Un Galileo a Milano
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Un Galileo a Milano

Massimo Bucciantini

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Un Galileo a Milano

Massimo Bucciantini

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Dopo la storia del monumento a Giordano Bruno, Massimo Bucciantini racconta qui un altro pezzo di memoria italiana: la biografia di uno spettacolo teatrale. Non è infatti un personaggio in carne e ossa il protagonista di questo libro. Ma è un po' come se lo fosse perché tutti accorrono per vederlo, tutti fanno lunghe file al botteghino per ammirarlo. È il Galileo di Bertolt Brecht, messo in scena per la prima volta in Italia nel 1963, al Piccolo Teatro di Milano, con la regia di Giorgio Strehler. Un Galileo che giunge a Milano alla fine di un lungo viaggio. Prima di arrivarci, il lettore attraverserà con Brecht mezza Europa e gli Stati Uniti, osservandolo mentre lavora alla sua opera piú sofferta e piú celebre. E poi farà il suo ingresso nella sala del Piccolo per assistere a uno spettacolo memorabile. Che destò scandalo. Al centro di questa storia ci sono un teatro e una città, nella temperie degli anni Sessanta. Una storia emozionante. Milano, 21 aprile 1963. Una domenica sera. Sul palcoscenico del Piccolo Teatro una compagnia di oltre quarantacinque attori, un coro di bambini, e poi mimi, acrobati e un nano mettevano in scena Vita di Galileo di Bertolt Brecht con la regia di Giorgio Strehler. Era la prima volta che veniva rappresentata in Italia. Preceduto da prove interminabili che portarono alla chiusura del teatro per quaranta giorni, lo spettacolo durò oltre cinque ore e venne salutato da interminabili applausi. Ma fu molto piú di una rappresentazione teatrale. In quelle settimane accorati appelli giunsero all'arcivescovo di Milano perché intervenisse a mettere fine a quello che veniva considerato uno scandalo. Tant'è che in alcune chiese gruppi di fedeli organizzarono perfino delle veglie nel tentativo di esorcizzarlo. Tutto ciò accadeva in una delle città piú innovative d'Europa, crocevia di idee, volano della crescita economica italiana e laboratorio politico, dove a partire dal 1960 si stava sperimentando la prima giunta di centro-sinistra. Dentro a questo scenario un poeta e scrittore come Brecht e una figura- mito come Galileo, simbolo della battaglia per la libertà della scienza, svolsero un ruolo di primo piano. Un Galileo a Milano, dunque. Ovvero quello di Bertolt Brecht. Anzi, per essere piú precisi, di Strehler e Brecht. Perché accanto a Brecht è soprattutto Strehler - e con lui Paolo Grassi - il protagonista di questo libro.

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Information

Publisher
EINAUDI
Year
2017
ISBN
9788858427163

Note

Capitolo primo, «Incipit».

1. B. Brecht, I capolavori, nuova edizione a cura di H. Riediger, Einaudi, Torino 2007, vol. II, p. 471. Cfr. E. Schumacher, Drama und Geschichte. Bertolt Brechts «Leben des Galilei» und andere Stücke, Henschelverlag, Berlin 1968, pp. 74-76. Si veda anche S. Parker, Taoist paradox and socialist-realist didactics: re-grounding the Galileo Complex in the «Danish» «Leben des Galilei». Brecht’s testimony from the «Finsteren Zeiten», in «German Life and Letters», LXIX (2016), n. 2, pp. 192-212. (Laddove non diversamente specificato, le traduzioni sono mie).←
2. G. Dimitrov, Il processo di Lipsia, prefazione di E. D’Onofrio, Editori Riuniti, Roma 1972 (2a ed.), p. 153. Cfr. anche E. Calic, L’incendio del Reichstag, Feltrinelli, Milano 1970 (ed. or. Le Reichstag brule!, Opera Mundi, Paris 1970); M. Stankova, Georgi Dimitrov. A Biography, Tauris, London - New York 2010, pp. 101-11. Sulla nascita del mito galileiano, cfr. A. Favaro, Alla ricerca delle origini del motto: «E pur si muove», in «Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti», LXX (1910-11), pp. 1219-32.
3. B. Brecht, Appello al compagno Dimitrov, quando lottava, a Lipsia, davanti alla corte fascista, in Id., Poesie, edizione con testo a fronte a cura di L. Forte, Einaudi, Torino 1999, vol. I, pp. 587-89. Per un primo confronto sulle poesie di Levi e Brecht, cfr. G. Neiger, «Scrivevo poesie concise e sanguinose. Ich bin ein Stückeschreiber. Ich Zeige / Was ich Gesehen habe». Uno sguardo alle poesie politiche di Primo Levi e Bertolt Brecht, in Ricercare le radici. Primo Levi lettore - Lettori di Primo Levi. Nuovi studi su Primo Levi, a cura di R. Speelman, E. Tonello e S. Gaiga, Igitur, s.l. 2014, pp. 98-108.
4. B. Brecht, Ballata dell’incendio del Reichstag, in Id., Poesie cit., vol. I, p. 1181. Il duro scontro che vi fu in aula tra Dimitrov e Göring è raccontato in Stankova, Georgi Dimitrov. A Biography cit., pp. 109-10.
5. B. Brecht, Diario di lavoro, a cura di W. Hecht, trad. di B. Zagari, Einaudi, Torino 1976, vol. I, p. 492, e vol. II, p. 587. Il 18 giugno 1942 annotava: «Se si colloca la sedia al punto giusto, non si vede nessuna di quelle puttanesche villette piccolo borghesi con i loro vezzi deprimenti. Si scorge soltanto un minuscolo capanno di un metro quadrato e mezzo, ma quello è in rovina e la rovina nobilita» (ibid., vol. I, p. 467). Una foto della casa nella Venticinquesima strada è in W. Hecht, Brecht Chronik, 1898-1956, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1997, p. 656.
6. Brecht, Diario di lavoro cit., vol. II, p. 591, annotazione del 17 agosto 1942.
7. Secondo la testimonianza di W. Benjamin, Opere complete. VI. Scritti 1934-1937, a cura di E. Ganni, con la collaborazione di H. Riediger, Einaudi, Torino 2004, p. 181 (ed. or. in Gesammelte Schriften, a cura di R. Tiedemann e H. Schweppenhäuser, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1972-89). Il riferimento alla biblioteca di Benjamin è a p. 163. Per alcune foto dello studio di Brecht, cfr. Hecht, Brecht Chronik, 1898-1956 cit., p. 459.
8. Cfr. B. Brecht, Letters, trad. di R. Manheim, cura, commento e note di J. Willett, Methuen, London 1990, pp. 291-93, B. Brecht a American Guild for German Cultural Freedom, settembre 1938.
9. Cfr. ibid., pp. 271-72, B. Brecht a K. Korsch, novembre 1937.
10. R. Berlau, Living for Brecht. The Memoirs of Ruth Berlau, a cura di H. Bunge, trad. di G. Skelton, Fromm International, New York 1987, pp. 73-74. Cfr. H. Eiland e M. W. Jennings, Walter Benjamin. Una biografia critica, trad. di A. La Rocca, Einaudi, Torino 2015, p. 417 (ed. or. Walter Benjamin. A Critical Life, Harvard University Press, Cambridge, Mass., 2014).
11. W. Benjamin e G. Scholem, Teologia e utopia. Carteggio 1933-1940, a cura di G. Scholem, trad. di A. M. Marietti, Einaudi, Torino 1987, p. 110 (ed. or. Briefwechsel 1933-1940, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1980).
12. È Brecht stesso a ricordarlo: cfr. Brecht, Diario di lavoro cit., vol. I, p. 292, annotazione dell’agosto 1941.
13. Cfr. Die Bibliothek Bertolt Brechts. Ein kommentiertes Verzeichnis, a cura di E. Wizisla, H. Streidt e H. Loeper, Suhrkamp, Frankfurt am Main 2007, pp. 320, 334-35, 435, 440. Cfr. Schumacher, Drama und Geschichte cit., pp. 40-43; S. Parker, Bertolt Brecht. A Literary Life, Bloomsbury, London 2014, p. 392.
14. I passi citati sono in Brecht, Diario di lavoro cit., vol. I, pp. 30, 517, 24, 29.
15. Cfr. Id., Poesie cit., vol. II, p. LXVI.
16. Id., Diario di lavoro cit., vol. I, p. 33, annotazione del 23 novembre 1938. Cfr. anche Hecht, Brecht Chronik, 1898-1956 cit., pp. 555-57.
17. K. Völker, Vita di Bertolt Brecht, trad. di C. Vigliero Rigoli, Einaudi, Torino 1978, p. 278 (ed. or. Bertolt Brecht. Eine Biographie, Hanser, München-Wien 1976).
18. Va detto subito che in un secondo momento Brecht modificò in parte questa sua interpretazione. Piú che una scelta opportunistica fu la paura della morte a indurre Galileo a ritrattare, come vedremo. Ciononostante in lui resterà forte la preoccupazione che il manoscritto dei Discorsi, consegnato di nascosto al suo discepolo Andrea, potesse cadere in mani nemiche: «Stai bene attento quando passi il confine con la Germania con la verità sotto il mantello!», fa dire Brecht a Galileo nell’ultimo quadro. Cfr. F. Ewen, Bertolt Brecht. La vita, l’opera, i tempi, pref. di S. Escobar, trad. di A. D’Anna, Feltrinelli, Milano 2005 (1a ed. 1970), pp. 295-97 (ed. or. Bertolt Brecht. His Life, His Arts and His Times, The Citadel Press, New York 1967).
19. Cosí Brecht veniva etichettato a Mosca. Cfr. Parker, Bertolt Brecht cit., pp. 428-29; Id., Taoist paradox and socialist-realist didactics cit., p. 200, nota 17. Secondo Parker il «Galileo danese» di Brecht è un combattente antinazista ma anche antistalinista.
20. Citato in Parker, Bertolt Brecht cit., p. 394, K. Korsch a P. Partos, giugno 1939.
21. Brecht, Diario di lavoro cit., vol. I, p. 123, annotazione del 1° luglio 1940.
22. Ibid.
23. Cfr. L. Forte, Del povero Bertolt Brecht ovvero l’arte della simulazione, in V. Cisotti e P. Kroker (a cura di), 1898-1998. Poesia e politica. Bertolt Brecht a 100 anni dalla nascita, Montedit, Melegnano (Mi) 1999, pp. 53-62.
24. Brecht, Diario di lavoro cit., vol. I, p. 21, annotazione del 16 agosto 1938.
25. Cfr. G. Greco, Bertolt Brecht ovvero la poesia dell’antieroe, in «Cultura tedesca», XXXVI (2009), pp. 39-48.
26. H. Eisler, Con Brecht, intervista di H. Bunge, a cura di L. Lombardi, Editori Riuniti, Roma 1978, p. 274 (ed. or. Fragen Sie mehr über Brecht, Rogner & Bernhard, München 1970).
27. Sulla vicenda cfr. J. Bernstein, Il club dell’uranio di Hitler. I fisici tedeschi nelle registrazioni segrete di Farm Hall, introduzione di D. Cassidy, trad. di A. Fabbri, M. Fabbri e M. Winters, Sironi, Milano 2005, pp. 43-47 (ed. or. Hitler’s Uranium Club, Springer, New York 2001); P. Ball, Al servizio del Reich. Come la fisica vendette l’anima a Hitler, trad. di D. A. Gewurz, Einaudi, Torino 2015, pp. 138-43, 168-71 (ed. or. Serving the Reich. The Struggle for the Soul of Physics under Hitler, University of Chicago Press, Chicago 2013). Molto piú schematica la ricostruzione nella testimonianza di Eisler, Con Brecht cit., p. 274.
28. Citato in B. Brecht, Leben des Galilei. Vita di Galileo, a cura di G. Oneto, trad. di E. Castellani, Einaudi, Torino 1994, p. XVIII. L’episodio è ripreso da Brecht anche nella sua conferenza sul teatro sperime...

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