L'educazione sociale
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L'educazione sociale

Sergio Tramma

  1. 192 pages
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L'educazione sociale

Sergio Tramma

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L'educazione non è più, se mai lo è stata, riconducibile esclusivamente ai luoghi e ai tempi tradizionalmente associati alla famiglia e alla scuola. Accanto e in interazione con essi c'è un'educazione informale e diffusa che agisce con modalità anche molto diverse tra loro: i mass media, i gruppi dei pari, le associazioni, le Chiese, i minuti comportamenti quotidiani. Un'educazione sociale che non può inoltre prescindere dai contesti fisici, culturali e sociali in cui si svolge e di cui si fa esperienza. Fare l'educatore oggi vuol dire tener conto di questa complessità. Questo libro affronta tali tematiche e vuole essere uno strumento utile che si rivolge sia ai corsi di laurea in Scienze dell'educazione sia ai professionisti del settore.

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Information

Year
2019
ISBN
9788858135723

1.
L’educazione è dappertutto

1.1. Una breve e indispensabile premessa:
che cos’è l’educazione sociale

L’educazione è pratica che genera acquisizione di valori, produce visioni del mondo, fornisce informazioni, stimola atteggiamenti, contribuisce a costruire comportamenti, favorisce l’acquisizione di competenze, e così via; in altri termini, saperi valoriali, comportamentali e conoscitivi. Tale è la sua scarna ma fondamentale essenza, anche se – in relazione al variare dei tempi e dei luoghi e secondo le diverse “filosofie” che la inquadrano, la definiscono e le conferiscono un senso – l’educazione può essere ampliata e/o ridotta a formazione della “persona”, a istruzione secca e funzionale di discenti di vario tipo, a paideia, a Bildung, ad addestramento a un qualche compito o dovere, al trarre fuori qualcosa da qualcuno, o al condurre questo qualcuno da qualche parte, così come può venir fatta coincidere con i processi di socializzazione, cioè di inserimento del soggetto all’interno dei contesti sociali, alla sua acculturazione e via discorrendo. In altre parole, a prescindere dal senso e dalle funzioni che le vengono attribuite, l’educazione è comunque un universale-particolare riconducibile, per quanto riguarda la sua dimensione universale, all’apprendimento di qualcosa, appunto: saperi, competenze, comportamenti, valori ecc.; un apprendimento però, per quanto riguarda la sua dimensione particolare, collocato in un certo tempo e in un certo luogo, quindi con obiettivi (espliciti e/o latenti), didattiche (formali e/o informali), intenzioni, modi, luoghi, soggetti coinvolti, contraddizioni del tutto storicamente situati.
Tutto ciò, ovviamente, non può che prescindere dal tema della valutazione e del giudizio di auspicabilità o non auspicabilità esprimibile nei confronti degli obiettivi, dei contenuti e delle modalità di apprendimento. Ma una valutazione negativa non può avere come conseguenza l’espulsione dal campo dell’educativo di quelle esperienze che producono apprendimenti considerati non virtuosi e socialmente non compatibili: questo attiene al campo dei giudizi di valore, mentre l’educare è tale, e tale deve essere considerato, anche quando si materializza in apprendimenti di segno negativo1. È quindi evidente che la pedagogia e l’educazione non possono che dirsi intrinsecamente sociali, così come il sociale è potenzialmente totalmente educativo, in tutte le sue articolazioni ed espressioni. E come tali sono considerati anche nel presente lavoro, che ha come oggetto d’attenzione l’educazione sociale, cioè un discorso di sintesi tra la dimensione sociale dell’educazione e quella educativa del sociale. Avere tale sintesi come oggetto d’approfondimento non significa, però, esaurire la propria attenzione rivolgendosi solo o prevalentemente alla componente ufficiale e istituzionale dell’educazione, ossia la scuola (il comparto formale dell’educazione), pur collocandola all’interno dello scenario sociale nel quale tale istituzione matura e agisce.
Per definire che cosa sia l’educazione sociale è possibile ricorrere a due concetti, uno più ampio e l’altro più circoscritto. In una sua possibile definizione ampia, può essere intesa come l’insieme dei processi educativi che coinvolgono gli individui, i gruppi, le collettività per tutta la durata della loro vita e in tutte le dimensioni della loro esistenza. Un insieme che costituisce un sistema formativo (di fatto) integrato, al cui interno sono presenti e interagiscono esperienze con forti connotazioni di formalità e intenzionalità, come la scuola, la Chiesa ecc., e altre esperienze con intenti educativi meno espliciti, consapevoli e dichiarati, ma non per questo meno importanti e formativi, che vanno dal gruppo dei pari all’organizzazione degli spazi urbanistici, dai mezzi di comunicazione di massa alla partecipazione a manifestazioni e organizzazioni collettive. In questo senso, l’educazione sociale coincide con l’educazione tutta, e da un punto di vista pedagogico dire che l’educazione sociale coincide con l’educazione tutta significa affermare un consapevole, quanto rischioso, “tutto e niente”, e questo perché riflettere attorno all’educazione sociale nel suo significato allargato comporta inaugurare molteplici e differenziati piani di ricerca e di interrogativi tesi alla scoperta delle forme e dei modi dell’apprendimento ovunque questi si manifestino e non sempre siano identificabili a priori in quanto educativi (il “tutto” del tutto e niente), e rintracciarli all’interno di esperienze che non si dichiarano a priori come educative e come tali non appaiono (il “niente”). Ma l’ampliamento dell’area di indagine è necessario per tentare di capire come i soggetti individuali e collettivi siano stati e sono educati dagli ambienti in cui vivono, quali siano i fattori che più di altri hanno inciso sulle loro storie di vita, come si siano autoeducati utilizzando gli strumenti e i materiali che il contesto ha messo a loro disposizione, come si siano procurati i materiali mancanti, come, a loro volta, abbiano contribuito – alcuni in maniera importante, altri in maniera impercettibile – a educare, a formare nel senso letterale della parola, parti, dimensioni e persone nei/dei loro ambienti di vita. Ma anche la definizione “universale” di educazione sociale deve essere resa particolare, contestualizzata, collocata in un tempo e in un luogo, poiché la sua identificazione e definizione risente dell’immaginario attorno all’idea di educazione e alle prassi nelle quali si concretizza, come dello stato della riflessione pedagogica nei suoi confronti. In questo senso, alle volte è ricondotta ad alcune sue configurazioni e aspetti – l’educazione sociale “circoscritta” – sicché può venir fatta coincidere con l’educazione informale2; con l’educazione diffusa (questa definizione, se non contestualizzata, rischia di essere una tautologia poiché l’educazione, nella sua dimensione sociale, è diffusa in quanto tale); con quella cosiddetta comunitaria, portando con sé tale definizione tutte le incertezze e ambiguità del termine comunità applicato al campo pedagogico-educativo; oppure con quella cosiddetta extrascolastica, cioè con quella che, secondo una visione scuola-centrica dell’educare, la vede come esterna a tale educazione intenzionale.
L’educazione visibile e invisibile. Rivolgere un’attenzione pedagogico-sociale al mondo dell’educazione significa quindi non ricondurla totalmente alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, o ad alcuni tradizionali ambiti educativi come la famiglia, cioè non ricondurla alle due esperienze considerate fondamentali, la prima, la scuola, del tutto artificiale; la seconda, la famiglia, considerata come quella “naturale” per eccellenza. La scuola, e le istituzioni educative in senso lato, così come la famiglia, costituiscono solo alcune delle componenti dello scenario educativo complessivo all’interno del quale si svolge la vita dei soggetti, e contribuiscono soltanto in parte alla costruzione delle loro storie di formazione. In altri termini, sono solo alcuni dei luoghi-tempi che concorrono a costruire lo scenario generale dell’apprendimento, non le uniche esperienze educative e, per molti aspetti, neppure le più importanti.
Osservando i processi educativi nel corso della storia dell’umanità si può constatare che una rilevante parte dello scenario è costituita dalle componenti non ufficiali, informali e cosiddette comunitarie (sistemi relazionali con esiti apprenditivi tra soggetti stabilmente residenti in un territorio limitato e legati da vincoli reciproci): in sintesi, esperienze educative non ufficiali e non formali. L’importanza di tali componenti dell’educazione sociale non si è certamente esaurita soltanto nei luoghi e nei tempi nei quali la formazione scolastica è stata residuale poiché poco diffusa o perché rivolta alle sole élite, ma permane anche in quelle società, come le attuali, nelle quali l’istituzione scuola è capillarmente presente e operante. Anche nelle società sviluppate, nelle quali si contempla un diffuso educare affidato a professionisti adeguatamente formati e si utilizzano metodologie operative sufficientemente “scientifiche”, l’educazione sociale agisce. Agisce poiché fornisce ai soggetti coinvolti in qualità di educatori (formatori) o educandi (formandi) alcuni saperi e competenze strutturali di base che interagiscono con quelli formalmente loro assegnati, per quanto riguarda sia l’essere formatori (i saperi e le competenze necessari per esserlo), sia l’essere formandi (i saperi e le competenze da acquisire nel corso dell’esperienza formativa). L’educazione sociale fornisce, infatti, saperi e competenze che possono allearsi o confliggere, più o meno rudemente, con quelli previsti dal mandato sociale o reclamati, a piccola o a gran voce, dalla cosiddetta opinione pubblica. Li fornisce prima dell’esperienza, nel corso e in seguito, anche in termini di acquisizione di strumenti per rielaborare l’esperienza stessa, per confermare o modificare il giudizio sul suo senso e sulla sua efficacia particolare e generale (per esempio, su quanto possa essere stata effettivamente funzionale alla crescita personale e/o all’inserimento professionale). La domanda che la riflessione sull’educazione sociale deve dunque porsi è quali siano quei luoghi, quei tempi e quelle azioni che ospitano esperienze che possono risultare educative, cioè che producono apprendimenti, muovendo dalla convinzione che qualsiasi luogo può esserlo, anche quelli definibili, à la Augé, nonluoghi3 i quali, anzi, risultano educativi proprio a ragione di questo loro non essere (l’estraneità di un luogo, le non-relazioni che vi si svolgono educano all’idea e alla pratica di estraneità). Così come per i luoghi, vi sono anche spazi temporali che ospitano esperienze educative (la scuola, l’aggiornamento professionale ecc.), ma educativo può essere qualsiasi tempo, anche il più apparentemente debole, come quello degli spostamenti, dell’intrattenimento individuale e/o collettivo, del consumo. E non si apprende solo nel tempo “orizzontale”, che ospita contemporaneamente le diverse dimensioni dell’esistenza: si apprende an...

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Tramma, S. (2019). L’educazione sociale ([edition unavailable]). Editori Laterza. Retrieved from https://www.perlego.com/book/3461691/leducazione-sociale-pdf (Original work published 2019)

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Tramma, Sergio. (2019) 2019. L’educazione Sociale. [Edition unavailable]. Editori Laterza. https://www.perlego.com/book/3461691/leducazione-sociale-pdf.

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Tramma, S. (2019) L’educazione sociale. [edition unavailable]. Editori Laterza. Available at: https://www.perlego.com/book/3461691/leducazione-sociale-pdf (Accessed: 15 October 2022).

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Tramma, Sergio. L’educazione Sociale. [edition unavailable]. Editori Laterza, 2019. Web. 15 Oct. 2022.