1. IL DIO CREATORE
IN UN MONDO NEOGNOSTICO
Lo scopo di questo libro è porre tre questioni chiave – neognosticismo, imperialismo e postmodernità – che riguardano la nostra cultura contemporanea, per mostrare l’interazione, all’interno del mondo attuale, tra alcune opinioni diffuse e le narrazioni dominanti, e quindi per offrire una prima schematica mappa di alcuni aspetti di tale cultura, che ci permetta di distinguere le tendenze principali e di fare collegamenti tra diverse idee forti. Nello stesso tempo, riprenderò alcuni aspetti della storia biblica da un punto di vista nuovo, mettendo in evidenza dei temi che spesso passano inosservati.
Ho usato un quadro di riferimento trinitario tradizionale, ma con un approccio «dal basso», che lo avvicina mediante l’esegesi di particolari passi e temi biblici anziché imporlo con mano pesante come uno stereotipo dogmatico. Mi propongo di rileggere pagine bibliche molto note facendo attenzione alle preoccupazioni del nostro tempo. Vado scoprendo sempre più numerose risonanze tra la cultura antica e quella contemporanea; esplorarle è rischioso, ma può essere molto fecondo.
Sguardi sulla gnosi nella modernità occidentale
Viviamo in un mondo caratterizzato da alcuni tipi di gnosticismo. Uno dei segni recenti più lampanti di questo fatto è lo straordinario successo del Codice da Vinci di Dan Brown. Questo libro, pubblicato nel 2003, ha venduto un numero astronomico di copie e ha avuto un enorme impatto sull’immaginario di un’intera generazione. In quel romanzo, Brown attinge a un desiderio presente nel profondo della nostra cultura, quello di ottenere una conoscenza nascosta, una comprensione segreta che permette a chi la possiede di penetrare i misteri, di trovare la chiave della vita, e in particolare di scoprire la verità sepolta sulla propria vera identità. Nei suoi molti libri, ma soprattutto in questo, Dan Brown dice cose che la gente di oggi è tanto avida di sentire da essere pronta a ingoiare montagne di affermazioni ridicole e antistoriche pur di ottenere la visione del mondo che considera più appetibile.
Nella forma, il libro è una sequenza apparentemente infinita di teorie della cospirazione e di penetrazioni di un segreto dopo l’altro. In sostanza, la trama s’impernia sulla grande teoria della cospirazione che oggi gode di ampio credito: che il cristianesimo così come lo conosciamo (non ultimo il cattolicesimo) si basi su un gigantesco errore, su un enorme insabbiamento perpetrato dalla seconda generazione cristiana e dalle successive, inclusi gli autori dei vangeli canonici, che avrebbero occultato la persona e il messaggio originali e autentici di Gesù dietro la propaganda di una Chiesa che fa solo i propri interessi. Come molti altri scrittori di questi ultimi anni, Dan Brown ci offre una miscela di teorie scientifiche serie e di nozioni storicamente ridicole, specialmente quella che Gesù avrebbe avuto un figlio da Maria Maddalena, dando così inizio a una stirpe di sangue regale la cui ultima esponente è l’inconsapevole protagonista del romanzo, che in tal modo alla fine scopre «chi è veramente». Il lettore medio, ingenuo riguardo all’autentica storia antica, ne ricava l’impressione che la Chiesa abbia messo a tacere il «vero Gesù» e in particolare il suo progetto di scoprire il «sacro femminile».
Il fenomenale successo del libro è indice di una tendenza culturale: la ricerca di una conoscenza nascosta che offre a chi la detiene una corsia riservata per accedere al senso della vita; una conoscenza rivendicata da tradizioni esoteriche che pretendono di risalire a Gesù. A questo livello notiamo evidenti parallelismi con l’antico gnosticismo.
Una parola sul problema della definizione. Recentemente siamo stati messi in guardia dall’assumere che sia mai esistita una «cosa» chiamata gnosticismo. I dati sono pluriformi e spesso confusi; le generalizzazioni possono trarre in inganno; forse dovremmo parlare di «gnosticismi», al plurale, così come alcuni hanno parlato di antichi «giudaismi» e «cristianesimi». Eppure, affinché il plurale stesso abbia un senso, ci deve essere un singolare corrispondente, per quanto generalizzato. Di certo, insieme a coloro che vedono molteplici varietà di gnosticismo nel mondo antico, vi è una quantità di studiosi altrettanto eruditi che si accontentano ancora di parlare di varie caratteristiche generali che definiscono il fenomeno, tratte dagli stessi scritti gnostici, non semplicemente dai testi dei loro oppositori.
Abbondano persino i dibattiti su quanti elementi chiave siano necessari per poter parlare di «gnosticismo». Ma gli elementi principali sono ben noti e poco controversi, specialmente perché formano un nucleo coerente. Ne evidenzio quattro. In primo luogo, il dualismo cosmologico: il mondo dello spazio, del tempo e della materia è secondario e/o spregevole, pericoloso e/o addirittura malvagio. In secondo luogo, questo mondo è stato fatto da una divinità secondaria, nella migliore delle ipotesi incompetente e nella peggiore malevola. Terzo, la soluzione è la fuga, verso una specie di paradiso platonico. Quarto, la via di fuga è la gnosis, la conoscenza dei segreti cruciali riguardo al mondo, al vero Dio e al cattivo Dio creatore, e soprattutto riguardo a sé stessi. «Scoprire chi sei in realtà» è centrale nello gnosticismo: più in particolare, scoprire che nel profondo tu sei una delle scintille di luce imprigionate all’interno di questo mondo materiale, ma desiderose di fuggire. Questa antica visione del mondo ha assunto molte forme, tra le quali alcune con caratteristiche ebraiche, altre cristiane, e altre ancora miste. Ma tale schema quadruplice è abbastanza ben conosciuto e, con significative varianti, ampiamente diffuso nel mondo antico.
Possiamo notare altri aspetti ricorrenti: l’elitarismo di coloro che raggiungono la gnosi; il necessario rifiuto della risurrezione dei corpi e di un giudizio finale che rimetterà in ordine il mondo attuale; e qualche teoria del complotto finalizzata a respingere la matrice religiosa d’origine (leggendo le Scritture ebraiche a rovescio, con Caino nel ruolo dell’eroe e Yhwh in quello del cattivo, e sovvertendo i vangeli cristiani con insegnamenti segreti di Gesù). Naturalmente nell’antico gnosticismo vi è molto più di questo, ma le caratteristiche che ho detto vi appaiono frequentemente.
I primi oppositori cristiani dello gnosticismo mettevano in rilievo l’antica dottrina ebraica della creazione. Per loro si trattava di una ragione particolarmente importante per appropriarsi delle Scritture ebraiche e reinterpretarle. Erano ben decisi a comprendere Gesù e la fede cristiana nei termini del monoteismo creazionale della Genesi, dei Salmi e dei Profeti. Ciò che interessava a questi primi cristiani, e che aveva per loro un valore fondante, era il regno di Dio stabilito sulla terra così come in cielo, con tutte le conseguenze politiche e sociali che ne derivavano. Perciò avevano bisogno di una forte dottrina della creazione.
Con tutto questo sullo sfondo, voglio suggerire, in linea con altri scrittori contemporanei, che certi elementi chiave della cultura di oggi vanno intesi come tipi moderni di gnosticismo. Dan Brown è solo la punta dell’iceberg. Di seguito ne delineerò brevemente le caratteristiche rilevanti (ovviamente non si tratta di una mera ripetizione ai nostri giorni di un «pacchetto completo» pescato dal II o dal III secolo. Come abbiamo notato, non esiste un unico modello coerente di antico gnosticismo. Inoltre, le caratteristiche rilevanti sono anch’esse varie, non del tutto coerenti, con diversi gradi di corrispondenza alle loro antiche controparti. Tuttavia, con questi caveat credo che possiamo e dobbiamo identificare, e sottoporre a critica, una generale atmosfera gnostica che si respira ai nostri giorni).
Per cominciare, tanto ovvia da rischiare di passare inosservata, c’è l’autodescrizione moderna: l’illuminismo. Noi siamo gli illuminati, che sono emersi dal mondo oscuro della superstizione come gli ex prigionieri della caverna platonica sono usciti nella luce. La nostra scienza-e-tecnologia ci contraddistingue; la nostra politica è superiore per definizione; le nostre realizzazioni artistiche e culturali sono i «classici». I nostri mappamondi collocano al centro l’Europa occidentale; le nostre grandi narrazioni della storia mondiale portano al momento escatologico in cui l’umanità è «divenuta adulta», lasciando dietro di sé l’infanzia antica e medievale. Noi siamo l’élite che nell’Europa del XIX secolo si è caricata sulle spalle il «fardello dell’uomo bianco» per portare i lumi al mondo e che, negli Stati Uniti del XX e del XXI secolo, ha assunto il «destino manifesto» di governare il mondo come popolo eletto di Dio. Noi abbiamo scoperto chi siamo, e pertanto rappresentiamo un caso a parte: intravediamo possibilità diverse da quelle dei comuni mortali, e per di più siamo soggetti a regole diverse.
L’ontologia dell’illuminismo fonda il nostro atteggiamento elitario su un dualismo radicale. Il malaugurato fosso scavato da Lessing tra le verità necessarie della ragione e le verità contingenti della storia è stato replicato in quasi tutti i settori della vita, costruendo un mondo in cui la maggior parte degli occidentali dà per scontato che la fede e la vita pubblica devono essere tenute separate con la massima cura. Intere società, in particolare quella degli Stati Uniti d’America, sono fondate su questo presupposto che genera dibattiti su innumerevoli temi, dall’opportunità di recitare le preghiere a scuola agli slogan stampati sulle banconote. E un simile dualismo ha molto in comune con quello dello gnosticismo antico.
Tale dualismo si è espresso in due maniere molto diverse, che corrispondono grosso modo alla biforcazione tra ascetismo e libertinaggio attribuita all’antico gnosticismo dai suoi critici. Gli antichi gnostici a volte consideravano il corpo come una porcheria da rigettare, e talvolta come un oggetto irrilevante che poteva quindi essere utilizzato come si voleva, senza conseguenze su altri livelli.
Così abbiamo visto, da un lato, un percorso «ascetico» che proibisce alla spiritualità di lasciarsi invischiare nel mondo reale dello spazio, del tempo e (soprattutto) della materia. Il cristianesimo occidentale del XIX secolo ha fatto una virtù del carattere ultraterreno della sua spiritualità presente e della sua speranza futura. Non sorprende che la parola risur...