I pittori illuministi
Anna Maria Ambrosini
Intorno alla metĂ del Settecento una coerente visione realistica e unâaccentuazione dellâaspetto morale dei soggetti caratterizza alcuni importanti episodi figurativi. Ciò che distingue la pittura di artisti quali Chardin, Liotard, Hogarth, Greuze e Longhi è il fatto che la realtĂ viene registrata con evidenza ottica assoluta, garantita dallâobiettivitĂ della percezione visiva e da un atteggiamento di fondo disincantato e antiretorico. Si tratta sempre di una tendenza antitetica rispetto ai ritmi vorticosi e ai contenuti cortigiani del rococò, lo stile che trionfa nelle corti e nelle accademie; in tal senso si può dunque parlare di pittura illuminista.
La pittura illuminista in Francia
Lâopera di Jean-Baptiste-SimĂŠon Chardin si caratterizza per una concezione del vero dotato di autonoma e immediata poesia e di rigore morale. Proprio questa concezione motiva la grandezza e la modernitĂ di Chardin, ma anche la limitata comprensione della sua opera da parte dei contemporanei, non ancora pronti alla disarmante veritĂ e allâapparente modestia dei suoi soggetti.
Maturata giĂ nella prima metĂ del Settecento, lâarte di Chardin si svolge parallelamente alla crescita del movimento illuminista in Francia; lâartista dĂ una voce pittorica del tutto autonoma alla rivoluzionaria aspirazione realistica promossa dallâIlluminismo che costituisce lâineliminabile scenario storico dei suoi traguardi artistici.
La ricerca degli effetti che la luce naturale ha sugli oggetti diventa in Chardin poesia delle cose comuni, sorprese nella loro essenza luminosa. Nitido e delineato, il segno dellâartista paga un chiaro tributo alla pittura olandese del Seicento â specialmente alla limpidezza cristallina di Johannes Vermeer â con la novitĂ di un fare dimesso e lirico al tempo stesso. Superando cosĂŹ una certa analiticitĂ dei fiamminghi, Chardin apre la grande tradizione della pittura francese ottocentesca fino a CĂŠzanne, memore dei prodigi di equilibrio tra forme diverse che le tele di Chardin â in primo luogo le nature morte â sanno realizzare.
Jean-Ătienne Liotard
Incisore, miniatore, pastellista e pittore, ma anche raffinato collezionista, mercante dâarte e grande viaggiatore, Jean-Ătienne Liotard rappresenta al meglio la figura, tipicamente settecentesca, dellâartista cosmopolita. I viaggi in Paesi orientali contribuiscono a rafforzare quei valori illuministi di tolleranza, solidarietĂ e cosmopolitismo che portano Liotard ad abbigliarsi alla turca, con la lunga barba, come appare nellâAutoritratto eseguito alla corte viennese (1743; Dresda, Gemäldegalerie).
Nel suo Trattato dei principi e delle regole della pittura (Lione, 1781; manoscritto autografo presso lâArchivio di Stato di Ginevra), lâartista sostiene che la pittura deve rivaleggiare con la natura: coi suoi artifici essa guida alla comprensione della veritĂ , anche meglio della natura stessa.
Una pittura, dunque, alla ricerca della piĂš assoluta veritĂ , sulla scorta delle correnti sensiste francesi e dello spirito razionalista dellâEncyclopĂŠdie. Infatti Liotard è amico e in contatto con Bernard Le Bovier de Fontenelle, Voltaire e Rousseau: di tutti e tre dipinge i ritratti, purtroppo perduti.
Dimenticato dopo la sua morte, Liotard viene parzialmente recuperato dalla critica di fine Ottocento. Ma è solo in anni recenti che un filone di studi ha fatto luce sulla sua carriera artistica, autonoma anche rispetto alla tradizione dei pastellisti francesi che, specialmente con Maurice Quentin de La Tour, si distinguono per lâintima veritĂ della pittura di tocco dalla tradizione del rococò piĂš esteriore di artisti come Jean Marc Nattier.
Liotard sfugge la notazione psicologica per non indulgere a valori soggettivi, imponendosi cosĂŹ quella distanza dal soggetto come unica garanzia di una moderna visione realista. Lâartista tende a evitare gli accenti eleganti insiti nella pittura sfumata e cangiante, prediligendo gli sfondi chiari su cui delinea piani nitidi, illuminati da secchi contrasti. Ă il metodo empirico trasferito in pittura: la conoscenza avviene attraverso lâesperienza e lâesperienza coincide con lâanalisi del mondo circostante.
Non è dunque un caso che il suo Ritratto di Madame dâEpinay piaccia moltissimo a Voltaire e piĂš tardi ottenga il plauso non solo di un grande artista come Jean-Auguste-Dominique Ingres, ma anche di Gustave Flaubert; questi infatti trova nel dipinto di Liotard il parallelo pittorico della spietata analisi che in letteratura egli applica ai suoi personaggi.
Jean-Baptiste Greuze e la pittura morale
La nuova apertura alla realtà è anche alla base di un filone pittorico in rapporto con gli intenti edificanti del moralismo illuminista di Diderot e Rousseau. La solidarietà viene dunque considerata fatto interiore e spontaneo, come la bellezza, secondo una morale istintiva e sentimentale con risvolti preromantici.
In perfetta sintonia con La nouvelle HĂŠloĂŻse di Rousseau (1761) è la pittura di Jean-Baptiste Greuze, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, come dimostra Il contratto nuziale (1761; Parigi, Louvre) che descrive la vita rurale secondo lâaspirazione sentimentale delineata nel celebre libro di Rousseau. La pittura dellâartista si fa successivamente ripetitiva nei modelli e nellâinsistita accentuazione moralistica dellâaspetto idilliaco, degli affetti e del mondo incorrotto dei semplici. Nei dipinti di Grueze la visione della realtĂ diventa una sorta di epica del quotidiano svuotata di forza rivoluzionaria, ma importante poichĂŠ inaugura la tradizione del realismo borghese ottocentesco.
La pittura illuminista in Inghilterra
La pittura morale che si delinea in Inghilterra con William Hogarth ha una ben diversa incidenza sociale rispetto al filone francese capeggiato da Greuze.
I soggetti di Hogarth, delineati con sapienza registica, hanno forza dâindagine e di denuncia morale, sostenuta da una satira sociale che non scade mai nel moralismo. Il successo delle sue stampe satiriche è immediato: il primo nucleo, La carriera di una prostituta, viene inciso da dodici dipinti (1732). Ma le stesse qualitĂ si ammirano anche nei ritratti, in particolare nella serie comprendente I domestici di casa Hogarth o la Venditrice di gamberetti (conservati alla National Gallery di Londra). Hogarth insorge contro il gusto del passato tramandato dalle accademie, esaltando quel rinnovamento delle arti strettamente connesso alle trasformazioni sociali e morali.
Nel 1753 lâartista pubblica le sue idee estetiche nellâAnalisi della Bellezza. La sua arte diviene cosĂŹ un modello per la pittura morale inglese e per molta pittura europea tra Sette e Ottocento, compresa quella di David e Goya. Anche Diderot conosce e apprezza lâopera di Hogarth che, divenuto ormai personalitĂ di spicco nella giovane scuola artistica inglese, finirĂ per imporre le sue posizioni su quelle â ancora legate alle gerarchie dei generi artistici â di Sir Joshua Reynolds, portabandiera della ritrattistica ufficiale.
Anche la novitĂ di The Beggarâs Opera è percepita e apprezzata; si tratta di una serie di repliche di una scena dellâomonimo dramma di John Gay, rappresentato in quel tempo a Londra. Hogarth introduce cosĂŹ un genere di favoloso successo in Inghilterra, quello di rappresentazioni tratte dalla vita del teatro e degli attori, destinato a incarnare lâorizzonte epico della classe borghese emergente.
Anche i Racconti morali vengono concepiti come scene di teatro, serie in costume connesse con le teorie di Shaftesbury sui compiti morali dellâarte.
La filantropia è unâaltra espressione dellâimpegno sociale della classe media che ama proiettare nelle opere dâarte il desiderio di bontĂ e tutte le qualitĂ dâanimo che garantiscono lâascesa e il miglioramento rispetto al passato. Ne è lâesempio il Capitano Coram di Hogarth, realizzato per lâOspedale dei Trovatelli di Londra.
Johann Zoffany e le conversation pieces
In stretto rapporto con lâesigenza autorappresentativa della classe borghese emergente è anche la pittura di conversation pieces. Il genere mette radici profonde in Inghilterra, adattandosi perfettamente a incarnare quei valori di domesticity â vita familiare colta fuori dai canoni ufficiali â cari alla classe borghese, ma graditi anche ai nobili e alla corte durante il regno di Giorgio III. Lo stesso Hogarth è maestro di conversation pieces e anche il tedesco naturalizzato inglese Johann Zoffany â personalitĂ significativa tra gli esponti della pittura illuminista â deve a questo genere la sua grande popolaritĂ .
Il successo londinese di Zoffany è strettamente legato alla sua attivitĂ per il celeberrimo attore David Garrick che ne fa il maestro della pittura ispirata a rappresentazioni teatrali, le cosiddette theatrical conversation pieces. La pittura, con un enorme salto di modernitĂ rispetto al passato, diventa cosĂŹ strumento di pubblicitĂ e promozione, in collegamento con un settore â quello teatrale â che rispecchia le trasformazioni e le esigenze culturali della classe borghese.
Sulla natura verista della sua pittura ha messo lâaccento lo storico dellâarte Giuliano Briganti. Lo studioso si sofferma in particolare sul dipinto John Cuff e il suo assistente (1772; Londra, Kensington, Collezioni Reali), indicandone il carattere di analisi realistica affidata alla qualitĂ indagatrice della luce che realizza una pittura speculare fino ai limiti del surreale. Zoffany opera una netta cesura con la narrazione idealizzante del barocco e anche nelle sue numerosissime scene di conversation pieces il pittore attua una scelta di taglio analitico e cronachistico. Tutto è puntualmente elenca...