Decameron
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Decameron

A cura di Amedeo Quondam, Maurizio Fiorilla e Giancarlo Alfano

Giovanni Boccaccio

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A cura di Amedeo Quondam, Maurizio Fiorilla e Giancarlo Alfano

Giovanni Boccaccio

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È il 1348: mentre la peste infuria a Firenze, dieci giovani si rifugiano in campagna e per passare piacevolmente il tempo si raccontano per dieci giornate una novella ciascuno. Questa la nota "cornice" che racchiude la più celebre raccolta di novelle della letteratura europea: un capolavoro che ancora affascina per la pluralità dei toni, per la capacità di dipingere l'infinita varietà della vita. Per i settecento anni dalla nascita di Boccaccio, i massimi esperti italiani della sua opera danno vita a un'edizione innovativa, fondante di una nuova tradizione interpretativa, in cui il massimo rigore filologico è associato a una inedita apertura verso i lettori d'oggi. Il nuovo testo critico stabilito da Maurizio Fiorilla è preceduto dalla rigorosa e appassionata introduzione di Amedeo Quondam, cui si deve anche il ricchissimo apparato di note; le introduzioni alle singole giornate di Giancarlo Alfano approfondiscono i rapporti che legano tra loro le novelle.

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Information

Publisher
BUR
Year
2013
ISBN
9788858644416

GIORNATA II

Come accadrà al principio di tutte le giornate successive, anche l’Introduzione della seconda giornata inizia con una topica descrizione dell’alba: la serenità della villa, la dolcezza del clima e l’armonia che caratterizza i luoghi circostanti conferiscono alle attività della brigata un tono di compostezza e decoro. Dopo lo svolgimento delle attività quotidiane, i giovani si riuniscono intorno alla regina Filomena, di cui è sottolineata la bellezza (§ 4), e cominciano il novellare, in cui si alternano Neifile, Filostrato, Pampinea, Lauretta, Fiammetta, Emilia, Panfilo, Elissa, la regina e infine Dioneo. La routine è ripresa nella Conclusione, dove la corona passa a Neifile, la quale però propone un’interruzione dell’attività narrativa per l’indomani, venerdì, giorno in cui si digiuna in memoria della Passione di Cristo, e per il sabato subito successivo, che le donne destineranno alla cura di sé. La proposta di Neifile è coerente col progetto complessivo della brigata, che è quello di ristabilire le forme della corretta convivenza umana, in cui rientra il rispetto delle ritualità collettive e l’igiene personale. Dopo aver fissato il tema della terza giornata, che dunque cadrà di domenica, Pampinea canta, accompagnata da Emilia alla carola, una ballata dedicata al sentimento d’amore soddisfatto.
La giornata è dedicata al racconto di «chi, da diverse cose infestato, sia oltre alla sua speranza riuscito a lieto fine» (I Conclusione 11; II Introduzione 1). Convenzionalmente, questo lungo titolo è riassunto nella formula “fortuna”. C’è però da osservare che l’indicazione della regina Filomena è molto più cogente: per rispondere alla prescrizione, occorre raccontare vicende in cui si passi da una situazione negativa al lieto fine (per cui le novelle saranno incentrate sulla peripezia), ma tale conclusione deve superare le aspettative del protagonista (per cui il rivolgimento sarò inaspettato). Da ciò si evince l’importanza in questa giornata della costruzione dell’intreccio, che ne diventa elemento strutturale portante, con dirette conseguenze anche sulla lunghezza del racconto.
Al di là della generica aderenza al tema – rispettato anche da Dioneo, che pure gode della massima libertà tematica –, le novelle della giornata appaiono raggrupparsi in sottogruppi di diversa entità, spesso in parte sovrapposti per l’iscrivibilità di taluni racconti in più insiemi. Si nota, innanzitutto, che tutte le novelle sono accomunate dall’ulteriore tema del viaggio, meccanismo peraltro consueto dello scatenamento narrativo in tutta la letteratura. Il viaggio si può però distinguere a seconda che si tratti di un’impresa liberamente perseguita (sebbene ne conseguano disavventure indesiderate), ed è il caso di 1, 2, 4 e 5; di una necessità per sottrarsi a un pericolo o a una difficoltà, come in 3, 6, 8, 9; o infine di un movimento indesiderato (nonostante l’esito positivo), come accade in 7 e 10. Un ulteriore sottogruppo è costituito dalle novelle in cui il viaggio è intrapreso per ragioni economiche (perché spinti ad arricchirsi o perché costretti ad abbandonare una condizione favorevole), il che accade in tutte le novelle del primo gruppo, cui si aggiunge la 3, e in parte anche la 9 (il viaggio del marito della protagonista, da cui prende vita il racconto, è intrapreso per ragioni di affari, così come il successivo viaggio dell’antagonista Ambruogiuolo).
Un’altra possibile forma di raggruppamento è fornita dal tema d’amore, trattato assai di frequente in questa giornata, se è vero che estranee alla dimensione amorosa sono soltanto le novelle 1 e 4. Le altre sono a loro volta raggruppabili a seconda che il tema sia trattato in senso sentimentale (di solito in prospettiva matrimoniale), come 6, 8 e 9 (la quale dovrebbe dirsi, utilizzando una formula escogitata per il cinema hollywoodiano, novella “del rimatrimonio”: cfr. Cavell 1981), o in senso sensuale o erotico, come le 2, 3, 5, 7, 10. Non mancano incroci, giacché la dimensione fiabesca di 3 (del cui protagonista s’innamora una principessa travestita da abate) si conclude col matrimonio, e la 7 si apre col viaggio di una donna verso il promesso sposo, raggiunto però solo dopo quattro anni. Se all’amore è dedicata anche la ballata conclusiva, c’è da osservare che i due principali sottogruppi che abbiamo individuato, con il viaggio e l’amore, sono esplicitamente connessi nella espressione «dubbiosi paesi d’amore» (§ 2, 3), attraverso i quali si viaggia per lo più con gravi patimenti e straordinarie sorprese (a questo riguardo, cfr. anche Zatti 2004).
Lo schema narrativo del viaggio, per quanto quasi scontato nel caso del racconto d’avventure, si rivela pertanto legato alla dimensione economica almeno nel 50% dei casi. Ciò ha un diretto rapporto con l’identikit dei personaggi, che sono per lo più mercanti (2, 3, 4, 5, 9), o individui che si spostano per ragioni professionali (i giullari di 1 e il pirata di 10). Negli altri casi abbiamo invece a che fare con personaggi dell’aristocrazia, costretti al viaggio da importanti rivolgimenti (guerre, rapimenti, esilio). In ogni caso, i Narratori tendono a identificare con precisione i loro personaggi, spesso indicandone anche il cognome: questa attenzione raggiunge il virtuosismo forse parodico in 3, dove Pampinea spiega che la vicenda che s’accinge a raccontare è attribuita a due diversi individui, ma omonimi. Dei numerosi personaggi della giornata restano senza nome solo la vedova che giace con Rinaldo in 2, la figlia del re d’Inghilterra che appare in 3 e la donnetta di Corfù che aiuta il naufrago Landolfo in 4.
Il tema amoroso introduce a un altro aspetto caratteristico di questa giornata: la giovane età dei personaggi (che può comportare, come in 10, il contrasto con gli anziani) e, soprattutto, il protagonismo femminile, il quale può essere a sua volta improntato alla passività (Beritola in 6, Alatiel in 7) o all’attività (la vedova in 2, la principessa in 3, madama Fiordaliso in 5, la reattiva Violante figlia di Gualtieri in 8, Zinevra in 9 e Bartolomea in 10). Va detto che questo protagonismo è per lo più risolto in performance linguistiche, in discorsi, anche lunghi, o comunque in difese argomentate dei propri modi di essere e dei propri progetti. Anzi, la stessa passività di Alatiel si rovescia in conclusione nel suo opposto, facendo di lei una figura esemplare, sia della giornata sia della complessiva prospettiva di senso realizzata nell’opera.
Il viaggio e l’amore, applicazioni concrete del generico tema del rivolgimento, sono collocati in un cronotopo piuttosto determinato. Se non sempre, come accade nella prima novella, sono identificabili con certezza il mese, l’anno e il luogo, solo nella 7 manca un riferimento cronologico preciso, ma precisamente nominati sono gli spazi, nonostante l’estensione all’intero Mediterraneo meridionale. L’ambientazione principale della giornata è costituita dalle grandi rotte marittime e dai principali mercati europei, con qualche propaggine orientale, coerentemente con l’identità dei protagonisti. Troviamo così i porti di Genova o Pisa, o ancora, con localizzazione puntuale, il litorale di Savona e la Monaco in cui amano rifugiarsi i pirati, mentre a Est appaiono la Morea, Alessandria, San Giovanni d’Acri, Cipro. Sulla terraferma siamo invece per due volte in Inghilterra, e addirittura fino in Irlanda, passiamo inoltre per il Belgio, per il Nordest delle corti signorili, o ancora veniamo a Napoli, per l’allora notissimo mercato dei cavalli. Gli avvenimenti sono per lo più riferiti alla contemporaneità; la terza e la sesta novella arretrano alla seconda metà del secolo XIII, mentre l’ottava si spinge indietro fino al remoto secolo IX. Caso unico quello della settima novella, in cui mancano riferimenti temporali riconoscibili.
I Narratori mostrano più volte l’intenzione di collegarsi esplicitamente a quanto è stato raccontato prima di loro. Ne possono sortire accostamenti puramente esteriori, come le pietre preziose di Landolfo che fanno sovvenire a Fiammetta della novella di Andreuccio; ma anche interazioni più complesse, che sorgono semmai dalla diversa gravità e durata delle peripezie patite dal protagonista (§ 4 4 e 6 4), o da un sottile rapporto tematico (come la religione allusa in § 3 4-5). Il rapporto può inoltre essere esplicitamente indicato per sollecitare una presa di posizione polemica nei confronti di quanto si è appena ascoltato. È questo il caso di Dioneo, che sceglie di trattare lo stesso argomento dei suoi compagni perché vuole contestare il comportamento di uno dei personaggi della novella narrata dalla regina (§ 10 3-4). La cosa è tanto più intrigante per il fatto che, senza alcun dubbio, il racconto scelto da Filomena propone a sua volta un riposizionamento della vicenda di Alatiel, considerata troppo lasciva (cfr. la scheda di II 9). Si può allora terminare questa presentazione osservando, come già s’è fatto per la prima Giornata, quanto siano importanti le indicazioni fornite dall’Autore rispetto alle reazioni e ai commenti della brigata, soprattutto della sua componente femminile. Ogni volta, infatti, che le novelle affrontano in maniera esplicita il tema erotico, le donne partecipano in maniera problematica. Se però nella prima Giornata Fiammetta riconduce sotto il buon gusto retorico le sconce allusioni sessuali di Dioneo, qui l’opportunità colta dalla vedova con Rinaldo risulta apprezzata, seppure «mezzo di nascoso» e, soprattutto, soghignando (§ 3 2 e 3). Il ridere è del resto un importante strumento di verifica di questo discorso, se è vero che nella anche prima Giornata le donne ascoltano l’appena ricordata novella di Dioneo, appunto, soghignando (I 5 2), e se è vero che i sospiri per «li vari casi della bella» Alatiel possono condensarsi nel riso per la conclusione di Panfilo, mentre i doppi sensi osceni dell’autodifesa di Bartolomea hanno come effetto un tale scrosciare di risate che a «tutta la compagnia» finiscono col «dole[re] le mascelle» (II Conclusione 1). La risata costituisce insomma un’importante misura per registrare i movimenti nella scala della temperatura emotiva, e concettuale, che caratterizza il Decameron.

II 1

Regina/Re: Filomena
Nar...

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