John J. Pershing
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John J. Pershing

Brendan Connors, AA.VV.

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Brendan Connors, AA.VV.

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Nato nel settembre del 1860 nel Nord-Est del Missouri, cadetto all'Accademia militare di West Point, John Pershing non pareva essere particolarmente predisposto per la carriera militare, che fu invece straordinaria: da ufficiale di cavalleria combatté contro i nativi nel West, fu insegnante di Scienze militari, prese parte alla guerra di Cuba e guidò la campagna contro i Moro nelle Filippine. Osservatore in Giappone durante la guerra russo-giapponese, comandò la spedizione in Messico contro Villa. Promosso generale, nel maggio 1917 fu a capo dell'American Expeditionary Force, destinato a combattere al fianco delle forze dell'Intesa nella Grande Guerra. Tornato in America, fu nominato General of the Armies, il più alto grado dell'esercito americano.

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Information

Publisher
Pelago
Year
2022
ISBN
9791255010364

John J. Pershing

di Brendan Connors

Introduzione

Il generale di divisione (major general) John Joseph Pershing sbarcò a Boulogne la mattina del 13 giugno del 1917, diventando in questo modo il primo soldato americano della storia a mettere piede sul Vecchio Continente in tempo di guerra. A quella data aveva cinquantasette anni e la saggezza che gli derivava da un gran numero di campagne militari. Alto, severo, forte, con larghe spalle e corti baffi, Pershing incarnava l’ideale del soldato. Per decisione del presidente Woodrow Wilson, fu nominato comandante supremo dell’American Expeditionary Force: il corpo di spedizione militare americano. Sarebbe stato l’incarico di gran lunga più significativo della sua carriera.
La dichiarazione di guerra degli Stati Uniti alla Germania, il 6 aprile del 1917, costituì l’opportunità di ricompensare la Francia per il suo contributo alla guerra d’Indipendenza americana, intrecciando in questo modo la sorte di Pershing al futuro dell’Europa e alla reputazione del proprio Paese. Poiché in tempo di pace il governo americano aveva scelto di non prepararsi per una guerra, la reazione di iniziale sgomento da parte di Pershing di fronte alle nuove, immense responsabilità fu comprensibile. Avrebbe scritto più tardi a tale proposito:
La considerazione del peso delle responsabilità di questo nuovo alto incarico sul momento mi scoraggiò. Di fronte alla Grande Guerra mi trovai al comando di un esercito teorico che non era ancora costituito e che doveva essere equipaggiato, addestrato e mandato all’estero. Eppure non avevo nessun dubbio sulla mia capacità di svolgere l’incarico affidatomi.
D’altronde, l’opportunità di servire il Paese fu offerta solo a pochi uomini e Pershing si considerò particolarmente fortunato per aver scelto la carriera militare, in cui si era distinto per la tenacia e il senso del dovere. Più volte, nel corso della sua vita e soprattutto in seguito alla sua nomina nel 1919 a capo di Stato maggiore dell’esercito – che gli giunse del tutto inaspettata –, Pershing si chiese se gli esseri umani non fossero altro che creature in balìa del destino.
Un’analogia fra la carriera di Pershing e il percorso di trasformazione degli Stati Uniti nella maggiore potenza mondiale può far meglio comprendere la figura del generale americano. Subito dopo la laurea a West Point, nel 1886, il giovane sottotenente si recò nel Nuovo Messico e successivamente prese parte alle operazioni per la “pacificazione” dei nativi americani, spianando la strada al popolamento del “Far West” secondo quell’idea del Manifest Destiny attraverso cui si esprimeva la convinzione che gli Stati Uniti avessero la missione di espandersi sino alla costa del Pacifico.
In seguito, durante la guerra ispano-americana, Pershing combatté a Cuba per estendere l’egemonia degli Stati Uniti, affermandone la supremazia secondo la “dottrina Monroe” del 1823, che ribadiva la totale estraneità degli Stati europei sulle terre del continente americano. Con la conclusione di quel conflitto e l’annessione delle isole Hawaii, il Paese iniziò a diventare una potenza imperialista. Pershing, nel 1899, lavorava a Washington per gestire il controllo delle isole. Fu poi incaricato del mantenimento della legge militare nella sottomissione dell’etnia moro nelle Filippine. Il Paese iniziava a far sentire il suo peso nel mondo con la presidenza di Theodore Roosevelt, sotto la quale avvenne la costruzione del canale di Panama, fu celebrata la conferenza di pace al termine della guerra russo-giapponese nel New Hampshire e fu fatta partire la Grande Flotta Bianca, la squadra navale statunitense formata da 16 corazzate organizzate in 4 divisioni navali, che fece il giro del mondo tra il 1907 e il 1908, allo scopo di dimostrare al Giappone che la marina Usa poteva arrivare ovunque.
Quando gli Stati Uniti entrarono nella Grande Guerra, il 6 aprile del 1917, erano già una grande potenza industriale e, durante il conflitto, New York diventò il centro finanziario del mondo, sopravanzando Londra.
Una volta in pensione, Pershing divenne tutor degli ufficiali che avevano servito sotto il suo comando con vari incarichi.
Di particolare importanza fu la sua influenza sulla carriera del suo assistente George Marshall con cui aveva uno stretto rapporto, avendolo quasi adottato come un figlio. Pershing fu anche il solo, tra gli esponenti di governo e forze armate Usa, che Marshall volle al suo matrimonio nel 1930. Questi vedeva in Pershing un esempio: molto amichevole nella vita privata, ma molto duro nel servizio attivo. Fu Marshall ad aiutare Pershing nella stesura delle sue memorie, mitigando l’eccesso di parzialità di alcuni suoi giudizi.
Nel 1935 Pershing, in visita dal presidente Franklin Delano Roosevelt, gli chiese la promozione di Marshall a generale di brigata, che però non fu presa in considerazione poiché il capo di Stato maggiore dell’esercito Douglas MacArthur pensava a lui alla guida della fanteria. Negli anni precedenti la Seconda guerra mondiale, Marshall lavorò nell’esercito allo sviluppo di piani nel caso di un futuro conflitto in Europa.
Negli ultimi anni, mentre Pershing era ricoverato all’ospedale Walter Reed, Marshall andava a trovarlo ogni due settimane e, quando la guerra scoppiò nel settembre del 1939, Marshall fu scelto dal presidente Franklin Delano Roosevelt come capo dello Stato maggiore, caldamente raccomandato da Pershing: si trovò così a capo dell’organizzazione dell’esercito che ebbe allora il momento di più grande sviluppo in tutta la storia americana, superiore persino a quello dell’American Expeditionary Force (Aef) nella Grande Guerra. Per liberare la Francia occupata dai nazisti progettò insieme ai suoi generali l’invasione con mezzi anfibi iniziata il 6 giugno del 1944 con lo sbarco in Normandia. Nel secondo dopoguerra sarebbe diventato famoso nel mondo per il piano Marshall, che permise la ricostruzione dell’Europa.
Altrettanto importante fu il rapporto fra Pershing e Douglas MacArthur. Questi prestò servizio nella fanteria con l’Aef in Francia, distinguendosi per il suo coraggio. Come Pershing, anche MacArthur proveniva da West Point, dove era stato capitano maggiore della sua classe. Considerava Pershing il tipico ufficiale del vecchio esercito, dalla divisa immacolata, rispettoso della disciplina e dal comportamento formale. Pershing, da parte sua, lo considerava un capo delle truppe straordinario al fronte, che lui stesso avrebbe voluto come proprio comandante.
Nel novembre del 1930 MacArthur diventò capo dello Stato maggiore a Washington e, in questa veste, chiese spesso il parere di Pershing. Svolse un ruolo cruciale nelle Filippine sul fronte del Pacifico, dove fu consigliere militare, e divenne, nel 1941, comandante delle forze armate in Medio Oriente. Prestò successivamente servizio come comandante dell’esercito americano nella guerra di Corea nel corso della quale, sentendosi spesso solo, si era fatto coraggio pensando a Pershing e alla sua esperienza a capo dell’Aef in Francia.
Anche su George Smith Patton fu notevole l’influenza di Pershing. Erano entrambi ufficiali della cavalleria ed entrambi non tolleravano alcuna negligenza. Patton emulava il suo comandante, di cui apprezzava lo stile di vita militare, sullo stesso piano delle truppe e senza alcun privilegio di grado. Come il suo mentore, Patton avrebbe spinto le sue truppe all’estremo, diventando un eroe grazie ai successi ottenuti in Francia durante la Seconda guerra mondiale a capo della III Armata americana.
L’eredità di Pershing non si ferma alle imprese compiute durante la Grande Guerra, che contribuirono a sconfiggere gli imperi centrali e a riportare la pace in Europa. Il suo vero lascito agli Stati Uniti e al suo esercito fu un contributo che permise al Paese di trasformarsi nella potenza che avrebbe deciso le sorti della politica globale all’indomani della fine della Seconda guerra mondiale.

La gioventù e la vita famigliare di Pershing

Il 2 ottobre del 1749 l’alsaziano Frederick Pfoershing giunse a Filadelfia dopo un pericoloso viaggio durato sei mesi. Era in fuga dalla persecuzione della monarchia francese nei confronti degli ugonotti, come lui. Non disponendo di mezzi economici, fece il tessitore e il carraio per un periodo di diciotto mesi. Alla fine si stabilì con la moglie Maria Elizabeth a York, in Pennsylvania, e cambiò il cognome nell’anglicizzato “Pershing”.
Più di cento anni dopo – nel 1858 per essere precisi – un suo pronipote, John Fletcher Pershing, si recò nel West, stabilendosi nel Missouri insieme alla moglie Anne Elizabeth. Da quell’unione nacquero otto figli, di cui tre morirono in tenera età. L’uomo trovò lavoro come caposquadra in un cantiere che si occupava della costruzione di rotaie per il tratto ferroviario fra Hannibal, sul fiume Mississippi, e St. Joseph, sul fiume Missouri. Ambizioso e gran lavoratore, John Fletcher aprì una drogheria e si trasferì con Anne Elizabeth nel piccolo paese di Laclede, nel Nord-Est del Missouri. Lì, il 13 settembre 1860, nacque il primogenito e futuro generale delle forze armate John Joseph Pershing: da sempre chiamato “Jack” in famiglia, in paese era meglio conosciuto come “Johnny”.
Sette mesi dopo la nascita di Jack Pershing, nell’aprile del 1861, scoppiò la guerra di Secessione americana. Sebbene la schiavitù fosse legalizzata in base al Compromesso di Missouri del 1820, John Fletcher era un devoto unionista e si batteva per la libertà degli uomini. Anne Elizabeth, che era originaria del Tennessee e aveva famigliari che combattevano per la Confederazione, provava sentimenti contrastanti, a dimostrazione dell’effetto dirompente che la guerra aveva anche all’interno delle stesse famiglie. In quel periodo il Missouri era un luogo popolato da banditi sia per la sua posizione geografica, che lo vedeva prossimo alla frontiera, sia per la tensione interna dovuta all’acceso dibattito sul tema dello schiavismo. A rischio della vita, sul tetto della propria casa John Fletcher teneva esposta la bandiera dell’Unione cucita da Anne Elizabeth, minacciando di sparare a chiunque osasse rimuoverla. Non molto tempo dopo, nel 18 giugno del 1864, il negozio di John Fletcher fu saccheggiato dai sudisti e il proprietario scelse di non combattere, salvando in questo modo la propria vita oltre a quella della moglie e del figlio.
Durante il conflitto John Fletcher vendeva i suoi prodotti ai volontari del Missouri, che prestavano servizio nell’esercito unionista: spazzolini da denti, coltelli a serramanico, tabacco, sigari, pettini, aringhe affumicate, biscotti e sale. Della sua fanciullezza il figlio Jack avrebbe ricordato più tardi: «Ho visto molti soldati da bambino e mi piaceva stare con loro». Infine, dopo la pace, nell’aprile 1865, sebbene il Missouri fosse rimasto una regione turbolenta, lo Stato beneficiò di un boom economico e John Fletcher estese le sue proprietà immobiliari: comprò una nuova casa, due fattorie di 65 ettari e un deposito di legname.
Gran parte della gioventù di Jack trascorse felice e spensierata. Dopo di lui nacquero altri cinque fratelli: James, Ward, Mary Elizabeth, Anna May e Grace. Alla famiglia piaceva la musica e fra i ricordi più lieti di Jack vi era suo padre che suonava il pianoforte mentre l’intera famiglia lo accompagnava con il canto.
A Laclede non vi erano molti svaghi, a parte la caccia agli animali selvatici, come conigli, oche, polli e quaglie, e la pesca nei vicini ruscelli, dove il pesce era abbondante; i ragazzi del paese si divertivano a fare il bagno negli stagni. A volte Jack era irrequieto e dispettoso: rubava meloni dal frutteto vicino e veniva puntualmente punito dalla madre, da cui i figli appresero l’importanza degli obblighi morali nella vita. Il padre John Fletcher era un seguace della Chiesa metodista a Laclede e la famiglia andava a messa ogni domenica. John Fletcher inculcò nel suo primo figlio una rara combinazione di etica del lavoro e ambizione che gli sarebbe tornata utile nella carriera militare, mentre la madre gli insegnò la perseveranza. Dalla madre, Jack e i suoi fratelli impararono a scrivere prima di entrare nella scuola pubblica, che nella rurale Laclede era composta di una sola classe con studenti di varie età.
La crisi economica del 1873 colpì duramente la famiglia Pershing. John Fletcher aveva fatto diversi investimenti chiedendo finanziamenti e indebitandosi eccessivamente. Senza via di uscita, si trovò costretto a vendere quasi tutti suoi i beni e a lavorare come commesso viaggiatore per sbarcare il lunario. Era una dura sconfitta per un uomo che si era fatto da sé e che aveva sempre creduto che tutti i suoi figli avrebbero potuto studiare all’università.
John Fletcher informò il tredicenne Jack che non disponeva più dei fondi per mandarlo all’università e che di giorno avrebbe dovuto lavorare come bracciante agricolo per sostenere la famiglia. Fu il primo cruciale passaggio nella vita di Jack: nessuno poteva immaginare che in futuro sarebbe salito al grado più alto dell’esercito americano. Invece di abbandonare gli studi, il maturando John studiava di sera, mantenendo vivo il sogno di andare all’università, pur senza apparenti speranze.
Nel 1875 Laclede fu colpita da siccità e da un’invasione di cavallette che rovinarono il granoturco, avvenimento che costrinse il capofamiglia a vendere perfino la fattoria. In tali circostanze non sembrava che vi fossero molte scelte per il sedicenne John. Dopo la conclusione degli studi obbligatori, nel 1876, decise pertanto di sostenere l’esame per l’abilitazione all’insegnamento e, nonostante la mancanza di una piena istruzione formale, trovò impiego nella scuola separata per neri di Laclede, nel 1878. Sebbene avesse solo diciotto anni, John dovette affrontare molti problemi di carattere razziale, come quando all’inizio dell’anno i genitori degli studenti neri si mostrarono restii a mandare i figli in una scuola con un insegnante che non fosse di colore. Una volta cominciato il lavoro, John dovette anche subire la disapprovazione dei suoi concittadini bianchi che non vedevano di buon occhio il diritto all’istruzione dei neri. Imperterrito nel suo proposito, rafforzò la sua convinzione circa la giustizia dell’istruzione pubblica per tutti, in accordo con la legge. Tuttavia, gli studenti cui insegnava erano molto più grandi e più adulti di lui e l’unico modo per sopravvivere era pretendere una rigida disciplina in aula.
L’anno seguente John trovò un posto come insegnante in una scuola per bianchi nel piccolo paese di Prairie Mound, distante 16 chilometri da Laclede. Divenne responsabile di quarantacinque studenti di età compresa fra sei e ventuno anni. Durante la settimana lavorativa dimorava in una fattoria vicina e tornava a Laclede dopo la lezione del venerdì, per poi fare il viaggio inverso la domenica. Rimase a Prairie Mound per due anni, guadagnava bene per essere un giovane insegnante (40 dollari al mese) e risparmiava nella speranza di riuscire ad andare all’università. Come insegnante Pershing era costretto a comportarsi in un modo molto più maturo rispetto ai suoi anni. In seguito, ripensando a quel periodo, si sarebbe reso conto di aver appreso molto, specialmente riguardo alla gestione di persone e sottoposti.
Nella primavera del 1880 John cominciò a studiare alla Normal School di Kirksville, un istituto specializzato nella formazione per insegnanti della scuola pubblica. Distante circa 100 chilometri da Laclede, nel Nord-Est del Missouri, Kirksville era il più grande paese che egli avesse mai visto, anche se non era nulla più di una cittadina tranquilla di tremila abitanti. Nel primo anno studiò letteratura inglese e americana, ortografia, geografia fisica, algebra, geometria e pedagogia, mentre nel secondo anno educazione civica, fisiologia, fisica, latino, disegno e musica. A Kirksville, sviluppò anche una passione per la giurisprudenza, ma non era un grande oratore e non si sentì mai interamente a suo agio quando parlava in pubblico né in veste di insegnante né, successivamente, di militare, quando avrebbe dovuto fare discorsi all’esercito. Nello stesso periodo anche la sorella Mary Elizabeth studiava a Kirksville, e i due fratelli passavano molto tempo assieme.
Un secondo momento di svolta nella vita di John J.Pershing fu nel 1881, quando si iscrisse a un concorso a Trenton, nel Missouri. In gioco vi era la selezione di un solo cadetto per la storica accademia militare di West Point, a Highland Falls nello Stato di New York. John aveva studiato molto, in vista dell’esame, aiutato da Mary Elizabeth. L’esame scritto verteva su storia americana, diritto civile e aritmetica. Chi superava la prima prova accedeva all’orale, che prevedeva domande di grammatica e geografia. John superò l’esame rispondendo in modo corretto a una domanda sulla costruzione della frase «I love to run» (“Mi piace correre”). Il ragazzo, che non aveva mai lasciato il Missouri, sarebbe partito per New York quell’inverno, spostandosi più di 1500 chilometri a est.

West Point e i primi anni della carriera militare

John non si sentiva particolarmente predisposto per la carriera militare, anzi, ma dopo aver lavorato e risparmiato per i suoi studi a Kirksville vedeva nell’accademia di West Point un’opportunità per l’istruzione universitaria gratuita. Partì per Highland Falls nel gennaio del 1882, all’età di ventuno anni. Quel primo inverno si trovò in un ambiente completamente diverso e con un clima molto più rigido di quello a cui era abituato. Parlava lentamente, nel modo tipico del Midwest, e aveva qualche anno in più degli altri cadetti, il che rese difficile all’inizio l’amicizia con le altre reclute. Inoltre era piuttosto timido e doveva studiare per gran parte del tempo con il colonello Caleb Huse – anche lui ex allievo di West Point – per prepararsi per l’esame d’ingresso all’accademia. I futuri cadetti si dedicavano allo studio e, in virtù della pressione loro imposta, si creavano vincoli duraturi. Alla nascita di legami contribuì, infine, il fatto che, come John, anche la stragrande maggioranza dei giovani fosse costituita da figli di coltivatori dei paesi rurali.
West Point è un’accademia ricca di storia e di tradizioni radicate, che contava allievi famosi come Ulysses S. Grant, Robert E. Lee, Thomas “Stonewall” Jackson e William Tecumseh Sherman, solo per citarne alcuni. In particolare, John riteneva Grant – comandante supremo dell’esercito unionista nella guerra di Secessione – il più grande generale nella storia americana nonché il proprio eroe. Quando l’ex presidente fece visita a West Point per una cerimonia, Jack colse in lui tratti che lo distinguevano da chiunque altro. I precedenti illustri e la disciplina all’accademia erano i principali fattori di quel clima che motivava John, che si distinse per l’osservanza dei doveri, l’assidua presenza e l’accuratezza fin nei minimi dettagli: tutte caratteristiche che lo avrebbero reso un ottimo istruttore militare. Sebbene si isolasse spesso, si fece notare per i modi educati e il carattere equilibrato, ammirato per queste caratteristiche ma non molto amato dai cadetti suoi pari, dei quali era di qualche anno più anziano, e che però lo ritennero adatto a essere responsabile di classe al primo anno.
La disciplina a West Point era assai rigorosa, per i tempi, perfino per un’accademia militare: poiché l’alcool era proibito, gli ufficiali ispezionavano le camere e l’aspetto dei cadetti varie volte al giorno; buona parte degli studenti si ritirava per la durezza dell’ambiente. Anche John, nel primo periodo, accumulò una lunga serie di sanzioni disciplinari, ma non per questo perse il suo senso dell’umorismo. In quanto cadetti del primo anno – i cosiddetti “plebei” – John e i suoi compagni furono soggetti al “nonnismo” delle classi superiori, cui però non sottostavano del tutto reagendo con scherzi appena se ne presentasse l’occasione. Al termine dei primi due anni di servizio a West Point, ai cadetti fu conferita una licenza durante la quale Pershing si guadagnò la nomea di donnaiolo rubacuori. Era alto, anche se non particolarmente bello, e quell’estate fu visto spesso con diverse ragazze che conquistava con la sicurezza di sé e le battute di spirito. Tornò al suo paese natale in licenza e rivide i vecchi amici, pieni di curiosità sulla vita a West Point. Pershing raccontò a Charlie Spurgeon – suo compagno al tempo della Normal School di Kirksville – che gli piaceva particolarmente l...

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