Miss Detective - 2. In vacanza con il morto
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Miss Detective - 2. In vacanza con il morto

Robin Stevens, Manuela Piemonte

  1. 280 pages
  2. Italian
  3. ePUB (mobile friendly)
  4. Available on iOS & Android
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Miss Detective - 2. In vacanza con il morto

Robin Stevens, Manuela Piemonte

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Daisy sta per compiere 14 anni e con la sua amica Hazel è tornata a Fallingford, l'antica dimora di famiglia, per festeggiare. Fra gli ospiti, oltre alla bizzarra zia Saskia ci sono zio Felix e il signor Curtis, un amico della ma- dre che si comporta in modo strano (e si contraddice ogni cinque minuti)... Quando uno di loro muore in circostanze misteriose la premiata società investigativa Wells&Wong deve assolutamente entrare in azione e smascherare l'assassino. Ma la signorina Alston, la nuova istitutrice, mette di continuo i bastoni fra le ruote alle giovani detective. Cosa nasconde? E cosa nascondono tutti? Lo spirito di Agatha Christie e Arthur Conan Doyle riaffiora nelle ricerche divertenti e temerarie di due investigatrici in erba.

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Information

Publisher
Mondadori
Year
2016
ISBN
9788852072734
PARTE TERZA

VERO ARSENICO PER DAVVERO

Ornamento di separazione

1

La scorsa notte ho scritto tutto. Sapevo che ci stavamo occupando di un vero e proprio caso e, rispetto a questo, le ore di sonno non contavano affatto. Dopo aver sentito quanto era capitato al signor Curtis, a Scricciolo era venuta una crisi isterica, e tutte noi le siamo state vicine per confortarla e dirle che era tutto a posto; lei sarebbe stata bene.
«E se morissimo anche noi?» ha singhiozzato. «Kitty, non voglio che tu muoia!»
«Insomma, Scricciolo, non è contagioso» ha detto Kitty.
«Ma come fai a SAPERLO?» ha piagnucolato lei, e così sono passati altri venti minuti.
Mi sono accucciata sul letto e ho iniziato a scrivere furiosamente, perché sapevo di doverlo fare in fretta, prima che mi passasse tutto di mente. Magari il signor Curtis era stato una persona orribile, ma era pur sempre un essere umano. Se avevamo ragione su quanto gli era accaduto, qualcuno era responsabile del fatto che lui non esisteva più, il che mi sembrava spaventoso. Tutto ciò che Daisy e io avevamo visto negli ultimi giorni all’improvviso diventava estremamente importante. Ogni dettaglio avrebbe potuto avere un significato, e avrebbe potuto contribuire a risolvere il mistero di quell’omicidio.
Ecco, avevo capito una cosa. Non era una buona idea sperare che un assassino misterioso si fosse intrufolato dall’esterno, avesse avvelenato il tè del signor Curtis e si fosse poi dileguato nella notte. Avevo visto da me le tracce di umido lasciate dal signor Curtis e da lady Hastings quando erano rientrati, quel sabato pomeriggio, e avevo anche notato che non c’erano altre tracce simili in nessun altro punto della casa. Nessuno li aveva seguiti, e nessuno a parte gli ospiti del fine settimana e Chapman era presente in sala da pranzo quando il signor Curtis si era sentito male. La pioggia battente escludeva dai sospettati chiunque non fosse già a Fallingford, pensavo, e questo mi faceva stare male.
C’era di nuovo un assassino a piede libero; e si trovava proprio vicino a noi. Se fossimo andate a cercarlo, saremmo state al sicuro?
Per giunta continuava a piovere. L’acqua che cadeva a catinelle martellava il tetto sopra di me come mille pugni. Sgocciolava nei secchi in corridoio, plin-plin-plin, come passi delicati. E se fossimo rimaste intrappolate lì? Fallingford si trovava su una collina, e il dottor Cooper aveva detto che la campagna circostante era completamente allagata. E se la polizia non fosse riuscita a raggiungerci? Scrivevo e scrivevo, ma l’unica cosa che avrei voluto fare era parlare con Daisy.

2

Almeno Scricciolo e Kitty erano tranquille. Se ne stavano lì, strette nel letto, vicine vicine, e Scricciolo emetteva piccoli suoni, come se tirasse su con il naso, mentre dormiva. Daisy fingeva di dormire anche lei, ma appena abbiamo sentito Scricciolo russare si è alzata, con gli occhi sbarrati.
“Watson!” ha mimato con le labbra. “Incontro società investigativa. Fuori. Ora!” Era una fortuna che mi fossi esercitata a leggere il labiale.
Sono scivolata fuori dal letto (il vecchio pavimento di legno a metà della stanza ha scricchiolato, e ho fatto una smorfia di scuse a Daisy), e insieme siamo sgattaiolate in corridoio. Sentivamo anche la signorina Alston russare dalla sua piccola camera, e un cigolio di molle quando si rigirava nel letto.
C’era molto freddo nelle prime ore del mattino, e la casa era una piccola sfera di tranquillità nell’infuriare della tempesta all’esterno. Daisy è avanzata verso le scale di servizio. Nel buio sembravano un passaggio segreto. Ho immaginato che saremmo sparite lungo quei gradini senza fare più ritorno, ma era una paura stupida, senza fondamento, ovviamente. Ho fatto un respiro profondo e ho seguito Daisy cauta giù per venti scalini. Al ventunesimo (li ho contati) si è fermata, e le sono andata addosso nell’oscurità.
«A metà delle scale» ha detto sussurrando, e ha acceso la torcia affinché le illuminasse il viso in modo sinistro. «Perfetto. La signora D., Hetty e Chapman sono andate a dormire. Gli altri neppure ricordano che esistono queste scale; mamma non ci pensa, dice che sono troppo sporche per passarci. Quindi nessuno ci disturberà. Mettiti comoda, Hazel. Dobbiamo rivedere tutti i punti chiave del caso.»
«Va bene» ho detto, sedendomi su quei gradini tanto scomodi.
«Sappiamo che il signor Curtis è morto» ha esordito Daisy, contando i punti con le dita della mano libera. «Questo è incontestabile. E pensiamo che sia stato assassinato. Le parole del dottor Cooper suggeriscono che sia stato avvelenato. Sappiamo che nella credenza all’ingresso c’è l’arsenico, e sappiamo che i sintomi dell’avvelenamento da arsenico corrispondono con i suoi. Questa deve essere la causa più probabile. Ma come possiamo provarlo? E se è stato avvelenato, da chi?»
«Se il signor Curtis è stato avvelenato, penso che debba essere stato qualcuno della casa» sono intervenuta. «Lo so, è orribile, ma non ci sono altre spiegazioni. Se fosse stato avvelenato a colazione o a pranzo, avrebbe iniziato a sentirsi male molte ore prima, quindi dev’essere accaduto durante il tè. Stava piovendo da molto, e non abbiamo visto tracce di umido, quindi non c’è modo che qualcuno da fuori sia passato dalle portefinestre e abbia alterato il tè prima che entrassimo in sala da pranzo. Inoltre, il signor Curtis non aveva mangiato nulla, e l’unica cosa che ha bevuto è stato un sorso di tè. Poiché nessun altro si è sentito male, il veleno doveva essere in quella tazza, anziché nell’intera teiera, e questo significa che l’assassino doveva per forza trovarsi nella stanza in quel momento. In tanti si affollavano intorno alla tavola, e chiunque avrebbe potuto far cadere qualcosa nella tazza prima di passargliela, giusto? Daisy, sono tutti sospettabili!»
Mi sono fermata e ho fatto un respiro profondo. Era un discorso insolitamente lungo per me, e il mio stomaco si era contorto mentre lo pronunciavo. Stavo dicendo a Daisy che chiunque nella sua famiglia avrebbe potuto essere un assassino, e avevo una paura terribile che lei se la prendesse con me, sostenendo che mi sbagliavo. Eravamo amiche da oltre un anno, ma non riuscivo mai a prevedere le sue reazioni.
«Accidenti!» ha esclamato, dopo una pausa. «Sì. Ti ricordi che il signor Curtis ha detto che il tè aveva un sapore tremendo?»
«Appunto» ho confermato, con un sospiro di sollievo. «È terribile, ma dev’essere la verità. Quindi ora cosa facciamo?»
«Cosa facciamo? Insomma, Hazel, zuccona, è ovvio. Puoi essere bravissima a pensare, ma ad agire sei una frana. Hai appena confermato la scena del crimine, e crediamo di aver identificato l’arsenico come arma del delitto. Dobbiamo andare subito in sala da pranzo a recuperare quella tazza: certamente saranno rimaste delle tracce, e forse anche le impronte digitali dell’assassino.»
L’ho scrutata. «Ma Daisy, la porta è chiusa a chiave!»
«Questo lo so» ha detto lei. «E so che zio Felix ha ancora la chiave. Ma non ne abbiamo bisogno. C’è un intero assortimento di chiavi nascosto nel portaombrelli, in caso servisse entrare in dispensa dopo che la signora D. è andata a casa per la notte. Quindi non dobbiamo fare altro che cercare tra le chiavi e saremo dentro quella stanza in men che non si dica.»
Ecco, Daisy ha sempre ragione riguardo a questo tipo di situazioni: ma mentre mi alzavo e la seguivo non potevo fare a meno di preoccuparmi. Ci eravamo appena incamminate sulla via della nostra nuova indagine, proprio come l’anno prima, e alla fine di quella via, ancora una volta, c’era un vero omicidio. E se avessero notato che stavamo indagando, e ci avessero seguite?
Ricordavo ancora fin troppo bene il nostro ultimo caso, e ho iniziato a tremare. Non volevo sentirmi di nuovo così spaventata. Certo non potevo dirlo a Daisy. Meno si sente al sicuro, più ne è felice.

3

Siamo scese lungo le scale di servizio – Daisy con la delicatezza del famoso ladro Raffles, tacco-punta, tacco-punta, e io come un cucciolo di elefante – poi attraverso il pianerottolo del primo piano, trattenendo il respiro, e giù per la scala principale.
Sono inciampata negli ultimi scalini, ma almeno eravamo nell’atrio, l’orologio del bisnonno risuonava come il battito di un cuore. Fallingford è così piena di cose che camminarci di notte è pericoloso: ci sono mobili e tappeti ovunque. Proiettano orribili ombre sulle pareti, e appena ne vedevo una con la coda dell’occhio mi si gelava il sangue. Nell’oscurità l’armatura da cavaliere mi è sembrata una persona, e ho sussultato prima di potermi fermare. Daisy invece era calma. È andata verso il portaombrelli (un piede di elefante, uno vero, ruvido e incrinato: mi dava i brividi) e io mi sono fermata vicino alla porta della sala da pranzo, più nervosa che mai. Ho abbassato la maniglia, tanto per fare qualcosa, e con mia grande sorpresa la porta si è aperta.
«Daisy!» ho bisbigliato. «Guarda, non è chiusa!»
Lei si è voltata, la mano ancora tesa verso il portaombrelli. «Caspita!» ha detto sorpresa. «Zio Felix perde colpi: be’, questo rende tutto più semplice.»
Nella stanza non era cambiato nulla: c’erano ancora le tende aperte e la tavola apparecchiata. Nella penombra, ho scorto i resti delle torte e dei sandwich, e scure macchie di tè sulla tovaglia chiara. Il mio stomaco brontolava, quindi per un folle momento mi sono chiesta se per caso avessero avvelenato anche me. Morire per un sorso di tè era un modo così orribile di andarsene, era come essere ingannati da qualcosa che invece avrebbe dovuto essere piacevole.
Ho preso un pezzetto di carta dalla tovaglia. Era la parte di un foglio stampato, e la carta era spessa e liscia al tatto, come la pagina di un libro. L’ho esaminato, cercando di decifrare le parole, ma Daisy mi ha tirato per un braccio. L’ho messo in tasca e mi sono voltata verso di lei.
«Hazel!» ha sussurrato, indicando la sedia dove si era seduto il signor Curtis. «Guarda!»
Ho strizzato gli occhi e notato che dopo tutto la stanza non era affatto uguale. Anche se il tè era ancora lì, e i mobili erano disposti proprio come quel pomeriggio, mancavano due oggetti. La tazza da cui aveva bevuto il signor Curtis, e il suo orologio d’oro. Era come se uno dei giochi di memoria della signorina Alston fosse diventato realtà.
«Potrebbero averli spostati quando è stato portato via il signor Curtis?» ho domandato dubbiosa. Ma sapevo che erano accanto alla sedia quando zio Felix aveva chiuso a chiave la porta. Li avevo visti. E più ci pensavo, più ero sicura che zio Felix avesse davvero chiuso a chiave la porta.
Daisy ha acceso la torcia e l’ha puntata in giro, ma né l’orologio né la raffinata tazza erano in vista.
«Daisy, se non sono qui adesso...»
Non sono neppure riuscita a finire la frase. Insomma, certo, dal momento che tutti eravamo stati in quella sala da pranzo, era evidente che qualcuno era tornato per portare via la tazza e l’orologio, e soltanto la tazza e l’orologio. Questo significava che i nostri sospetti erano giusti: il signor Curtis era stato avvelenato. Ho fatto un respiro profondo. E ho sentito un fruscio all’altro capo della stanza.

4

Oltre alla torcia di Daisy, c’era soltanto la debole luce piovosa che filtrava dall’esterno. Nel suo raggio riuscivamo appena a distinguere ombr...

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Stevens, R., & Piemonte, M. (2016). Miss Detective - 2. In vacanza con il morto ([edition unavailable]). Mondadori. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3297606 (Original work published 2016)

Chicago Citation

Stevens, Robin, and Manuela Piemonte. (2016) 2016. Miss Detective - 2. In Vacanza Con Il Morto. [Edition unavailable]. Mondadori. https://www.perlego.com/book/3297606.

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Stevens, R. and Piemonte, M. (2016) Miss Detective - 2. In vacanza con il morto. [edition unavailable]. Mondadori. Available at: https://www.perlego.com/book/3297606 (Accessed: 17 June 2024).

MLA 7 Citation

Stevens, Robin, and Manuela Piemonte. Miss Detective - 2. In Vacanza Con Il Morto. [edition unavailable]. Mondadori, 2016. Web. 17 June 2024.