In poche parole, Francesco
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In poche parole, Francesco

Il papa gesuita in 9 termini chiave

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In poche parole, Francesco

Il papa gesuita in 9 termini chiave

About this book

Il primo instant ebook dell'Editrice Missionaria Italiana in collaborazione con il mensile internazione dei Gesuiti Popoli.Con i contributi di: Giacomo Poretti, del trio Aldo, Giovanni e Giacomosuor Elisa Kidané, direttrice della rivista CombonifemMaurizio Chierici, giornalista e scrittoreSilvano Fausti, gesuita, biblista e scrittoreGuido Dotti, monaco del monastero di BoseFabrizio Valletti, gesuita della comunità di Scampia (Na)Maurizio Ambrosini, sociologo delle migrazioniMiriam Giovanzana, direttrice editoriale Terzo MondoUgo Guidolin, consulente per i digital media e ad di 10Zing

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Information

@Pontifex
di Ugo Guidolin
Quando nel dicembre 2012, con Stefano Femminis, direttore di Popoli, abbiamo avuto modo di incrociare le nostre prime impressioni sulla decisione dell’allora pontefice Benedetto XVI di aprire un account su Twitter, devo ammettere che l’evento ci lasciò abbastanza dubbiosi e sbigottiti.
È vero, l’idea di un Papa 2.0 era sicuramente una scelta epocale che faceva intravedere le prime avvisaglie di una Chiesa riformista, consapevole di dover essere presente là dove, come direbbe oggi papa Francesco, «gli uomini si incontrano». Un luogo di incontro che non abbraccia socialmente solo le comunità organiche, ma anche quelle di Rete che stanno sempre più ridefinendo i nostri assetti sociali verso forme che potremmo definire più quadratiche che non piramidali.
Lo spessore e l’importanza del momento in cui il Papa trasmetteva il suo primo tweet sul più autorevole dei social network era paragonabile forse al primo messaggio di Pio XI all’inaugurazione di Radio Vaticana (Qui arcano Dei) il 12 dicembre 1931, come ebbe modo di dire sul momento monsignor Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali, allo stesso Pontefice.
Ma se la radio, in quanto mezzo di comunicazione di massa, all’epoca aveva l’autorevolezza di esprimere un messaggio assolutamente verticale e privo di canali di risposta, l’odierno tweeting del Papa si pone alla pari dei suoi interlocutori, scende in mezzo a loro e si mette in gioco direttamente all’interno un confronto e un dialogo diretto non privo anche di fattori contrastanti.
La cosa che mi stupì di più era il fatto che i media tradizionali, seguendo le logiche del sistema degli ascolti, davano un risalto entusiastico alle analisi quantitative sull’attività dell’account del Pontefice in Rete, senza occuparsi invece dei risultati qualitativi. In altre parole: è vero che @Pontifex nei suoi primi mesi di vita ha generato due milioni e mezzo di followers e 270mila tweets, ma nella Rete conta di più cosa dice una quantità così alta di followers oppure il sentiment, come viene definito, che è in grado di generare il Papa all’interno delle comunità in Rete?
Per rispondere a questa domanda, su Popoli abbiamo pubblicato nel febbraio 2013 una sentiment analysis sul primo mese di attività di papa Ratzinger su Twitter, che si rivelò poi essere la quasi totalità dell’attività di Benedetto XVI in qualità di @Pontifex, dal momento che di lì a poco si dimise (tanto che qualche amico, ovviamente ironizzando, volle attribuirne la causa proprio alla nostra indagine).
I risultati di quell’indagine hanno riscosso un notevole interesse, non solo sulla Rete ma anche da parte degli organi di stampa, che hanno finito però con il sottolineare solo l’aspetto più clamoroso, ma meno edificante, ovvero il numero dei commenti negativi, spesso purtroppo gratuitamente ingiuriosi, in risposta ai tweet del Papa: commenti su argomenti allora noti e oggetto di controversie diffuse nei confronti della Chiesa come la questione dei preti pedofili, dei matrimoni gay, le critiche al potere e alla ricchezza del Vaticano. Argomenti molto caldi per comunità di netcitizen – soprattutto di derivazione anglofona – che sappiamo essere già predisposti per natura alla critica in nome della libertà di espressione e di una presunta trasparenza della Rete. Come osserva acutamente Brandon Vogt (blogger e autore del libro The Church and New Media), la cosa che colpisce di più è ciò che lui definisce il «paradosso dell’irrilevanza»: il mondo che considera la Chiesa irrilevante poi finisce con il rivolgere sempre la sua attenzione alla Chiesa.
Tuttavia questa era solo la metà dei risultati di quell’analisi. L’altra metà dei tweet a commento del Pontefice erano positivi e comprendevano retweet e citazioni papali, preghiere, ringraziamenti e auguri. Più che sorprendersi, quindi, dei tweet negativi, il risultato effettivo dell’analisi era quello di un bilancio che chiudeva in pareggio, un sentiment neutrale sul Papa che in termini analitici – e sottolineo puramente analitici – finiva sostanzialmente con il vanificare un’attività e una presenza influente del Pontefice in Rete, soprattutto se rapportate a quelle di altre autorità religiose come il Dalai Lama, che godeva di indici di sentiment positivo molto alti (i risultati di allora davano un 87/100 di @DalaiLama in rapporto al 52/100 di @Pontifex). Il che apriva riflessioni profonde sul senso e le modalità di una presenza del Pontefice su Twitter.
A un anno di distanza dall’arrivo di papa Francesco al soglio pontificio, bisogna dire che la situazione è radicalmente cambiata e i dati attuali sulla presenza del Pontefice in Rete forniscono una risposta ben più convincente a quella che lo stesso mons. Celli ha definito una «scelta audace». La popolarità e lo spirito di rinnovamento della Chiesa introdotti da papa Francesco si sono riflessi nell’ecosistema di Rete con un impatto immediato fin dalla sua elezione, che è stato in assoluto il secondo evento più importante di tutti i tempi sui social media, secondo solo alla rielezione di Obama: i tweet inviati nel primo minuto a seguito dell’habemus papam sono stati 132mila, il messaggio «Habemus Papam Franciscum» pubblicato sull’account @Pontifex mezz’ora dopo, aveva 80mila retweet, in serata circa 7 milioni di tweet parlavano del nuovo Papa (vedi infografica uscita su Popoli, aprile 2013).
Ma in termini qualitativi, come abbiamo evidenziato nell’infografica pubblicata su Popoli lo scorso dicembre, oggi papa Bergoglio in un solo anno è diventato in assoluto il leader mondiale più influente su Twitter, con un margine molto ampio su personalità che rispettivamente da 6 e da 3 anni esercitano una forte influenza sul social network: Obama e il Dalai Lama. Come evidenzia l’analisi La rete ama papa Francesco, realizzata da 3rdPlace per conto di Aleteia, l’attuale Pontefice è, infatti, il personaggio con il maggior volume di ricerche mensili su Google (1.737.300), il più menzionato (49 milioni di menzioni), ma soprattutto il più ritwittato con un’incredibile media di 22mila retweet per post.
Dalle parole chiave maggiormente associate alle menzioni del Papa è interessante scoprire anche i temi su cui viene aperto un confronto diretto con il Pontefice. Nei Paesi anglofoni i commenti vengono ancora associati ai temi della pedofilia e dei matrimoni gay, ma anche all’educazione, alla disoccupazione, ai giovani, alla giustizia, all’islam, all’omosessualità. In Italia le menzioni sono associate a temi quali lavoro, politica, giovani, pace, famiglia, bam...

Table of contents

  1. IN POCHE PAROLE, FRANCESCO
  2. Prefazione
  3. No alla globalizzazione dell’indifferenza
  4. Dalla fine del mondo
  5. La divisione tra cristiani, uno scandalo
  6. Pastori con l’odore delle pecore
  7. Misericordiando
  8. @Pontifex
  9. Madri, non zitelle
  10. Tiratevi i piatti, ma poi fate pace
  11. Una Chiesa per le periferie