I primi cristiani a Roma
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I primi cristiani a Roma

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I primi cristiani a Roma

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Spesso si parla dei primi cristiani come di un modello per i cristiani dei nostri giorni. Essi costituiscono un esempio di naturalezza, di testimonianza della fede, di vita ordinaria in famiglia e nel lavoro vissuta assieme alle persone della loro epoca.In questo volumetto l'autore illustra come si svolgeva un giorno ordinario nella Roma antica e come vivevano la fede quei primi discepoli di Gesù nell'ospitalità cristiana, nel riposo, nella liturgia, nella catechesi, nella solidarietà sociale, ecc. Il testo descrive anche gli antichi luoghi di culto e offre un ritratto speciale del ruolo della donna cristiana.Jerónimo Leal è professore ordinario di Patrologia e Direttore del Dipartimento di Storia della Chiesa della Pontificia Università della Santa Croce (Roma). È anche professore invitato presso l'Istituto Patristico «Augustinianum». Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Actas latinas de mártires africanos (Fuentes Patrísticas, Madrid 2009), Credibile… quia ineptum. Tertuliano y el problema de la interpretación (Roma 2012), Avvio alla Patrologia. Come hanno letto la Bibbia i Padri della Chiesa (Roma 2015), Tertullien, De l'âme (Sources Chrétiennes n° 601, Paris 2019).

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Information

JERÓNIMO LEAL



I PRIMI
CRISTIANI
A ROMA



EDUSC 2021
Prima edizione 2021
Edizione originale:
Los primeros cristianos en Roma
©
2018 Rialp
Traduzione italiana di Loretta Sanna
© 2021 Edizioni Santa Croce srl
Via Sabotino 2/A - 00195 Roma
Tel. 06 45493637
e-mail: [email protected]
www.edizionisantacroce.it

ISBN 978-88-8333-984-4

Introduzione

Fino a poco tempo fa gli specialisti di storia della Chiesa non osavano affrontare questo nuovo oggetto di studio [i primi cristiani]. La storia ecclesiastica continua a presentare una serie di grandi nomi e di eventi importanti, di papi e di scismi, di missionari e di crociate. Ma questa, in realtà, non è che la storia [per così dire] politica della Chiesa, mentre la storia dei costumi [quella dei primi cristiani] è ancora da fare (...). Tutta la ricerca storica sulla Chiesa deve riguardare, in qualche modo, l’ambiente sociale dei suoi membri (...) [deve includere] tutta la vita quotidiana del cristiano, non soltanto le sue devozioni pubbliche e private, ma anche il suo lavoro e persino i suoi svaghi1.
Sicuramente chi ha scritto questo testo non sarebbe propenso a parlare dei primi cristiani basandosi soltanto sulle pitture trovate nelle tombe sotterranee della Città eterna, sui rilievi dei sarcofagi e sui segni, forse per noi un po’ cabalistici, incisi sulle lapidi che chiudono le nicchie sepolcrali. Certo, anche questi sono elementi interessanti, che hanno avuto indubbiamente un significato importante nella vita della Chiesa primitiva, ma se ci soffermassimo esclusivamente su di essi, ignoreremmo una parte non trascurabile della realtà di quella Chiesa.
L’idea che le catacombe costituissero la residenza dei primi cristiani, del resto, è assolutamente falsa. È vero che, durante le incursioni dell’esercito imperiale contro di loro, potevano offrire un rifugio per sfuggire ai rastrellamenti, ma, al di là della sporadicità di questi episodi, bisogna dire che sarebbe stato impossibile vivere stabilmente in quei luoghi, perché le condizioni di temperatura e di umidità non lo avrebbero consentito.
Negli anni ho avuto più volte occasione di visitare diverse famose catacombe di Roma insieme ad alcuni esperti. Una volta a organizzare la nostra piccola spedizione fu il famoso patrologo italiano Antonio Quacquarelli, che, mentre ci accingevamo a intraprendere l’impresa, ci suggerì di indossare scarpe robuste e abiti pesanti, nonostante fossimo in pieno mese di maggio. Anche il collega Salvatore Burrafato, allora segretario del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, quando il nostro Dipartimento chiese di poter visitare un ipogeo cristiano di epoca romana, ci invitò ad aspettare la primavera. In entrambi i casi i consigli avevano la loro ragion d’essere, perché in quei luoghi sotterranei il freddo e l’umidità sono molto intensi. Eppure si trattava soltanto di una visita di poco più di un’ora, e ci saremmo equipaggiati come la saggia cautela degli esperti raccomanda…
Va da sé, quindi, che i primi cristiani dovevano vivere in luoghi meno malsani. Le catacombe erano sicuramente preziose per custodire i sacri resti dei martiri e, forse, come via di fuga attraverso i loro caratteristici labirinti, ma, oltre che disagevoli, erano piuttosto pericolose a causa della mancanza di luce: oggi il problema si è risolto, almeno in parte, ricorrendo alla corrente elettrica, ma allora erano illuminate soltanto con lampade a olio, di cui sono stati trovati numerosi resti. Questo sistema di illuminazione, tra l’altro, contribuiva a rendere ancora più irrespirabile l’aria, già resa pesante dalla scarsa ventilazione e dai fenomeni di decomposizione.
La prima osservazione che vogliamo fare, dunque, è che dobbiamo cercare i cristiani non nelle catacombe, ma, come afferma Tertulliano, nelle città, nelle isole, nei castelli, nei municipi, nelle associazioni, negli stessi accampamenti, nelle tribù, nelle decurie, nel palazzo, nel senato e nel foro2, in ogni luogo e attività, cioè, che non fossero in netto contrasto con il contenuto della fede e della morale cristiana.

1 J.G. Davies, La vie quotidienne des premiers chrétiens, Neuchatel-Paris 1956, p. 233 (titolo originale: Daily life in the Early Church, Cambridge 1952).
2 ...urbes, insulas, castella, municipia, conciliabula, castra ipsa, tribus, decurias, palatium, senatum, forum, sola vobis reliquimus templa (Apologeticum 37,4).

1. Chi sono i primi cristiani?

Gli esperti concordano nel consider...

Table of contents

  1. PrimiCristiani