Esistenza e persona
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Esistenza e persona

Tra il primo Heidegger e la Metafisica dell'essere

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Esistenza e persona

Tra il primo Heidegger e la Metafisica dell'essere

About this book

Esistenza e Persona riporta degli articoli su argomenti come trascendenza, libertà, amore, amicizia, religiosità, che l'Autrice ha approfondito seguendo la traccia dell'essere. Proprio da qui è nato il confronto tra i principali filosofi contemporanei presi in considerazione: Martin Heidegger e, d'ispirazione tomista, Cornelio Fabro e Carlos Cardona.L'essere è, infatti, il punto di riferimento ulteriore dell'"esistente" heideggeriano — il Dasein — e della "persona" nella tradizione metafisica tomista.L'ineludibile confronto viene tematizzato già nel primo capitolo, che delinea l'itinerario speculativo di Heidegger; i due successivi capitoli, s'incentrano sul gran tema della libertà. Il quarto mette in luce il silenzio heideggeriano sull'amicizia. Su questa base si sviluppa l'analisi critica presente nei capitoli cinque e sei. Infine, nell'ultimo capitolo si tratteggiano alcuni suggerimenti che mirano al superamento di uno dei componenti più caratteristici della cultura odierna: il nichilismo.Cristina Reyes (Cile) è Laureata in Psicologia presso l'Università del Cile (Santiago del Cile) ed è Professore Incaricato di Metafisica presso la Facoltà di Filosofia della Pontificia Università della Santa Croce (Roma).

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Information

Capitolo 1
Itinerario speculativo di Martin Heidegger

l. 72
È ampiamente riconosciuta l’esistenza di una domanda fondamentale in tutto il cammino speculativo di Martin Heidegger: la domanda sull’essere. Lungo questo itinerario, detta domanda sembra dispiegarsi in modi differenti, dando luogo alla possibilità di mettere in discussione la sua persistenza. Infatti, lo studio della sua opera permette di vedere che, nei primi scritti, Egli si interroga sul “senso” dell’essere, più avanti, sulla “verità” dell’essere e, negli ultimi scritti, indaga sul “luogo” dell’essere. Anche se a prima vista questa descrizione sembra suggerire che ci troviamo davanti ad un pensiero discontinuo, secondo il filosofo stesso, si tratta di: «Tre parole che, distinguendosi tra loro, designano allo stesso tempo tre passi nel cammino del pensare: Sinn-Wahrheit-Ort (τόπος1. Quindi, queste tre nozioni non indicano una rottura nel pensiero heideggeriano, bensì rivelano l’unità e la continuità dello stesso.
Sebbene questa affermazione di Heidegger non sia un argomento decisivo per evidenziare tre momenti in un unico e continuo cammino di pensiero, giacché – come ha messo in evidenza Friedrich-Wilhelm von Herrmann2 –, di fatto ci sono auto-interpretazioni che sono abbastanza discutibili, considero che in questo caso sia possibile fare questa differenziazione. Ancor più, tenendo conto della centralità della problematica ontologica nel suo pensiero e che la suddetta distinzione di tappe sorge giustamente a partire dalla stessa, credo che essa possa essere un buon punto di riferimento per tracciare le linee maestre del suo itinerario speculativo. In seguito, proverò a delineare in maniera sintetica l’essenza di questo cammino e mostrare la continuità dello stesso, seguendo il percorso contrassegnato da questi tre termini-chiave3.

1.1 Il senso dell’essere

l. 78

1.1.1 La domanda sul senso

l. 79
Heidegger affronta la domanda esplicita sul “senso” dell’essere in tutto l’arco di Sein und Zeit. Per questo, mi concentrerò su tale scritto per delineare l’argomento dominante nella prima fase del suo itinerario intellettuale. Inizio citando le parole che scrisse alcuni anni più tardi: «Il senso bisogna capirlo dal progetto [Entwurf ], il quale si spiega attraverso il comprendere [Verstehen4. Secondo il pensatore tedesco, tanto il “progetto” quanto il “comprendere” si verificano nell’“uomo”. Per questo, per ottenere la risposta alla domanda sul senso dell’essere in generale, sarà necessario spiegare propedeuticamente quella sul senso dell’essere dell’uomo.
In Sein und Zeit, la ricerca di Heidegger si dirige verso l’essere come diverso dall’ente: non consiste nell’indagare sull’ente, ma sul senso dell’essere nel quale si trova qualsiasi ente. Non si tratta neanche dell’essere come qualcosa in sé, dal momento in cui considerarlo in questo modo implicherebbe intenderlo come ente. Oltretutto, a suo giudizio, questo è precisamente ciò che è successo in tutta la storia della metafisica, nella quale si è affermato come fondamento assoluto un Ens-Summum, un Super-Ente. A causa di quest’equivoco, non si è arrivati ad una risposta alla domanda sul senso dell’essere, considerando che anche di un Super-Ente si può dire che si trovi nell’essere, senza farsi la domanda sullo stesso.
Con l’obiettivo di penetrare nell’ambito in cui sorge la questione dell’essere e poterla formulare correttamente, Heidegger sviluppa la sua “analitica esistenziale”, dove studia l’essere dell’uomo – che egli chiama Dasein –, utilizzando il metodo fenomenologico-ermeneutico.
Con le analisi del Dasein, Heidegger cerca di raggiungere un livello di comprensione più radicale di quello offerto da un concetto dell’uomo come quell’ente che consiste principalmente nel giacere insieme ad altri enti, come una cosa in più. A suo giudizio, questa è una visione essenzialistica dell’essere dell’uomo come “semplice-presenza” [Vorhandenheit] che perde la parte più genuina di questo ente che non è mai un risultato completo e definitivo. D’altra parte, considera che neanche l’approccio trascendentale – in senso moderno –riesce ad esprimere ciò che l’uomo è originariamente. Nella sua opinione, questa posizione finisce per imporre al soggetto pensante le condizioni di possibilità dell’apparire dell’ente alla sua propria soggettività5. L’analitica esistenziale dovrà pertanto identificare le dimensioni costitutive o ontologiche – esistenziali [existenzialen] – del Dasein, che, allo stesso tempo, sono condizioni di possibilità di ogni determinazione concreta o ontica – esistentiva [existenziell] – dello stesso e delle sue relazioni con gli altri enti6.
Heidegger spiega che l’uomo si caratterizza per una peculiare dinamicità costitutiva. Di fatto – seguendo Kierkegaard –, lo definisce come relazione che si relaziona con sé stessa e con gli altri enti. A suo giudizio, la relazione con il proprio essere comporta che l’uomo già possiede una certa “comprensione” [Verständnis] dello stesso. Se non fosse così, ossia, se l’uomo non si muovesse già in una comprensione dell’essere, come potrebbe stabilire relazioni “umane” con se stesso e con le realtà che lo circondano? Allo stesso tempo, questo significa che la comprensione dell’essere [Seinsverständnis], in quanto precomprensione del proprio essere, è co-originariamente una comprensione preliminare del “mondo” [Welt] o orizzonte nel quale l’uomo si muove e dell’essere degli enti che sono alla sua portata in quest’ambito; se non fosse così, non potrebbe relazionarsi con essi. Pertanto, secondo il filosofo, la costituzione ontologica dell’uomo indica una comprensione precedente – e pre-metafisica – del “proprio essere” e del “mondo” come contesto globale di senso, nel quale hanno luogo tutte le relazioni possibili con se stesso, con gli altri uomini, per i quali si preoccupa [Fürsorgen] e con gli altri enti accessibili in questo mondo, dei quali si occupa [Besorgen]7. Questa precomprensione del contesto è anteriore ad ogni relazione singolare perché le relazioni concrete richiedono una precedente “interpretazione” [Auslegung] del senso dell’ente nel suo mondo. Si tratta, cioè, di una visione ambientale “non-tematica” [Umsicht] del mondo8.

1.1.2 L’apertura del mondo e l’apertura del se-stesso

l. 90
Per Heidegger, l’inserzione del ...

Table of contents

  1. Indice
  2. Prefazione
  3. Introduzione
  4. Capitolo 1Itinerario speculativo di Martin Heidegger
  5. Capitolo 2Trascendenza esistenziale e trascendenza personale
  6. Capitolo 3La libertà nel primo Heidegger alla luce delle Riflessioni sulla libertà di Cornelio Fabro
  7. Capitolo 4Il silenzio di Heidegger sull’amicizia in Sein und Zeit
  8. Capitolo 5La riduzione al fondamento divino come riduzione all’Amore
  9. Capitolo 6È originaria la libertà personale?
  10. Capitolo 7Un approccio al nichilismo contemporaneo: persistenza di alcune domande
  11. Epilogo
  12. Nota bibliografica