La testa altrove
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La testa altrove

Diario dall'isolamento al tempo della pandemia

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La testa altrove

Diario dall'isolamento al tempo della pandemia

About this book

Questo diario della Fase 1 della pandemia da Covid-19 è annotazione intima scaturita da settimane di auto-isolamento e al tempo stesso denuncia aperta e informata di fatti lontani ma anche e soprattutto di ciò che è accaduto sotto i nostri occhi senza che a volte riuscissimo ad accorgercene o volessimo farlo.
"Per formazione, impegno e riferimenti, Riccardo Noury è riuscito a tenere insieme nel suo racconto il decimo anniversario della guerra in Siria e quello cui abbiamo assistito in Lombardia e che impropriamente chiamiamo con lo stesso nome: guerra. Ha continuato a raccontare quello che accadeva nel resto del mondo ogni giorno, attraverso la milanese Radio Popolare, che gli ha restituito le storie travolte dall'onda della pandemia. Ma soprattutto Noury ha notato i primi (speriamo isolati, speriamo incidentali) sintomi di una tentazione per la discrezionalità delle regole le cui conseguenze nefaste, grazie al suo impegno con Amnesty International, conosce bene. Attraverso il racconto di come le forze dell'ordine hanno interpretato i divieti dei Dpcm, ora alla lettera, ora basandosi sul buon senso, ora con un esercizio illogico della violenza e con una ingiustificata violazione delle libertà personali di cittadini in balìa di norme scritte male e applicate peggio, Noury ci incita implicitamente a vigilare perché l'eccezionalità della situazione non renda eccezionale l'esercizio di diritti a fatica conquistati". (Marianna Aprile)
I diritti d'autore derivanti dalla vendita di questo e-book sono devoluti ad Amnesty International Italia.

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1° maggio

Per i turbo-produttivisti, gli aperturisti, gli apologeti della ripartenza e quelli che ridanno la parola ai morti di Bergamo e Brescia, oggi è il 31 aprile 2020. A tutti gli altri e a tutte le altre, buon 1° maggio anche se quest’anno più che mai è il Lutto, altro che la Festa, del lavoro.
Dai tetti, dalle case, da auditorium veri e improvvisati, il concerto del 1° maggio comunque s’è fatto. Mancava la consueta bandiera dei quattro mori, ma pazienza. Spero che questa voglia, questa esigenza di continuare a fare le stesse cose ma in modo diverso, inevitabilmente diverso, continui.

2 maggio

Alba sa che sto terminando questo diario e m’invia un altro scritto, toccante. Dopo il 13 aprile, le lascio nuovamente la parola:
“Da sempre, fin da quando nasciamo, il gesto che ci fa sentire sicuri è un abbraccio. Nei momenti difficili della vita cerchiamo sempre rifugio nelle braccia di una persona amata”.
“Convivere con la pandemia significa anche allenarci a reggere la fatica di proteggere le persone che amiamo tenendole lontane. Più sono fragili, più sentiamo il bisogno di toccarle, di vederle, di accarezzarle. Ci hanno però spiegato che non dobbiamo farlo, che ne va della loro salute. E a loro come lo spieghiamo? Loro come vivono questa distanza imposta?”.
“Gli ospiti di una Rsa hanno in genere più di 85 anni, sono parzialmente o totalmente non autosufficienti e non assistibili a domicilio; sono affetti spesso da decadimento cognitivo, molti sono disorientati, non ricordano dove sono, soffrono di problemi di vista e di udito, hanno bisogno di ritmi abitudinari, di routine che li rassicurino. Appigli per procedere in un’esistenza che si fa sempre più insicura. Le voci, gli sguardi, il contatto con gli operatori, le visite dei familiari sono punti di riferimento importanti per convivere con le molte infermità”.
“Non poter più vedere i familiari, non riuscire più a riconoscere gli operatori sotto la mascherina che copre per tre quarti il viso, percepire un contatto sconosciuto perché le mani, perennemente infilate nei guanti, appaiono gommose… Se per un attimo mi fermo a pensare e mi immedesimo nei miei ospiti, in mia madre ultra-novantenne ricoverata in una Rsa, mi chiedo come devono sentirsi ora che sono privati di tutto ciò che è vitale per i molto piccoli e i molto anziani: la vicinanza, l’immediatezza di una mano che afferra la tua, di una guancia che si appoggia al tuo volto per darti un bacio”.
“Stare lontani è igienico, è salutare, ma è una crudeltà. La distanza sociale è una distanza innaturale, la norma anti-contagio impone di scindere la salute fisica da quella psicologica e subordina la prima alla seconda”.
“Una misura necessaria per la salute collettiva diventa assurda se guardata sul piano soggettivo: una qualunque delle madri novantenni ricoverate in Rsa, se fosse interpellata, sceglierebbe di vedere i propri figli anche correndo il rischio di prendere il Covid-19. Ma nessuno ha chiesto il suo parere. E allora se ne sta lì, insieme a tutte le altre, ognuna confinata in camera o sul suo piano di degenza – ulteriore misura per contenere il possibile contagio – e aspetta notizie dai figli e invariabilmente mi chiede: ‘Fino a quando durerà?’. Trattengo la carezza vietata e rispondo con una bugia: ‘Ancora pochi giorni’”.
“Con mia mamma una videochiamata non sarebbe possibile, non è in grado neanche di parlare al cellulare. Assisto con commozione alle chiamate delle altre mamme, invidiando un po’ le loro figlie: le anziane signore vedono la figlia e accarezzano lo schermo del telefonino, ma parlano con me perché non riescono a capire che dallo schermo arriva anche la voce”.
“Un signore mi ha scritto: ‘Ma a mia moglie chi ci pensa con affetto?’. Ecco, agli anziani non possiamo dare l’affetto che danno i familiari con la loro presenza, possiamo preservarli e cercare di portarli indenni al di là di questo terribile guado. Non so però cosa sarà per loro a lungo andare l’assenza dei volti amati, forse si sentiranno abbandonati irrimediabilmente e inspiegabilmente, in una terra di nessuno dove le parole sono inutili e i gesti non sono abbastanza”.
“Ogni tanto penso che, se scamperà al contagio, forse mia madre non mi riconoscerà definitivamente più. Sarà il prezzo da pagare per averla ancora un po’ con me”.

3 maggio

Domani inizia la cosiddetta Fase 2 e qui termina questo diario dalla Fase 1. Io tornerò in ufficio nella Fase X. Presto o tardi, non lo so.
So solo che da questa crisi ci salveremo se nessuno resterà indietro, se nessuno sarà sacrificato: #nessunoescluso, il nome dell’attuale campagna di Amnesty International Italia.

Ringraziamenti

A Luca, editore e soprattutto amico fraterno che, alle prese coi disastri dell’editoria, non ha mai smesso di pensare al futuro.
A Marianna, onorato della sua attenzione.
A Laura, che rivede ogni cosa che scrivo.
Alle colleghe e ai colleghi, alle amiche e agli amici, ai congiunti e ai disgiunti. Ai loro racconti.
A Sara, cui ho sottratto del tempo. Ma recupereremo!
E a Giulia. In questi due mesi ho assorbito le sue parole, le sue emozioni – beninteso, le emozioni sottotraccia di una cartesiana milanese – come una spugna. Ho ricambiato, spesso in modo inadeguato, con la passione per il comune lavoro e col cazzeggio. Le sono riconoscente. Molto.

Table of contents

  1. Copertina
  2. La testa altrove
  3. Indice dei contenuti
  4. Prefazione
  5. 13 marzo
  6. 16 marzo
  7. 17 marzo
  8. 18 marzo
  9. 21 marzo
  10. 23 marzo
  11. 24 marzo
  12. 25 marzo
  13. 26 marzo
  14. 28 marzo
  15. 31 marzo
  16. 3 aprile
  17. 4 aprile
  18. 5 aprile
  19. 6 aprile
  20. 7 aprile
  21. 8 aprile
  22. 9 aprile
  23. 10 aprile
  24. 11 aprile
  25. 12 aprile
  26. 13 aprile
  27. 14 aprile
  28. 15 aprile
  29. 16 aprile
  30. 17 aprile
  31. 18 aprile
  32. 19 aprile
  33. 20 aprile
  34. 21 aprile
  35. 23 aprile
  36. 24 aprile
  37. 25 aprile
  38. 26 aprile
  39. 27 aprile
  40. 28 aprile
  41. 29 aprile
  42. 30 aprile
  43. 1° maggio
  44. 2 maggio
  45. 3 maggio
  46. Ringraziamenti