I teorici: Franchino Gaffurio e Gioseffo Zarlino
Luca Marconi
Franchino Gaffurio e Gioseffo Zarlino, i due più importanti teorici italiani del Cinquecento, sviluppano un’approfondita riscoperta dei trattati musicali greci e latini, in linea con le tendenze umanistiche dell’epoca, per confrontare i sistemi musicali antichi con quelli adottati nelle composizioni più recenti, delle quali analizzano in particolare la struttura dei modi, le regole del contrappunto e i rapporti degli intervalli.
Franchino Gaffurio e l’umanesimo musicale
Nell’ambito della trattatistica musicale del primo Cinquecento, Franchino Gaffurio, teorico musicale e compositore, è uno dei principali protagonisti del processo di graduale affrancamento dalla sudditanza nei confronti delle teorie medievali, rappresentate soprattutto dall’auctoritas di Boezio, e di riscoperta della saggezza antica, in linea con le tendenze umanistiche dell’epoca.
Le sue prime riflessioni, in chiave prevalentemente speculativa, vengono presentate nel Theoricum opus musicae disciplinae, pubblicato nel 1480 a Napoli, dove Gaffurio frequenta l’autorevole teorico Johannes Tinctoris, e nella Theorica musicae, versione riveduta e ampliata del precedente lavoro, pubblicata nel 1492 a Milano, dove egli è maestro di cappella del duomo dal 1484 fino alla morte.
In questi scritti Gaffurio, però, non sviluppa un’approfondita considerazione delle fonti antiche perché non conosce la lingua greca e quindi non può accedere ai principali trattati greci sulla musica che, in quel momento, non erano ancora stati tradotti. È di questi anni infatti la sua decisione di commissionare la traduzione degli scritti musicali di Tolomeo, Aristide Quintiliano, Briennio e Bacchio.
La lettura di queste e altre traduzioni di testi greci mostra i suoi primi frutti nella Practica musicae, pubblicata a Milano nel 1496, ma viene a incidere profondamente sulle opinioni dell’autore soprattutto nel De harmonia musicorum instrumentorum opus, stampato a Milano nel 1518 e terminato alcuni anni prima, dove Gaffurio cerca di raccogliere in modo ordinato, in un unico volume, quanto era stato scritto sulla teoria musicale in precedenza.
La musica mundana
L’integrazione delle diverse teorie musicali da parte di Gaffurio porta a riflettere sulla questione della musica mundana, una teoria per la quale vi è la presenza di elementi musicali nella struttura del cosmo. Nella Theorica musicae, anche se l’accostamento proposto di frammenti della tradizione pagana e di quella cristiana non ricalca modelli precedenti, Gaffurio arriva all’affermazione, già più volte enunciata nel corso del Quattrocento, dell’equivalenza tra la musica degli angeli e quella degli astri: a tale riguardo viene sottolineata soprattutto la presenza dei rapporti numerici corrispondenti agli intervalli musicali nei rapporti delle distanze tra le sfere celesti. Questo porta ad affermare che l’universo è organizzato sulla base di rapporti musicali armonici ed è dunque l’organo di Dio, sul quale Egli suona melodie che, per la grandezza dei suoni e la limitatezza delle nostre orecchie, non sono udibili dall’uomo.
Molto più originale è la trattazione della musica mundana nel De harmonia musicorum instrumentorum opus, in cui Gaffurio, combinando in maniera inedita il commento di Ficino al Timeo con una serie di altri testi, ricava una cosmologia di stampo neoplatonico. In tale cosmologia – basata sull’idea che esiste un’anima mundi strutturata armonicamente che regola i rapporti tra la musica prodotta dall’uomo, la sua anima e l’universo – le muse, che sostituiscono gli angeli nella mediazione tra il cielo e la terra, vengono associate alle sfere, ai modi musicali e ai gradi della scala.
Modi antichi e moderni
Gaffurio si distingue dai teorici precedenti anche nel tipo di approccio adottato per affrontare il confronto tra i “modi ecclesiastici” (le strutture scalari sulle quali si fonda il canto cristiano liturgico medievale e rinascimentale) e il sistema dei modi impiegato dalla musica greca antica.
Nel corso del Quattrocento, Johannes Gallicus, nel suo trattato Ritus canendi, aveva mostrato una fondamentale differenza tra i “modi ecclesiastici” e ciò che i teorici greci chiamavano “modi”, “tropi” o “toni”: mentre i primi sono “specie d’ottava”, e cioè articolano l’intervallo d’ottava in una successione di toni e semitoni che in ciascuno di loro è diversa, gli altri hanno tutti la stessa sequenza di toni e semitoni e si diversificano solo nel fatto che sono posti a diverse posizioni di altezza.
Gaffurio, nella trattazione sui modi antichi presente nel Theoricum opus e nella Theorica musicae, pur affermando di conoscere il trattato di Gallicus, confonde lo studio dei modi basato sul concetto di “specie d’ottava” con quello fondato sulla trasposizione d’altezza di un unico modulo.
Nel De harmonia musicorum instrumentorum opus lo studio delle “specie d’ottava” viene distinto dalla classificazione dei modi antichi sulla base della loro altezza; dato, però, che i modi ecclesiastici vengono classificati con gli stessi nomi che erano applicati ai modi antichi (Dorico, Frigio, Lidio ecc.), i discorsi sulle caratteristiche di ciascuno dei modi antichi, sulla relazione con i pianeti e altri elementi dell’universo e sulla capacità di provocare determinati effetti vengono applicati anche al modo ecclesiastico dotato dello stesso nome. Questa operazione ha due conseguenze particolarmente importanti per la cultura musicale dell’epoca: induce a credere che la musica più recente sia dotata di elementi in grado di suscitare gli stessi effetti provocati dalla musica antica, e – nella considerazione degli elementi di una composizione musicale – il “modo” sul quale un pezzo è costruito arriva ad acquisire un’importanza molto maggiore di quella che gli era accordata in precedenza.
Lo studio del contrappunto è il terzo ambito all’interno del quale Gaffurio elabora un’originale sintesi di diversi scritti precedenti. Questo tema viene affrontato soprattutto nel terzo dei quattro libri della Practica musicae, il trattato che Gaffurio dedica all’enunciazione delle regole sulle quali vertono le musiche del suo tempo, partendo da assunti filosofici di stampo aristotelico.
Dopo aver sviluppato una trattazione sistematica delle consonanze, Gaffurio sintetizza gli studi sull’arte del contrappunto in otto regole, che funzioneranno a lungo come termine di riferimento fondamentale per i musicisti e i teorici che intendano affrontare l’argomento.
Gioseffo Zarlino
Gioseffo Zarlino, il più rinomato teorico musicale della seconda metà del Cinquecento, è il principale continuatore del processo di riscoperta della trattatistica musicale greca, iniziato da Gaffurio e altri umanisti musicali, quali ad esempio Ludovico Fogliano e Heinrich Glareanus. Nato a Chioggia il 22 aprile 1517 e trasferitosi nel 1541 a Venezia, dove è allievo del grande compositore fiammingo Adriano Willaert, nel 1558 pubblica a Venezia il suo scritto più importante, Le istitutioni harmoniche; sempre a Venezia egli fa pubblicare nel 1571 le Dimostrationi harmoniche e nel 1588 i Sopplimenti musicali. Nel 1565 succede ...