Il metodo Bullet Journal
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Il metodo Bullet Journal

Tieni traccia del passato. Ordina il presente. Progetta il futuro

Ryder Carroll

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  1. 324 pages
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Il metodo Bullet Journal

Tieni traccia del passato. Ordina il presente. Progetta il futuro

Ryder Carroll

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Erano gli anni Ottanta quando mi fu diagnosticato il disturbo da deficit di attenzione e iperattività. Per anni ho provato innumerevoli sistemi per organizzare il tempo, online e offline, ma nessuno di questi si adattava al funzionamento della mia mente. Spinto quindi dalla necessità, ho ideato un metodo chiamato Bullet Journal per essere sempre concentrato ed efficiente, ma soprattutto meno stressato. Non appena ho iniziato a condividere il metodo con chi si trovava nella stessa situazione, con mia grande sorpresa, il Bullet Journal è diventato virale. E oggi, solo qualche anno dopo, è un movimento globale.

Il Bullet Journal è molto più che un metodo per organizzare i tuoi appunti e preparare liste di cose da fare. Riguarda quello che io chiamo "vivere consapevolmente": liberarsi dalle distrazioni e utilizzare il tempo e le energie nel perseguire ciò che ha davvero importanza, nel lavoro e nella tua vita privata. È un formidabile aiuto per imparare a passare più tempo a fare quello che ami, riducendo drasticamente il numero delle cose di cui occuparti.

Ho scritto questo libro per i creatori di liste frustrati, i multitasker sconfitti, i creativi che hanno bisogno di un po' di organizzazione. Sia che tu abbia usato un Bullet Journal per anni o che non ne abbia mai visto uno, Il metodo Bullet Journal ti aiuterà a passare da comparsa a protagonista della tua stessa vita.

Ryder Carroll

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Information

Publisher
Mondadori
Year
2018
ISBN
9788852091117
III

LA PRATICA

LA PRATICA

La vita è quella cosa che ti accade mentre sei impegnato a fare altri progetti.
— ALLEN SAUNDERS
Adesso avete tutti gli strumenti necessari per usare il vostro Bullet Journal ed essere più organizzati. È un passo importante che vi permetterà di assumervi la responsabilità del tempo e dell’energia preziosi di cui disponiamo. Malgrado questa premessa, però, l’organizzazione può diventare una forma di distrazione molto subdola.
Potete infatti passare ore a stilare elenchi di cose da fare senza eliminarne neppure una. Potete perdervi nelle pulizie casalinghe, trascurando progetti più importanti. Potete trascorrere giorni, mesi e persino anni lavorando in modo estremamente organizzato a progetti non significativi (come è successo a me con la start up PaintaPic). L’importanza di cosa facciamo o di come lo facciamo impallidisce in confronto al perché lo facciamo.
Essere molto occupati non significa necessariamente essere produttivi.
Possiamo paragonare l’essere occupati al cadere da una scalinata esistenziale: stimolo, reazione, stimolo, reazione. Questo ciclo frenetico di reattività tiene in ostaggio la nostra attenzione, limitando la capacità di riconoscere opportunità affettive, di crescita e intenzionalità. Sono tali aspetti a dare valore alle nostre vite, eppure vengono oscurati con facilità dal caos che ci domina quotidianamente.
Per diventare davvero produttivi, dobbiamo innanzitutto interrompere questo circolo vizioso, creare una distanza tra le cose che ci accadono e il modo in cui reagiamo a esse. Questo spazio ci consente di esaminare le esperienze che viviamo, di capire cosa dipende dal nostro controllo, cosa è significativo, cosa merita la nostra attenzione e perché. È così che iniziamo a definire chi siamo e in cosa crediamo.
Simili prese di coscienza costituiscono un importante passo avanti, ma le cose che impariamo sono semplici pensieri e, come la maggior parte dei pensieri, sbiadiscono con lo scorrere del tempo, soprattutto se restano astratti e non giocano un ruolo attivo nelle nostre vite. Persino le convinzioni più appassionate e le lezioni più utili possono svanire se non vengono applicate in modo attivo. Cosa succederebbe se poteste mettere in pratica le vostre convinzioni con regolarità, testare idee promettenti e misurare l’impatto che hanno sulla vostra vita quando vengono attuate?
In questa Parte terza scoprirete come il Bullet Journal possa agire da ponte tra ciò in cui credete e le vostre azioni. Ogni capitolo analizzerà le filosofie su cui si basano diverse tradizioni e vi insegnerà a metterle in pratica aiutandovi con il vostro taccuino. Passo dopo passo, colmeremo la distanza tra cosa fate e perché lo fate, definendo il percorso per condurre una vita intenzionale, produttiva e al tempo stesso ricca di significato.

I PRIMI PASSI

Molti pittori temono la tela bianca, ma la tela bianca teme il pittore che osa e che ha rotto per sempre l’incantesimo del “non si può fare”.
— VINCENT VAN GOGH
Osare significa rendersi vulnerabili, esporsi alla possibilità di fallire, così, dato che la maggior parte di noi non accetta il fallimento, evitiamo di correre rischi. Scendiamo a compromessi, accontentandoci di magre consolazioni; ci accomodiamo sul sedile del passeggero, lasciando che sia la vita a mettersi al volante.
La verità, però, è che è impossibile sfuggire al fallimento. Non è mai una circostanza piacevole, ma quando si verifica in una vita all’insegna del compromesso può essere doppiamente devastante. Immaginate di non aver accettato quell’interessante lavoro all’estero perché era più semplice rimanere dove siete e che poi, all’improvviso, veniate licenziati. A questo punto dovete affrontare la perdita di due impieghi, uno dei quali avrebbe potuto rivelarsi un’esperienza profondamente trasformativa, e con ogni probabilità non smetterete mai di chiedervi come sarebbe stato.
Non lasciate che la paura annacqui la vostra vita. Pensate per esempio a Heather Caliri, che ha sofferto di ansia da prestazione fin da bambina, una difficoltà che l’ha privata della gioia e del coraggio di provare cose nuove, correre rischi e godersi ciò che amava sopra ogni cosa. L’esempio più lampante della situazione in cui si trovava era la sua passione per la lettura.
Dopo essere diventata madre, ha avuto sempre meno tempo per godersi il semplice piacere di leggere un libro e si è resa conto che l’ansia da prestazione si era insinuata nelle sue abitudini di lettura: aveva l’impressione di non leggere a sufficienza, di non spaziare abbastanza tra i vari generi o di non leggere i titoli giusti. Più cresceva in lei dolorosamente la consapevolezza delle sue abitudini, più diventava difficile trovare il tempo per leggere.
Quando ha iniziato a tenere un Bullet Journal, si è stupita di quanta motivazione le desse spuntare le varie caselle e di quanto le piacesse la creatività che esprimeva nel rappresentare la sua vita quotidiana in modi sempre nuovi. Nonostante tutto, però, esitava a usarlo per tenere traccia delle sue letture: Mi renderà soltanto più ansiosa e consapevole del fatto che non leggo abbastanza, pensava. Quando poi ha creato una Raccolta dedicata alle “Letture”, è rimasta scioccata dal risultato, era successo l’esatto opposto: leggeva più di prima. Il suo problema non era una mancanza di motivazione, ma il fatto che impedisse a se stessa di provarci per paura di fallire.
Heather ha sviluppato l’abitudine di riconoscere i propri sforzi. Più leggeva, più si sentiva a proprio agio con se stessa, e ha riscoperto la gioia, la felicità e l’entusiasmo legati alla lettura che le erano mancati per anni. Il suo Bullet Journal l’ha aiutata a strutturare quell’aspetto della sua vita per superare le barriere che la limitavano. Quando ci concediamo la possibilità di essere ricompensati dal nostro coraggio, possono verificarsi cose molto potenti e intense.
Non è mai esistita, né mai esisterà, una persona identica a voi, e la vostra prospettiva unica può rappezzare qualche buco della vasta tela sfilacciata dell’umanità. Essere unici, tuttavia, non vi rende automaticamente preziosi: se non agite, se non osate, private il mondo – e voi stessi – della possibilità di dare un contributo significativo. Per usare le parole del regista francese Robert Bresson: «Rendete visibile ciò che, senza di voi, forse non verrebbe mai visto».21 Se non sperimentate qualcosa, quella cosa di certo non esisterà, almeno nella vostra personale versione. Non tutti gli sforzi avranno successo, è vero, ma anche i nostri cosiddetti fallimenti possono insegnarci delle lezioni importanti.
La nostra crescita dipende esclusivamente da noi stessi. Cresciamo imparando, e impariamo agendo. Ci saranno sempre dei rischi perché non possiamo controllare il risultato finale delle nostre azioni: la vita funziona così, è un processo inevitabile. Possiamo però evitare di essere costantemente tormentati dal pensiero di ciò che avremmo potuto essere se avessimo osato. Cominciate a darvi il permesso di credere che vale la pena correre dei rischi.

IN PRATICA

A volte iniziare qualcosa si rivela molto difficile perché non sappiamo da dove cominciare. Magari non avete idea di come perseguire i vostri obiettivi, progetti e compiti, o di come organizzarvi. Magari avete paura di sbagliare o di deludere voi stessi. Se uno di questi è il vostro caso, un punto di partenza semplice è sviluppare l’abitudine di mettere nero su bianco i vostri pensieri.
Cominciate prendendo appunti sul vostro Bullet Journal riguardo al libro che avete in mano. In questa sezione esploreremo molte idee diverse, e spero che qualcosa vi ispiri nuovi pensieri o vi fornisca informazioni utili. Non lasciateveli sfuggire, scriveteli.
Create una Raccolta dedicata al “Metodo Bullet Journal” sul vostro taccuino. Nel corso della lettura, annotate rapidamente tutto ciò che vi viene in mente usando i Bullet spiegati nella Parte seconda. Continuate ad annotare i vostri pensieri capitolo dopo capitolo, per familiarizzare con il sistema, quindi capite quale dev’essere il passo successivo. Potreste per esempio aggiungere l’Indice, che vi aiuterà a ritrovare le vostre Note in un secondo momento e a rinfrescarvi la memoria.
Dai pensieri nascono i nostri obiettivi, le nostre speranze, i nostri sogni e, in ultima analisi, le nostre azioni. Un modo semplice per inaugurare qualsiasi sforzo consiste nel far uscire i pensieri dalla mente e organizzarli sulla carta: così facendo, supererete la linea di partenza e capirete che si tratta di un momento come un altro. L’unica differenza è che adesso, al volante, ci siete voi.

RIFLESSIONE

Conosci te stesso.
— ISCRIZIONE SUL TEMPIO DI APOLLO A DELFI
Cosa vi ha spinti ad aprire questo volume? Quale serie di eventi vi ha condotti qui? Stavate semplicemente scorrendo i titoli sullo scaffale? State leggendo il libro perché non volete ferire i sentimenti di chi ve l’ha regalato? (In questo caso, grazie per essere arrivati a questo punto!) Oppure perché tra queste pagine speravate di trovare qualcosa in particolare? Se è così, come definireste questo “qualcosa”? Che impatto ha avuto sulla vostra vita? È probabile che le domande che vi ho appena posto abbiano sollevato un po’ di polvere dentro di voi, il che dimostra che qualsiasi gesto, per quanto possa apparire semplice, porta con sé le tracce di innumerevoli scelte compiute nel passato.
Tra le mie sculture preferite c’è Il pensatore di Auguste Rodin; raffigura un uomo nudo seduto, con il mento posato sulla mano, intento a riflettere. Come molte opere di Rodin, sembra incompleta: alcuni punti sono appena abbozzati, ad altri mancano dei dettagli; il fatto che queste piccolissime scelte siano visibili conferisce alla scultura un’aura di immediatezza e umanità, come se potessimo osservare l’artista stesso mentre pensa.
Anche le nostre vite, al pari di un blocco di marmo, sono finite, limitate. All’inizio si presentano irregolari e senza forma, ma ogni scelta compiuta equivale a un tocco dello scalpello sulla pietra; ogni azione sottrae irrimediabilmente del tempo. Non esiste gesto tanto insignificante da non meritare la nostra attenzione, e spesso è proprio la scarsa attenzione a causare l’ammasso di decisioni imbarazzanti che appesantisce la nostra coscienza.
Com’è ovvio, prendere decisioni sbagliate, a prescindere dalla nostra intelligenza o saggezza, è parte inevitabile della condizione umana. Anche la vita è un materiale ribelle, che scivola, si rompe, si sposta, va in pezzi. Talvolta ci troviamo persino a subire i colpi dello scalpello, che smussano i nostri spigoli o li rendono più taglienti. L’aspetto migliore è che, finché siamo vivi, abbiamo materiale su cui lavorare. Come Il pensatore, la nostra vita non dev’essere maestosa, rifinita o perfetta per essere bella. Ma possiamo comunque fare del nostro meglio.
Molte decisioni sbagliate nascono dall’assenza di consapevolezza. Le cose che facciamo ci assorbono così tanto che dimentichiamo il motivo per cui le facciamo: chiedersi perché è il primo passo – piccolo ma intenzionale – che muoviamo sulla strada che conduce al significato.
La ricerca di un significato più profondo spesso inizia più tardi di quanto dovrebbe. Dato che sembra un’impresa monumentale, abbiamo la tendenza a evitare questo tipo di percorso finché una crisi o circostanza particolare ci costringe a intraprenderlo. Esplorare le nostre motivazioni quando ci troviamo in situazioni difficili ci mette in una posizione di svantaggio, poiché la nostra capacità di vedere e pensare con chiarezza è oscurata dalla sofferenza. I percorsi introspettivi non devono necessariamente limitarsi ai momenti più duri dell’esistenza, e anzi possono diventare un frangente piacevole della quotidianità. Tutto comincia quando diventiamo presenti a noi stessi e consapevoli di come investiamo tempo ed energia, ovvero gli elementi che il Bullet Journal registra fedelmente per permetterci di consultarli in futuro.
Forse state pensando: Analizzare la mia lista di cose da fare non risponderà di certo alle grandi domande esistenziali. Magari è così, o magari la verità è che non siamo abituati a porci simili domande. Per arrivare a capire i perché più importanti (e più minacciosi, come: Qual è il significato della vita? Perché sono qui?), possiamo partire da quelli più piccoli e gestibili (Perché sto lavorando a questo progetto? Perché il mio partner mi irrita? Perché mi sento stressato?). Nell’ambito del Bullet ...

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