senso profondo, autentico, della cultura musulmana con qualsiasi altro tipo di fenomenologia culturale o scientifica o politica, ha rappresentato un potentissimo strumento di avanzamento non solo intellettuale e morale, ma anche pratico. Essa, infatti, non solo ha ispirato, va da sĂ©, le speculazioni teologiche e filosofiche (molti storici ritengono quello islamico il monoteismo piĂč «puro»), ma ha rappresentato lo sprone dell'azione ortopratica, poichĂ©, come diceva Louis Massignon giĂ  settant'anni fa, l'Islam antepone il ben agire al credere «ortodosso». Il focus di questo libro sarĂ  tutto sull'Islam teoretico, per radiografarlo dall'interno nella fase piĂč alta, quella erroneamente definita «medievale», della sua cultura.

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Information

Parte seconda
IL MU‘TAZILISMO
La teologia filosofica dei mu‘taziliti Ăš di grande interesse perchĂ© rappresenta forse il tentativo piĂč interessante di lettura dell’Islam in chiave speculativa da parte dei mutakallimĆ«n. In questa sezione perciĂČ affronterĂČ il problema dell’ontoteologia del Mu‘tazilismo alla luce dei presupposti coranici che abbiamo citato piĂč sopra. La bibliografia sul Mu‘tazilismo Ăš abbondante, ma non sterminata, e mi pare di poter dire che negli ultimi anni non si sono avuti significativi mutamenti rispetto al quadro critico che mi accingo a disegnare1.
1.
A Baghdad e Bassora, alla fine del II/VIII e agli inizi del III/IX secolo, fiorĂŹ la Mu‘tazila, la piĂč importante e, in certo senso, come si vedrĂ , la piĂč “razionalista” delle scuole teologiche dell’Islam classico. Veramente, definire il Mu‘tazilismo una “scuola” puĂČ forse risultare improprio. Sotto quel nome infatti si comprendono un insieme di “scuole” e di correnti di pensiero, spesso autonome le une rispetto alle altre, che condividevano alcuni princĂŹpi comuni.
Questi princĂŹpi comuni sono noti come i “cinque” princĂŹpi: a) l’UnicitĂ  di Dio, b) la Giustizia di Dio, cui si connette la problematica del libero arbitrio umano; c) la “promessa e la minaccia”; d) lo “stato intermedio”; e) il dovere, come recita il Corano, di “ordinare il bene e di proibire il male”. Vedremo tra poco nel dettaglio il significato di queste formule. Al momento aggiungiamo altre tre precisazioni. La prima Ăš che puĂČ senza troppa tema di smentite essere considerato come sesto pilastro fondamentale della dottrina mu‘tazilita la dottrina della creazione del Corano, che Ăš una conseguenza della tesi sull’UnicitĂ  di Dio. La seconda precisazione consiste nel fatto che la piĂč chiara e conclusiva definizione dei “cinque” princĂŹpi e la loro sistematizzazione avvenne con il qādÄ« ‘Abd al-Jabbār, nell’XI secolo, quando cioĂš il Mu‘tazilismo era ormai in decadenza, sconfitto sul piano del consenso dei dotti e soprattutto del consenso popolare da parte dell’Ash‘arismo-Hanbalismo. Di fatto il Mu‘tazilismo, sconfitto presso i sunniti, sopravvisse soprattutto nella teologia sciita tarda. La terza precisazione Ăš che, della fase piĂč antica e teoreticamente piĂč produttiva del pensiero mu‘tazilita, in pratica non ci sono pervenute opere originali, ma soprattutto testimonianze indirette, di opere dossografiche qualche volta scritte da autori anti-mu‘taziliti e perciĂČ pregiudizialmente ostili. La gran parte delle notizie che sappiamo sui primi mu‘taziliti provengono da tre opere dosso-eresiografiche fondamentali, le Maqālāt al-islāmiyyin di al-Ash‘arÄ«, che era un transfuga del Mu‘tazilismo; il Kitāb al-milal wa al-nihal di ‘Abd al-KarÄ«m al-ShahrastānÄ«, di inclinazioni sciite; e il Kitāb al-farq bayna al-firaq di ‘Abd al-Qāhir al-BaghdādÄ«, uno stretto sunnita. Fa in parte eccezione il Kitāb al-intisār opera autografa del mu‘tazilita al-Khayyāt. Altre notizie si possono trarre anche dal Fisal fī’l-milal wa’l-ahwā wa al-nihal di Ibn Hazm. E naturalmente, dalle due grandi opere di ‘Abd al-Jabbār, il Sharh al-usĆ«l al-khamsa pervenutoci nella redazione di Manakdim, e dai venti grossi volumi del MughnÄ« fÄ« abwāb al-tawhÄ«d wa al-‘adl2. Esistono altre fonti cui attingere, naturalmente, ma queste sono senz’altro sufficienti per il nostro discorso.
2.
L’analisi del significato del nome “Mu‘tazila” consentirĂ  di aprire una finestra sulla situazione culturale e politica dell’epoca. È noto l’aneddoto, tramandato, tra gli altri, da al-ShahrastānÄ«, per cui uno dei primi mu‘taziliti, Wāsil Ibn ‘Atā (m. 131/748) si sarebbe “allontanato” (i‘tazala) dal suo maestro Hasan al-BasrÄ« non condividendone l’opinione sullo statuto religioso del peccatore (cioĂš se un peccatore puĂČ essere ancora considerato un musulmano o no)3. Si tratta probabilmente di una leggenda, e ad ogni modo questa spiegazione del nome “Mu‘tazilismo” non gode piĂč di molto credito. Josef Van Ess, per esempio, ha sostenuto che Wāsil Ibn ‘Atā si sarebbe “allontanato” da Hasan al-BasrÄ« e da ‘Amr Ibn ‘Ubayd piĂč per ragioni terminologiche e di metodo che per la questione dello statuto del peccatore4.
Una parola autorevole fu pronunciata da Carlo Nallino nel celebre articolo Sull’origine del nome di “Mu‘taziliti”5. Secondo Nallino, il nome avrebbe originariamente indicato coloro che, in occasione dello scisma tra ‘AlÄ«, genero del Profeta e quarto califfo “ben guidato”, e Mu‘āwiya Ibn AbÄ« Sufyān, governatore di Damasco e parente del califfo ‘Uthmān, morto assassinato, avrebbero tenuto una posizione “separata” rispetto sia agli “ortodossi”, cioĂš quelli che, in quanto seguaci di Mu‘āwiya, diventeranno i “sunniti”, sia rispetto ai Khārijiti che rifiutavano entrambi i partiti6. Il vocabolo “mu‘tazilita”, da un’originaria valenza politica, si sarebbe poi esteso a indicare una particolare scuola dogmatica.
L’interpretazione di Nallino venne sostanzialmente discussa da Montgomery Watt nel suo The Formative Period of Islamic Thought. Anche Watt infatti riteneva le motivazioni politiche dominanti nella nascita del Mu‘tazilismo. Facendo esplicito riferimento ad al-NawbakhtÄ«, perĂČ, l’islamologo scozzese sosteneva che la posizione mu‘tazilita di neutralitĂ  fra ‘AlÄ« e Mu‘āwiya non corrispondeva a una contrapposizione tra “ortodossi” e Khārijiti, ma piĂč nettamente tra “ortodossi”, cioĂš sunniti, e ‘alidi. «Su questa base», scrive Watt, «si puĂČ sostenere con una certa sicurezza che il nome di Mu‘tazila era applicato originariamente a coloro che erano neutrali rispetto ad ‘AlÄ«, e che anzi venne riferito ai mu‘taziliti dai proto-sciiti»7. Il problema delle relazioni del Mu‘tazilismo con la shī‘a Ăš, come vedremo tra poco, delicato.
L’insistenza sul carattere originariamente politico della Mu‘tazila portava naturalmente Watt a rifiutare l’ipotesi, risalente a Goldziher8, ma ripresa anche da Van Ess9, di una radice etica e “mistica” del movimento. Watt avanza due critiche che a me appaiono abbastanza conclusive: a) l’ipotesi Goldziher/Van Ess non tiene conto delle circostanze storiche e dell’ambiente in cui nacque il Mu‘tazilismo; b) l’elemento “mistico” non appare nei “cinque princĂŹpi” che costituiscono le basi del credo mu‘tazilita (nĂ©, del resto, al-ShahrastānÄ« parla mai di un atteggiamento misticheggiante dei mu‘taziliti, a meno che non si voglia considerare tale l’ascetismo di un al-Murdār10; e lo stesso vale per al-Ash‘arÄ«).
Una tesi assai interessante fu avanzata da H.S. Nyberg nell’articolo Mu‘tazila della prima edizione dell’Encyclopedie de l’Islam11. Nyberg riteneva che i mu‘taziliti avessero costituito la sovrastruttura teologica, per cosĂŹ dire, della struttura politica del regime ‘abbaside che, come noto, sostituĂŹ nel 749-750 il califfato Umayyade, a sua volta vincitore degli ‘alidi. Prove indirette a sostegno di questa tesi sarebbero, da una parte, il fatto che gli ‘abbasidi si giovarono contro gli umayyadi dell’ostilitĂ  degli ‘alidi12; dall’altra, il fatto che numerosi mu‘taziliti nutrirono simpatie ‘alidi, senza per questo poter essere considerati sciiti. IbrāhÄ«m al-Nazzām, per esempio, uno dei maggiori teorici della Mu‘tazila, riprese taluni argomenti della propaganda sciita, e collazionĂČ moltissime accuse contro i califfi “ben guidati”, in specie contro ‘Umar13.
Nonostante questi punti di convergenza, non bisogna dimenticare che molti tra i primi mu‘taziliti furono nettamente anti-sciiti; o per lo meno si opposero alla fondamentale dottrina sciita dell’imamato. CosĂŹ, di AbĆ« Bakr al-Asamm leggiamo che dicesse: «l’imamato puĂČ venir conferito solo per consenso unanime di tutti i componenti della ComunitĂ . Egli intendeva cosĂŹ contestare l’attribuzione dell’imamato ad ‘AlÄ«, poichĂ© la sua investitura era avvenuta non in un periodo di concordia, ma di contrasto tra i Compagni»14. Ancor piĂč netta fu la posizione anti-sciita di ‘Amr Ibn ‘Ubayd, uno dei primissimi mu‘taziliti, insieme a Wāsil Ibn ‘Atā, il quale anzi lottĂČ energicamente contro i Rāfiditi, cioĂš gli sciiti imamiti.
Anche dal punto di vista teologico, l’adozione del kalām mu‘tazilita da parte di alcuni imamiti fu tarda, collocandosi non prima del III-IV/IX-X secolo, mentre nel II/VIII le opinioni divergevano, sia per quanto riguarda l’imamato, sia per quanto riguarda gli attributi di Dio e gli atti umani15. Il collegamento sciismo-Mu‘tazilismo si fa piĂč chiaro in seguito, dopo che la dottrina mu‘tazilita si fu impiantata e consolidata. CosĂŹ faceva rilevare giĂ  molti anni fa Henri Laoust nel suo saggio sul Farq di al-BaghdādÄ«16; che lo sciismo seriore si appropriĂČ della teo­logia mu‘tazilita Ăš ormai cosa nota. Secondo Dominique Sourdel, in ogni caso, Ăš senz’altro possibile collegare shī‘a e Mu‘tazilismo, il quale non sarebbe altro che Zaydismo, una forma di sciismo moderato, e sarebbe venuto in auge a causa della politica filo-sciita dei primi ‘abbasidi, e segnatamente del califfo al-Ma’mĆ«n17.
È chiaro perĂČ che in questo modo, anche se non esplicitamente, si torna alla tesi di Nyberg, che vede nel Mu‘tazilismo l’ideologia di stato degli ‘abbasidi.
Claude Cahen, dal canto suo, ha suggerito molta cautela nel legare troppo strettamente Mu‘tazilismo e ascesa del potere ‘abbaside. Dal suo punto di vista, il movimento ‘abbaside ebbe il sopravvento soprattutto perchĂ© riuscĂŹ a dimostrare all’opinione pubblica musulmana che un rovesciamento di dinastia non avrebbe implicato un rovesciamento di ortodossia religiosa, come sarebbe accaduto se il trionfo sugli umayyadi fosse spettato agli ‘alidi. Oggi la critica Ăš consapevole dei profondi intrecci tra movimenti ‘alidi anti-umayyadi e ascesa degli ‘abbasidi. Questi ultimi “sfruttarono” gli ‘alidi per combattere gli umayyadi e consolidarsi al potere; e poi li abbandonarono al proprio destino o addirittura li perseguitarono. L’opinione di Cahen non risulta perciĂČ soddisfacente. In ogni caso Ăš vero che gli ‘abbasidi rivendicarono la dimensione internazionale e inter-etnica dell’Islam, pronto ad assorbire anche le popolazioni non arabe, in specie iraniche; un Islam, insomma, svincolato dall’orgoglio di razza arabo e dalle ambizioni di una famiglia, fosse pure diretta discendente, come quella di ‘AlÄ«, dal P...

Table of contents

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. INDICE
  5. Introduzione: ISLAM E OCCIDENTE ALLO SPECCHIO
  6. Parte Prima: COSA SIGNIFICA PENSARE NELL’ISLAM
  7. Parte Seconda: IL MU‘TAZILISMO
  8. Parte terza: IL COSMO E L’INTELLETTO
  9. Conclusione: FENOMENOLOGIA DELLA TRASCENDENZA