Il Quattrocento - Letteratura e teatro
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Il Quattrocento - Letteratura e teatro

Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 41

Umberto Eco

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Il Quattrocento - Letteratura e teatro

Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 41

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L'esperienza rinnovatrice dell'umanesimo, che informa la cultura del Quattrocento, ha inizio nel cuore del secolo precedente, con la lezione geniale di Petrarca, seguito da amici e discepoli, fra cui Boccaccio e Coluccio Salutati, che trasmette le intuizioni petrarchesche alla generazione di Niccolò Niccoli, Leonardo Bruni, Guarino Veronese e Poggio Bracciolini. Petrarca col sua amore profondo per le opere dell'antichità e con la scoperta dei codici antichi, a cominciare dal ritrovamento delle Lettere ad Attico di Cicerone, inaugura la grande stagione umanistica, tempo in cui gli umanisti sono coinvolti nel governo dello Stato e prediligono opere storiografiche e politiche, nel quadro di quell'"umanesimo civile" vivo soprattutto nella Firenze repubblicana, e tempo in cui si avvia un'interpretazione più matura dei testi antichi, grazie alla generazione di Lorenzo Valla e di Leon Battista Alberti. In questo ebook viene illustrata tutta la grande letteratura dell'umanesimo, compresa quella religiosa con Bernardino da Siena e Girolamo Savonarola, con le sue protagoniste: Firenze sia nella generazione dell'Alberti e del Bruni, che intervengono a difesa della lingua e della letteratura volgare, si a nell'età d'oro di Lorenzo il Magnifico, con i suoi umanisti Ficino, Landino, Pulci e Poliziano; la Napoli aragonese con l'Accademia del Panormita, Giovanni Pontano e Sannazzaro; e infine la Ferrara di Guarino Veronese e del Boiardo. Personalità che faranno della cultura italiana modello europeo.

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Information

Year
2014
ISBN
9788897514626

La letteratura nelle corti e nelle città

Pontano e l’umanesimo nella Napoli aragonese
Silvia Rotondella

Con l’insediamento della dinastia aragonese Napoli diventa sede di uno dei principali centri dell’umanesimo italiano. A corte sono ospitati prestigiosi umanisti quali Lorenzo Valla e Bartolomeo Facio; la rinascita delle lettere è favorita dall’opera del Panormita e soprattutto di Giovanni Pontano, tra i massimi scrittori latini dell’epoca. Da lui prende il nome l’Accademia Pontaniana, vivace polo culturale della città. Contemporaneamente fiorisce anche la poesia in volgare, sul modello petrarchistico.

L’umanesimo a Napoli sotto gli Aragonesi (1443-1501)

Giovanni Pontano

Prima nenia: per far venire il sonno
De amori coniugali II

Naenia prima ad somnium provocandum.
Somne, veni; tibi Luciolus blanditur ocellis;
somne, veni, venias, blandule somne, veni.
Luciolus tibi dulce canit, somne, optime somne;
somne, veni, venias, blandule somne, veni.
Luciolus vocat in thalamos te, blandule somne,
somnule dulcicule, blandule somnicule.
Ad cunas te Luciolus vocat; huc, age, somne,
somne, veni ad cunas, somne, age, somne, veni.
Accubitum te Luciolus vocat, eia age, somne,
eia age, somne, veni, noctis amice, veni.
Luciolus te ad pulvinum vocat, instat ocellis;
somne, veni, venias, eia age, somne, veni.
Luciolus te in complexum vocat, innuit ipse,
innuit; en venias, en modo, somne, veni.
Venisti, bone somne, boni pater alme soporis,
qui curas hominum corporaque aegra levas.
Prima nenia: per far venire il sonno
Sonno, vieni, ché t’invita Lucietto con gli occhiuzzi,
vieni, sonno, vieni, vieni; sonnellino bello, vieni.
Dolcemente Lucietto per te canta, ottimo sonno;
vieni, sonno, vieni, vieni; sonnellino bello, vieni.
Lucietto nel suo letto già ti chiama, sonno bello,
sonnerello zuccherino, tenerello sonnellino.
Nella culla sua ti chiama Lucietto; presto, sonno,
sonno, vieni nella culla; sonno, presto, sonno, vieni.
Lucietto a far la nanna chiama te; su, presto, sonno,
presto, sonno, vieni, vieni; vieni amico della notte.
Te Lucietto al suo cuscino chiama chiama con gli occhiuzzi;
vieni, sonno, vieni, vieni; vieni, dunque, sonno, vieni.
Vuole stringerti Lucietto tra le braccia, ti fa cenno,
ti fa cenno, dunque vieni; ecco, adesso, sonno, vieni.
Sei venuto, dolce sonno, padre buono del riposo,
che gli umani affanni plachi, che ristori i corpi stanchi!
in Poeti latini del Quattrocento, a cura di F. Arnaldi, L. Gualdo Rosa, L. Monti Sabia, Milano-Napoli, Ricciardi, 1964
Liliana Monti Sabia

Su Giovanni Pontano
Un canzoniere per una moglie

Ma l’originalità assoluta, svincolata da ogni rapporto con gli auctores, il Pontano la raggiunge, inventando un nuovo filone poetico (che avrà un suo influsso sulla poesia successiva) nelle Naeniae per il suo Luciolus, quei dodici carmi che, come dicevo, costituiscono un miracoloso unicum nella poesia latina di tutti i tempi per la rappresentazione realistica, e insieme tenera e gentile, del mondo che ruota intorno alla culla del piccolo Lucio e per la duttile armonia e la felicissima espressività del latino che sa farsi linguaggio infantile o trasformarsi, a volte, in puro suono, per indurre il sonno con il suo ritmo cullante da ninna-nanna. Essi sono la gemma più preziosa di questo originale canzoniere per una moglie, che tanta parte esprime della vita del Pontano e in cui così variamente e profondamente confluiscono la sua cultura umanistica e il suo amore per i classici e che, per quanto di vivo, poetico e personale c’è in esso, ben a ragione si può collegare all’antica elegia latina, quasi suo ultimo frutto, scaturito a distanza di secoli e secoli dalla mente e dal cuore di un umanista che forse giustamente si potrebbe definire “l’ultimo dei classici”.
in Atti del Convegno internazionale “Poesia umanistica latina in distici elegiaci”, Assisi, 1999
L’umanesimo a Napoli si sviluppa grazie all’impulso dato alla cultura da Alfonso V d’Aragona detto il Magnanimo, il principe spagnolo che riesce a ottenere il trono di Napoli nel 1443 dopo la vittoria sugli Angioini. Tale successo, ricordato nell’arco trionfale di Castel Nuovo a Napoli, dà inizio alla dinastia aragonese nel Regno di Sicilia, che dura fino alla temporanea occupazione di Carlo VIII nel 1495 e alla successiva conquista francese nel 1501. Il successore di Alfonso, Ferrante I, fatica ad affermarsi quale erede perché figlio illegittimo, ma contribuisce anch’egli al progresso della cultura soprattutto grazie all’istituzione, presso lo Studio da lui riaperto nel 1465, di ben quattro cattedre umanistiche tra cui una di greco, assegnata a Costantino Lascaris. Vi insegnano lettori come Giuniano Maio, autore del De priscorum proprietate verborum, il primo dizionario di latino stampato in Italia nel 1475, e Francesco Puppi, discepolo di Poliziano. Dei figli di Ferrante un ruolo chiave nello sviluppo della letteratura in volgare gioca Federico, ultimo della dinastia: è lui il destinatario della famosa Raccolta Aragonese (1477), la silloge di poesia toscana fatta approntare da Lorenzo il Magnifico con la prefatoria attribuita a Poliziano.
Alfonso V, nonostante le continue guerre che è costretto ad affrontare nei suoi 16 anni di regno, è un vero mecenate, ben consapevole della funzione rilevante delle lettere nella vita del nuovo Stato. Per i suoi meriti nei confronti della cultura, nonché per l’atteggiamento munifico verso i suoi sudditi e la città, ottiene il soprannome di Magnanimo. Il re promuove la raccolta di codici latini e greci, primo nucleo della ricchissima biblioteca dei re aragonesi e commissiona traduzioni in latino di testi greci tanto da ricompensare generosamente Poggio Bracciolini (1380-1459) per la versione della Ciropedia di Senofonte, modello fondamentale nella trattatistica sull’educazione dei principi.
Umanisti provenienti da varie parti d’Italia sono ospiti per periodi più o meno lunghi presso la corte di Alfonso, favorendo l’affermazione del rinnovamento culturale: Lorenzo Valla dal 1435 al 1448, Bartolomeo Facio dal 1445 alla morte, Flavio Biondo negli anni 1451-1452, Giannozzo Manetti dal 1455 alla morte, oppure, stabilmente inseriti nell’entourage del re come principali animatori della rinascita delle lettere e precettori dei futuri sovrani, e al contempo insigniti di incarichi politici e diplomatici, Antonio Beccadelli detto il Panormita e Giovanni Pontano.
È a Napoli che, in questo periodo, vengono alla luce alcune tra le più importanti opere dell’umanesimo italiano: il De dignitate et excellentia hominis del Manetti (1452) dedicato ad Alfonso V, e, del Valla, il De falso credita et ementita Constantini donatione (1440), le Elegantiae linguae latinae (1444) e le Emendationes in Titum Livium (1446-47). Queste ultime, testimonianza diretta della fioritura umanistica sotto il primo re aragonese, nascono in seguito ai tentativi di emendamento da parte dei diversi letterati che, attorno a lui, si incontrano quotidianamente nella biblioteca della reggia di Castelnuovo, per la cosiddetta “ora del libro”: oggetto di discussione è, tra gli altri, il testo dello storico latino, particolarmente apprezzato dal Magnanimo.
Dalla consuetudine del circolo di umanisti della corte (Accademia Alfonsina) deriva la famosa istituzione che inizialmente dal Panormita prende il nome di Accademia Antoniana per poi trasformarsi, quando alla morte di Beccadelli la guida passa a Pontano, estensore degli statuti, nella celebre Accademia Pontaniana. Sono Becc...

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