Lo statuto giuridico fondamentale del fedele
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Lo statuto giuridico fondamentale del fedele

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Lo statuto giuridico fondamentale del fedele

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L'idea centrale che è alla base del presente volume è che i diritti dei fedeli costituiscono i capisaldi nodali e strutturali dell'intero sistema canonico. Il diritto in senso realista e sostanziale d'altronde non può che partire dalle concrete spettanze del singolo, senza un'indebita dissociazione tra persona e istituzione. La dignitas et libertas filiorum Dei (l'univoco fondamento dello statuto dei battezzati) esprime allora l'esigenza e la pregnanza della communio gratiae et amoris.L'ottica attraverso cui si esplora lo statuto del fedele è quello della scienza costituzionale. Tale branca scientifica cerca il nucleo primario e costitutivo del sistema ecclesiale. Lo statuto del christifidelis rappresenta appunto il pilastro fondamentale della costituzione della Chiesa e l'esplicitazione dei principi basilari dell'uguaglianza radicale dei battezzati e della varietà carismatica nel popolo di Dio.Per quanto concerne il contenuto della trattazione: premessa l'esposizione della figura del fedele e la conformazione dello statuto nel suo insieme, le relazioni di giustizia sono considerate anzitutto a partire dai beni della comunione (il diritto alla parola di Dio, il diritto alla sacra liturgia e il diritto al servizio della carità). La condizione del fedele si integra poi con la partecipazione attiva alla vita e alla missione della Chiesa. La liberalità della lex gratiae comporta inoltre una particolare attenzione e tutela per la sfera di libertà individuale, intimamente collegata alla varietà personale e ai diversi carismi. La dimensione soprannaturale della dignitas christiana suppone ancora il riscontro e la vincolatività della dignitas humana nell'ordinamento canonico. Lo sguardo infine si sposta anche sulla cristianità non cattolica (l'orizzonte ecumenico) e sull'umanità non cristiana (la missio ad gentes) in relazione con la Chiesa di Cristo.Massimo del Pozzo è Professore Straordinario di Diritto costituzionale canonico e Coordinatore degli studi della Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce, nonché docente di Diritto processuale canonico e di Profili giuridici della liturgia della Chiesa. Ha pubblicato recentemente: La giustizia nel culto. Profili giuridici della liturgia della Chiesa (2013); Il magistero di Benedetto XVI ai giuristi. Inquadramento, testi e commenti (2013); Introduzione alla scienza del diritto costituzionale canonico (2015); Il processo matrimoniale più breve davanti al Vescovo (2016). Ha prodotto inoltre numerosi articoli e contributi di carattere costituzionalistico, processualistico e giusliturgico.

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Capitolo 3
I diritti del fedele relativi ai beni spirituali della Chiesa

3.1 L’intrinseca esigenza dei beni della comunione

l. 333
La prima e principale sfera della giuridicità canonica riguarda i beni della comunione1. La parola di Dio, il culto e il servizio della carità animano e configurano tutta la vita del popolo di Dio. Il patrimonio salvifico ha dunque una funzione costitutiva e strutturante per la socialità ecclesiale. Al centro dell’essere e dell’organizzazione della comunità cristiana non c’è un piano comune o un progetto condiviso ma un insieme complesso e articolato di ricchezze da amministrare e distribuire. I c.d. vincoli della comunione2 sono in definitiva la trama o l’ordito essenziale delle relazioni di giustizia esistenti nella communio fidelium. Il fedele ha quindi primariamente diritto-dovere al riconoscimento e rispetto della ragion d’essere dell’aggregazione. I mezzi salvifici richiedono d’altronde un costante e necessario rapporto di cura, custodia e incremento. Il conferimento degli aiuti spirituali esercita peraltro un’attrazione o richiamo anche sul resto dell’azione della Chiesa. I beni essenziali della comunione quindi non solo delineano lo statuto del cristiano ma ordinano e catalizzano l’intero sistema canonico3.
Precisato il ruolo cardine del patrimonio salvifico, occorre precisare che la retta comprensione della missione della Chiesa induce a mettere in guardia tanto dall’approccio autoritaristico quanto del funzionalismo appiattente. I due rischi opposti che possono deformare quest’aspetto primordiale dello statuto del fedele sono rappresentati infatti dalla logica di potere e della “ministerialità spicciola”. La deviazione potestativa è espressa dal clericalismo e dalla compiacenza gerarchica. Nella presentazione mediatica e nel sentire mondano (ma talora anche nell’impostazione di taluni pastori) la Chiesa è rapportata infatti a un apparato di potere o a una forma di controllo sociale. La posizione istituzionale non è intesa come servizio ma come segno d’influenza e prerogativa di comando. La preposizione e l’autorità invero si giustificano solo per la diaconalità che ispira la funzione di guida e difesa della comunità4. Se il rischio della deformazione autoritaria del senso del governo è più evidente e ricorrente, più insidioso e insinuante, ma non meno preoccupante, è l’impoverimento funzionalistico del sacerdozio. La Chiesa non è una semplice ditta erogatrice di servizi o una società di mutuo soccorso ma un popolo in cammino5. L’edificazione e crescita della famiglia dei figli di Dio, con le relazioni e i legami che la caratterizzano, è parte integrante della missione ecclesiale. La communio fraterna, che è forse l’immagine più eloquente dell’ecclesialità, presuppone e implica la differenziazione dei ruoli e delle funzioni. La centralità dei beni della comunione non può portare dunque ad una strumentalità appiattente e uniformante dell’ordo (come se i ministri fossero semplici funzionari o burocrati del sacro)6.
La più preziosa acquisizione del realismo giuridico canonico contemporaneo è stata quella di individuare la giuridicità nella Chiesa non tanto nell’organizzazione o nell’assetto del popolo di Dio ma nell’esigenza stessa dei beni salvifici7. La parola di Dio, la liturgia e la diaconia della carità, in quanto realtà esterne, intersoggettive e obbligatorie8, hanno una portata propriamente giuridica. La dimensione giuridica degli aiuti spirituali della Chiesa (che è solo una parte o sfaccettatura di un fenomeno molto più ricco e complesso9) è inoltre un dato intrinseco e caratterizzante del patrimonio ecclesiale. La sostanzialità dell’appartenenza ai fedeli dei beni della comunione è allora il caposaldo più solido del riconoscimento e della tutela dello statuto fondamentale. La doverosità obbligatoria, come più volte ricordato, non è frutto in pratica della semplice formalità regolativa (la soggezione alla potestà legislativa) ma della diretta valenza dei beni della comunione. I diritti dei fedeli riflettono dunque l’essenza e l’atteggiarsi della stessa lex gratiae, insopprimibile fonte d’amore e di libertà. Lo statuto del cristiano pertanto non può che partire dalla ricostruzione delle garanzie dell’attribuzione divina storicamente configurata.
La natura dei beni considerati fornisce una prima decisiva indicazione circa il contenuto dell’attribuzione: l’appartenenza è condivisa e solidale. Il criterio di distribuzione non solo si conforma ma integra il bene comune ecclesiale; la generosa profusione degli aiuti spirituali della Chiesa arricchisce soggettivamente la comunione dei santi. Non si tratta quindi di istanze individualistiche e precedenti ma di spettanze concordi e contestuali con la formazione del Corpo sociale, con una spiccata valenza collettiva e istituzionale. Fermo restando la parziale coincidenza e sovrapposizione delle diverse sfere della giuridicità canonica delineate (i beni della comunione, la partecipazione e gli ambiti di autonomia10), spicca subito la differenza della titolarità dei beni spirituali rispetto ai diritti di libertà. L’integrità e qualità dei beni salvifici preserva infatti l’identità della comunione. Lo sforzo della comunità sta nel garantire la fruizione e condivisione da parte di tutti. Le aspirazioni o le preferenze individuali cedono allora di fronte all’esigenza concorde e oggettiva.
In seguito, dopo aver tratteggiato i principi che possono guidare la ricostruzione di questo insieme di situazioni giuridiche, esamineremo i tre principali ambiti d’influenza dei beni della comunione (infra §§ 4-5). La successiva esplicitazione o declinazione dei diversi diritti sarà piuttosto sommaria e approssimativa. L’ottica costituzionalistica induce infatti a concentrarsi sugli aspetti primari, evitando analisi accessorie o di dettaglio.

3.2 La configurazione delle spettanze del fedele

l. 345
Le spettanze del fede...

Table of contents

  1. Indice
  2. Abbreviazioni
  3. Introduzione
  4. Capitolo 1La figura del fedele
  5. Capitolo 2Lo statuto del fedele
  6. Capitolo 3I diritti del fedele relativi ai beni spirituali della Chiesa
  7. Capitolo 4I diritti di partecipazione del fedele
  8. Capitolo 5I diritti di libertà del fedele
  9. Capitolo 6I diritti umani nell’ordinamento canonico
  10. Capitolo 7I diritti fondamentali in riferimento alla situazione ecumenica, ai catecumeni e all’ordinazione di tutti gli uomini alla Chiesa
  11. Indice dei nomi