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About this book
Giuseppe Natale Buonomo nacque nel Borgo di Gaeta il 24 dicembre 1825 e morì a Roma l'8 luglio 1890. Fu sepolto nel Cimitero Monumentale di Napoli, nel recinto degli uomini illustri. Fu alienista, medico, docente universitario e politico impegnato sino alla morte. Dal 1871 diresse il manicomio della provincia di Napoli e Re Umberto I gli conferì la medaglia d'oro «per essersi reso in modo eminente benemerito della pubblica salute, durante l'epidemia colerica del 1884». Questa biografia documentata vuole rendere tributo al filantropo e politico illuminato che servì con dedizione e spirito di servizio la sua patria.
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Information
Capitolo 1
1.1 Gaeta
L’anno 1890, addì 08 del mese di Luglio in Roma, nella casa posta in via Nazionale n. 124, alle ore 9,45 è morto Giuseppe Buonomo, di anni 65. Medico, Deputato al Parlamento, residente a Gaeta, nato a Gaeta e che era figlio di fu Pietro Paolo […], e che era celibe.1
Con queste parole redatte sull’Atto di Morte si pose fine alla vita di uno degli uomini più insigni del panorama politico e medico dell’Italia postunitaria: «morto apoplettico, come muoiono i forti», come ebbe a dire l’onorevole Baccelli, quando lo stesso giorno fu tenuta in Parlamento una seduta commemorativa del deputato.
Come era attestato nell’Atto di Morte, Giuseppe Natale Buonomo «era residente a Gaeta, nato a Gaeta […]» e fu per la propria città natale e per il benessere dei suoi abitanti che egli si impegnò durante tutta la carriera politica.
Quindi è da qui che partirò nel mio viaggio alla conoscenza di chi fu definito dal Presidente del Consiglio Francesco Crispi: patriota, soldato della scienza, soldato della patria…2
Esordiamo col dire che Gaeta per tutto il periodo pre e post Risorgimentale si trovava in quella che era definita Terra di Lavoro.
Infatti, per designare la terra degli antichi campani, si diffuse fin dal Medioevo il termine di Terra di Lavoro o Liburia, nomi che traevano origine dai leborini: antica popolazione che abitava la zona.3
Le sue radici storiche sono riconducibili alla contea longobarda di Capua, ma è nel sec. XII che la Terra di Lavoro assunse la sua massima estensione in seguito alle conquiste normanne.
Nella divisione amministrativa del territorio sottoposto alla giurisdizione di Ruggero II l’antica Campania venne suddivisa infatti nel 1139 in tre giustizierati: Terra di Lavoro, Principato e Napoli. Il criterio adottato da Ruggero fu mantenuto dagli Svevi e dagli Angioini, sino a quando Carlo II nel 1297 non ripartì il giustizierato di Principato nei due di Principato Citra e Ultra.
Con la legge 132 dell’8 agosto 1806, Giuseppe Bonaparte aveva riformato la ripartizione territoriale del Regno di Napoli sulla base del modello francese e aveva soppresso il regime feudale.
Negli anni successivi, una serie di regi decreti aveva completato il percorso d’istituzione delle province, la definizione dei limiti territoriali e le denominazioni di distretti e di circondari in cui veniva suddivisa ciascuna provincia.
Giuseppe Bonaparte aveva dunque istituito la provincia di Napoli e aveva diviso Terra di Lavoro in tre distretti: S. Maria, Gaeta e Sora.
Nel 1811 il cognato Gioacchino Murat, invece, aveva ridefinito il confine tra Terra di Lavoro e la provincia di Napoli, assegnando a quest’ultima una decina di comuni e compensando Terra di Lavoro con tre comuni del Beneventano.4
Sulla base della normativa varata nel 1806-1807,5 il distretto di Gaeta comprendeva 8 governi, ovvero Gaeta, Fondi, Traetto, Sessa, Fratte, Roccamonfina, Carinola e Teano.

Figura 1 – Distretti e circondari nella carta di Bartoli, elaborata nel 1817 su disposizione del Ministro degli Affari Interni. Provincia di Terra di Lavoro. Anno 1816 (380 x 420 mm). Gennaro Galiani scr., Gennaro Bartoli inc. Scala 1:420.000. Proiezione di Cassini. Rilievo enucleato dalla riduzione in sei fogli di Rizzi Zannoni. Atlante delle quindici Provincie al di qua del Faro del Regno delle Due Sicilie a norma della Legge del 1° maggio 1816 incise d’ordine di S. E. il Segretario di Stato Ministro degli Affari Interni, Napoli, s.e., 1816-1817.
Gaeta era esposta a nord est e chiunque la guardasse da questo punto poteva vedere il suo fabbricato addossato a due colline che formavano una penisola bagnata dal Tirreno e legata al continente dall’Istmo di Montesecco, il quale separava la Fortezza dal Borgo.6
Il Borgo altri non era se non un agglomerato di abitazioni, cresciuto in maniera disorganica intorno ad una grossolana fortificazione di origini romane, chiamata enfaticamente Castello. Al contrario, la Piazzaforte di Gaeta era una città divisa in due rioni, difesa da una cinta muraria medievale e dominata da un castello costituito da due distinte strutture, uno di origini angioine e l’altro di origini aragonesi, posto alle pendici del promontorio della collina di Monte Orlando.
In realtà, la configurazione della costa si mantenne simile ad un’informa spiaggia aperta al mare sino al 1852, quando Ferdinando II dispose l’abbassamento dell’altura di Montesecco e la costruzione di una strada esterna presso il Borgo, denominata nel 1872 Corso Attico.
Per permettere la costruzione del Corso vennero confitte palizzate lungo la spiaggia che costeggiava il fabbricato e all’interno di esse vennero eseguiti lavori di riempimento e di massicciata, per formare la carreggiata stradale. Su entrambi i lati fu poi costruito un marciapiede munito di parapetto. A salvaguardia della strada fu realizzata una scogliera con i massi provenienti dalla spianatura di Montesecco.7
Negli stessi anni all’interno della Fortezza furono realizzate Via Begani, Via Duomo e Via Guastaferri, mentre venivano erette e consacrate al culto le chiese di Sant’Angelo in Planciano, Santa Caterina ed il Tempio di San Francesco. Infine furono rafforzati bastioni, le batterie, le caserme e i magazzini, che costituivano le strutture essenziali della Piazzaforte.8
Da quanto si legge sul primo volume Notabilato e rappresentanza politica in Campania circondario di Gaeta (1861-1882), di Dott. E. Battista, il territorio comprendente il Golfo di Gaet...
Table of contents
- Prefazione
- Capitolo 1
- Capitolo 2
- Capitolo 3
- Capitolo 4
- Conclusioni