Romanzo rosa
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Romanzo rosa

Stefania Bertola

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Romanzo rosa

Stefania Bertola

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Un libro originale e divertente che ha la freschezza di una rosa.
Anzi, di un rosa. *** Olimpia fa la bibliotecaria, è un'amante del cappuccino al bar, e la vera passione - la passione che tutto travolge - l'ha provata solo per tre giorni, nel 1977. Paola è avvocato, si è lasciata un matrimonio alle spalle e indossa vistosi giubbotti da aviatore. Nicola, invece, è un tipo che non si fa notare: brunetto, sui trenta, è anche carino, ma bisogna guardarlo sette o otto volte per accorgersi di lui. Manuela, poi, ha quarant'anni ed è disoccupata, ma investe i cento euro di un Gratta e Vinci per partecipare al corso in cui tutti questi personaggi s'incrociano: Come scrivere un romanzo rosa in una settimana, che Leonora Forneris, insegnante spinosa e scrittrice di fama, tiene al Circolo dei Lettori. Con la ricetta giusta e i trucchi del mestiere per confezionare, lezione dopo lezione, pagina dopo pagina, giorno per giorno, un Melody di sicuro successo.
Tra passioni di carta e flirt reali, marmellate alle arance amare e misteriose limousine, uomini che amano i cani e donne che amano i gatti, Stefania Bertola ci trasporta con ironia e intelligenza in un universo dalle tinte pastello, creando un romanzo che sa di rosa. In ogni senso.

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Information

Publisher
EINAUDI
Year
2012
ISBN
9788858405871

Lunedí

– Per scrivere un romanzo rosa in una settimana ci vogliono otto giorni, – ha detto la signora Leonora Forneris, posando la borsetta lilla sul tavolo. Poi ci ha guardati come per dire: non voglio sentire risatine, e in effetti nessuno ha ridacchiato, siamo rimasti lí come quindici pesci muti, noi iscritti al laboratorio Come scrivere un romanzo rosa in una settimana.
Mentre lei si toglie la giacca (lilla) e spumeggia appena i pizzi candidi della camicetta, la ragazza bruna seduta due posti dopo di me ha trovato il coraggio di obiettare: – Ma il corso dura solo una settimana. Anzi, cinque giorni, da oggi a venerdí.
– Oh no, vi sbagliate, ne dura otto. Sei giorni lavorativi piú sabato e domenica. Da oggi a venerdí, piú lunedí prossimo.
– Il programma non lo dice –. La signora energica con il giubbotto da aviatore agita il depliant del Circolo dei Lettori in cui, tra gli eventi del mese, figura senza ombra di dubbio il nostro laboratorio, dal 24 al 28 ottobre.
– È per l’effetto mediatico. Una cosa di nessuna importanza. Qui al Circolo dei Lettori pensavano che fosse piú efficace Come scrivere un romanzo rosa in una settimana piuttosto che In una settimana piú un lunedí. Ma quelli fra voi che vogliono effettivamente completare l’opera devono presentarsi anche lunedí prossimo. Non è previsto un supplemento di prezzo. Il costo del lunedí extra è stato spalmato.
A questo punto, hanno cominciato a parlare e protestare tutti insieme. Qualcuno si è preso le ferie apposta per frequentare questo laboratorio, e non può chiedere un giorno in piú. Lunedí prossimo, cascasse il mondo, deve presentarsi al lavoro. La ragazza bruna dice che lei è di Biella e ha due bambini piccoli e come fa. Uno dei tre maschi (abbiamo tre maschi!) sabato deve partire per Zanzibar, e fermarsi lí una settimana. Zanzibar, Zanzibar… cerco di ricordarmi dov’è, perché tanto non ho niente da dire. Per me un lunedí in piú va benissimo, devo solo cambiare il turno con Marisa. L’importante è che il costo sia già stato spalmato, perché ho pochi soldi e per iscrivermi a questo corso ho messo la croce sul cappotto nuovo. Avevo questo progetto, di comprarmi un cappotto nuovo, ma era quasi piú un capriccio che un progetto, perché il mio cappotto vecchio è ancora molto funzionale.
Dopo un po’ sono tutti sedati, e Leonora Forneris ha finito di sistemarsi. Ribadisce che per lei non cambia niente, che se vogliamo fare soltanto una settimana e lasciare il romanzo incompiuto, personalmente non ha nulla contro questa scelta. La Signora Aviatore, che è una leader naturale e si vede benissimo, propone: – Non potremmo scrivere un romanzo piú corto?
– Scriviamo già un romanzo piú corto, – la fulmina la nostra insegnante. – Un Melody classico ha dieci capitoli di dodici cartelle ciascuno per un totale di centoventi. Il nostro Melody avrà sette capitoli di dieci cartelle ciascuno per un totale di settanta. Una forma condensata che vi permetterà comunque di apprendere la tecnica per poterla poi utilizzare a piacere in forma piú estesa.
A queste parole segue qualche attimo di silenzio. Succede, in presenza di frasi perfettamente funzionali e compiute.
– E ora prendete carta e penna.
Otto di noi tirano fuori il computer, sette di noi dei quaderni o blocchi. Leonora Forneris non commenta. Non è una donna che può perdere tempo: con lo pseudonimo di Maevis Glengarry ha scritto quarantacinque Melody delle serie Romantic, Destiny, Chance, Medical e Orizzonti Lontani.
Per prepararmi a questo corso, io ho letto moltissimi Melody, approfittando della mia posizione vantaggiosa, in quanto bibliotecaria. La biblioteca in cui lavoro si trova a San Mauro Torinese, un comune nella prima cintura di Torino. È piccola ma non manca niente, neppure i Melody, che però non sono tenuti in gran conto. I Melody e i Gialli Mondadori vivono un’esistenza precaria e clandestina sui carrelli, non hanno posto negli scaffali. Non sono catalogati, non hanno schede, e i clienti della biblioteca li possono prendere con una certa noncuranza. Non so mai come chiamarli, clienti lo so che non va bene, ma certo non posso chiamarli pazienti. Probabilmente il termine giusto è «frequentatori».
E adesso sono pronta. Sono pronta a scrivere anche io il mio Melody. Non sono nuova ad esperienze letterarie, ho frequentato un corso serale alla Scuola Holden di Torino, l’insegnante si chiamava Eric Minetto, e abbiamo anche fatto una traversata insieme, la traversata di Torino, mettendoci 5 ore e diciannove minuti. Durante il corso, ho scritto un racconto intitolato Marc Bolan dei T.Rex. Questo perché ho 58 anni, e quando ero giovane l’ho conosciuto. Ma non dico altro se no, casomai qualcuno dovesse leggere il racconto, non ci sarebbe piú la sorpresa. Però non credo che qualcuno lo leggerà: i racconti che si scrivono durante i corsi della Scuola Holden non hanno grande diffusione.
Mi viene l’acquolina in bocca e contemporaneamente la pelle d’oca al pensiero di scrivere un vero Melody! Una storia d’amore avvincente, sotto la guida di Leonora Forneris! Adesso però devo stare attenta, perché Leonora è già entrata nel vivo della questione.
– La prima cosa che dovete fare, – sta dicendo, – è leggere con attenzione i miei appunti. Ve li consegnerò in tranche successive, in modo da guidare passo passo il vostro lavoro. Naturalmente vi danno soltanto una serie di coordinate generali, e per qualsiasi dubbio e approfondimento potete rivolgervi a me. Ma se ben interpretati… – e qui si ferma e ci lancia un’occhiata di lieve e piccante disprezzo, come se dubitasse molto delle nostre capacità interpretative, – dovrebbero esservi sufficienti a iniziare. Questa prima sezione vi offre alcune informazioni generali, e vi prospetta le tre situazioni base dei Melody. Prego.
Mentre parla, passa fra noi distribuendo a ciascuno dei fogli. Poi torna al suo posto e sta zitta, mentre noi leggiamo. Non ho mai visto nessuno stare zitto in modo tanto denso. Non si limita a non parlare, è come se emanasse silenzio, voglio dire, normalmente il silenzio è una cosa passiva, l’assenza di parole o suoni, il silenzio di Leonora Forneris, invece è attivo, è sostanzioso, come una schiuma, ecco, sí, è come se da lei uscisse una schiuma di silenzio.
E avvolta in quella schiuma, leggo.

APPUNTI PER I PARTECIPANTI AL CORSO

I Melody sono divisi in varie collane e sottocollane, la cui complessità è notevole. Per prenderne visione vi consiglio di andare nel sito, www.melody.it, e studiarvelo accuratamente.
Qui di seguito troverete alcune semplici ma indispensabili indicazioni da seguire.
Cominciamo con l’ambientazione geografica. I Melody possono svolgersi in ogni luogo della terra, di cui è sufficiente la conoscenza che si può ricavare da un paio di voci di Wikipedia. Com’è ovvio, la maggior parte di essi sono ambientati nei paesi di lingua inglese, e segnatamente in Gran Bretagna, Stati Uniti, Australia e Canada. Ma, purché la protagonista femminile provenga da uno dei paesi succitati, l’azione può svolgersi anche in luoghi remoti. In particolare, i Melody annoverano una sottoserie che si chiama Viaggiare sulle ali del sogno in cui la storia si svolge in località esotiche o semplicemente romantiche: le Antille, Bali, Maldive, Granada, Nizza, l’Australia, i Fiordi e tanta tanta Grecia. La Grecia è favoritissima, tanto che esiste un filone chiamato Motivo Greco.
Questa serie vi permetterà di mettere a frutto le vostre esperienze di viaggio, anche minime. Siete stati quindici giorni a Sharm el-Sheikh? Fatene tesoro ambientando il vostro Melody fra le dune e le piramidi, opportunamente intervallate da quello stesso resort in cui avete trascorso le ferie, magari un po’ alzato di tono.
L’ambientazione esotica, infatti, in un Melody deve avere poco o nulla di selvaggio, tenetelo bene a mente. Lui e lei precipitano con lo stesso aereo nel deserto? Ottimo, ma dopo pochi metri di sabbia infuocata, devono trovare un’oasi a cinque stelle, dove il figlio dello sceicco e la danzatrice misteriosa metteranno a duro repentaglio il loro amore.
Rocce, giungle, canyon, tundre e altre circostanze avventurose devono esser sempre bilanciate da bagni di marmo rosa, fresche acque tiepide e profumate, camerieri in giacca bianca e adorabili chalet in cui rifugiarsi durante una tempesta sugli Adirondack, trovando per magia la legna nel camino e dell’ottimo brie nella dispensa, accanto a un pacco di crackers.
La nazionalità dei protagonisti va considerata con estrema attenzione.
Come vi ho anticipato, la protagonista femminile deve appartenere al mondo anglosassone: americana, inglese, australiana, canadese. Il protagonista maschile invece può essere di qualunque nazionalità e anche di razze leggermente diverse dalla bianca. Leggermente, però: non mi risultano protagonisti di Melody decisamente neri senza se e senza ma.
L’importante è che il protagonista maschile, se non anglosassone, non si discosti in nulla dallo stereotipo nazionale.
Se arabo, dev’essere misterioso. Se slavo, irascibile e appassionato. Se spagnolo, seducente, se tedesco romantico, se greco simile a un dio, se francese irresistibile ma apparentemente inaffidabile. Per capire a fondo questa regola, vi basterà leggere uno dei numerosi Melody ambientati in Italia.
Sí, care e cari partecipanti al corso, esistono parecchi Melody ambientati in Italia, in cui lei è americana o inglese o australiana e lui è italiano. L’italiano dei Melody è bruno, appassionato, pieno di donne che gli corrono dietro, nobile oppure altissimo borghese, facilmente ha il pallino della lirica e ha sempre rapporti difficili col padre. Tuttavia, non vi consiglio questa scelta: per tanto che vi sforziate, la vostra Italia e i vostri personaggi italiani avrebbero comunque un minimo di verità che risulterebbe straniante per la lettrice. Lei è ormai abituata alla falsa Italia dei Melody, e trovarsi davanti qualcosa di reale potrebbe destabilizzarla, e farle perdere la percezione Melody della realtà.
Nomi Non ricorrete, se possibile, a nomi classici, normali o comunque esistenti. Le protagoniste dei Melody devono avere nomi unici, che facciano sognare, addirittura nomi che nessuno mai ha portato nella banale vita quotidiana. Ottimi sono nomi di fenomeni atmosferici, nomi di luoghi geografici, o semplicemente parole che non sono nomi, o insiemi di sillabe che non sono parole:
Tempest, Dakota, Lutecia, Nyree, Alisea, Sabaka, Girasol.
Ogni tipologia di Melody ha naturalmente dei nomi particolarmente adatti: le protagoniste degli Hot Fire, la serie soft porno, sfoggiano spesso il TH, come in Althea, Thuya, Thamassyn, o addirittura il doppio TH, come in Thabitha.
I maschi si chiamano preferibilmente Gavin, Dexter, Ford, Damon, Ryan, Gericho… evitare Paul, John e George. Al limite, Ringo. Anche qui, le sillabe a caso e i nomi di luogo possono funzionare: Yuvil, Wyoming, Roshko, Krugg.
Se proprio volete utilizzare per il vostro eroe un nome normale, lo renderete particolare con la desinenza «us»: Marcus, Julius, Simonus, Pierus. Ottima anche l’iniziale K, a svecchiare degli evergreen: Karl, Kaspar, Kristian. Splendido il binomio K piú us: Kamillus.
Abbigliamento Ricordatevi che in un Melody si descrivono sempre i vestiti. Non esiste scrivere:
«Bollea scese dal treno. Non c’erano taxi in vista e fu costretta…»
Niente. La corretta versione Melody è:
«Bollea scese dal treno, e si strinse nel caldo impermeabile azzurro foderato di volpe selvaggia dorata. Le sue scarpette di vernice con la fibbia erano troppo leggere per il clima di Vancouver, e rimpianse di non aver messo gli stivali di cinghiale che le aveva regalato suo padre. Non c’erano taxi in vista, e fu costretta…»
Lo stesso per i maschi:
NON VA BENE:
«Nicus la aspettava davanti al ristorante. Appena Virena lo vide, sentí che il cuore le esplodeva in petto».
LA COSA GIUSTA È:
«Nicus la aspettava davanti al ristorante. Questa volta, invece dei soliti jeans, indossava un completo di lino dal taglio magistrale, accompagnato da una impeccabile camicia bianca e da una cravatta Regimental. Appena Virena lo vide sentí che il cuore le esplodeva in petto, e si afferrò ai lembi della giacca in cachemire doppio filo color corallo che indossava insieme ai fuseaux a stampe di Topolino, ecc…»
E ora passiamo a esaminare brevemente qualche branca particolare dei Melody, anche se per una panoramica completa vi consiglio il sito, perché sinceramente non ho voglia di passarli in rassegna tutti uno per uno dato che: I) sono tutti uguali, II), le sottocollane cambiano come foglie al vento, e mentre scrivo dei Melody College, loro potrebbero esser già spariti, e apparsi invece i Melody Naufragio Romantico.
Una delle categorie piú stabili e longeve è quella dei «romanzi storici», che sostanzialmente prendono in considerazione pochissimi periodi: l’Inghilterra tra Sette e Ottocento, con qualche possibile sconfinamento in Francia e Spagna, e la Scozia, il Galles o l’Inghilterra del Medioevo. Si segnala anche qualche ambientazione western, ma non risulta che le abbia arriso un successo significativo.
Nonostante il mio sodalizio con la Melody duri ormai da parecchi anni, e io sia penetrata a fondo nelle motivazioni e direzioni di questa mirabile impresa editoriale, non ho mai capito il perché di questa ristretta scelta: cos’ha di male la Francia del Seicento? O l’Italia Rinascimentale. A quante appassionanti storie si presterebbero!
Ma è inutile soffermarsi su epoche malviste: se decidete di scrivere un Melody History, attenetevi ai periodi succitati.
Ricordate però che soltanto l’ambientazione deve rispettare, sia pure a grandi linee, il periodo storico in cui si svolge il romanzo. I sentimenti, il linguaggio e la visione della vita dei personaggi deve essere esa...

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