Scuola e cittadinanza
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Scuola e cittadinanza

Per la formazione etico-politica dei giovani

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Scuola e cittadinanza

Per la formazione etico-politica dei giovani

About this book

L’educazione alla cittadinanza e all’ambiente è stata portata al centro della vita scolastica, soprattutto nelle scuole medie inferiori e superiori, col la legge n.92 del 2019. E intorno al tema si è articolata un’intensa ricerca sia teorica sia operativa, proprio per supportare l’azione delle scuole.
Il presente volume intende fissare i punti fermi per attuare questa formazione sempre più necessaria per abitare la società complessa del XXI secolo: Democrazia, Europa, Costituzione,
Orientamenti ideologico-valoriali e Formazione ad essere cittadini attivi e responsabili. Sviluppando una coscienza etico-politica che poi potrà crescere e maturare con le esperienze dell’età più adulta. E far anche resistenza ai populismi, sovranismi e razzismi che sono, oggi, purtroppo, di nuovo in ascesa.

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Information

1. Cos’è l’Europa?

È l’erede di tre grandi tradizioni storiche: l’antichità mediterranea e greco-romana, poi il cristianesimo primitivo e medievale, infine la formazione degli stati nazionali moderni, simili per strutture economiche e culturali e anche politiche, se pure in costante lotta tra loro per l’egemonia. Dall’antichità abbiamo ereditato il modello della polis , col ruolo dell’ agorà e del demos , come pure quello del mito e della filosofia che fanno patrimonio etico/spirituale comune, come poi da Roma abbiamo tratto l’idea della civitas come insieme plurale di soggetti diversi accomunati dal diritto e dall’autorità dello stato. Dal cristianesimo abbiamo ricevuto l’idea della communitas , che si fonda su agàpe e fa unità di valori vissuti insieme alla luce del principio di uguaglianza umana, di cui la Chiesa era testimone e vettore operativo (almeno in teoria). Dal moderno ci sono venuti un’idea nuova di stato e i tre principi della rivoluzione francese (libertà, uguaglianza e fratellanza) che ancora fanno regola, arricchendosi anche della tradizione socialista che vi aggiunge la solidarietà economica, etica e civile e l’emancipazione di tutti. Tutto ciò si è poi intimamente mescolato e via via decantato a livello e teorico e politico e ci ha consegnata un’idea di democrazia alta e complessa da saper attuare e rivivere, in interiore , con impegno e tenacia e da tutti, a ogni livello per-essere-cittadini. Allora l’Europa è stata ed è la testimone di una delle civiltà più aperte e ricche, in ogni senso, del mondo che deve tutelare, aggiornare e diffondere senza volontà di egemonia ma come modello inquieto ed esemplare insieme. Forse il modello più adatto al quadro-mondo attuale così, appunto, complicato e disorientato e privo di un’idea di governo comune, pur avendone sempre più bisogno.

2. L’Europa dopo il 1945. E su su fino ad oggi

È stata proprio l’Europa del dopo-’45 (poi anche attraverso la guerra fredda e il 1989) a dar vita alla costituzione dell’Unione Europea e al suo farsi terza potenza mondiale, tra America e Asia, per economia e prestigio politico e ancor più come cantiere della cultura etico-politica nella sua accezione spiritual-culturale più alta e attuale. Col dopo-’45 fu liquidata ogni ansia di egemonia nazionale e la stessa idea di nazione andò in penombra e, ragionevolmente, proprio alla luce degli orrori attuati e subiti. Lì si rilanciarono le tradizioni più democratiche, tra Inghilterra e Francia, arricchite dalla stessa esperienza statunitense resasi più vicina sotto molti aspetti (economici, politici, culturali) che entrò così in un dialogo costante con l’Europa. Lì presero corpo nuove Carte Costituzionali nettamente democratiche, come avvenne in Italia nel 1948 e dopo un dibattito di altissima qualità tenutosi nell’ Assemblea Costituente. Poi con la guerra-fredda, al di là del netto scontro ideologico, si fronteggiarono e si scambiarono due modelli valoriali spesso in forma assai dura e con deviazioni diverse e parallele (totalitarismo a Est, nel “socialismo reale”; consumismo e mercato sempre più pressanti nell’Ovest capitalistico), ma al livello più critico e più libero crebbe un confronto tra i due modelli che dette poi i suoi frutti ideali dopo l’89, quando l’Ovest integrò l’Est e anche rilesse più criticamente se stesso, come aveva fatto già l’atmosfera cultural-politica del ’68 e dintorni. Anche se tali frutti furono ben presto lasciati da parte per acclamare la vittoria definitiva dell’Occidente nel suo volto tutto connesso al suo status presente, letto ormai come “fine della storia”. Nel contempo nacque l’Unione Europea, definitivamente nel 2007, ma cresciuta già dagli anni Cinquanta in poi fino a raggiungere la partecipazione di 27 paesi e che nel 1993 ebbe a fissare a Maastricht le sue quattro libertà arricchite poi a Schengen e nel 2002 a creare l’euro come moneta comune e nel 2012 a ricevere il premio Nobel per la pace (ma anche per la sua idea di democrazia e del valore assoluto dei diritti umani). Così il modello etico-politico europeo auspicato da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi già nel 1941, col testo Per l’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto, pubblicato poi nel 1944, prendeva finalmente corpo.
L’Europa di oggi è questo cantiere di democrazia avanzata, pur tra frenate e dissensi e sbandamenti e timidezze, tra nazionalismi e neofascismi revenant , e va per questo tutelata e potenziata e pertanto conosciuta e interiorizzata come il nostro attuale compito e destino. A partire proprio dalle generazioni più giovani.

3. Il compito attuale dell’Europa

È netto e ben evidente: è quello di sviluppare la democrazia aperta del nostro tempo e di riaffermarne la fedeltà ai suoi valori/principi e alla luce di essi risolvere i problemi che si sono via via presentati e che si presenteranno come urgenti e imprevisti. Tra gli urgenti si pensi solo alle immigrazioni dal terzo e quarto mondo, che purtroppo sono state gestite senza vera strategia politica e hanno prodotto uno scandalo per l’Europa stessa (come evidenziano le decine e decine di migliaia di uomini e donne e ragazzi lasciati morire nel Mediterraneo nell’attraversare quel mare per fuggire da guerre e fame e dittature e proprio affrontando quel mare che ha fatto l’Europa alle sue origini e non può esser guardato solo come un confine da trascurare, oggi). Oppure al rinascere di neofascismi che spesso prendono quota proprio attraverso il rifiuto netto degli immigrati contro cui si reclamano e muri e ghetti e respingimenti durissimi: atteggiamenti che stanno di nuovo inquinando la coscienza europea con manifestazioni e partiti che l’Europa stessa sperava di non rivedere mai più e che oggi deve combattere con durezza. Tra gli imprevisti si pensi solo alla Brexit, che ha creato un vulnus e un precedente nella comunità assai problematico. Oppure la vicinanza di sovranisti-populisti (gruppi e stati) alla Russia di Putin, un paese-regime assai lontano dall’idea di democrazia dell’Europa.
Resta comunque centrale ripensare e affinare sempre più quel modello europeo di democrazia e sotto molti aspetti: relativo all’uso e al rispetto stesso della natura, ai problemi dell’inquinamento, a quelli dell’uguaglianza sociale, come del dar vita a una societas ecosolidale, del garantire a tutti il diritto ad avere diritti senza ledere quelli degli altri, del dar forma allo stato che sia un servizio alla comunità equo e forte e, appunto, democratico ovvero aperto il più possibile alla società civile in modo da garantirne e il pluralismo e la laicità e la libera partecipazione ma regolata dialetticamente. Un cammino ancora aperto di democrazia matura che deve esser sostenuto anche e proprio dalla e nella coscienza dei cittadini europei per farsi lì e da lì principio-di-cittadinanza vissuta. Cammino complesso che deve superare le timidezze dell’Unione a livello politico, che deve svilupparsi a livello istituzionale (in una Costituzione? sì, anche), che deve oltrepassare le sabbie mobili della postdemocrazia in marcia, da controllare nei suoi statuti ed effetti e da contrastare col modello appunto della democrazia matura da rilanciare in modo organico sia come etica collettiva sia come strategia di governo.

4. Un’idea di cittadinanza da rilanciare a livello mondiale

Diciamolo in breve, tale modello di cittadinanza, che sta crescendo e deve crescere in Europa, deve poi farsi insieme e modello sempre più planetario e vissuto reale dei cittadini, oggi europei e domani del mondo. Sì, tale modello sia pure tra difficoltà, blocchi e regressioni sta al centro della cultura europea e lì va tutelato con decisione, decantandone le potenzialità e sociali e economiche e etico-politiche: come la cultura politica sta facendo, anche se dovrebbe farlo con più vigore rispetto proprio alle generazioni millennials spesso distratte rispetto a questi problemi. E spesso terreno di cultura dei neoestremismi.
Tale cittadinanza sta all’incrocio di quattro principi generali e di tre atteggiamenti etici. I principi (che vanno letti proprio come Principi) sono quelli della Comunità da sviluppare anche operativamente sempre di più, della Laicità (come pluralismo sempre tutelato e insieme dialogico), della Partecipazione attiva e dialettica (da potenziare nell’ottica ancora del dialogo), dell’Autocoscienza vissuta di valori/fini comuni e riconosciuti (quelli qui citati e quelli che stanno alla base delle Costituzioni attuali e che vedremo in un’altra parte di queste annotazioni con riferimento all’Italia): principi che vanno resi sempre più generali nel vissuto dell’uomo planetario che va con decisione formato a sua volta, come ebbe a ricordarci trent’anni fa Padre Ernesto Balducci. Poi ci sono le etiche: quella della Comunicazione alla Apel che reclama un discorso collettivo legato alla razionalità argomentativa e che dia un posto adeguato alla stessa razionalità scientifica; quella dell’Impegno cara a Sartre che esige partecipazione convinta al dialogo e fedeltà costante ai principi-chiave condivisi e che fa impegno comune vissuto; quella della Responsabilità tipica di Weber e poi anche di Jonas che postula competenza e ottica di bene comune posti al centro dell’agire già privato e poi collettivo. Come si vede si tratta di un lavoro assai complesso e duraturo tutto da fare in molte regioni del mondo, e non per volontà di rilanciare forme di egemonia europea, bensì per fare via via e sempre di più del Mondo un consesso articolato ma convinto di Democrazie mature ergo aperte e vissute in interiore dentro un consesso di popoli liberi. Un’utopia? Forse, anche, ma costruttiva e che fa speranza e compito insieme. In una prospettiva diciamo eco-solidale, che significa: 1) che controlla le tecniche nel loro impatto con la natura, che ripensa la natura e il mondo sociale alla luce del modello-ecologico, oggi sempre più in sè organico e rigoroso e attuale, come pure funzionale e urgente per pensare/organizzare la nostra attuale civiltà; 2) poi che sviluppa un’ecologia sociale e la pone a regola e formativa e attuativa nello stesso agire sociale, ponendone al centro il principio del dialogo e quello della solidarietà, sostenuti sempre da scienza critica e razionalità aperta, ergo orientati dalla riflessività filosofica, appunto critica, dialettica e critica-critica (ovvero radicale, decostruttiva e ri-orientativa anche di se stessa).

5. Il compito … pedagogico!

Ma chi potrà tutelare e svolgere e integrare/correggere questo cammino a livello sì anche europeo ma poi soprattutto planetario? Ebbe già a indicarcelo, nel 1916 (anno di guerra; e di che guerra!), Dewey, riprendendolo poi anche più tardi nell’atmosfera del New Deal e consegnandocelo di nuovo nel testo Problemi di tutti. Nel ’16 fu messo al centro in Democrazia e educazione che resta una delle opere chiave del filosofo americano e che lega strettamente le due prospettive, rendendole dialetticamente congiunte attraverso un’opera di formazione capillare, costante e ben nettamente orientata ai principi-valori e alle prassi della democrazia. Dove? E nella scuola, e nell’informazione e nella società civile, tramite un agire educativo di cui oggi conosciamo assai meglio la funzione, le regole e gli obiettivi e che proprio la Pedagogia sta ripensando come suo impegno primario. Pedagogia che oggi non è più la “Musa modesta” evocata da Croce, bensì un sapere scientifico-critico sempre più di sintesi ricca e complessa e di preciso impegno per la democrazia, che solo così esce dal mondo astratto delle idee e si fa canone applicato nell’esperienza formativa dei popoli e regola massima della vita stessa e dei singoli e delle istituzioni e lì presente come idea-chiave della formazione. Un lavoro da fare e su scala massima e di cui la pedagogia, come interlocutrice dialettica della politica e mai né ancella né mosca cocchiera di questa (e si pensi alla fine lectio di Gramsci o di Maritain oltre che di Dewey), deve farsi carico. Sia ripensando se stessa alla grande (anzi: molto in grande!) e sia progettando vie formative sempre più efficaci e diffuse poste in essere secondo una ripetibilità adattiva ai diversi contesti socio-culturali. Cosa che fa, ma che deve fare con più acribia e più netta tensione etica, emancipandosi dai diktat delle nuove Ideologie, a cominciare da quella, imperante e in molti modi, del Mercato, che, sotto sotto, oggi, la sta catturando e inglobando per renderla funzionale ai suoi fini non formativi bensì squisitamente, appunto, mercantili.

6. Postilla

Il 2020 è stato per l’Europa e le sue istituzioni unitarie un vero banco di prova e un’occasione di sviluppo. La pandemia del Covid-19 ha messo in crisi popoli e stati e modelli di tutela della cittadinanza. Per un lato ha spiazzato un fascio di falsi problemi secondo un’ottica comunitaria, tipo quello dei migranti-nemici-che-ci-invadono (che è evento invece da gestire insieme con regole e accordi) o quello del volere-confini-impenetrabili (che si è ben visto è solo un vago sogno irrealizzabile e di fatto e di diritto) oppure il ritorno dei nazionalismi/sovranismi che lacerano il tessuto comune. Da qui si è imposto con forza il problema classico della cittadinanza europea. L’evento-virus ha fatto emerg...

Table of contents

  1. Copertina
  2. SCUOLA E CITTADINANZA
  3. Indice dei contenuti
  4. PREMESSA.
  5. Bibliografia
  6. I. L’IDEA-GUIDA: QUALE CITTADINANZA PER IL XXI SECOLO?
  7. Bibliografia
  8. II. PER UNA CITTADINANZA DEMOCRATICA MATURA: RIFLESSIONI SULL’EUROPA
  9. Premessa
  10. 1. Cos’è l’Europa?
  11. 2. L’Europa dopo il 1945. E su su fino ad oggi
  12. 3. Il compito attuale dell’Europa
  13. 4. Un’idea di cittadinanza da rilanciare a livello mondiale
  14. 5. Il compito … pedagogico!
  15. 6. Postilla
  16. Bibliografia
  17. III. LA FORMAZIONE ETICO-POLITICA A SCUOLA: A COMINCIARE DALLA COSTITUZIONE
  18. 1. Conoscere la Carta
  19. 2. Comprenderne e assimilarne i valori
  20. 3. La Carta: e contro e oltre
  21. Bibliografia
  22. IV. ORIENTAMENTI-CHIAVE DELLA POLITICA ATTUALE: DESTRA, SINISTRA, CENTRO
  23. Premessa
  24. 1. Cos’è la Destra?
  25. 2. E cos’è la Sinistra?
  26. 3. E il Centro?
  27. 4. Postilla
  28. Bibliografia
  29. V. PER L’AMBIENTE E CON L’ECOLOGIA
  30. Bibliografia
  31. VI. CONTRO LA DISINFORMAZIONE
  32. Bibliografia
  33. VII. COME SI FA UNA SCELTA POLITICA PERSONALE E LIBERA, CRITICA E CONSAPEVOLE?
  34. 1. A partire da un habitat anche ideologico... ripensato...
  35. 2. ...alla luce di valori condivisi in piena coscienza...
  36. 3. ...e riletti sempre in modo critico alla luce del principio dei diritti umani
  37. 4. Con un lavoro di autocoscienza personale costante
  38. 5. A cominciare dalla giovinezza
  39. Bibliografia
  40. VIII. TRE FRONTIERE FORMATIVE EXTRASCOLASTICHE: SERVIZIO CIVILE, VOLONTARIATO, MOVIMENTI PER…
  41. Il servizio civile
  42. L’associazionismo volontario
  43. Movimenti per…
  44. Bibliografia
  45. Appendice documentaria
  46. AUTORE
  47. INDICE DEI NOMI
  48. UNIVERSALE STUDIUM