II
Il nuovo assetto delle forze armate
Le innovazioni tecnologiche da sole non provocano il mutamento delle modalità di azione di un esercito o di una marina da guerra. Tutte le trasformazioni di cui abbiamo parlato nel precedente capitolo sono avvenute in un contesto istituzionale molto particolare, lo Stato della prima età moderna. Dotato di forma di governo monarchica o repubblicana; di grandi, medie e piccole dimensioni; più o meno aperto agli apporti dei privati imprenditori militari: non importa. Comunque il laboratorio delle trasformazioni tecniche dell’arte della guerra – l’ambiente peculiare, verrebbe da dire – è lo Stato. Gli stessi sovrani pronti ad accettare la sfida della polvere da sparo, a volere sempre più cannoni e bastioni, e ovviamente i loro successori, hanno intrapreso, fra Cinque e Settecento, una completa riorganizzazione delle forze armate, sia di terra sia di mare. Contemporaneamente, per seguirle stabilmente, hanno promosso la nascita di grandi uffici centralizzati e specializzati, primi nuclei embrionali di quei «Ministeri della guerra» che diventeranno protagonisti dell’Europa dell’Ottocento e che sopravvivono nel mondo attuale, con il nome meno aggressivo di «Ministeri della Difesa».
1. Eserciti e tattiche
1.1. Stabilizzare il servizio Quanti soldati sono in servizio in tempo di pace, in un regno o in una repubblica, in un preciso anno dei primi secoli dell’età moderna? La domanda sembra banale, ma purtroppo, di norma, rimane senza risposta. La storiografia ha compiuto soltanto pochi sondaggi nei giacimenti di fonti. Nondimeno, qualche riscontro è possibile. Nel secondo Quattrocento, in Portogallo, in Castiglia, in Francia, in Inghilterra, si tratta di poche migliaia di uomini. Vediamo come sono articolati questi primi nuclei di eserciti permanenti.
Ci sono innanzi tutto le guarnigioni dei centri fortificati: come mostra il caso inglese dei primi anni del Cinquecento, ben conosciuto, possono ascendere a qualche migliaio di uomini. Fatto nuovo: iniziano a essere prese in considerazioni come un unico corpo. Nascono regolamenti di servizio validi per tutti i presidi del regno. In Francia, questi effettivi intorno alla metà del XVI secolo superano la cifra di 12.000 unità. Dalla fine del Quattrocento, nelle guarnigioni, disseminate su tutto il territorio, sono entrati anche i soldati delle compagnies d’ordonnance. Istituite nel 1445, esse coincidono con quindici grandi raggruppamenti, ciascuno composto da cento unità dette «lance». A sua volta, una «lancia» è composta da un cavaliere difeso da armatura pesante, dotato di arma lunga con impugnatura, due arcieri a cavallo, un coustillier, cioè un fante armato di una particolare spada, un paggio e un valletto; qualche uomo in più, se il cavaliere è nobile e facoltoso. Il numero degli arruolati cresce rapidamente: quando sale al trono Luigi XI (1461), in Francia si contano poco più di 1.700 «lance»; nel 1483, anno della sua morte, sono diventate quasi 4.000. Si distinguono poi una grande ordonnance, destinata a combattere in guerra, e una petite ordonnance, cui sono lasciati i compiti di presidio in guarnigione. L’istituzione sopravvive per tutto il Cinquecento, con leggere modifiche organizzative da parte dei diversi sovrani francesi che si susseguono sul trono.
L’istituzione viene replicata in Borgogna. A partire da 1471, il duca Carlo il Temerario legifera abbondantemente in materia di compagnies d’ordonnance e le sue disposizioni offrono numerosi dettagli. Gli ordinamenti borgognoni, dal punto di vista della composizione interna, vantano una più consistente presenza di fanti: un picchiere, un balestriere e un uomo armato di colubrina. Esse sono inoltre organizzate in dizaines, cioè in decine, cosa che richiama i classici dell’arte militare romana (Vegezio e Frontino, innanzi tutto). Nel 1473, tale denominazione viene mutata in escadre, a imitazione delle «squadre» tipiche delle compagnie di ventura italiane, del resto largamente rappresentate negli ordinamenti militari del Temerario. Quindi, una regolamentazione di servizio analitica e molto ampia disegna la gerarchia di comando fra gli ufficiali e individua le norme penali necessarie per il mantenimento della disciplina. Anche l’alloggiamento presso i civili viene normato da specifici regolamenti: almeno nelle intenzioni del legislatore, i sudditi del duca non subiscono alcun danno nel fornire servizi ai soldati. Infine, vengono esplicitamente previsti doveri di addestramento: le compagnies borgognone sono chiamate a imparare manovre coordinate, sia in fase offensiva che difensiva, sia a cavallo che smontate.
Più semplici i corrispondenti ordinamenti castigliani. Nel regno di Isabella, nel 1493, vengono istituite le Guardas, un corpo di cavalleria pesante, che può contare sull’appoggio di jinetes (italianizzato in «ginetti»), cavalleggeri montati su una staffatura molto corta, tanto da cavalcare con le ginocchia sollevate, armati di giavellotto, spada, pugnale e protetti da uno scudo di cuio (atarga). In totale, sono circa 2.500 uomini, regolarmente stipendiati. Conosciamo in dettaglio come le Guardas sono strutturate nel 1525, anno di un’importante riforma: sono formate da quindici compagnie di lancieri con armatura completa, per un totale di 1.600 uomini, più nove di «ginetti» (altri 1.000 soldati a cavallo). Ciascuna compagnia è retta da un capitano; sono ripartite, anche in piccoli gruppi, in tutto il territorio del regno, ma possono venire chiamate ad affiancare altri reparti in guerra, come fanno, ad esempio, nella repressione della rivolta dei Comuneros (1520-1521). Il costo di questi ordinamenti, destinati a restare in servizio, anche se in condizioni ormai precarie, per gran parte del Seicento, risulta piuttosto alto: 176.000 ducati all’anno, in teoria, ma documenti mostrano che la cifra può aumentare di molto. Deve essere ricordata anche la successiva Ordenanza de Bugía (1531), con la quale vengono riorganizzati molti aspetti del servizio in armi (obblighi di ufficiali e soldati, giustizia penale militare, selezione e avanzamenti del personale, controllo delle spese): si coglie l’occasione per un ampliamento delle guarnigioni e per una precisazione della loro gerarchia interna.
Nel vicino Portogallo, alcune iniziative in direzione della formazione di un esercito permanente datano addirittura all’inizio del Quattrocento; re Giovanni I, infatti, chiede ai rappresentanti del regno, nella sede istituzionale delle Cortes, l’assenso all’arruolamento di una forza di 3.200 uomini: 500 suoi vassalli principali, 340 membri degli ordini militari cavallereschi, 2.360 scudieri, tratti dalla piccola nobiltà o dalla borghesia. Nulla da fare: l’iniziativa è destinata a diventare un caso emblematico di resistenza a qualsiasi innovazione da parte della nobiltà e dei ceti produttivi del regno lusitano. Del tutto effimera risulta anche l’inedita ordenação di fanteria, istituita dal 1508 del re Giovanni III.
Nel Sacro romano impero germanico, gli ostacoli sono soprattutto di ordine finanziario. Massimiliano I, che da Carlo il Temerario ha preso il modello della propria guardia di cavalleria pesante (e la usa per diversi compiti, anche in guerra, proprio come il duca di Borgogna defunto nel 1477), punta sin dagli anni Dieci del Cinquecento, e con grande consapevolezza della posta in gioco, all’obiettivo di costituire una forza permanente. Tuttavia, non dispone dell’autonomia necessaria, politica e di bilancio. Gli Stati che compongono il Sacro romano impero germanico – più di 300 entità distinte – si oppongono fermamente a questa riforma in occasione delle Diete del 1495 e del 1510. Così, ogni leva militare sotto le insegne dell’imperatore resta ancora in massima parte il risultato di una contrattazione con l’aristocrazia e con le città libere tedesche.
In Inghilterra, le Spears – cioè le «lance», composte da un cavaliere pesante, uno armato alla leggera e due arcieri a cavallo – non coincidono con ordinamenti stabilmente distribuiti sul territorio: contano soltanto 200 uomini, al pari della Yeomanry, guardia di arcieri istituita da Enrico VII nel 1485. Seguendo le fonti, le Spears appaiono in essere con certezza solo dal 1503 al 1515. Attenzione, però: i corpi pensati per la protezione della persona del sovrano non devono essere immaginati soltanto come attori (non protagonisti) della vita cerimoniale delle corti. Costituiscono invece un elemento estremamente dinamico, nel processo di formazione di forze armate permanenti. Gli yeomen di fine Quattrocento-inizio Cinquecento, non di rado, vengono impiegati in compiti di governo civile e militare. Soldati esperti, contribuiscono attivamente agli arruolamenti, soprintendono alle forniture belliche necessarie e si occupano persino della flotta da guerra. Quanto ai membri delle Spears, essi appartengono all’aristocrazia e ciò non stupisce: a partire dal Cinquecento, le corti divengono poli di attrazione anche per i piccoli nobili che, accettando di servire per il sovrano, guadagnano consistenti risorse, materiali e simboliche. Anche le «lance», peraltro, vengono impiegate in compiti lontani dal palazzo e possono essere considerate un gruppo di consiglieri militari del re, pronti a eseguire le sue commissioni in caso di bisogno. Simile la situazione in Borgogna: Carlo il Temerario, nel 1476, ha una guardia di più di 650 unità. È un vero e proprio corpo speciale, al quale il sovrano assegna compiti particolari in guerra: spedizioni notturne, esplorazioni, spionaggio.
Accanto alle guardie, in tutte le monarchie europee e i principati italiani esistono alcuni gruppi di professionisti, in grado di assicurare una memoria istituzionale, vale a dire innanzi tutto la trasmissione delle conoscenze in ambito militare. Nel regno di Portogallo esiste un corpo di 500 balestrieri già prima che inizi il XV secolo, cui si affianca l’istituzione di una compagnia di duecento lanceri. In Italia, nel ducato di Milano del ...