Lettere della giovinezza
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Lettere della giovinezza

Dal carcere 1935-1943

Vittorio Foa, Federica Montevecchi

  1. 1,184 pages
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Lettere della giovinezza

Dal carcere 1935-1943

Vittorio Foa, Federica Montevecchi

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Mentre tutto il mondo cambiava attraverso guerre, stermini e odi razziali, Foa affermava con le sue lettere, settimana dopo settimana, la volontà di dare comunque un senso alla propria vita e di costruire un futuro. E il carcere consentiva al giovanissimo cospiratore torinese di «Giustizia e Libertà» di approfondire la propria formazione, soprattutto attraverso lo studio con uomini come Riccardo Bauer e Ernesto Rossi. Fu un esercizio della mente come scelta radicale e assoluta: piú stretta era la costrizione, piú determinata la voglia di provare nuovi percorsi, Nelle lettere del 1938-39 i commenti sulla campagna razziale italiana sono una singolare eccezione al silenzio imposto agli ebrei di quel tempo. Paradossalmente la sola libertà di giudizio venne dal fondo di un carcere. Nell'insieme queste lettere costituiscono un sorprendente documento, ricco di spunti sempre sorretti da un linguaggio privo di retorica: la loro lettura viene a riempire di nuove ragioni il delicato passaggio dell'ltalia dal fascismo alla democrazia. Molte delle lettere di Foa subirono l'operato della censura. Alcuni passi resi illeggibili dall'inchiostro coprente sono stati per la prima volta letti in occasione di questa edizione grazie ad apparecchi in dotazione alla Polizia scientifica. Un atto certamente simbolico di necessaria riparazione.

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Information

Publisher
EINAUDI
Year
2016
ISBN
9788858423974

1939

Roma 2 gennaio 1939
Carissimi, se avete avuto la mia straordinaria di mercoledí saprete già che il primo pacco è poi arrivato: i tre giorni e mezzo di ritardo non hanno causato alcun danno alla carne che era ancora perfetta; il ritardo non dipende qui dal carcere ma dalla posta, sembra che molti altri si siano trovati nelle mie condizioni. Invece il secondo pacco è giunto in perfetto orario, sabato sera; questa volta Mamma ha proprio superato se stessa, ha voluto mostrare che le traversie non deprimono ma moltiplicano le sue energie; i tagliarini sono stati apprezzatissimi per la loro prelibata delicatezza e la tacchina (Rossi sostiene che è femmina ma non so come faccia […]1 dei nove anni di pena che mi restano da scontare e dei successivi 24 anni di confino. Ho ricevuto le vostre lettere del 19 e 23; penso che le preoccupazioni di Davide riguardino l’incerto avvenire della sua fabbrica e la parziale confisca dei beni immobili. Se credete datemi particolari; in ogni caso ditemi, se lo sapete: 1º se la disponibilità dei beni nei limiti legali sarà libera e l’alienazione permessa; 2º fino a quale data le alienazioni compiute hanno vigore; 3º se i titoli rappresentativi della confisca sono nominativi, vincolati, inalienabili; 4º a quale saggio viene capitalizzato sia l’esproprio sia la quota disponibile; se il saggio non sarà inferiore al 4% cosí all’ingrosso mi sembra che in media (livellando cioè le enormi sperequazioni) la confisca sulla parte espropriata si aggirerà intorno al 50%, sempre nell’ottimistica ipotesi che vengano pagati gli interessi, cosa su cui non credo si debba contare. Questo provvedimento, pur avendo un carattere […]2. Ho ricevuto un biglietto d’augurio da Jole e Vindice Cavallera cosa che mi ha procurato gran piacere non solo perché è l’unico augurio che ho ricevuto ma anche perché proviene dal mio carissimo amico che è a due passi da me eppure non posso vedere mai, per un rigore che mi sembra ingiustificato: spero molto di poterlo rivedere alla partenza di Bauer e Rossi. Ho letto sul «Littoriale» di alcuni records internazionali battuti dal col. Landi con un apparecchio Piaggio-Pegna; se, come suppongo, si tratta dell’apparecchio progettato e costruito da Beppe, acquistano un significato piccante le parole che il giornale fa seguire alla notizia: «Al di sopra della gazzarra di un oratorio tanto vacua quanto malevola e dello stridore dei pennivendoli affittati dall’ebraismo internazionale ecc. ecc.» dove non si tratta, verosimilmente, di un comune atto di zelo nella fraseologia alla moda, ma di un cosciente tentativo di neutralizzare l’effetto di quell’incomodo nome palese nonché del nome omesso, per quelli che lo sanno. Mi congratulo con Beppe per la sua serenità, c’è dell’altra gente che subisce ingratitudini e misconoscimenti ben piú gravi dei suoi, perché senza rimedio: dove volete che vadano a sbattere quei vari Olivetti Arias Del Vecchio che per anni ed anni si sono riempiti la testa di frasi vuote e l’hanno riempita agli altri e quel loro patrimonio tecnico di vacuità non può oggi certo essere apprezzato in alcuna parte del mondo. Come avete salutato il nuovo anno? Immagino immersi nel sonno: anch’io dormivo colla mente animata da gnostici, montanisti […]3 sofferenza che non è sorretta dalla speranza di un […]4 cruda ferocia di certi delinquenti sul patibolo non è pura e semplice vanità: con quel contegno essi tendono a qualcosa di piú che ad una semplice valorizzazione personale; essi vogliono riaffermare la forza, l’indomabilità del loro ceto, della loro attività delittuosa; a modo loro, cioè in un modo rozzo e triviale, si pongono nello stesso atteggiamento di quegli eroi tanto ammirati che sopportano stoicamente la morte perché sentono di non dover disperdere un valore di cui sono responsabili: la fermezza virile (anche se sono donne!). Questo aristocraticismo del Renan5 rispetto ai martiri è molto simile all’atteggiamento di quei partigiani politici troppo unilaterali e che vedono la buona fede l’onestà l’eroismo solo nelle proprie schiere; cosí da certi liberali ultrazelanti si nega ogni valore ed eroismo ai combattenti tedeschi della grande guerra perché hanno combattuto per il loro imperatore e per la potenza germanica, o ai nazionalisti italiani perché non hanno infarcito le loro lettere ed i loro diari colla parola libertà. Mi piace in Renan quel presentare il cristianesimo del IIº secolo pur attraverso l’infinita varietà dei dogmi, come una grande unità spirituale non diminuita ma rafforzata dal sacrificio di alcuni o molti dei suoi membri. Vien da sorridere a pensare alla meschina filosofia del letterato Huxley per il quale le vittime dell’Inquisizione e delle persecuzioni religiose sono morte invano!
La mia salute è ottima, cosí pure il mio umore, in queste splendide giornate. Mille baci aff.mi Vit.
P.S. Dimenticavo di dirvi che Perelli ha fatto la fonduta: per quanto le dosi non fossero esatte e ci fosse troppo latte, era ottima col profumo delle trifole. Rossi non l’aveva mai mangiata e l’ha trovato un piatto disgustoso. E sí che suo padre era piemontese!
Roma, gennaio 8, 1939
Carissimi, sono ansioso di ricevere notizie di Davide e della sua operazione: con ’sta storia che le nostre lettere ci mettono tanto tempo, tutte le nostre manifestazioni sentimentali ed affettive non sono mai sincronizzate cogli avvenimenti a cui si riferiscono; ad ogni modo dite a Davide che, sebbene a 10 giorni di distanza, io ho trepidato e fatto voti per la sua operazione come se ci fossi presente e collo stesso animo mi rallegrerò se, come spero, saprò presto che tutto si è svolto regolarmente. Ho saputo che la mia lettera del 26 è stata «passata agli atti» senza che ne sia stato comunicato il motivo; forse voi ve ne sarete già accorti, non ricevendola. Per fortuna vi ho scritto una lettera straordinaria il 28 cosí non sarete stati troppo tempo all’asciutto, in ogni modo questo vi serva di monito per non stare in pensiero quando le mie lettere ritardano, per quanto mi sforzi di attenermi ad argomenti famigliari non è impossibile che mi scappi qualche argomento extra e che la lettera venga fermata. Quanto a quella del 26 anche a Rossi è accaduto la stessa cosa di cui è furiosissimo poiché riesce a scrivere delle lettere molto piú lunghe e comunque assai piú elaborate delle mie; ci siamo spremuti il cervello per rievocare che cosa potessimo avere scritto di incriminabile, ma senza raggiungere alcuna certezza. Nel dubbio, mi astengo dal ripetervi quel poco che me ne ricordo, invece mi costa poca fatica, poiché non l’avete letta e non la leggerete per chissà quanto tempo ancora, di farvi credere che quella lettera era di straordinaria bellezza, senza paragone possibile con tutte quelle che ricevete regolarmente, sciatte pedanti sofistiche. Oso però riferirvi qualcosa del nostro pranzo natalizio, poiché è verosimilmente assai improbabile che la «zona pericolosa» (nostalgia del bridge!) si trovi da quelle parti. Vi dicevo dunque che il vostro pacco non era arrivato ma che avevamo pranzato ugualmente coi pacchi di Rossi e Perelli; che io avevo fatto, secondo una breve ma ormai assodata tradizione, la mayonnaise che condí il pollo lesso; che la famiglia Bauer ci mandò come il solito molti dolci ed inoltre c’era una squisita torta fatta dalla signora Ceva6, la quale (torta) era per verità destinata in parte anche a Bauer ma non avendo mezzo di fargliela avere ce la mangiammo tutta. Vi raccontavo infine dell’albero natalizio che Rossi, per festeggiare quello che presumibilmente era il suo ultimo natale carcerario, ha fabbricato con mezzi di fortuna e che riuscí assai grazioso col tronco giallo e i rami e le foglie azzurre e con tutte le candeline accese faceva un gran bel vedere.
Ho avuto regolarmente tutte le vostre lettere fino al 28 e 30; è un peccato che la visita della signora Ada abbia fatalmente coinciso con un momento di disagio e di gran daffare in casa: spero molto che possa visitarvi in un momento di maggior quiete e che abbiate allora anche la possibilità di farle vedere la montagna: al giorno d’oggi Torino non significa piú nulla senza la Val di Susa l’inverno e la Val d’Aosta l’estate. Vi assicuro che vi ammiro molto per l’elevatezza di spirito e l’energia che spiegate nelle occasioni difficili, ma purtroppo quel che saremo fra sei mesi od un anno non dipende solo dalla buona volontà né dalla buona salute, ma da un mucchio di circostanze che sono fuori della nostra sfera d’azione. Sono contento che mi diate tems en tems7 notizie di Evotta: non preoccupatevi troppo del suo acceso spirito di contraddizione, verrà pure il giorno che smetterà di dir «no»; in generale si tratta di una istintiva difesa contro l’eccessiva debolezza della propria volontà; è una cosa seccantissima per chi ci ha a che fare (coi contraddittori) ma è a suo modo una affermazione di personalità; crescendo ed aumentando la sicurezza in sé stessa può darsi che di quello spirito di contraddizione resti solo un salutare fermento di dubbio metodico, di critica ed autocritica. Nelle persone di debole volontà quello spirito rimane sempre piú o meno attivo; io, che ne sono stato dominato per anni, non sono per nulla riuscito ad eliminarlo; serve a frenare la proclività a restare ammirato, bouche béante, davanti a tutto quel che leggo, a far tesoro delle piú trite banalità. Mi dispiace che l’inchiostro della censura nella mia lettera del 22 abbia reso illeggibile anche la parte non censurata; farò richiesta di una carta migliore, non dovrebbe essere impossibile dato che è a nostre spese. Ho ricevuto il vostro vaglia del 9 dicembre, devo averne già speso buona parte fra abbonamenti a varie riviste e acquisto di vari libri; non so quanto ho precisamente perché il mio libretto è alla contabilità, sarebbe opportuno che al ricevere della presente, se non l’avete fatto, facciate una rimessa, grazie mille. Avete modo di sapere e di comunicarmi notizie di Croce, in particolare se il nuovo index librorum prohibitorum lo colpirà in qualche modo? Per favore fatevi indicare da Piero una edizione del Iº libro del codice civile testé pubblicato, che contenga un buon commento che informi anche dell’andamento dei lavori preparatori. Io ho letto solo la Relazione al Re la quale invece di una sintesi espositiva del nuovo testo contiene una dettagliata esposizione delle modifiche apportate al progetto definitivo nella redazione finale: non posso quindi farmene un’idea neppure sommaria. Per la questione della razza riguardo alle limitazioni della generale capacità giuridica delle persone fisiche vi è un puro e semplice rinvio alle leggi speciali; invece vi sono alcune disposizioni restrittive praticamente di scarsa importanza, ma intenzionalmente vessatorie riguardo alla patria potestà nei matrimoni misti, alla tutela e curatela, all’adozione, all’affiliazione: quest’ultima disposizione (art. 402), che vieta a chi non appartiene alla razza ariana di affiliare minori di razza ariana, non ha evidentemente alcuna rilevanza pratica ma è istruttiva dal punto di vista della tecnica legislativa, se si pensa che l’affiliazione riflette essenzialmente figli di genitori ignoti! Nella Relazione si insiste nel considerare il matrimonio concordatario non come una forma di celebrazione del matrimonio ma come un istituto per sé stante e particolarmente solenne; affermazione che si riflette nella particolare collocazione di tale materia nel codice e che avrebbe notevole importanza giuridica se il concordato fosse tuttora integro o meglio se le interpretazioni su un contratto avessero pieno valore anche senza essere accettate da tutti i contraenti, cosa che allo stato attuale dell’evoluzione giuridica non sembra possa ammettersi. Le speranze sollevate nei riguardi della filiazione illegittima e della ricerca della paternità sono state in gran parte deluse: il miglioramento è lieve: la famiglia legittima continua ad avere posizione preminente. Interessante dal punto di vista sociale è l’istituto del patrimonio famigliare: m’interesserà sapere se sarà molto applicato.
Ora vi lascio e vado all’aria: c’è uno splendido sole. Ho consumato il vostro miele Ambrosoli: com’è buono. Arriva ora la cartolina di Beppe dal Sestrière, grazie a lui per i cari auguri e grazie ai saluti del buon Alb8. A voi mille baci Vittorio
Roma, domenica 15 [gennaio] del 1939
Carissimi,
dopo la lettera del 30 ho ricevuto due lettere del 3 e poi la cara lunga lettera di papà del 7; sono tutte, o ne è andata smarrita qualcuna? Vedo che siete molto abbattuti, miei cari, e non so farvene il minimo rimprovero perché mi rendo ben conto della situazione; voi non dovete però pensare che in me si tratti di una patina di serenità che copre uno stato di dolore; il dolore è un male dell’anima ed ha motivi quasi esclusivamente morali, è perciò comprensibile che ne siate colpiti voi che vivete in un ambiente cosí canagliesco, non io che sono circondato da persone cosí serene, affettuose ed incoraggianti da costituire quasi uno strato intermedio neutralizzatore dei veleni del mondo. Piuttosto sono inquieto ed ansioso di notizie di Davide e di sapere definitivo il suo miglioramento; caro Davide, se i pronostici di papà e mamma sono esatti, quando questa lettera vi arriverà tu sarai in procinto di alzarti da letto e di iniziare la convalescenza, spero che con le forze ti rinascano anche le speranze e faccio i voti piú profondi che questa malattia sia proprio il fondo, il termine della discesa, dal quale si possa riprendere a salire, magari lentamente, ma salire. E voi altri, datemi notizie piú regolari di Nonna e di tutti i parenti: come va lo zio Michele? Come ha accolto le conversioni di quei suoi congiunti? E le vecchie zie? Ditemi anche se per Ida e famiglia9 si profila qualche sistemazione. Sapete nulla di un piano quinquennale, che dovrebbe essere già in azione, per lo sgombero e la sistemazione di 400mila ebrei tedeschi? Forse in queste ultime settimane la polemica antisemita dei giornali si sarà un poco attenuata, evidentemente per la venuta di Neville10; non c’è perciò da sperare che questa bonaccia continui, a meno che nei colloqui romani si sia realizzato qualcosa di positivo, cosa che sembra poco probabile se si pensa che l’ampiezza di un accordo e la possibilità di eseguirlo da parte inglese stanno fra loro in relazione inversa data la situazione parlamentare e la prossimità delle elezioni, se è vero che la camera dei comuni sarà sciolta in primavera. Per favore informatevi presso la casa editrice Einaudi se il secondo volume della Scienza economica di Riccardo Bachi11 è già uscito o uscirà prossimamente oppure se la sua pubblicazione è rinviata sine die. Stiamo leggendo in compagnia il primo volume che, con alcune riserve, mi sembra assai buono; a me piace soprattutto quell’indagare la scienza economica dall’angolo visuale o, per essere piú esatti, colla consumata esperienza del cultore di statistica e di politica economica, esperienza che si riflette anche nella formulazione di quei numerosi intelligenti quesiti alla fine del volume. Sapete niente dell’autore, se ha ottenuto qualche cattedra fuori? La situazione piú sfortunata è quella dei giuristi, troppo specializzata territorialmente la loro cultura; i letterati, intendo i pesci grossi dell’università, si trovano già meglio: gente come Momigliano e Fubini12, che occupavano i primi posti nella critica letteraria idealistica, dovrebbero ricevere offerte a carrettate, soprattutto il Fubini che è anche un sottile e profondo conoscitore della letteratura francese. Per conto mio, avendo finito di leggere l’ampia opera del mio antico professore Francesco Ruffini sul pensiero religioso di Alessandro Manzoni13, ho cominciato il libro dell’altro mio antico professore, Arangio Ruiz, sulla storia costituzionale d’Italia14. I due grossi volumi del Ruffini sono comunemente considerati come la sua opera piú importante e infatti qui, sopra ogni altro suo libro, sono accentuate le caratteristiche essenziali dell’attività critica ruffiniana: una erudizione assai vasta, o meglio assai minuziosa, animata anzi spesso drammatizzata da un ardente tono polemico, riflesso del noto spirito leale e cavalleresco del Ruffini; una indagine critica in cui la mentalità giuridica ha continuo sopravvento sulla mentalità storica, l’analisi sulla sintesi, l’«esauriente» sul «convincente». È forse per questa sottigliezza ed acutezza analitica, cosí conforme al suo spirito giuridico, che questo libro piacque tanto a Gino Malvano15 che mi incitava a leggerlo, e forse anche per quella dignitosa e antiretorica esaltazione di certi valori morali che domina in questa come nelle altre opere di Ruffini. Quando parlo di indagine condotta con mentalità giuridica intendo alludere a quel processo mentale per cui si pone una tesi da dimostrare, e l’oggetto dell’indagine, che è per sua natura unitario poiché è della vita vissuta o da vivere, viene scisso in una quantità di elementi distinti, ragioni, motivi, prove: questi elementi assumono quasi una vita loro propria, indipendente dall’esito della ricerca; il problema consiste nel dimostrare in modo esauriente la validità delle nostre ragioni e l’invalidità di quelle avversarie; in caso di contrasto le ragioni si soppesano e si confrontano: il convincimento che in tal modo si raggiunge è un convincimento per cosí dire esterno, cioè relativo alla completezza e correttezza delle dimostrazioni, non un convincimento intimo e necessario, di una necessità che non sia puramente formale. Di regola perciò nelle liti il processo dimostrativo è una costruzione formalmente coerente ma intimamente arbitraria, edificata su un atto di volontà (la volontà delle parti nelle tesi contrastanti, la volontà del giudice nella decisione); lo stesso si deve dire del libro di Ruffini: sulla tesi da dimostrare (il giansenismo di Manzoni) ha costruito un edifizio completo, esauriente ma non persuasivo. Con quanto ho detto non volevo affatto svalutare il processo d’indagine giuridico né la legge processuale che lo incoraggia: non soltanto in esso si spiegano tesori d’ingegno ma nella vita forense è sorto spontaneamente ed è di una necessità imprescindibile specialmente in diritto civile in cui l’originaria unità dell’oggetto deve necessariamente scindersi per l’applicazione dello schema giuridico alla fattispecie: un avvocato sommo che riuscisse ad abbandonare le categorie giuridiche e a ragionare da storico non sarebbe compreso da nessuno e dovrebbe perciò dirsi un pessimo avvocato; quelle categorie infatti sono peculiari dell’attività pratica ed essenzialmente pratica è tutta l’attività giuridica: anche in sede penale, in cui sembra talvolta che il giudizio storico sul fatto sia di importanza dominante, tutto ciò che non è seria aderenza allo schema giuridico è per lo piú vuoto pneumatico. Meno giustificata invece, sebbene assai ...

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Foa, Vittorio. (2016) 2016. Lettere Della Giovinezza. [Edition unavailable]. EINAUDI. https://www.perlego.com/book/3427015/lettere-della-giovinezza-dal-carcere-19351943-pdf.

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Foa, V. (2016) Lettere della giovinezza. [edition unavailable]. EINAUDI. Available at: https://www.perlego.com/book/3427015/lettere-della-giovinezza-dal-carcere-19351943-pdf (Accessed: 15 October 2022).

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Foa, Vittorio. Lettere Della Giovinezza. [edition unavailable]. EINAUDI, 2016. Web. 15 Oct. 2022.