Spara, sono già morto
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Spara, sono già morto

Julia Navarro

  1. 780 pages
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Spara, sono già morto

Julia Navarro

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Marian è stata incaricata da un'associazione non governativa di stendere un report sugli insediamenti degli ebrei nei territori palestinesi. Per affrontare il lavoro in maniera imparziale, ritiene indispensabile ascoltare le due parti in campo e decide di incontrare, a Gerusalemme, Aaron Zucker, uno dei leader sociali di Israele, strenuo difensore della politica degli insediamenti. Ad attenderla, però, trova il padre di Aaron, l'anziano Ezekiel Zucker, che ha tante cose da raccontare e molte altre da nascondere... Con l'intento di ricostruire un puzzle nel quale ormai è impossibile collocare tutte le numerose e complesse tessere, Ezekiel narra a Marian la storia della sua famiglia a partire dalla fine dell'Ottocento, quando, durante il periodo zarista, gli Zucker vennero cacciati dalla Russia a causa della loro appartenenza religiosa. Dopo aver vissuto l'orrore dei pogrom e una serie di atroci ingiustizie, Samuel, il padre di Ezekiel, si stabilì nella Terra Promessa coronando un sogno cullato da generazioni. Lì, dove "scorrevano il latte e il miele", ottenne un pezzo delle terre degli Ziad, una famiglia araba capeggiata da Ahmed, un uomo semplice che poteva contare solo sulle proprie mani. Quel luogo di condivisione venne chiamato l'Orto della Speranza, un territorio nel quale Ahmed Ziad e Samuel Zucker, nonostante le difficoltà, ebbero modo di stringere un legame così forte che le loro famiglie, dopo generazioni, sono ancora unite... In un contesto storico complesso e unico nel suo genere, in un viaggio che ci porta da San Pietroburgo a Gerusalemme, passando per Varsavia e Parigi, Julia Navarro inserisce l'epica avventura di due famiglie destinate a confrontarsi attraverso tradimenti, sofferenze, amori impossibili e sogni infranti, regalandoci la toccante e intensa storia di due uomini coraggiosi che hanno saputo superare le differenze politiche e religiose grazie alla loro esemplare amicizia. Julia Navarro, giornalista e commentatrice televisiva, è autrice di numerosi saggi politici sull'attualità spagnola. Il suo primo romanzo, La fratellanza della Sacra Sindone (2005), è stato uno dei più straordinari successi degli ultimi anni in Spagna, seguito da La bibbia d'argilla (2006), Il sangue degli innocenti (2007) e Dimmi chi sono (2011), tutti editi da Mondadori. I suoi libri hanno venduto oltre tre milioni di copie in tutto il mondo e sono stati tradotti in più di trenta lingue.

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Information

Publisher
Mondadori
Year
2014
ISBN
9788852057397
1

GERUSALEMME, EPOCA ATTUALE

“Ci sono momenti, nella vita, in cui l’unico modo di salvarsi è morire o uccidere.” Quella frase di Mohamed Ziad la tormentava da quando l’aveva sentita pronunciare da suo figlio, Wädi Ziad. E stava pensando a quelle parole anche adesso, mentre guidava sotto un sole implacabile che conferiva un luccichio dorato alle pietre della strada. La stessa sfumatura dorata delle case che si assiepavano nella nuova città di Gerusalemme, costruite con pietre apparentemente friabili, ma in realtà dure come le rocce delle cave da cui erano state estratte.
Guidava lentamente, lasciando vagare lo sguardo all’orizzonte, dove le montagne della Giudea sembravano vicine.
Sì, pur essendo di fretta, andava piano, aveva bisogno di prolungare quei momenti di quiete per non lasciarsi travolgere dalle emozioni.
Due ore prima non sapeva che avrebbe intrapreso il cammino che la portava verso il suo destino. Non che non fosse preparata. Lo era. Ma lei, che amava pianificare la sua vita fin nei minimi dettagli, si era stupita della facilità con cui Joël aveva ottenuto l’appuntamento. Gli erano servite solo una dozzina di parole.
“Ecco fatto, ti riceverà a mezzogiorno.”
“Così presto?”
“Sono le dieci, hai tutto il tempo, non è molto lontano. Te lo indicherò sulla cartina, non è complicato arrivarci.”
“Conosci bene il posto?”
“Sì, e conosco anche loro. L’ultima volta ci sono stato tre settimane fa con Peace Action.”
“Non so come fanno a fidarsi di te.”
“E perché non dovrebbero fidarsi? Sono francese, ho buoni contatti e le anime candide delle ONG hanno bisogno di qualcuno che le aiuti a orientarsi nei meandri della burocrazia israeliana, che gli faccia rilasciare i permessi per entrare a Gaza e in Cisgiordania, che gli fissi un incontro con qualche ministro con cui protestare per le condizioni in cui vivono i palestinesi; io gli procuro camion a buon prezzo per trasportare gli aiuti umanitari da un posto all’altro... La mia organizzazione fa un ottimo lavoro. Tu puoi testimoniarlo.”
“Sì, vivi alle spalle dei buoni sentimenti del resto del mondo.”
“Vivo prestando un servizio a coloro che vivono alle spalle della cattiva coscienza degli altri. Non lamentarti, vi siete messi in contatto con noi meno di un mese fa e ti ho procurato appuntamenti con due ministri, con parlamentari di tutti i gruppi, con il segretario della Histadrut, permessi per entrare nei Territori, sei riuscita a intervistare un sacco di palestinesi... Sei qui da quattro giorni e hai già svolto metà del programma che ti eri prefissata.”
Joël aveva lanciato un’occhiata infastidita alla donna. Non gli era simpatica. Da quando era andato a prenderla all’aeroporto, quattro giorni prima, aveva notato la sua tensione, il suo disagio. Lo infastidiva la distanza che interponeva tra loro insistendo a farsi chiamare signora Miller.
Lei aveva sostenuto il suo sguardo. Aveva ragione. Aveva mantenuto la parola. Altre ONG si avvalevano dei suoi servizi. Non c’era niente che Joël non riuscisse a ottenere dal suo ufficio affacciato sulla vecchia Gerusalemme. Con lui lavoravano sua moglie, israeliana, e quattro ragazzi. Dirigeva una società di servizi molto apprezzata dalle ONG.
“Ti dirò una cosa su quell’uomo: è una leggenda” le aveva detto Joël.
“Avrei preferito parlare con suo figlio, come ti avevo chiesto.”
“Ma è negli Stati Uniti, su invito della Columbia University per partecipare a un seminario e, quando tornerà, tu sarai già ripartita. Non hai il figlio, ma hai il padre; credimi se ti dico che ci guadagni. È un vecchio incredibile. Ha una storia...”
“Lo conosci così bene?”
“A volte quelli del ministero gli mandano la gente come te. È una ‘colomba’, tutto il contrario del figlio.”
“Proprio per questo mi interessava parlare con Aaron Zucker, perché è uno dei principali leader della politica degli insediamenti.”
“Sì, però il padre è più interessante” aveva insistito Joël.
Erano rimasti in silenzio, per evitare una di quelle assurde discussioni in cui finivano per impelagarsi. Non si piacevano. Lui la trovava esigente, lei vedeva solo il suo cinismo.
E adesso era in viaggio. Si sentiva sempre più tesa. Si era accesa una sigaretta e aspirava il fumo con voluttà, osservando ai due lati della strada quella terra ondulata su cui sembravano arrampicarsi alcuni edifici moderni e funzionali. Non c’erano capre, pensò, lasciandosi trasportare dall’immagine biblica, ma perché avrebbero dovuto esserci? Non c’era spazio per le capre vicino a quelle moli d’acciaio e vetro che erano l’emblema della prosperità del moderno Israele.
Qualche minuto dopo, uscì dall’autostrada e imboccò una strada che conduceva a un gruppo di case situate su una collina. Parcheggiò davanti a un edificio di pietra a tre piani, identico agli altri che sorgevano sul terreno roccioso; da lì, nelle giornate limpide, si riuscivano a vedere le mura della Città Vecchia.
Spense la sigaretta nel posacenere dell’auto e fece un profondo respiro.
Quel posto sembrava un quartiere residenziale borghese, come tanti altri. Case a più piani, circondate da giardini con altalene e scivoli per i bambini e macchine allineate lungo marciapiedi pulitissimi. Si respirava tranquillità, sicurezza. Non era difficile immaginare come fossero le famiglie che adesso vivevano in quelle case, pur sapendo com’era quel luogo decenni prima. Glielo avevano raccontato alcuni vecchi palestinesi con lo sguardo assorto nei ricordi dei tempi in cui erano loro a vivere in quel pezzo di terra, perché non erano ancora arrivati gli altri, gli ebrei.
Salì le scale. Appena suonò il campanello, la porta si aprì. Una giovane donna che non doveva avere neanche trent’anni la accolse con un sorriso. Era vestita in modo informale: jeans, una maglietta larga e scarpe da ginnastica. Era simile a tante altre ragazze, ma la si sarebbe notata tra migliaia per il sorriso franco e lo sguardo che trasudava bontà.
«Prego, si accomodi, la stavamo aspettando. Lei è la signora Miller, vero?»
«Sì.»
«Sono Hanna, la figlia di Aaron Zucker. Mi dispiace che mio padre sia in viaggio, ma visto che dal ministero hanno insistito tanto, la riceverà mio nonno.»
Dal minuscolo ingresso passarono in un salotto ampio e luminoso.
«Si accomodi, vado a chiamarlo.»
«Non serve, eccomi qui. Sono Ezekiel Zucker» disse una voce proveniente dall’interno della casa. Un attimo dopo comparve un uomo.
La signora Miller lo squadrò da capo a piedi. Era alto, con i capelli bianchi e gli occhi grigi; malgrado l’età, sembrava agile.
Le strinse la mano con forza e la invitò a sedersi.
«E così voleva vedere mio figlio...»
«In realtà volevo conoscere entrambi, ma soprattutto suo figlio, dal momento che è uno dei principali fautori della politica degli insediamenti...»
«Sì, ed è così convincente che il ministero gli manda i visitatori più critici perché spieghi loro la politica degli insediamenti. Bene, signora Miller, mi dica.»
«Nonno» li interruppe Hanna «se non ti spiace, me ne vado. Ho una riunione all’università. Anche Jonas sta per uscire.»
«Non preoccuparti, posso cavarmela da solo.»
«Quanto tempo le serve?» chiese Hanna alla signora Miller.
«Cercherò di non stancarlo... Un’ora, forse un po’ di più...» rispose la donna.
«Non c’è fretta» disse l’anziano «alla mia età il tempo non conta.»
Rimasti soli, Zucker notò che lei era tesa. Le offrì un tè, ma la donna rifiutò.
«E così, lei lavora per una di quelle ONG sovvenzionate dall’Unione Europea.»
«Lavoro per Refugees, un’organizzazione che valuta in loco i problemi delle popolazioni costrette a spostarsi a causa di conflitti bellici, catastrofi naturali... Cerchiamo di valutare lo stato dei rifugiati e di capire se le cause che hanno provocato i conflitti sono in via di soluzione, o quanto può durare la loro situazione, e se lo riteniamo opportuno sollecitiamo gli organismi internazionali a adottare misure volte ad alleviare la sofferenza dei rifugiati. I nostri studi sono rigorosi, e per questo riceviamo sostegno dalle istituzioni comunitarie.»
«Sì, conosco le relazioni di Refugees su Israele. Sempre critiche.»
«Non si tratta di opinioni, ma di realtà, e la realtà è che, dal 1948, migliaia di palestinesi sono stati costretti ad abbandonare le loro abitazioni, si sono visti confiscare le case e le terre. Il nostro compito consiste nell’analizzare la politica degli insediamenti che continua a provocare rifugiati. Dove ci troviamo adesso, su questa collina, c’era un villaggio palestinese di cui non è rimasto nulla. Sa cos’è successo agli abitanti di quel villaggio? Dove si trovano adesso? Come sopravvivono? Prima o poi, potranno recuperare il luogo in cui sono nati? Cosa ne sa lei delle loro sofferenze?»
Si pentì immediatamente delle ultime parole. Non era quella la strada giusta. Non poteva mostrare così apertamente i suoi sentimenti. Doveva cercare di mantenere un atteggiamento più neutrale. Non compiacente, ma nemmeno ostile.
Si morse il labbro inferiore, aspettando la risposta dell’uomo.
«Come si chiama?» le chiese lui.
«Come dice?»
«Le ho chiesto il suo nome. Mi sembra troppo formale chiamarla signora Miller. Lei può chiamarmi Ezekiel.»
«Be’, non so se è corretto... Cerchiamo di non fraternizzare quando lavoriamo.»
«Non intendo fraternizzare con lei, ma preferirei che ci chiamassimo per nome. Suvvia, non siamo a Buckingham Palace! Lei è a casa mia, è mia ospite e la prego di chiamarmi Ezekiel.»
Quell’uomo la sconcertava. Non voleva dirgli come si chiamava e, di certo, non aveva alcuna intenzione di chiamarlo per nome, ma se lui avesse deciso di congedarla, troncando lì la conversazione, allora... allora avrebbe sprecato la miglior opportunità di mettere in at...

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Navarro, J. (2014). Spara, sono già morto ([edition unavailable]). Mondadori. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3296093/spara-sono-gi-morto-pdf (Original work published 2014)

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Navarro, Julia. (2014) 2014. Spara, Sono Già Morto. [Edition unavailable]. Mondadori. https://www.perlego.com/book/3296093/spara-sono-gi-morto-pdf.

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Navarro, J. (2014) Spara, sono già morto. [edition unavailable]. Mondadori. Available at: https://www.perlego.com/book/3296093/spara-sono-gi-morto-pdf (Accessed: 15 October 2022).

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Navarro, Julia. Spara, Sono Già Morto. [edition unavailable]. Mondadori, 2014. Web. 15 Oct. 2022.