Un anno sull'Altipiano
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Un anno sull'Altipiano

Emilio Lussu

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Un anno sull'Altipiano

Emilio Lussu

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Scritto nel 1936, apparso per la prima volta in Francia nel '38 e poi da Einaudi nel 1945, questo libro è ancora oggi una delle maggiori opere che la nostra letteratura possegga sulla Grande Guerra.
L'Altipiano è quello di Asiago, l'anno dal giugno 1916 al luglio 1917. Un anno di continui assalti a trincee inespugnabili, di battaglie assurde volute da comandanti imbevuti di retorica patriottica e di vanità, di episodi spesso tragici e talvolta grotteschi, attraverso i quali la guerra viene rivelata nella sua dura realtà di ozio e sangue, di fango e cognac.
Con uno stile asciutto e a tratti ironico Lussu mette in scena una spietata requisitoria contro l'orrore della guerra senza toni polemici, descrivendo con forza e autenticitĂ  i sentimenti dei soldati, i loro drammi, gli errori e le disumanitĂ  che avrebbero portato alla disfatta di Caporetto.

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Information

Publisher
EINAUDI
Year
2014
ISBN
9788858413296
Subtopic
Classici

XXV.

Prima delle 10, tutti i reparti dei tre battaglioni erano rientrati negli accantonamenti. L’ordine era stato ristabilito. A mezzanotte, noi ufficiali del 3o battaglione eravamo ancora riuniti, nella sala di mensa. Il maggiore e l’aiutante maggiore erano al comando di reggimento. Mancavano anche gli ufficiali comandati di servizio per quella notte, uno per compagnia. Noi discutevamo, in intimità, degli avvenimenti della sera. Avellini era legato con tutti noi da tale cameratismo per cui non v’era alcuna differenza fra lui, ufficiale di carriera, e noi, ufficiali di complemento. Quella conversazione è ancora presente nella mia memoria. Io posso riassumerla cosí:
OTTOLENGHI Il mio reparto era in ordine, o pressoché in ordine. Solo un imbecille pretendeva uscire con una mitragliatrice e sparare in aria. Io gli ho detto: se ti muovi, ti sparo. Una mitragliatrice? Se le mitragliatrici debbono uscire, escono tutte. Se la mia sezione mitragliatrici dimostra, dimostra intiera, con ufficiali, sottufficiali, caporali e soldati. Sono io, in questo caso, che voglio essere nell’ammutinamento. E, un giorno o l’altro, credo che avverrà. Perché io penso esattamente come quei reparti che hanno dimostrato. Essi hanno ragione, mille ragioni, ma hanno scelto male il momento. Ammutinarsi di notte, e senz’armi! Che sproposito!
AVELLINI Tu sei pazzo da legare.
COMANDANTE DELLA 12a Un pazzo furioso.
OTTOLENGHI Se ci si ammutina, bisogna farlo di giorno e con le armi, e profittare d’una buona occasione, in modo che non manchi nessuno. Che non manchi un solo ufficiale inferiore.
COMANDANTE DELLA 12a Bel programma! E gli altri?
OTTOLENGHI Quali altri? Ho fiducia che non vorrai ammutinarti con gli ufficiali generali.
COMANDANTE DELLA 12a Se tu la pensi cosĂ­, dimettiti da ufficiale.
OTTOLENGHI Ufficiale o soldato, io sono sempre obbligato a fare il militare. E poiché non v’è scampo, la guerra io preferisco farla da ufficiale.
AVELLINI Tu hai prestato un giuramento, come ufficiale. O le cose che tu dici, non le dici sul serio, oppure il giuramento che tu hai prestato non è serio.
OTTOLENGHI Ben inteso, non è serio. Da ufficiale o da soldato è giocoforza giurare, sia con giuramento individuale o collettivo. Se io non giuro da ufficiale, debbo giurare come soldato. Ed è lo stesso. Le leggi del nostro paese non dispensano che i cardinali e i vescovi dal servizio militare. Il giuramento non è che una formalità alla quale siamo costretti dal servizio militare obbligatorio.
AVELLINI Un uomo d’onore non impegna la sua parola, sapendo di mentire.
COMANDANTE DELLA 12a Non solo tu sei pazzo, ma sei anche un soggetto equivoco.
OTTOLENGHI Oseresti sostenermi che, se mi si prende con la forza contro ogni mia volontà, con le armi alla mano, e mi s’impone di giurare, io mi disonoro, se giuro con il proposito di non osservare il giuramento?
AVELLINI E chi ti prende con la forza? Nessuno può forzare la tua coscienza.
COMANDANTE DELLA 12a Se ne hai una.
OTTOLENGHI Nessuno? In tempo di guerra, se io, chiamato sotto le armi, mi rifiuto di prestare il giuramento, io vengo deferito ai tribunali militari e mi si passerà per le armi alla prima occasione. Il mio giuramento è una menzogna necessaria, un atto di legittima difesa. Ciò posto, poiché non c’è scampo, io preferisco essere ufficiale e non soldato.
AVELLINI E perchĂŠ mai?
OTTOLENGHI Si presenterà certamente una occasione favorevole, per quell’occasione io voglio avere in mano una forza con cui agire.
UN SOTTOTENENTE Bevi un bicchiere e va’ a letto.
OTTOLENGHI Io non sarò allora un fucile e una baionetta, ma cento fucili e cento baionette. E, alla tua salute, anche un paio di mitragliatrici.
COMANDANTE DELLA 11a Contro chi vuoi impiegare quelle armi?
OTTOLENGHI Contro tutti i comandi.
COMANDANTE DELLA 11a E dopo? Aspireresti tu ad essere il comandante supremo?
OTTOLENGHI Io aspiro solo a comandare il fuoco. Il giorno X, alzo abbattuto, fuoco a volontà! E vorrei incominciare dal comandante di divisione, chiunque esso sia, poiché son tutti, regolarmente, uno peggiore dell’altro.
COMANDANTE DELLA 11a E dopo?
OTTOLENGHI Sempre avanti, seguendo la scala gerarchica. Avanti sempre, con ordine e disciplina. Cioè, avanti per modo di dire, poichÊ i veri nostri nemici non sono oltre le nostre trincee. Prima quindi, dietro front, poi avanti, avanti sempre.
UN SOTTOTENENTE Cioè, indietro.
OTTOLENGHI Naturalmente. Avanti sempre, avanti, fino a Roma. Là è il gran quartiere generale nemico.
COMANDANTE DELLA 11a E dopo?
OTTOLENGHI Ti pare poco?
UN SOTTOTENENTE SarĂ  un bel pellegrinaggio.
OTTOLENGHI Dopo? Il governo andrĂ  al popolo.
COMANDANTE DELLA 10a Se tu farai marciare l’esercito su Roma, credi tu che l’esercito tedesco e quello austriaco resteranno fermi in trincea? O credi che, per far piacere al nostro governo del popolo, i tedeschi rientreranno a Berlino e gli austro-ungarici a Vienna e a Budapest?
OTTOLENGHI A me non interessa conoscere quello che faranno gli altri. A me basta sapere ciò che io voglio.
COMANDANTE DELLA 10a Cotesto è molto comodo, ma non chiarisce il problema. Che significherebbe, in sostanza, la tua marcia all’indietro? La vittoria nemica, evidentemente. E tu puoi sperare che la vittoria militare nemica non si affermerebbe, sui vinti, anche come una vittoria politica? Nelle nostre guerre d’indipendenza, tutte le volte che i nemici hanno vinto, non ci hanno essi portato, sulle loro baionette, i Borboni a Napoli e il Papa a Roma? Quando gli austriaci ci hanno battuto, a Milano e in Lombardia e nel Veneto, è il governo del popolo che essi hanno messo o lasciato al potere? Con i nostri nemici vittoriosi, in Italia son ritornate le dominazioni straniere e la reazione. Tu non vuoi certo tutto questo?
OTTOLENGHI Certo, io non voglio tutto questo. Ma non voglio neppure questa guerra che non è altro che una miserabile strage.
COMANDANTE DELLA 10a E la tua rivoluzione non è anch’essa una strage? Non è anch’essa una guerra, la guerra civile?
COMANDANTE DELLA 11a Sinceramente, non vorrei né l’una né l’altra.
COMANDANTE DELLA 10a Ma Ottolenghi no. Egli depreca l’una ed esalta l’altra. Ora, non sono tutt’uno?
OTTOLENGHI No, non sono tutt’uno. Nella rivoluzione, io vedo il progresso del popolo e di tutti gli oppressi. Nella guerra, non v’è niente altro che strage inutile.
COMANDANTE DELLA 10a Inutile? Qui siamo in parecchi ad essere stati all’Università. Alla mia Università, noi bruciavamo i discorsi di Guglielmo II che invocava, in ogni occasione, il Dio della Guerra e che sembrava non volesse pascere i suoi sudditi che di baionette e cannoni. Inutile strage? Se non ci fossimo opposti agli imperi centrali, oggi, in Italia e in Europa, marceremmo tutti a passo d’oca e a suon di tamburi.
OTTOLENGHI Gli uni valgono gli altri.
COMANDANTE DELLA 12a E la democrazia? E la libertĂ ? Che sarebbe il tuo popolo senza di esse?
OTTOLENGHI Bella democrazia! Bella libertĂ !
COMANDANTE DELLA 10a Eppure è per esse che molti di noi sono stati per l’intervento, hanno preso le armi, affrontano tutti i sacrifici e si fanno uccidere.
OTTOLENGHI La strage non compensa il sacrificio.
COMANDANTE DELLA 12a E gli interessi dell’Italia?
OTTOLENGHI E noi, che siamo? Non siamo l’Italia?
COMANDANTE DELLA 10a Le ragioni ideali che ci hanno spinto alla guerra son venute forse a mancare perchÊ la guerra è una strage? Se noi siamo convinti che dobbiamo batterci, i nostri sacrifizi sono compensati. Certo, noi siamo tutti s...

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