Il fuoco tra le dita
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Il fuoco tra le dita

Il poeta e la danzatrice

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Il fuoco tra le dita

Il poeta e la danzatrice

About this book

“Resterai sola, nessuno si sacrificherà per te, non potrai mai realizzarti, non te lo permetteranno. E la danza? E i tuoi talenti?”
Già la prima sera Quasimodo divenne per me quasi un'ossessione: dovevo pensare a lui, non potevo più liberarmene.
- Maria Cumani - È stata veramente una sorpresa riprendere in mano gli scritti di Maria Cumani… questo continuo interrogarsi sul significato di eventi, sulla sofferenza, sull'amore è straordinariamente attuale… testi in prosa, lettere, racconti comparsi su riviste negli anni '60, pagine di diario, appunti sulla danza, impressioni fugaci, ma sempre profonde, sulla vita, la morte, alcuni sogni interessanti, con un preciso impianto narrativo, testimonianze su una donna a cui si sono rivolti anche grandi nomi dell'arte contemporanea…
E la figura dell'uomo amato è sempre presente: è lui, Salvatore Quasimodo, che la immortala in Delfica, Elegos per la danzatrice Cumani, L'alto veliero, solo per citare le liriche più conosciute, per non parlare di quelle parole d'amore di una sua lettera: “… lo sai, ti amo. Fuori non ci sono che ombre, e cadono. La vita è con te, anche se talvolta la tristezza ci vince…”
- Mariacristina Pianta -

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Information

Year
2022
Print ISBN
9788859176725
eBook ISBN
9788859177173
Subtopic
Poetry
19. 1. 37
Mia diletta,
penso che quella poesia stampata 5 ti porterà un po’ di gioia. Tu sai ch’io parlo a te, con quella voce che vorrei avere sempre. È la mia voce pitagorica che alcuni non amano per la sua ferma cadenza. Ma io so che tu desideri quel “tono” perché esso può essere espresso dalla danza. T’ho “sentita” danzare ch’è poco. Anch’io provavo una grande emozione; ma avrei voluto ancora più silenzio, più spazio. Forse insieme, soli, troveresti l’atmosfera necessaria con più leggerezza, con più vivo possesso. Avevo voglia di far tacere la voce della decadente, tanto era aspra e sorda. Forse oggi avrei letto le mie liriche per te come quando me le dico durante la loro nascita. Ma ho ritrovato lo stesso la Delfica con i suoi tormenti profondi. Tu “soffrivi” per ogni gesto: io ero dentro pronto e abbandonato…… Il giorno è così breve e non ci sazia; e la notte non è nostra. Ora posso, però, “vederti” nella tua scuola, nel tuo paesaggio. Ti penserò nelle ore di ricerca di musica, nelle ore tristi delle incertezze. Ma quali incertezze, mio amore? Il tuo capo danza, la tua anima danza, e il tuo cuore delle cose partecipa alle tue immagini. E immagini sono nelle tue braccia, nelle tue mani, in tutto il tuo corpo in movimento; mentre nella Ruskaja non sorgono che oleografie, pesanti simboli, similitudini. Tu sola hai, possiedi, il “cuore della danza”. Addio, cuore, anche mio cuore.
 
tuo Virgilio
5 Si tratta della poesia “Delfica”.
21 luglio 37
Adorata mia,
la tua ultima lettera è una di quelle che vorrebbero subito vicina la persona amata. Mi ha turbata fino a darmi la “stessa” gioia che mi aveva dato la poesia: e più ancora. Le tue ragioni critiche sono tutte puntualissime ed esatte; non solo, ma rivelano, oltre la sicurezza e l’altezza dell’intelligenza, la rarissima qualità (dono divino), di potere scendere fino al centro della creazione poetica. Il peso, il volume, il colore d’ogni parola hai posseduto col medesimo processo di intuizione artistica: io con la sintesi e tu con l’analisi ci siamo resi convinti del perché di ogni mutamento. Qui non è questione di metodo o d’insegnamento. Tu possiedi (e non è elogio) il ritmo interno delle parole, della musica; e questa “ricchezza” essa soltanto, ti dà la possibilità di conquistare il gesto necessario, il movimento unico, insostituibile che è il riflesso (nel senso preciso di riflettere un’immagine) di quella “quantità” dell’anima. Credi, amore mio, che questa tua lettera è stata una potente rivelazione; non che io non “sapessi” fino a quale punto tu potessi riprodurre in te i segreti segni d’un’opera d’arte; ma perché nelle tue parole ho sentito un’aura nuovissima di conquista totale dello spirito. Ogni giorno tu rinnovi e dimentichi la “superficie”. Io sono felice quando ti costringo a queste solitudini della poesia, solitudini fertili, che sostituiscono la danza nei momenti in cui essa è soltanto allo stato di desiderio senza coscienza. Ecco perché non ci “potranno” mai dividere. lo sento che questa tua forza non deve essere privata di questo nucleo propizio alla sua manifestazione; e lotterò per la vita della tua arte fino al mio ultimo giorno.
 
tuo Virgilio
26. XII. 37
Amore,
il dolore è aumento di vita. Io sapevo che da questo lungo sogno saresti venuta fuori anche tu “come il sale dall’acque”6. La poesia riprende il suo dominio: vince, come sempre, la materia. Noi vivevamo in una zona di purezza assoluta: eravamo senza peso, e Iddio ci ha voluto ricordare che anche noi eravamo delle creature “umane” soggette al “diluvio”. E questo cielo di quaranta giorni e quaranta notti ha dato urli innumeri nel nostro sangue. Più volte la colomba ha tentato i suoi voli ed è tornata deserta, senza segni sulla terra. Ma ora “rinasceremo senza dolore”. Anche queste parole che ti avevo ripetuto per quella strada che termina alla casa rossa, erano un presagio. Dicevo anche che tutto sarebbe avvenuto nel giusto tempo umano. Ma che cosa è stato perduto di noi in questo periodo? Nessuna cosa si distrugge: tutto vive in eterno. Forse in qualche giorno io ero divenuto un’ombra, ero tornato indietro nel tempo (anni: certo anni!) ero divenuto veramente l’angelo caduto che non dà, ma prende tutto dalla vita. Io ero umiliato e disperso. Forse un giorno saprai tutto quello che è passato dal mio cuore. Qualche volta ti ho sentito lontana e perduta. Ti vedevo vinta o inerte, o viva di altra forza, capace di annullare il segno del divino da cui eravamo posseduti. Non ho saputo dirti parole. Aspettavo le tue. E ieri la tua voce è ritornata pura. L’angelo mi ha parlato della sua penna rubata per tenerezza. Questa penna aveva rumore di foglie nella notte: aveva delle piume rosse come gli uccelli preziosi. Mio amore; diventerai più leggera, il tuo passo di danza avrà il ritmo delle mie più belle sillabe. Io tornerò a parlarti con la voce degli ammalati di bellezza. Ricostruiremo il nostro mondo che è perfetto perché ha la forma del cerchio; e dal suo centro avvertiremo i più “segreti segreti”.
 
tuo Virgilio
6 È l’inizio della seconda strofa di “Delfica.”
30 dicembre 37
Mia adorata,
ora da lontano possiamo, dopo molto tempo, parlarci per segni; la voce diventa un ricordo mitico: possiamo riudirla nel vuoto che è rimasto intorno con più ansia “dell’altro” tempo. Perché un vuoto senza scampo addensa le mie ore confuse. Eppure eri così amorosa oggi, con una luce di adolescente nel volto, nei capelli tornati limpidi a farti aureola, in quegli occhi che mai vidi, a donna viva, uguali. E molta grazia e volere di donarsi era in te che sparivi questa volta dolente. Ma forse questi giorni che ci dividono avranno segreti esiti nella tua anima, forse daranno un centro ai sogni vaghi. Io domani andrò incontro al mio fiume verde, ma quanta tenerezza (o quanta!) porterà il mio cuore per ogni gesto della tua persona, per ciò che volevo indovinare oggi della tua vita chiusa. Anche desiderio di pianto. Quel pianto che era sceso quella sera della morte di “Clorinda”. Ricordi? Sul letto cadevano le bacche dell’albero dando spazi ed altri ritmi alla “dolcissima” che piegava nudo il capo alla terra. Quella Clorinda alle soglie del cielo mi aveva dato una sofferenza senza misura. lo dicevo: “ecco come sa ben morire perché è così lontana dalla vita”. Gli altri guardavano la scena, si chiudevano nella musica, io recavo il mio cuore a te che cadevi “tra i fiori”, senza imitare la morte. Cara, ora io dirò gli ultimi versi che conosci ancora sospesi, ancora carichi di turbamento: “tu ancora vaga movendo 7”.
Iddio ci ama certo per il dolore che ci dà, che noi cerchiamo come danza, come poesia.
Ti bacio come nei giorni felici.
 
tuo Virgilio
7 “Tu ancora vaga…”: da “Sulle rive del Lambro”.
3 gennaio 1946
Mia Pucci,
Io sai, ti amo. Fuori non ci sono che ombre, e cadono. La vita è con te, anche se talvolta la tristezza ci vince. Conosci la mia “natura”, la mia poesia. E se non fosse vera avrei sempre mentito, anche con la mia anima.
Ti dico ancora che la sola donna pura che sia entrata nella mia giornata fluttuante sei tu. E in te spero di salvar...

Table of contents

  1. Maria Cumani
  2. Premessa
  3. Premessa alle note
  4. Il primo incontro
  5. Lettere e poesie di Salvatore Quasimodo a Maria Cumani
  6. 3. VII. 36
  7. Milano 26. VII. 36
  8. Delfica
  9. 30. XI. 37
  10. Elegos per la danzatrice Cumani
  11. L’alto veliero
  12. 5. X. 36
  13. 15. X. 36
  14. 22. X. 36
  15. 19. 1. 37
  16. 21 luglio 37
  17. 26. XII. 37
  18. 30 dicembre 37
  19. 3 gennaio 1946
  20. Introduzione
  21. Una testimonianza di Beniamino Dal Fabbro: Quasimodo in Cadore
  22. Un giorno rubato agli dei
  23. Fogli di diario senza data L’amore e la solitudine
  24. Lettera a nessuno
  25. Lettera del giorno 1-2-1984
  26. Lettera a Pippo Baudo
  27. Diario Febbraio 1940
  28. 25 e 26 febbraio notte
  29. 11 marzo
  30. 20 marzo
  31. Rapallo 13 aprile
  32. Rapallo 22 aprile
  33. 10 giugno
  34. 11 giugno
  35. 1 luglio
  36. 1943
  37. 18 aprile
  38. 14 maggio
  39. 20 maggio
  40. 22 maggio
  41. 28 maggio
  42. 6 giugno
  43. 12 luglio
  44. 16 luglio
  45. 17 luglio
  46. 1944
  47. 17 settembre
  48. 31 ottobre
  49. 1 novembre
  50. 1945
  51. 1946
  52. 18 luglio
  53. Bufera del 24 luglio
  54. Siracusa 20 agosto 1954
  55. 1962
  56. 1963
  57. 2 luglio
  58. Roma 18 luglio
  59. 20 luglio
  60. 27 luglio
  61. 1965
  62. 1966
  63. Salmo 120
  64. Milano. Al prof. Aldo Selvini
  65. Macugnaga: 6 agosto
  66. 1969
  67. 19 agosto
  68. 2 dicembre
  69. 1970
  70. 1971
  71. 17 aprile
  72. 2 maggio
  73. 7 settembre
  74. 25 settembre
  75. 28 settembre
  76. 30 settembre
  77. 19 ottobre
  78. 22 ottobre
  79. 24 ottobre
  80. 1977
  81. I fiori
  82. 1992
  83. 22 aprile
  84. 23 aprile
  85. 24 aprile
  86. 25 aprile
  87. 26 aprile
  88. Danza. Rinuncia al balletto
  89. Affreschi in danza
  90. Zurigo agosto 1949
  91. Alla sig.ra Rossana Rossanda Banfi Casa della Cultura via Borgogna 3 Milano
  92. Questionario per gli insegnanti
  93. Risposte al questionario
  94. Testimonianze sull’attività didattica della danzatrice Maria Cumani
  95. La danzatrice Isadora Duncan
  96. Racconti di Maria Cumani pubblicati sul Giornale di Lecco nel 1962
  97. Lunedì 30 aprile Volti fanciulli
  98. Lunedì 21 maggio Vento di luna
  99. Lunedì 18 giugno L’uomo nuovo
  100. Alcuni sogni
  101. 20 agosto 1976
  102. 22 agosto
  103. Sogno a Venezia del 2 settembre 1976
  104. Sogno del 25 novembre 1976
  105. 11-12-1976
  106. Sogno a Torino tra il 25 e il 26 dicembre 1976
  107. Sogni dell’agosto del 1977
  108. Sogno dei tre tori. 3 luglio 1983
  109. Testimonianze di affetto e stima
  110. Da “Il carteggio con gli artisti” A cura di Antonio D’Amico
  111. Moissi in “Amleto”
  112. *
  113. Caro Alessandro,
  114. Nota biografica