La Banda Ferraris e il Nord-est romano. Le fonti archivistiche sull'attività di Resistenza a Montecelio, Guidonia e Monte Gennaro
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La Banda Ferraris e il Nord-est romano. Le fonti archivistiche sull'attività di Resistenza a Montecelio, Guidonia e Monte Gennaro

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Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 parte del personale impiegato presso l'aeroporto di Guidonia trovò riparo sui monti Cornicolani. Nacque così la Banda "Ferraris" aderente al Fronte Militare Clandestino del colonnello Montezemolo. Questa, tuttavia, non fu l'unica formazione della zona ad opporsi ai nazifascisti: lo scopo di questo volume è rivolto alla scoperta delle attestazioni sui fatti e gli eventi di quei giorni riportate nelle fonti archivistiche, dando nuova importanza alla storia locale contemporanea.

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Information

Publisher
Youcanprint
Year
2022
Print ISBN
9791220386357
eBook ISBN
9791220393454
Capitolo 1.
La zona di Guidonia Montecelio

Le unità tedesche a Guidonia Montecelio e nel Lazio

Per comprendere meglio la situazione e andare a contestualizzare le attività delle bande di Guidonia Montecelio, descrivo brevemente quella che era la disposizione delle forze nazifasciste nel territorio e nei comuni limitrofi.
Il colonnello Angelo Tondi consegnò l’aeroporto agli occupanti verso il mezzogiorno del 12 settembre 1943. La Luftwaffe (l’aviazione tedesca) era rappresentata nell’occasione dal generale Kurt Student.
Nel campo di volo si stabilirono unità della XI. Flieggerkorps e dell’Armeeoberkommando 10. Una sede del comando fu creata in via Lunardi, nel palazzo che faceva angolo con le Poste; a Sant’Angelo Romano fu installato un ospedale da campo, a Marcellina un secondo comando mentre unità dell’Heeresgruppe C alloggiarono nel palazzo baronale di Montecelio. Nel Convitto Nazionale di Tivoli fu installato l’ufficio operazioni del comando generale della Luftwaffe. Agli impianti dell’aeroporto di Guidonia lavorò l’Organizzazione Todt, che impiegò molti giovani del territorio13.
Per approfondire la disposizione delle truppe germaniche nel Lazio e avere una panoramica completa dei loro spostamenti durante la ritirata verso il Nord Italia, si consiglia Itinerari di guerra: la presenza delle truppe tedesche nel Lazio occupato 1943-1944 a cura del professor Carlo Gentile per l’Istituto Germanico di Roma14. Si tratta di una lettura molto interessante dalla quale si apprende, ad esempio, che la SS-Panzergrenadier-Division “Reichsführer-SS”, responsabile degli eccidi di Sant’Anna di Stazzema, Vinca e Monte Sole, fu di stanza a Tivoli per un certo periodo.
A Guidonia erano dislocate unità di contraerea del Flak-Abteilung 99 (Sf). Inoltre, nella pubblicazione del professor Gentile vengono indicate altre unità che si sono trovate a operare nel Nord-est romano oppure a ripiegare verso il Nord Italia attraversando la nostra zona dopo lo sfondamento del fronte di Cassino da parte degli Alleati.
29. Panzergrenadier-Division
Partecipò alle operazioni di guerra in Polonia, Francia e Unione Sovietica. Nel febbraio 1943 venne ricostruita diventando una divisione Panzergrenadier (fanteria motorizzata) nel mese di giugno. Trasferita in Italia combatté in Sicilia, Calabria per poi ripiegare nella zona di Velletri. Nella seconda metà di maggio 1944 operò nei Monti Ausoni e si ritirò attraversando i Monti Sabini.
1. Fallschirmjäger-Division
Divisione di paracadutisti inviata in Italia nel luglio 1943, partecipò ai combattimenti in Sicilia assieme alla divisione corazzata “Hermann Göring”. Ad agosto fu trasferita tra Puglia e Basilicata e nei mesi successivi combatté tra Molise e Abruzzo. Dopo lo sbarco di Anzio le unità della divisione vennero spostate sia a difesa del litorale sia sul fronte di Cassino. A partire dal 18 maggio si ritirò verso nord lungo la sublacense, combattendo a Tivoli e nei Monti Lucretili, lasciando il Lazio a metà giugno.
44. Infanterie-Division “Hoch-und Deutschmeister“
Era composta da austriaci e fu una delle divisioni distrutte a Stalingrado. Ricostruita nella primavera-estate del 1943, in un primo momento compì azioni antipartigiane nella zona di Gorizia salvo venir trasferita a Cassino alla fine dello stesso anno. Durante il ripiegamento verso Rieti passò per la Sabina.
Fallschirm-Panzer-Division “Hermann Göring”
Divisione corazzata della Luftwaffe, nella primavera del 1944 divenne una divisione paracadutista-corazzata. Ricostituita nel 1943 dopo la sconfitta sul fronte nordafricano, prese parte ai combattimenti in Sicilia. A fine gennaio 1944 partecipò alla controffensiva sul fronte di Anzio. A metà maggio fu trasferita nella zona di Velletri e si ritirò passando per i Monti Tiburtini. Si trattò di una delle unità tedesche più violente verso la popolazione civile, macchiandosi di crimini di guerra già prima dell’8 settembre 1943. Secondo Ricci alcune unità della “Hermann Göring” si trovavano a Marcellina nei giorni degli eccidi di Fonte Paolone e dell’ex ufficio postale15.

La situazione delle stazioni dei Carabinieri

Per quanto riguarda la tutela dell’ordine pubblico, una relazione delle Compagnia dei Carabinieri di Tivoli datata 6 aprile 194816 ci illustra in maniera più dettagliata la situazione delle singole stazioni della zona, dall’8 settembre 1943 fino alla liberazione.
Guidonia
L’8 settembre la forza della stazione era di 9 militari che prestarono servizio fino all’11 ottobre 1943, data in cui i tedeschi occuparono la caserma. I Carabinieri si sbandarono mentre il comandante Catucci Angelo venne catturato e poi rilasciato dopo alcuni giorni. Il 15 gennaio 1944 la stazione fu ripristinata sotto il comando della Guardia Nazionale Repubblicana che a sua volta dipendeva dal maresciallo Cesare Morelli della stazione di Montecelio. Dal 1° aprile al 7 giugno, la stazione fu retta dal brigadiere Giuseppe Greco che si prodigò a favore dei prigionieri alleati e della popolazione locale.
Montecelio
L’8 settembre la forza della stazione era di 4 militari. Questa funzionò regolarmente durante l’occupazione nazifascista sotto il comando del maresciallo Cesare Morelli.
Palombara Sabina
L’8 settembre la forza della stazione era di 8 militari. Questa rimase abbandonata dal 10 ottobre e venne occupata dalle truppe tedesche. L’11 novembre la caserma tornò operativa e venne rinforzata con elementi della Guardia Nazionale Repubblicana. Il grosso della documentazione andò distrutta l’8 giugno 1944, data dell’arrivo degli Alleati, da un gruppo di facinorosi che saccheggiarono la caserma. Il maresciallo Lo Voi, comandante della stazione, venne arrestato dagli angloamericani e rimase internato circa cinque mesi in un campo di prigionia.
Marcellina
L’8 settembre la forza della stazione era di 6 militari che si sbandarono dopo l’occupazione tedesca. La caserma venne trasformata in un ospedale da campo fino al 1° marzo 1944, data in cui venne riaperta la Stazione Carabinieri di Marcellina che rimase funzionante fino all’arrivo degli Alleati nel paese l’8 giugno 1944.
San Polo dei Cavalieri
La stazione era comandata dal maresciallo capo Aurelio Sacco e tutti i militari, di cui si ignora il numero, rimasero in servizio fino alla data della liberazione, l’8 giugno 1944. Viene riferito che in questa occasione la caserma fu incendiata da Alfonso Paoloni e la sua banda (se ne parlerà più avanti). Il personale della stazione, da un paio di giorni, aveva trovato riparo a Monte Gennaro.
Tivoli
L’8 settembre la forza della stazione era di 50 militari. Il 16 settembre la zona venne invasa dai tedeschi e i comandanti della compagnia e della tenenza partirono per Roma, non facendo più ritorno. Dopo questo evento molti militari disertarono: quando l’8 ottobre i tedeschi occuparono la stazione vi trovarono solo una decina di Carabinieri. L’intenzione dei nazifascisti era quella di arrestare il personale, ma questo venne allertato da alcuni elementi della P.A.I. (Polizia dell’Africa Italiana) e si diede alla macchia unendosi ai partigiani della zona. La stazione rimase comunque in funzione per tutto il periodo dell’occupazione, anche se nel documento non viene specificato chi se ne occupò.
Bagni di Tivoli
L’8 settembre la forza della stazione era di 8 militari. Non si conoscono nel dettaglio le vicende, ma sembra che il 7 ottobre questi si sbandassero. La caserma inoltre venne resa inagibile da un bombardamento alleato nel maggio 1944. Nel frattempo, la stazione era stata già trasferita dai Repubblichini in un’abitazione privata.

Pierino Ferraris

Nel 2003 lo storico locale Eginaldo Giansanti, nel libro “Le Ali di Guidonia (1935 – 1957)”, riprese la relazione della Banda “Ferraris” presente nella pubblicazione del Ministero dell’Aeronautica citata in precedenza. L’autore nella sua opera invita alla prudenza poiché alcuni passaggi sono stati contestati da alcune fonti orali interpellate dallo stesso Giansanti. Come vedremo nel dettaglio, alcuni eventi che verranno trattati più avanti (relativi in particolare agli ultimissimi giorni dell’occupazione tedesca) differiscono, in maniera anche significativa, dalle testimonianze orali tramandate nel corso degli anni. Se ne parlerà più dettagliatamente nel paragrafo sulle vittime civili.
Tornando alla “Ferraris”, l’incipit della relazione indica le circostanze che portarono alla nascita della formazione nelle settimane caotiche che seguirono l’armistizio dell’8 settembre 1943:
‹‹La Banda di patrioti per la liberazione della zona di Guidonia Montecelio, si costituì in forma organica, con un effettivo di oltre cento uomini, verso la metà del mese di novembre 1943, ad opera del capitano Pierino Ferraris››17.
Il capitano motorista Pierino Guido Ferraris, che ne fu il comandante, nacque a Viarigi (Asti) il 26 gennaio 1892 da Ferraris Luigi e Cavagnini Marcella. Frequentò la sezione ragioneria del Regio Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “Leardi” di Casale Monferrato e venne chiamato al servizio di leva nell’aprile 1912. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale fu trasferito nel 58° Reggimento Fanteria. Il 22 ottobre 1915 venne ferito dalla scheggia di una granata nei pressi di Monfalcone (GO). Nell’ottobre 1917 frequentò la Scuola Aviatori di Centocelle e successivamente, il 28 febbraio 1918, venne trasferito nel campo di volo di Montecelio. Finita la guerra fu mandato in congedo illimitato e sposò, il 28 ottobre 1920, la monticellese Rosa Balbina Margozzi, figlia del calzolaio Antonio.
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Figura 1. Pierino Ferraris con il grado di sottotenente nel 1938.
Attico, fratello di Rosa, cercò fortuna in Argentina dove il figlio Melito Spartaco diverrà un celebre attore teatrale con il nome d’arte di Darío Vittori.
Tornando a Pierino Ferraris, nel giugno 1923 vinse un bando di concorso e fu riassunto in servizio nella Regia Aeronautica: tra le varie tappe della sua carriera nell’Arma cito il 1928, anno in cui venne nominato motorista, e il 1929, anno in cui fu trasferito al 1° Centro Sperimentale di Montecelio con il grado di Maresciallo.
Le note caratteristiche lo descrivono di ‹‹intelligenza pronta, memoria...

Table of contents

  1. La Banda Ferraris e il Nord-est romano
  2. Sommario
  3. Frontespizio
  4. Copyright
  5. Premessa
  6. Antefatto. Il Fronte Militare Clandestino
  7. Capitolo 1. Guidonia Montecelio
  8. Capitolo 2. Monte Gennaro
  9. Capitolo 3. Fuori dal nord-est romano
  10. Appendice. L’amministrazione di Guidonia Montecelio tra il 1944 ed il 1945
  11. Conclusioni
  12. Cronologia
  13. Indice delle immagini
  14. Fonti d’archivio
  15. Bibliografia
  16. Sitografia