La liturgia, epifania della Chiesa
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La liturgia, epifania della Chiesa

Teologia e Magistero da san Pio X al Concilio Vaticano II

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La liturgia, epifania della Chiesa

Teologia e Magistero da san Pio X al Concilio Vaticano II

About this book

Il XX secolo è stato testimone privilegiato della riscoperta del rapporto fra la Chiesa e la liturgia, fra la Chiesa e l'Eucaristia, nel più ampio contesto del rinnovamento ecclesiologico e liturgico verificatosi in seno al cattolicesimo, durante la stagione compresa tra la fine della Prima Guerra Mondiale e il Concilio Vaticano II. In questo quadro ricco di stimoli la liturgia è apparsa come epifania della Chiesa. Questo volume vuole presentare il contributo della riflessione teologica a tale scoperta e la progressiva ricezione magisteriale di questo apporto tra il pontificato di san Pio X e il Vaticano II.Pilar Río è docente di Ecclesiologia e Sacramenti presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce. È Professore Visitante presso l'Università di Los Andes (Santiago del Cile) e membro della Pontificia Accademia di Teologia. Tra le sue pubblicazioni, ricordiamo: Teología nupcial del Misterio redentor de Cristo. Estudio en la obra de Odo Casel (2000), Los fieles laicos, Iglesia en la entraña del mundo. Reflexión teológica sobre la identidad de los laicos en un tiempo de nueva evangelización (2015), Chiesa e liturgia. Apporti del rinnovamento liturgico all'ecclesiologia del XX secolo (2020), e altri contributi ecclesiologici in opere collettive, come Dono e compito. La Chiesa nel Simbolo della fede, nonché in riviste specializzate.

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Information

Capitolo 1
Chiesa e liturgia nella teologia e nel magistero agli inizi del XX secolo

1.1 Alcuni precedenti

l. 5
La graduale presa di coscienza circa il legame tra Chiesa e liturgia, nonché la riflessione che ne seguì, affonda le sue radici nell’ambito del fecondo incontro avvenuto tra movimento ecclesiale e movimento liturgico, durante la prima metà del XX secolo. La riscoperta vitale e teologica del mistero della Chiesa, infatti, ha accompagnato, sostenuto e incoraggiato i primi passi del movimento liturgico e quest’ultimo, a sua volta, ha stimolato il risveglio di una nuova coscienza ecclesiale sia sul piano esistenziale sia su quello teologico. Non a caso, nel 1921, Romano Guardini affermava: «Un processo di incalcolabile portata è iniziato: il risveglio della Chiesa nelle anime»1. In questo processo rientrava anche il movimento liturgico, «corrente molto vigorosa ed esteriormente visibile del “movimento ecclesiale”»2. Anzi, esso era «il movimento ecclesiale nel suo lato contemplativo»3.
Cosa era accaduto? Come e perché si è potuto verificare questo risveglio? Quale ruolo aveva giocato il ripristinarsi della vita liturgica della Chiesa? Possiamo dire che questo inatteso fenomeno ha visto la luce grazie alla silenziosa semina effettuata nel terreno del XIX secolo e che, verso la metà dell’Ottocento, ha cominciato a dispiegare le sue virtualità in maniera quasi impercettibile in un duplice solco: quello di una vita ecclesiale che, per l’influsso di vari fattori, si era sviluppata soprattutto in difesa dell’istituzione, del papato e della restaurazione; e quello di una riflessione sulla Chiesa di taglio apologetico e giuridico, contrassegnata dal paradigma della societas perfecta inaequalis ierarchica e dall’affermazione dell’autorità4.
Tra quei semi – che hanno interagito influenzandosi reciprocamente5 – occorre, in primo luogo, annoverare le idee dei cosiddetti «profeti del risveglio ecclesiale degli anni venti»6: in Germania, J.A. Möhler insieme ad altri rappresentanti della prestigiosa scuola di Tubinga e, più tardi, M.J. Scheeben, nelle cui opere si scorgono i primi bagliori della riscoperta della Chiesa nella sua interiorità e nel suo mistero; a Roma, diversi professori del Collegio romano dei gesuiti – quali G. Perrone, C. Passaglia, J.B. Franzelin e C. Schrader – nei quali il pensiero ecclesiologico di Möhler trovò grande riscontro. Contemporaneamente, l’iniziale svelamento del volto mistico della Chiesa nelle opere di questi grandi autori favorì l’iniziale riscoperta del paradigma paolino del Corpo mistico, soprattutto attraverso il ritorno alla Tradizione, e in particolare alla teologia dei Padri della Chiesa, tipica del loro approccio teologico7.
Un chiaro segno della diffusione ormai raggiunta da questa immagine di Chiesa, che prediligeva la dimensione interiore senza sottovalutare quella esterna, cercando di mettere insieme le prospettive mistica e societaria senza sempre riuscire a integrarle, è stata la preparazione del primo capitolo dello schema De Ecclesia presentato al concilio Vaticano I, sotto la spinta dei teologi della Scuola romana. Il testo, intitolato Ecclesiam esse corpus Christi mysticum, presentava la Chiesa come Corpo mistico di Cristo; ma lo schema fu rifatto perché molti padri conciliari erano rimasti sconcertati da questa proposta in quanto ritenevano questa impostazione poco precisa. Si riprese così il paradigma della societas perfecta, quello che ad essi sembrava più adeguato8. Nonostante ciò, l’insegnamento magisteriale di fine secolo non restò ai margini della riscoperta mistica della Chiesa ma le offrì una prima legittimazione. Difatti, benché il quadro di riferimento ecclesiologico di Leone XIII fosse prevalentemente di taglio societario, le sue encicliche Satis cognitum (1896) e Divinum illud munus (1897) introducevano una nuova prospettiva rivolta sia al cuore del mistero ecclesiale sia al suo principio pneumatologico, integrandola alla dottrina magisteriale9. Il risultato è stato una visibilità moderata che ha unito – seppur distinguendoli – i due aspetti fondamentali della realtà ecclesiale – quello sociale e quello spirituale –, in cui hanno trovato posto sia l’immagine paolina del Corpo mistico sia l’idea agostiniana dello Spirito come “anima della Chiesa”10.
Questo approccio, più attento alle dimensioni spirituali e interiori della Chiesa (e quindi al suo mistero), emerse anche nell’ambito dell’azione liturgica, che iniziava ad essere riscoperta sotto una nuova luce, grazie al ritorno dei monaci benedettini nelle loro abbazie e alla fondazione di nuovi monasteri, a partire da Solesmes (1837) in Francia, e da Beuron (1862) in Germania. Difatti, sotto la guida di dom P. Guéranger, Solesmes divenne presto un centro diffusivo della rinascita liturgica – anche se per lungo tempo limitata ad una cerchia ristretta di intellettuali –, di impegno nella formazione liturgica dei fedeli e in cui poter avere una ricca esperienza liturgica, dove la Chiesa era percepita soprattutto come comunità di preghiera, e la liturgia come preghiera della Chiesa11.
Inoltre, la vita ecclesiale di questo periodo si vide anche interpellata e rinnovata al suo interno grazie a nuovi slanci provenienti sia dall’ambito pastorale sia da quello spirituale: l’insorgere di diverse iniziative, associazioni e movimenti di aposto...

Table of contents

  1. Indice
  2. Introduzione
  3. Capitolo 1 Chiesa e liturgia nella teologia e nel magistero agli inizi del XX secolo
  4. Capitolo 2 Chiesa e liturgia nella riflessione teologica e nell’insegnamento magisteriale fra le due guerre mondiali
  5. Capitolo 3 Chiesa e liturgia nel pensiero teologico e nella dottrina magisteriale di Pio XII
  6. Capitolo 4 Chiesa e liturgia alle porte del Concilio Vaticano II
  7. Capitolo 5 Chiesa e liturgia nel cuore della dottrina conciliare
  8. Capitolo 6 Riflessioni conclusive
  9. Bibliografia
  10. Volumi pubblicati nella collana